L’AUTONOMIA DEL TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2016 @ 8:07 am

Detto altrimenti: iniziamo l’anno nuovo con qualche riflessione      (post 2240)

 

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Eravamo all’interno dell’Impero Austro-Ungarico. E Maria Teresa d’Austria aveva già avuto modo di sperimentare la (concessione della) Autonomia Amministrativa. Infatti quando sposò il Duca di Lorena, per tranquillizzare la Francia rinunciò a quella regione e al marito detronizzato offrì, quale trono  alternativo, quello del Granducato di Toscana, dotandolo di piena Autonomia Amministrativa (ed utilizzando quell’Autonomia, i Lorena bonificarono le paludi della Maremma Grossetana!).

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E noi qui … i primi gemi furono posti da un prete, Don Lorenzo Guetti (nato il 6 febbraio 1847 a Vigo Lomaso, un piccolo paese delle Valli Giudicarie all’estrema periferia dell’impero austro-ungarico) il quale si battè per l’Autonomia Amministrativa del Trentino, per evitare che ogni suo abitante, per far valere le sue ragioni, dovesse recarsi (a piedi!) a Innsbruck! Inoltre fu l’ideatore e il fondatore della prima, vera Cooperazione.

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Da qui in poi la necessità l’autogoverno divenne capacità, esperienza, cultura, dovere, diritto. A Bolzano basata soprattutto sull’ heimat, l’appartenenza; a Trento, su un comune sentire. Orbene, per cercare di approfondire un poco l’attualità della “Soluzione Autonomia” (a bella posta non la definisco “Problema”!), mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune sottolineature.

th9CAD90U2Le nostre elezioni. Usualmente le dividiamo in (erroneamente) “politiche” e “amministrative”: ovvero in quelle per l’elezione degli organi provinciali (le cosiddette politiche) e in quelle per l’elezione degli organi comunali (le amministrative). Dico erroneamente perché sempre di amministrative si tratta (la nostra è Autonomia Amministrativa, non Politica), se non altro perché – quantitativamente – l’elezione del Presidente della Giunta Provinciale  alias Governatore  può equivalere – quanto a numero di abitanti – all’elezione di un sindaco di una città italiana  medio grande tipo Bologna. Ma esiste anche un altro più sostanziale motivo “qualitativo”: noi qui votiamo per amministrarci locali, quindi, a rigore, nelle nostre “politiche” potrebbero a buona ragione essere assenti i partiti nazionali. E qui interviene la contaminatio, ovvero la  contaminazione. Infatti da taluno si pensa che riportare un certo tipo di successo “politico locale” possa servire quale trampolino di lancio per successivo proprio successo politico nazionale e che tale doppio successo locale possa poi essere favorevolmente utilizzato a Roma per la “difesa” della nostra Autonomia.

Orbene, a mio sommesso avviso resta da capire se tale situazione sia una “prospettiva” per l’Autonomia Provinciale  o per contro una limitazione dell’Autonomia del pensiero di ognuno.

thM3VGNW9DGià, perché la prima Autonomia è quella che nasce e vive all’interno della sensibilità di ogni cittadino, di ogni votante, di ogni Trentino per nascita o per acquisizione. Una testimonianza personale (e scusate l’autocitazione): chi scrive ha 72 anni. è nato a Genova, ha lavorato a Genova, Torino, Roma, Milano, risiede e lavora in Trentino da circa 30 anni e solo in Trentino ha maturato questo tipo di riflessioni, solo in Trentino ha “autonomamente” maturato questo tipo di sensibilità sociale ben prima che politica. Vorrà pur dire qualcosa!

Ecco perché a me piace immaginare che nelle nostra “politiche” siano del tutto assenti i partiti nazionali, e che l’Autonomia si debba e possa non solo difendere ma rilanciare in  tre modi:

  1. governando in modo non semplicemente migliore di altri, ma nel modo migliore in assoluto;
  2. vivendo una Autonomia dinamica, sempre tesa all’ampliamento e al miglioramento di se stessa;
  3. mantenendo uno stretto collegamento con Bolzano e con l’Euregio.

Che altro dire se non ancora una volta Buon Anno e Buona Autonomia a tutte e a tutti! E a chi ci definisce “privilegiati” mi permetto di dire: il “livellamento” va fatto verso l’alto, non verso il basso.

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