IL LAGO DI GARDA: BELLISSIMO … MA CON TEMPESTE MARINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2012 @ 10:09 am

Detto altrimenti: il naufragio del 23 del aprile 2012 impone l’adozione di segnalazioni luminose per avvisare dell’arrivo delle tempeste gardesane. 

Virgilio

Anne lacus tantos? Te, Lari, maxime teque
fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino …

E cosa dovrei dire dei nostri laghi così belli? Di te, Lario,
ma soprattutto cosa dovrei mai dire di te, Benaco, le cui tempeste sono simili a quelle del mare?
Così Virgilio nelle Georgiche celebra i nostri laghi ed in particolare il lago di Garda (Georgiche, II, vv. 159-160)

Erano tanti anni che la navigazione a vela sul lago (non quella a motore o le immersioni dei sub) non era funestata da incidenti mortali. Io lo frequento assiduamente da decenni e ne ricordo solo due: 1) un surfista investito da un aliscafo in una bella giornata di Ora e di sole, nell’Altogarda Trentino; 2) un regatante caduto in acqua da un J24 e poco prima della partenza di un Trofeo Gorla, ai primi del settembre 1998, a metà lago, di fronte a Bogliaco. Io mi trovavo, in entrambi casi, a 100 metri dal luogo dell’incidente. Nel primo caso aliscafi e moltitudine di surfisti non sono molto compatibili. Statisticamente parlando, l’incidente poteva essere previsto ma soprattutto anche evitato, con maggiore prudenza da parte del surfista e con un’andatura non planante da parte delll’aliscafo.

Poco prima della partenza, con onda, non si deve scivolare in acqua ...

Nel secondo caso. le barche non erano ancora partite. Stavano bordeggiando lungo la linea di partenza. C’era molto vento da nord (Peler) e onda formata. La vittima è scivolata in acqua. Forse non indossava il giubbotto di salvataggio. O forse l’appesantimento della tuta e della cerata è stato fatale, nonostante il giubbotto. Forse non sapeva nuotare. O forse non serviva saper nuotare. Fatto sta che il poveretto si è inabissato sotto gli occhi di tutti. Ricordo ancora l’immagine dei suoi compagni che facevano alzare al vento la fumata rossa del candelotto di richiesta soccorso.

Ieri purtroppo, due morti ed un disperso cioè, temo, tre morti. Il tempo non prometteva niente di buono, anzi … le previsioni erano pessime. Nonostante ciò, sono usciti sul lago, (primo errore) dal porto di S. Felice del Benaco, fra Salò e Desenzano, in tre, non più giovanissimi, 61, 65 e 71 anni, tedeschi, con un piccolo cabinato a vela di 6 metri.  La leggera brezza iniziale si è trasformata in un Peler (da nord) di 35-40 nodi, circa 70 km/h. Il naufragio è avvenuto verso il centro del basso lago.

Probabilmente i tre non sono riusciti ad ammainare le vele in tempo (secondo errore), e la barca si è adagiata su di un fianco. Già in questa fase qualcuno dell’equipaggio avrebbe potuto essere già stato colpito dal boma della randa e/o comunque sbalzato in acqua (i tre, indossavano i giubbotti di salvataggio? In ogni caso, quanto può resistere in acqua una persona, ad una temperatura di 7 gradi?). C’era onda. Probabilmente sia per effetto delle onde, sia per la pressione dell’acqua sulla randa ormai sommersa, la barca si è inclinata ancora un poco. A questo punto la deriva, non fissata (terzo errore) è rientrata nello scafo, “lavorando” al contrario e la barca si è completamente capovolta (oppure: se la barca è stata trovata con la deriva rientrata e bloccata, ciò può significare che i tre si erano addirittura dimenticati di farla scendere in acqua al momento di salpare!). Dobbiamo comunque pensare che i tre siano stato sbalzati lontano dallo scafo, che poi è stato ritrovato rovesciato, galleggiante e con la deriva rientrata. Il vento era forte. Alzava una schiuma bianca sull’acqua. Visibilità scarsissima. Difficile anche il respiro: infatti si respira acqua! Se i tre non fossero stati sbalzati in acqua, li avrebbero ritrovati, magari feriti, sicuramente mezzi assiderati, ma vivi, aggrappati allo scafo o a cavallo dello stesso.

Io stesso sono stato investito da  tempeste improvvise o colpi di vento. Ve ne racconto uno

Lago di Garda, 23 agosto 2008: burrasca

Riva del Garda, mattina del 7 agosto 1999: tutto avrebbe sconsigliato l’uscita. Già dal giorno prima infatti la costa era stata assalita da inconsuete folate di aria eccessivamente calda, che attraversavano la zona di lago prospiciente la città secondo canali ben definiti. La mattina del 7 agosto il cielo è cupo, il temporale “gira” dietro i 1600 metri della cima della Rocchetta. Il lago è deserto: nessun turista si è azzardato ad uscire. Tuttavia la Regata delle Vele Latine organizzata con la collaborazione della Fraglia Vela Riva è troppo importante per rinunciarvi! E poi si tratta di gente del posto, preparata e buona conoscitrice dei segreti del Lago, che se la sarebbe cavata comunque. Quindi si parte. Dodici barche al via. La più grande una barca in legno, d’epoca, di dieci metri, con randa, controranda e due fiocchi: uno spettacolo! La più piccola un dinghy, poco più di tre metri. Vento debole da Sud, quasi un’Oresella (debole Ora). 

Gianni Torboli, Rivano doc, sei volte vincitore del Giro d'Italia in Vela, Olimpiadi, Coppa America, etc. e campione mondiale FUN

Parte benissimo, in boa e con mure a sinistra, primo, lanciato, l’amico olimpionico Gianni Torboli, al timone di una lancia con fiocco e randa col picco. Io seguo la regata da spettatore con il mio FUN. Sono solo a bordo. Espongo fiocco auto virante (8 mq) e randa piena (16 mq), tengo le vele “morbide”, cioè poco cazzate, e timono da sottovento per sbandare un po’ la barca ed aiutare le vele, grazie alla forza di gravità, a rimanere in forma e quindi a funzionare.
Siamo in prossimità della prima boa di bolina. Gianni vira e si appresta alla poppa. Il cielo è sempre più buio, il vento sempre più debole. A Riva accendono le luci stradali! Intorno, sulle montagne, le saette colpiscono le vette con sempre maggiore frequenza. Mi rivolgo a Luigi Armellini detto il “Babbo” che sta sulla pilotina, nei pressi della boa: “Babbo, qui si prepara una sventolata!” gli dico. Annuisce preoccupato… Indosso la cerata ed il giubbotto di salvataggio, chiudo il tambuccio del Fun. Ho la prua rivolta verso Torbole.

Regatanti sotto un Ponale "normale", non particolarmente cattivo

Per caso, con la coda dell’occhio sinistro vedo avanzare colonne di aria e spuma bianca alte cinque metri. Vedo anche che Gianni, fulmineo, ammaina la sua randa. L’unico ad essere riuscito a fare ciò. In un secondo la sventolata mi è addosso. E’ come essere investiti dallo spostamento d’aria di un’esplosione. Impressionante infatti è la velocità e la forza con la quale l’aria è stata letteralmente sparata giù dalla Valle del Ponale. La visibilità scende a cinque metri. Il Fun si sdraia sul lato sinistro. La sola preoccupazione che ho è per i fulmini e per i danni che potrebbe subire la barca. Lasco le vele (il fiocco sbatte, speriamo che non si strappi!). Lego il boma alla draglia. Ammaino la randa recuperandola dall’acqua. Il Fun si raddrizza. Faccio lavorare il fiocco, al lasco, verso Torbole (credo).

Il mio Fun "Whisper" in regata

Il Fun avanza a cinque nodi. Velocità delle raffiche rilevata nel Porto S. Niccolò di Riva: 60 nodi (circa 110 kmh). Dopo alcuni minuti il vento cessa. La costa torna visibile, e con lei le altre barche, ferme, con le vele ammainate. Piove. Ci contiamo, rassicuriamo le due pilotine della Fraglia e quella dei Carabinieri. Tutto bene quel che finisce bene, soprattutto se ad uscire in barca sono persone del posto, regatanti ed allenate, e se tutto avviene sotto costa rispetto ad un vento da terra, cioè senza onda. Ma se ci fosse stata onda formata e/o si fosse stati in inverno e/o se si fossero trovati in acqua turisti non altrettanto preparati? Arrivato in porto, comunque, gli amici mi hanno offerto un cognac!

A questo punto, avanzo una proposta: dotare la costa dell’Alto Garda Trentino (e di tutto il Lago, perchè no?) di un sistema di segnalazioni a lampi colorati emessi da fari collocati su una serie di pali a distanza regolare uno dall’altro, che preavvisino i naviganti (soprattutto quelli poco esperti del Garda) dell’approssimarsi delle “Ponalate”, del Foen, della Vinessa (“Venezia”, cioè bora) e dei mini cicloni estivi.

Il Chiemsee in Baviera

Il significato dei lampi dovrebbe essere spiegato in più lingue su depliant da distribuirsi da parte di tutte le organizzazioni turistiche e sportive. Inoltre esso dovrebbe essere spiegato con scritte incise su targhette in ottone applicate sulle barche date a noleggio. Il sistema è adottato sul Lago di Prien, in Baviera, a vantaggio dei numerosi turisti che remano e veleggiano su quelle acque:verde, vento buono; giallo, vento forte; rosso, tempesta.

 

 

 

E per finire, ecco i venti del Garda, o almeno, i principali

I venti barici sono quelli che si generano per differenza di pressione fra aree geografiche anche molto distanti fra di loro. In genere si accompagnano al passaggio di una perturbazione, (che come è noto transitano sempre da ovest verso est) ed hanno il seguente andamento: all’inizio della perturbazione, provengono da sud est (al mare si direbbe che si tratta di scirocco). Quindi si dispongono da sud, e man mano che la perturbazione avanza (fronte caldo), essi girano da sud ovest e da ovest. Alla fine della perturbazione provengono da nord. Il cielo si schiarisce, ed è il momento più pericoloso dal punto di vista dell’esercizio dello sport della vela, in quanto siamo nella così detta coda della perturbazione (fronte freddo) che può portare raffiche improvvise anche forti e salti nella direzione del vento. Non lasciatevi ingannare dalla bellezza del panorama e dalla lucentezza dei colori, e siate sempre vigili, riducendo un po’ la velatura e non rischiando troppo con il surf.

I venti termici sono invece le brezze, cioè venti che si levano per il differente grado di riscaldamento notturno e diurno della terra e della superficie del lago. Di giorno infatti, la Valle del Sarca, a nord del lago, si scalda di più del lago stesso, e quindi l’aria calda che genera sale, e richiama dal basso e da sud verso nord, aria, cioè la famosa Ora. Di notte avviene il contrario, e la terra “scarica” aria verso sud. Anche se il nome “brezza” richiama arie leggere, essi possono raggiungere facilmente i 30 nodi.

In genere le perturbazioni con i loro venti termici schiacciano le brezze, se di senso opposto alle stesse, ovvero si sommano al loro effetto, se vanno nella loro stessa direzione.

Anemometro nautico in testa d'albero

Ed ecco qui alcune indicazioni per misurare la velocità del vento (ricordate: in inverno l’aria è più fredda, quindi più densa e spinge assai di più di quella estiva! Quindi 20 nodi di estate spingono x, in inverno 2 volte x). Un miglio marino corrisponde all’arco terrestre che sottende, al centro della terra, un angolo di un primo, cioè di un sessantesimo di grado (in totale come sapete vi sono 360 gradi). Esso misura all’incirca 1850 metri. Un nodo equivale ad un miglio all’ora. Quindi se avete nodi e volete passare ai chilometri orari, moltiplicate i nodi per due e detraete il 10%. E’ un calcolo approssimativo, ma funziona. Per passare dai metri al secondo ai nodi, invece, moltiplicate i metri al secondo per due.

L' "Ora" arriva a ondate, rimbalzando sull'acqua prima di distendervisi sopra ...

 

Brezza termica “di mare”, la famosa Ora (si scrive con la O maiuscola e si pronuncia con la O aperta). Nell’Alto Garda si contrappone al Vento, con la V maiuscola, che è invece quello che spira da Nord e che localmente non viene chiamato mai tramontana). Si alza per effetto del noto meccanismo che fa sorgere tutte le brezze, verso le 11-12 di mattina, e cala verso le 17-18 di sera. Il fenomeno è rilevante in primavera ed estate, minore in autunno, debole in inverno. L’intensità del vento va dai 10 ai 25-30 nodi. Normalmente è preavvisata dal formarsi delle bianche nuvole di caldo sul Monte Baldo (i bianchi balloni del Baldo) e da una “riga scura”, cioè dall’incresparsi dell’orizzonte del lago verso sud. Si tratta di una brezza regolare, prevedibile, e quindi non pericolosa anche se forte, a meno di trovarsi a ridosso della costa nord del lago, di essere carichi di vele ed inesperti. Spesso porta foschia, talvolta invece è “ciara, lustra” ed allora è uno spettacolo di colori e bellezza! In genere non la si teme proprio perché al contrario la si aspetta, la si desidera: infatti la maggior parte dei velisti viene sul Garda proprio per incontrarla. Quindi non mi soffermo oltre. Cosa fare in caso di Ora? Godersela tutta!

Brezza termica da nord (situazione normale). Se viene da Nord est, si chiama Sarca ed è più forte. Da nord ovest, più debole, Balino o Balinot. Sarca e Balino, poco più a sud, si uniscono nel più famoso Peler, detto così perché a Riva del Garda “fa il pelo” all’acqua, increspandola senza farle fare onda. E’ l’interfaccia dell’Ora. Normalmente inizia verso le sei-sette di mattina, aumenta sino alle nove e quindi va a morire intorno alle dieci-undici. La sua intensità aumenta da Riva a Torbole e da Nord a Sud, per cui sotto costa si può scegliere l’intensità con la quale cimentarsi. Verso Sud genera onda. Può essere pericolosa per i surfisti il raffreddamento dell’acqua del lago che genera anche in estate (vi sono stati casi di assideramento in luglio), e per l’onda, che può spaventare velisti inesperti o sorpresi da questo comportamento marino del lago. Esistono comunque ridossi sicuri come Baia di Sogno e Garda, o quasi sicuri come Limone. Cosa fare? Non usare lo spi, terzarolare, planare allegramente verso sud, eventualmente evitare strambate (abbattute) e fare il rebecchino, non avvicinarsi troppo alla costa, divertirsi un sacco e tornare a casa con l’Ora.

Vento barico “regolare” (situazione frequente). Causato da differenze di pressione. Trae la sua origine da zone ad alta pressione molto a Nord, e può durare anche tre giorni di seguito, soprattutto in inverno dopo una nevicata sul Brenta ed in Paganella. Di mattina all’effetto barico si somma l’effetto termico. Intensità crescente da Riva a Torbole e da Nord verso Sud. Può arrivare a 40-45 nodi di velocità (Centomiglia 1996 e Trofeo Gorla 1998). Onda formata a Sud. Pericoloso per i surfisti anche in estate soprattutto per il freddo (ci sono stati casi di morte per assideramento in piena estate). Esso non lascia spazio all’Ora. E’ prevedibile, ma è più pericoloso del precedente per la durata prolungata sino a sera. Cosa fare? Non uscire o, se siete molto bravi, uscire terzarolati, niente genoa o spi. Per i surfisti: rientrare alla base.

Vento barico “a tradimento” (situazione rara). Si alza quando si è già levata l’Ora e la schiaccia. Il 29.3.97 (XV° Meeting Internazionale del Garda) era gradualmente calato il Vento e si stava formando l’Ora. Tuttavia l’Ora non si è rinforzata, dietro la sua classica riga scura è ricomparsa a sud una zona di lago chiara e a Nord, cioè vicino alla spiaggia trentina, si è formata sull’acqua una anomala riga scura (attenzione, ecco l’anomalia!). Si sono quindi levati 25-30 nodi di Vento. E’ freddo, non sempre prevedibile. Cosa fare? Quando vi accorgete che l’Ora, dopo essersi formata tende a scomparire e che il vento gira da Nord (la sequenza normale è invece contraria, cioè vento da nord che gira da sud!), non aspettate di averlo addosso: ammainate subito spinnaker e genoa, issate il fiocco e terzarolate prua al vento.

Come si forma il foen

Foen (situazione molto rara). Vento caldo, prevedibile attraverso i bollettini meteo. E’ un vento da nord ma caldo, di ricaduta, che si forma dopo avere scaricato pioggia o neve sulle Alpi. Si è formato con la stessa metodologia del caso precedente il 6 aprile 1997 (Fraglia Cup), dalle due alle quattro del pomeriggio. Intensità 40 nodi. All’inizio le barche più vicine a Torbole procedevano di bolina verso Sud (con l’Ora che stava morendo subito dopo essersi formata) ed io che ero più a sud di un miglio, all’altezza di Capo Tempesta, procedevo di bolina verso nord. Sul Fun avevo l’equipaggio al completo: fiocco olimpico, due mani di terzaroli, randa parzialmente sventata, barca molto sbandata. Cosa fare? Vedi caso precedente.

Bora

Bora (situazione rara). Localmente di chiama Vineza (Venezia). Sul Garda arriva da Sud, anche alle nove di mattina (XII° Meeting Internazionale del Garda, marzo 1995, 30 nodi). E’ un Vento freddo ed alle dieci di mattina inizia a sommarsi all’effetto termico dell’Ora. Normalmente arriva nella stagione fredda, quando sono fuori pochissime barche e probabilmente nessun surfista, per cui non fa danni. Tuttavia essa può arrivare anche nel corso di una bella giornata estiva anche se il caso non è frequente. La luminosità è particolarmente accentuata. Si vede arrivare la Vineza sull’acqua, nettissima, con il suo fronte di schiuma bianca che avanza assai velocemente come una improvvisa marea (Olimpic Garda, marzo 1996). E’ questo il caso che vi lascia il minor tempo a disposizione. Per la velatura, vedi i casi precedenti. Cosa fare? Comportarsi come nei due casi precedenti.

Fronte freddo dopo una ampia perturbazione estiva (situazione molto rara): cielo tipico da coda della perturbazione, azzurrissimo con nuvole bianche luminosissime. Lago splendente di argento piombo accecante. Caratteristica del vento: raffiche non solo sotto la costa Nord ma anche verso il centro-sud del lago con salti di direzione notevoli. Cosa fare? Ammainate lo spinnaker ed impugnate una buona macchina fotografica!

La valletta (gola) del Ponale, verso il Garda

Ponale. Vento di caduta, circoscritto alla zona sottostante la valletta del torrente Ponale, due miglia a sud di Riva del Garda, lato bresciano. Si genera quando sulla montagna c’è o c’è stato un temporale (locale, estivo, circoscritto). Il Ponale si apre a raggiera, può aiutare a vincere o a perdere una regata, non lo giudico pericoloso perché al massimo vi fa scuffiare, ma comunque vi sospinge fuori della zona della sua influenza. Durante la Fraglia Cup 1998 ho vinto una regata proprio andando a cacciarmi dentro la “zona Ponale” a vele ridotte (due mani e fiocco olimpico), mentre altre barche, troppo invelate, sventavano fermandosi. Altro caso: mattina del 7 agosto 1999 regata delle vele latine a Riva del Garda, 60 nodi all’improvviso, visibilità dieci metri, il tutto per cinque minuti…quanto basta. Cosa fare? Utilizzarlo, come faccio io od evitarlo (basta allontanarsi un poco dalla zona). Tuttavia il 7 agosto … avete letto poco sopra cosa è successo! In questo caso l’importante è non essere vicini alla costa, non prendersi una bomata in testa e non cadere in acqua.

Mini ciclone estivo

Mini ciclone estivo. Si forma con la stessa tecnica dei veri cicloni asiatici, in caso di forte surriscaldamento dell’acqua. Si crea una colonna di aria calda ascendente che si invortica come una vera tromba d’aria. Più probabile a fine agosto, si verifica una volta ogni due anni circa. Dura una decina di minuti. A terra sradica alberi e solleva catamarani. A mio avviso è assai meno pericoloso per le barche in navigazione, purchè non siano sotto costa e siano a secco di vele. Cosa fare? Quando avvertite troppo caldo, una strana elettricità nell’aria, una forte umidità, una calma irreale, quando il cielo è cupo pur essendo sereno … be’ allora ammainate tutte le vele, accendete il motore, mandate donne e bambini sottocoperta, indossate il giubbotto e allontanatevi dalla costa. In pochi minuti tutto sarà passato senza danni a cose e persone. Direi che i pericoli maggiori in questo caso li corre chi è sulla terra ferma in quanto rischia di essere colpito da piante divelte o da oggetti fatti volare per l’aria, non chi è in mezzo al lago.