MUSCOLI DI GUERRA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Dicembre, 2015 @ 7:43 am

Detto altrimenti: Dio ce ne scampi …      (post 2205)

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La storia si ripete e noi purtroppo non ce ne accorgiamo. La psicologia collettiva ammaliata dalla guerra. Alcuni la contestano apertamente, la maggioranza tutto sommato vede con un certo sollievo il decollo “televisivo” dei cacciabombardieri e le altrettanto televisive esplosioni delle bombe sul nemico di turno (“Bene, purchè not in my garden!”). La storia si ripete, dicevo.

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thT0TXOA9ZCredo che si possano ricordare alcuni (tragici) esempi: circa 2500 anni fa la quasi festosa partenza della flotta ateniese alla conquista di Siracusa e della Sicilia, isola “delle cui dimensioni nemmeno si aveva conoscenza”, spedizione che si risolse in un disastro ; le avanzate napoleonica e tedesca nel territorio russo, del quale di conosceva l’estensione ma non la si voleva “capire”; le folle osannanti sotto il funesto balcone di Piazza Venezia a Roma, dal quale veniva proclamata l’ora delle decisioni irrevocabili.

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Gli equilibri (dovremmo dire: gli “squilibri”!) internazionali sono basati su un insieme contraddittorio di interessi: militari, economici, finanziari, geopolitici. Ciò rende  incoerente e difficilmente gestibile la posizione  di molti stati. Anche queste situazioni sono un déjà vu, un già visto nella storia. Un esempio: la Repubblica marinara di Genova manteneva pacificamente i suoi fondaci – zone commerciali extraterritoriali dotate di immunità diplomatica e fiscale – nei territori dei paesi (arabi) con in quali era in guerra aperta.

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A metà dell’ottocento l’Europa fu condotta dall’Inghilterra alla guerra dell’oppio contro la Cina, “rea” di avere vietato l’importazione dell’oppio inglese coltivato nella colonia inglese dell’India.

Oggi rischiamo una guerra del petrolio perché – al converso – ciascuno vuole vietare all’altro (ma non a se stesso?) l’approvvigionamento petrolifero di contrabbando contro denaro e armi a venditori banditi. Lo so, lo so … sono  situazioni diverse, direte voi, d’accordo, ma sono presenti alcune analogie, e cioè che  l’interesse economico-finanziario per cui c’est l’argent qui fait la guerre è sempre valido. Oggi però si è aggiunta la globalizzazione di tutto, anche delle guerre. Basta tuttavia che la psicologia individuale non diventi psicologia collettiva, ovvero che a pensare non siano più i singoli capi del mondo, ma siano trascinati da una psicologia globalizzata, collettiva ingovernabile, psicologia da effetti micidiali.

Perchè affermo questo? Perchè i capi degli Stati hanno la possibilità di conoscere tutti gli elementi delle questioni, tutti i particolari, tutte le motivazioni … e quindi potrebbero assumere decisioni ragionate; mentre gli altri, noi tutti (io in testa) abbiamo una conoscenza superficiale, incompleta delle questioni internazionali, quindi la nostra psicologia individuale – ove  associata,  ovvero ove diventasse collettiva – potrebbe indurre ad assumere decisioni su basi sbagliate. Per questo motivo io  personalmente  mi rifugio nell’analisi dei precedenti storici, unica base sulla quale io possa in qualche modo cercare di verificare le mie prese di posizione.

P.S.: una maldicenza, di quelle da “maledetti toscani” (ed io solo sono al 50% da parte del babbo montalcinese).

  • thZA01PI9UParte del petrolio ufficiale diventa petrolio di contrabbando.
  • Sempre petrolio resta.
  • Distruggiamo i pozzi del petrolio di contrabbando.
  • Diminuisce la quantità di petrolio di contrabbando sul mercato.
  • Diminuisce la quantità di petrolio sul mercato.
  • Il prezzo del greggio era sceso.
  • Ora forse risale.
  • Cui prodest, cui bono? A chi giova? Direbbe l’avv. Cicerone …

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