LA POLITICA DEL COMPROMESSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2016 @ 5:28 am

Detto altrimenti: est modus in rebus … vi è un limite in ogni cosa    (post 2426)

“Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citaque nequit consistere rectum” così Orazio nelle sue Satire: c’e’ un limite nelle cose, vi sono certi confini oltre i quali non può esisisre il giusto”.

Polloi, i molti; polis, la città, luogo di molte persone; politica, l’azione di molti. Tuttavia oggi pare che la politica sia azione sempre di più di pochi. Innanzi tutto di coloro che – gruppo sempre più sparuto – vanno a votare. Poi, attraverso il gioco delle scatole cinesi, di quei pochi che occupano la “scatola giusta”: una sparuta minoranza che però rappresenta la maggioranza fra le minoranze. Ciò quale conseguenza del passaggio da un sistema maggioritario ad uno nel quale tutti sono minoritari.

Ed allora, come ridare vita e voce ai polloi? Semplice, direbbe il Gufo Saggio dall’alto della sua quercia: riavvicinando la gente alla politica, Già, ma come fare per ottenere questo risultato? Come fare dal momento che la “politica” percepita dalla gente è spesso una “politica negativa” fatta di arrivismo, di conquista di posizioni di potere e di privilegi anziché di servizio alla collettività, ci inaccettabili compromessi?  Come fare quando chi ha sostenuto una corrente di pensiero politico si accorge che i suoi riferimenti, le persone nelle quali egli ha creduto, scendono a compromessi a proprio giudizio inaccettabili, pur di rimanere in sella?

Il compromesso … si dice: “la politica, si sa … è la politica … la politica lo richiede …. La politica è mai dire mai … la politica è l’arte del compromesso …”. Ecco il punto. Come se lavare il proprio agire nella politica anziché in Arno , potesse dare legittimità, coerenza, accettabilità a qualsiasi compromesso. Il compromesso. Un venire a patti, un transare, un accettare …Ma il compromesso è un valore assoluto? Io dico di no, e con me ben altre menti, ben altri studiosi, ben altri storici. Basta leggere Luciano Canfora “Guerra civile ateniese”; Paolo Mieli “I conti con la storia” o Avishai Margalit “Sporchi compromessi”. Per cercare di spiegarmi meglio, riporto qui un breve inserto internet sul libro di Avishai:

Quand’è che il compromesso politico è accettabile e quando si tratta invece di qualcosa di “sporco”? E cosa fare se un compromesso sporco è necessario sul piano politico? L’arte del compromesso è una grande virtù politica, soprattutto quando la si esercita nell’interesse della pace. Ma vi sono limiti morali oltre i quali diviene inaccettabile anche se il fine è il bene comune. A confronto sono qui due opposte visioni del compromesso e della politica: una “economica”, per la quale non esistono beni che non siano scambiabili; l’altra, “etica” , che considera certe transazioni un tabù assoluto. Esaminando un’ampia gamma di esempi – tra i quali il trattato di Monaco, la conferenza di Yalta e i negoziati arabo-isreliani – Margalit getta una luce nuova e sorprendente sulle nozioni di guerra, pace e giustizia.

Volete leggere questi libri? Se avete tempo, direi tutti e tre e mi permetto di suggerirvi in quale ordine: Canfora, Mieli, Avishai. Se invece avete poco tempo, leggete almeno Mieli, che tratta dell’argomento in un singolo capitolo: più breve di così …

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