“IL MISTERO TUCIDIDE” DI LUCIANO CANFORA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Dicembre, 2015 @ 9:03 am

Detto altrimenti: Graecia capta, ferum victorem cepit …   (post 2222)

La Grecia. Se ne parlava tanto fino a poco tempo fa, poi più nulla. Si vede che siamo in tutt’altre faccende affaccendati. Eppure a questa Grecia noi dobbiamo molto, da 2500 anni. Infatti la Grecia, conquistata dai Romani, a sua volta li conquistò con la sua cultura. Cultura che vuol dire insieme di conoscenze, sensibilità, desiderio di sapere, esperienze. Ed io che grazie ai miei genitori ho avuto la fortuna di fare studi classici, da vecchietto mi rituffo nella Grecia classica per una più consapevole lettura, interpretazione, trasposizione ai giorni nostri di esperienze storiche.

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Tucidide, “mens  storica e politica” del tempo, ci narra la Guerra del Peloponneso (431-404 a. C.)  fra Atene e Sparta ma soprattutto le vicende politiche in Atene, culla della “democrazia oligarchica” (questa definizione è mia, n.d.r.). La guerra dl Peloponneso fra due potenze coloniali fu una guerra totale, mirata all’annientamento dell’avversario, non alla conquista di una rotta, di una costa, di una città. E alla fine la vinse Sparta con l’aiuto delle finanze persiane, salvo poi fare guerra alla Persia e vedere la propria flotta annientata da quella persiana guidata da un ammiraglio ateniese, il quale, sempre con le finanze persiane, ricostruì le mura di Atene che gli Spartani avevano distrutto . Se non è “politica” questa!

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Su questo “disvalore” dei comportamenti dell’umana politica, Canfora torna anche in un’altra sua opera, “Esportare la libertà– Il mito che ha fallito”, quando di ricorda i continui spregiudicati voltafaccia delle “grandi potenze” d’ogni tempo, portate combattere chi fino a poco prima avevano rifornito di armi e viceversa. Altro che la pace separata dell’Italia alla fine della seconda guerra mondiale!

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Ma torniamo alla Guerra del Peloponneso. Durante questo periodo si succedettero in Atene diverse forme di governo, il cui avvicendarsi fu caratterizzato dalle uccisioni di individui di volta in volta giudicati “inidonei” (sic) e – la cosa che più mi ha colpito – dal silenzio del popolo e dalle stesse accondiscendenti votazioni  suicide dell’Assemblea degli Ateniesi di fronte al colpo di Stato dei 10 consiglieri, che individuarono i 5000 cittadini “in grado di pagarsi le proprie armi”, che cooptarono – metodo tipico dell’oligarchia – il Consiglio dei  400, fino alla irruzione armata di costoro nell’Assemblea democratica dei 500 (che erano stati democraticamente scelti per sorteggio), fatti uscire dall’aula dopo avere ricevuto, ognuno, la liquidazione che oggi definiremmo “per il reinserimento nella vita lavorativa”.


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Ma relativamente a Tucidide …  perché  si parla di “mistero”? Perché non se ne riesce a seguirne del tutto le tracce: in che misura presente in Atene a fianco degli oligarchi? Esule dopo la loro caduta? Autore della critica alla democrazia Ateniese a firma del famoso “anonimo”? Ma soprattutto, ucciso da Senofonte (quello delle Anabasi) che avrebbe inteso  appropriarsi del suo piano di lavoro sulla Guerra del Peloponneso, per poi trasferirne dati e stile nel proprio secondo libro delle Elleniche, il quale, guarda caso, assomiglia in tutto e per tutto alle opere di Tucidide (conservatore illuminato)  molto più che non a quelle del super conservatore gretto e retrogrado Senofonte?

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Ci sarebbe materia per un romanzo-giallo-storico-letterario. Chi se la sente?

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