L’ AUTONOMIA, QUESTA SCONOSCIUTA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Ottobre, 2015 @ 7:18 amDetto altrimenti: dalle origini storiche ad oggi (post 2139)
Chi non ricorda la regione dell’Alsazia-Lorena? Contestata fra Francia e Germania fino alla seconda guerra mondiale, teatro di furiose battaglie. I Lorena. Nel 1736 il duca di Lorena Francesco III Stefano sposa Maria Teresa d’Austria. La Francia, timorosa che la francofona Lorena potesse passare agli Asburgo, si affretta a stipulare un trattato per cui riconosce la Prammatica Sanzione e quindi l’eredità (imperiale) spettante a Maria Teresa, ma in cambio Francia e Austria stabiliscono che il Ducato di Lorena sia ceduto da Francesco III a Stanislao LeszczyÅ„ski, ex re di Polonia e passi alla Francia dopo la morte del sovrano polacco.
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Maria Teresa ricompensa il marito con il trono del Granducato di Toscana, con l’obbligo di non annetterla direttamente ai domini asburgici, bensì concedendole autonomia amministrativa. A valere su questa Autonomia, i Lorena furono gli artefici della grandiosa bonifica delle paludi della Maremma grossetana.
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E qui da noi, in Trentino? Il primo germe è stato seminato da Don Lorenzo Guetti, nativo di Vigo Lomaso (Giudicarie Esteriori). Egli voleva evitare che un povero montanaro delle Giudicarie fosse costretto a viaggiare (a piedi, n.d.r.) fino a Innsbruck, o anche solo fino a Bolzano o Trento per cercare di far valere i suoi diritti. Un viaggio attraverso canyon oggi turistici (Maso Limarò) ma in allora infernali per chi li doveva attraversare a piedi. Ma Don Guetti non si accontentò di quel tipo di autonomia: egli propugnò e fondò anche l’autonomia economico-finanziaria, con la istituzione delle Casse Rurali sul modello delle tedesche Reiffeisen, banche alle quali ognuno letteralmente “collaborava responsabilmente con il proprio contributo sin dall’inizioâ€, realizzando in tal modo, per la prima volta, la categoria del “Bene Comune†(piazze, giardini pubblici, strade non sono Beni Comuni: sono beni pubblici, collettivi)
Ed oggi? L’Alto Adige da tempo va propugnando la categoria dell’ “Autonomia Dinamica†ovvero di una Autonomia che rigenera sempre se stessa, che si rinnova, si accresce.
E noi, qui, in Trentino? A mio sommesso avviso la Prima Autonomia che dobbiamo (ri) conquistare è quella del Pensiero Civile e Politico ovvero un Pensiero Comune, un Pensiero che come il bene Comune, si è “formato sin dall’inizio con il contributo responsabile di ognunoâ€. E questo risultato si ottiene attraverso la corretta organizzazione e gestione dei partiti politici, i quali devono raccogliere le istanze di ognuno, devono razionalizzarle e renderle interfacciabili con il sistema razionalizzato dei problemi.
Quindi, Pensiero Comune come bene Comune, ovvero non come pensiero “vieni qui che ti dico come e cosa devi pensareâ€, bensì esattamente il suo opposto: una “Comunità †di Beni e di Pensieri che deriva dai contributi liberi, individuali, spontanei e responsabili della base. Quindi, per la vita della nostra Autonomia, ciò che occorre in politica sono i “Partiti di raccolta†ma non per raccogliere voti, bensì per raccogliere i Pensieri di ognuno, anche se diversi. Anzi, soprattutto se diversi.
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Termino citando il premio Nobel per la letteratura, Josif Brodskij, il quale, all’inizio del suo libro “Il canto del pendolo†(Ed. Adelphi), riporta una sua prolusione ad una assemblea di studenti (cito a memoria): “Diffidate del mono pensiero, dei bilanci bene assestati, delle unanimità , delle folle acclamanti, se non altro perché statisticamente all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il maleâ€. Altra sua frase: “Il male comincia ad esistere quando un uomo inizia a pensare di essere migliore degli altri”.
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