ORAZIO, CHI ERA COSTUI?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Febbraio, 2016 @ 1:10 pmDetto altrimenti: un tale molto moderno, anche oggi                         (post 2301)
Prof Maria Lia Guardini. Biblioteca Comunale di Trento. Oggi è stato il turno delle Satire di Orazio. Siamo a Roma al tempo di Augusto. Il Princeps, direttamente o tramite Mecenate, si circondava dell’intelligentia culturale. Fra i tanti spiccano tali Virgilio, Orazio, Livio.
Augusto “recuperava†anche gli “avversariâ€: infatti quando nei suoi giardini incontrava Livio, gli batteva amichevolmente la mano sulla spalla accompagnando il gesto con un “Ecco il mio pompeiano†(repubblicano).
Sì … dice … vabbè. Ma …  Orazio, chi era costui? Presto detto (da lui stesso, Libro I, satira VI): figlio di un liberto (schiavo liberato) che lo aveva fatto studiare nei migliori college dell’epoca, anche a Roma. Fatta un po’ di carriera militare, a Filippi aveva combattuto dalla parte sbagliata. Tuttavia egli notava che non di questo lo rimproveravano, bensì di essere humili genere natus, ovvero di non avere nobili origini! Di mestiere? Poeta. Virgilio lo nota, lo presenta a Mecenate. Mecenate ci riflette (nove mesi!) e poi lo accetta di “sponsorizzarlo†ammettendolo al proprio circolo e regalandogli una villa in Sabina, vicino alla Fons Bandusia.
Le Satire. Il nome … forse dai Satiri? O da una certa pietanza con un nome simile, nella quale erano mescolati molti ingredienti? Non lo sappiamo. Sembra tuttavia certo che sia un prodotto del folclore locale. Il genere satira è l’opposto del poema epico (archetipo di tutti i generi successivi): in essa tutti i generi si mescolano. Vi sono satire in prosa, in versi e miste (satira menippea; satira di Seneca). Vi è anche il romanzo satira in versi (poesia giambica).
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Richiamato da Mecenate a fare un po’ più il “poeta di corte†risponde che quanto gli viene dato gli è semplicemente dovuto ma che comunque lui è capacissimo di essere felice e vivere bene anche con poco: in pratica, un “non sono in venditaâ€. In sintesi, Orazio araldo della aurea mediocritas della vita d’ogni giorno, non certo della morale! Per lui “campare sereno val più che avere parenti questoriâ€.
Caratteristiche delle Satire di Orazio: avere una pars destruens ed una pars construens dalla quale emerge la sua morale. Per lui l’uomo vale per quello che è non per le sue origini. Egli è uso prendersela con il peccato e non con il peccatore. Parla dei suoi tempi, per cui molti personaggi da lui citati non sono famosi e dobbiamo ricorrere alle note del testo per metterli a fuoco. Il suo linguaggio è la lingua parlata (sermones), moderno anche in ciò.
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Nella sua critica a chi vuole diventar famoso per poi non essere solo quando va in vacanza, Orazio è attualissimo e ricorda un recente governatore della Lombardia e le sue vacanze in compagnia di persone “con le quali ci si accorda: chi paga l’hotel, chi il viaggio, chi il panfilo, chi la villa, chi le pizze. Io le pizze†(Satira moderna, libro I, Satira I).
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Fino qui, libri I, Satira VI – E veniamo alla Satira IX, quella dello scocciatore, ovvero di quel tale che vorrebbe essere introdotto presso la “corte†di Mecenate: costui: “Scrivo molti versi (ma la poetica di Orazio è di qualità , non di quantità ); ti sarò fedelissimo, etc.â€. In questa gustosissima satira (Orazio: “Ma non hai un padre, una madre cui importi che tu non venga ammazzato?â€) emerge la differenza fra la poesia di qualità di Orazio e quella di sola quantità ; la definizione del Mecenate vero da quello interpretato dai suoi aspiranti protetti sia quel che sia; l’avversione di Orazio a che nel circolo di Mecenate entrino cani e porci. Insomma, anche un’ ode contro gli arrampicatori sociali e culturali.
Che ne dite? Se ne avrò voglia e tempo potrei riscrivere le due satire in chiave moderna … vedremo. Per ora segnatevi il prossimo appuntamento ad entrata – come sempre – libera: martedì 8 marzo 2016 ad ore 10,00 Biblioteca Comunale di Trento, primo piano a fianco della sala degli arazzi: altre Satire di Orazio.