TUTELE CRESCENTI, VARIE ED EVENTUALI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Dicembre, 2015 @ 10:19 amDetto altrimenti: problemi di sostanza travisati da una comunicazione maliziosa  (post 2233)
Il fatto: ti assumo a tempo indeterminato. “Se ti licenzio, l’indennità che ti pagherò sarà sempre più elevata quanto maggiore sarà la tua anzianità di servizioâ€. Ecco la tutela presunta crescente. Al riguardo mi permetto di sottoporre all’attenzione delle letrtici e dei lettori alcune sottolineature:
- Se la mia tutela è al livello 100 e tu, con una nuova legge, me la porti a crescere con l’aumento della mia anzianità sino a 110, 120, 130 etc. questa è “tutela crescenteâ€. Ma se la nuova legge mi porta la tutela da 100 a zero, salvo poi farla risalire lentamente a 10, 20, 30 etc., la tutela non è “crescente†bensì “azzerata e poi piano piano fatta crescere sino ai livelli anteriori alla nuova leggeâ€.
- L’anzianità . Se io cambio lavoro, i contributi proseguono, si sommano, la mia “anzianità contributiva†non è interrotta, intaccata, azzerata. Ma per contro “l’anzianità retributiva” viene azzerata: il nuovo datore di lavoro mi considera un “anno zeroâ€. Ora questo potrebbe – ma solo al limite del ragionamento – essere accettato – sia pure solo parzialmente – ove io cambi completamente tipo di lavoro. Ma se da fare il pasticcere nella pasticceria “A†passo a fare lo stesso mestiere nella pasticceria “B†non si capisce perché io debba essere ridotto ad “anno zeroâ€.
- Che poi questo mio ultimo ragionamento è ancor più valido quando la pasticceria “B†è acquistata dal proprietario della pasticceria “A†ed io vengo licenziato dalla “A†e poi assunto nella “B†a condizioni inferiori rispetto al passato.
- Tutto ciò nel pieno rispetto formale di una legge (inadeguata, n.d.r.) e in piena violazione sostanziale dei diritti del lavoratore. Mi domando: con quale (altissimo, n.d.r.) grado di ipocrisia mentale e della coscienza (nel caso migliore, volendo essere generosi: di disattenzione e superficialità ) il legislatore non ha tutelato anche questi aspetti?
P.S.: a Milano dicono: “O felè fa ‘l to’ mestè”, pasticcere fa il tuo mestiere, nel senso che ognuno deve pronunciarsi su cose che conosce e non su altro, senza avere la pretesa di fare il mestiere  altrui. E benchè io non sia un esperto nel diritto del lavoro, tuttavia mi espongo volentieri a questo genere di possibile critica, se tale mio rischio può in qualche modo sollecitare un perfezionamento della regolamentazione della materia.
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