VELIERI DI CARTONE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2016 @ 6:23 amDetto altrimenti: una vecchia passione riaffiora ….  dopo 60 anni!  (post2350)
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Ho ricominciato a farli. Di carta, per la mia nipotina Sara. Poi di cartone. Poi di cartone doppio. Ora chissà che non riprenda in mano il traforo..
Questo mi sono ripromesso di realizzarlo con materiale di recupero, ma tant’è qualche aggiunta l’ho dovuta fare: 20 anellini a vite; un pezzettino di catenella (per l’ancora); una vite con bulloncino per fissare il boma all’albero. Il resto è tutto materiale di scarto (cartoni vuoti presi nei supermercati) o reperito in casa: nastri adesivi, pennarelli, spago, tutori per i fiori, spiedini per la carne o il pesce, colla, clips, pennarelli, un fazzoletto. Ma veniamo a lui “Sara”, l’ultimo veliero varato (i velieri sono sempre al maschile in quanto la marineria tradizionale sottintende “il legno”,  per cui:  il (legno) Vespucci, il (legno) Sara).
- Lft: cm. 37
- Altezza (dal “galleggiamento”): cm. 50
- Dislocamento (peso): gr. 300
- Pescaggio: 0
- Albero: ad una crocetta, passante
- Vele: fiocco, randa (spinnaker e genoa sono ancora in veleria)
- Dotazioni di bordo: ancora, due remi, mezzo marinaio, salvagente a ferro di cavallo, luci di via.
Non parlo della stazza (misurata in  tonnellate di stazza) anche perchè le Tons stazza sono misure di volume: una  ton stazza corrisponde a circa 2,8 metri cubi di ingombro della altezza di stazza x la lunghezza di stazza x la larghezza di stazza e non mi sembra il caso di mettermi a litigare con tanti decimali!
Come si fa a realizzarlo? Si prende un foglio di carta formato A4, lo si piega a metà lungo la sua lunghezza e si disegna, calcando la mano, la mezza proiezione della carena, vista dall’alto. Indi, aprendo il foglio, si ha il modello della “base†del veliero. Base che si realizza a cartone doppio. Indi si applicano le fiancate, (strisce di cartone doppio), fermandole provvisoriamente con nastro adesivo di carta, quello dei carrozzieri.
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Nella foto a fianco si notano: il secchiello porta catena dell’ancora (realizzato con un mio biglietto da visita; il manico con una clips fermacarte); l’ancora nera (clip fermacarte), il mezzo marinaio; la luce di via verde; due  parabordi; i candelieri e le draglie. A questo punto si prepara la “tuga†(il ponte, la coperta anteriore. A doppio strato, quello superiore un poco più largo di quello inferiore), i sedili e la chiusura dello specchio di poppa. Prima di “chiudere†lo scafo si monta la base dell’albero passante, rinforzandone sottocoperta l’alloggiamento del piede con un zoccoletto di due ulteriori quadratini di cartone sovrapposti, dentro i quali l’albero si “scaverà ” la sua sede. Dopo è solo un gioco di nastri adesivi e di amorevoli rifiniture.
Ancora e candelieri sono realizzati con clips fermacarte; albero e boma (che andrebbero  “armati” prima di essere montati!) sono di bambù ex tutori delle piante dei miei vasi da fiori; supporto windex in testa d’albero, con spillo da balia (windex di riserva nel gavone di prua); bompresso, tangone (posizionato verticalmente lungo l’albero)  e crocette, con tutori da fiori di misura minore; barra del timone, remi, stecche delle vele, sostegno boma, mezzo marinaio, asta della bandiera e scaletta di poppa sono realizzati con gli spiedini per arrosti; le luci di via a prua, verde e rossa, e la luce bianca posteriore (coronamento), con carta; bussola e log sono semplicemente disegnate, come il bottazzo paracolpi nero sui fianchi; sartie, drizze, cime, draglie, vang: tutte di spago (ma il prossimo veliero avrà gli stralli e le sartie di filo di ferro sottilissimo!); i parabordi sono stati realizzati arrotolando un cordoncino da cucito attorno ad un pezzo di spugnetta, quella che si utilizza per cospargere di lucido le scarpe. Per evitare lo strallo di poppa, le sartie – alte e basse – sono state ancorate sulla tuga in posizione un poco arretrata rispetto all’albero:  infatti ho avuto difficoltà a realizzare crocette appoppate. Manovre e attrezzature mancanti per le ovvie difficoltà della costruzione (vorranno scusarmi i velisti più attenti ): tesa base della randa; meoli; bozzelli; strozzascotte (sostituiti da pezzettini di scotch);  spinnaker; genoa; inferitura “vera” delle vele; barber.
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Attrezzatura necessaria per la costruzione: taglierino, bucarola per forare le cinghie di cuoio, ago da lana, forbici, pinze, seghetto, mini pinzetta depilatoria, clips fermacarte, vari nastri adesivi e colle, pennarelli, spaghie  fili vari. Tempo impiegato dall’ordine del committente (nipotina Sara) al varo: 10 ore ore. Solo che adesso sorge un problema: vorrei tenerlo io, questo modellino, a casa mia … Come potrei fare con Sara? Sarò costretto a costruirne un altro, magari meno sofisticato ma più maneggiabile da una skipper di cinque anni e mezzo!
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“Buon Vento” Sara! Al veliero, per la navigazione sul tavolo della cucina e a te, dolcissima nipotina, per il Mare della tua Vita!
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P.S: aggiungendo una deriva di almeno 100 gr. e rivestendo la carena immersa (opera viva) di un ulteriore strato di nastro grey, si rende il veliero realmente navigabile per durate non troppo lunghe in … una vasca da bagno! Sarà la mia prossima sfida di progettista: uno scafo nudo ma con la deriva, a mo’ di prototipo. Sempre in cartone … per ora!
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