PAROLE PARLATE, SCRITTE O LETTE ?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Gennaio, 2016 @ 7:53 am

Detto altrimenti: la forza della parola o dello scritto?                           (post 2263)

Le parole sono pietre, firmato Don Lorenzo Milani. E allora parliamone un po’ … di queste pietre!

"Un bel tacer non fu mai scritto"

“Un bel tacer non fu mai scritto”

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Parole parlate. La teatralità dei gesti, degli atteggiamenti, dei concetti, delle parole. Sicuramente produce un certo effetto, soprattutto nelle persone più superficiali. Soprattutto se accompagnata da opzioni lessicali e metaforiche, da un atteggiamento supponente, dall’allargare le braccia in modo sconsolato (tipo ma tanto a voi che ve lo dico a fa’?), dal rivoltare gli occhi al cielo, etc.. Nella mia vita di lavoro (40 anni da manager) i migliori interlocutori che io abbia mai avuto sono stati alcuni personaggi orientali: durante le trattative volti assolutamente impassibili, non esprimevano né assenso né disaccordo, ma solo contenuti. E io mi trovavo perfettamente a mio agio.

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Le parole scritte. A mio avviso sono più sincere rispetto alle loro sorelle parlate. Infatti sono prive di quel manto travisante di una teatralità spesso potenzialmente ingannevole. E poi, in quanto scritte, sono quelle che sono: non si possono cambiare con altre, magari diverse, gridate subito dopo. Verba volant, scripta manent …

Le parole lette. Forse sono le migliori della terna. Nel senso che in medio stat virtus, (1) un giusto compromesso fra la razionalità dello scritto e il sentimento del parlato, più o meno onesto che possa essere.

Ed io? Io care lettrici e cari lettori, sono molto più allenato a scrivere che a parlare, per cui quando devo parlare – se posso – mi preparo a (scrivere e quindi a) leggere.

E voi? Quali parole preferite utilizzare?

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(1) proverbi latini travisati in latinorum. L’ultima che ho sentito da un latinista “fai da te”: in mediaset virus. Evvabbè … ce po’ sta’ … ce po’ sta’ …

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