LE CRONACHE DI KOROMASNIJA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Agosto, 2015 @ 6:55 pm(Le “Cronache”? Lo confesso: ho copiato l’idea alla mia “madrina blog” Mirna e dalle sue “Cronache di Borzonasca”: mi perdonerà per il plagio …)
Detto altrimenti: una manciata di casette su un’isola nel Parco Nazionale delle Incoronate in Croazia. Dopo due settimane di mio silenzio stampa ecco un post scritto e aggiornato “a rate successive”. Si tratta di cinquanta quadri di vita vissuta e di molte foto, relative alla mia vacanza nell’arcipelago delle Kornati. Insomma, un post scritto in modo progressivo, spontaneo, un po’ alla come viene viene, in un “ordinatissimo disordine†sulla base degli appunti presi e delle foto scattate durante detta vacanza.
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1 – I sentieri delle pecore
Croazia. Koromasnija, letteralmente “Finocchietto selvaticoâ€, una piccola baia in un’isola lunga, stretta, che si stende anzi si allunga da nord est a sud ovest. Sassi. Muretti a secco. Scarponi da montana ai piedi intravedi, scopri, percorri sentieri. Gli unici esistenti: i loro, quelli delle pecore dell’isola. La poca terra battuta segnata dalle loro impronte, alcuni ciuffi di lana fra i rovi, i sassi avulsi dai muretti ad aprirne varchi, il marrone del loro colore sugli “stipiti” dei varchi. Seguendo queste tracce sali anzi “cali quei 100 metri di dislivello che ti separano dalla vetta.
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La “conquisti†la vetta, in silenzio, riesci a non farti sentire da loro, intente a  mangiare i fichi sugli alberi. I fichi. Tu stesso ne raccogli, sentendoti quasi un ladro, tu, che sottrai loro un po’ del raro cibo. Altre volte le hai sorprese più “ a valleâ€, se di valle si può parlare delle pietraie più in basso, mentre cercano riparo dalla calura sotto le fronte delle piante. Ed allora, spaventate, sono fuggite galoppando fra rovi e sassi con una agilità sorprendente per te - già alpinista del verticale – che invece ti muovi lentamente, con difficoltà ed estrema prudenza, per evitare anche una minima caduta su quei sassi taglienti come lame d’acciaio.
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2 – Da una foto, da un appunto
In questa vacanza non ti sei portato il computer, anche perché non avresti saputo come ricaricarne le batterie. Hai preso appunti, scattato fotografie. Appunti e foto della vita a Koromasnja. Ci sei tornato dopo cinque anni di assenza e l’hai trovata cambiata. Come il personaggio sull’isola greca nel film “Mediterraneoâ€. Nella “tua†piccola baia hanno ingrandito il piccolo molo iniziale, hanno ancorato tre boe d’ormeggio, hanno aperto una piccola konoba (trattoria), ed ora a giorni alterni attraccano velieri e yacht per brevi soste. Peccato.
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Tuttavia ne vale sempre la pena: Koromasnija ricambia la tua fedeltà di turista innamorato con i suoi tramonti dorati: i migliori dell’arcipelago. Koromasnija, la capitale più piccola dell’isola maggiore, delle tante isole, di isole galleggianti sul mare, isole come “conchiglie capovolteâ€: così le ha descritte la cara amica Maria Grazia Bertagnolli in una poesia loro dedicata. Conchiglie sulle quali il tempo ha un altro valore, scandito dai colori del giorno e della notte, dalla musica delle cicale, dal respiro del maestrale e della bora.
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3 – Con la barca di Dragan
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Dopo circa 750 km d’auto, da Trento arrivi a Murter, isola anch’essa, collegata al continente da un ponte. Da Murter l’ormai amico Dragan ti porta a Koromasnija. Due ore a sei nodi, per superare da nor a sud il Mare di Murter ed entrare nell’arcipelago: 12 miglia marine, circa 22 km, giusto il tempo per fare colazione. Entri nel parco, doppi il capo meridionale dell’isola versdo ovest, seconda baia a destra: le nove casette di pietra di Koromasnija accolgono il tuo sguardo. Non solo loro. Anche amici vecchi e sconosciuti nuovi – presto amici anche loro – scendono al moletto e formano una catena umana per trasbordare i tuoi bagagli lungo i 20 metri che separano l’imbarcadero dalla tua casetta. Poco dopo il saluto e Dragan riparte. Ma non restiamo “a piediâ€: infatti nella traversata abbiamo rimorchiato la nostra “ auto a Koromasnijaâ€: una lancia di quattro metri con un motore fuoribordo di 4 cavalli, con la quale potremo andare a fare la spesa e alla ricerca di calette ancor più isolate.
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4 – I Murterini
Sono originari della Bulgaria. i loro cognomi terminano i –ov, come ad esempio “Turcinovâ€, desinenza tipica di quella nazione. Anche le danze locali sono diverse dalle tipiche danze popolari croate.
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5 – La casa
Una delle poche altre. Tutte in pietra. Inizialmente ricovero per pescatori e agricoltori. Già , perchè fino a 20 anni fa le barche del posto erano soprattutto a vela e le case servivano per i Murterini che si recavano sulle isole per pescare, raccogliere le ulive, tosare le pecore, catturare pecore e agnelli che vi pascolavano allo stato brado. Poi, il turismo. Le pietre sono rimaste le stesse. Ad esse si sono aggiunti pannelli solari e pozzi per l’acqua, riempiti dalle piogge e dalle piccole navi cisterna chiamate dai singoli proprietari. Ogni anno la dotazione della casa si arricchisce: di ciò che vi aggiungono i proprietari e di ciò che i vari turisti vi lasciano o vi dimenticano. Noi stessi, dopo cinque anni, abbiamo ritrovato un nostro amato salta-pasta! Le isole appaiono brulle, ma le case non immerse nel verde. Giganti pini marittimi, pergolati d’uva selvatica, cespugli di more e pinte mediterranee ti regalano un’ombra confortevole.
6 – Dalla testa …
… ai piedi, sulla terra e sugli scogli …
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… e in  acqua, vecchie e nuove attrezzature (quelle vecchie sono le mie!)
7 – I grandi, piccoli oggetti d’ogni giorno
Qui tutto assume un grande valore: una bottiglia d’acqua fredda, un cordino, un pezzo di filo di ferro … quasi come in un rifugio di montagna. Non che qui si sia del tutto isolati come a 4.000 metri, ma qual tanto di distanza dal mondo civilizzato basta per farti scoprire che se hai bisogno di qualcosa la chiedi al vicino ed egli è più felice di te nel darti il suo aiuto di quanto non lo sia tu nel riceverlo.
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8 – I venti (Ruza Vjetrova, la rosa dei venti)
Quasi tutti i giorni, la mattina, da nord est, il borin†piccolo e innocuo nipotino della “bura†(bora). Il pomeriggio , da nord ovest il maestrale. Raramente la bora, quella vera. Talvolta un “neverinâ€, violento piccolo tornado dalla vita breve e intensa: un paio d’ore al massimo ma da “maneggiare con curaâ€. Per la previsione del tempo, ecco il mio “barometro a ventoâ€.
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9 – L’acqua …
- … del mare: io, genovese nato in acqua, da 30 anni in Trentino, ormai sono molto abituato alle acque del Lago di Garda. Mi tuffo: mi sorprende il “sapore di sale che ho sulle labbra†e la maggiore spinta che l’acqua salata dà al corpo immerso, rispetto all’acqua dolce.
- … per la cucina e le docce: a fianco della porta di casa una scaletta. Si sale, si apre la botola del pozzo, si cala un secchio con il quale si riempie un bidone che alimenta i rubinetti di casa. La doccia? Solare, esterna, 20 litri fino a 45 gradi (fare attenzione al troppo sole!).
- … per bere, in bottigliette da mezzo litro, gassate e non, portate da Murter.
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10 – Il vino
Sentita a Murter: “Quanto si fermano gli Italiani?†(ovvero noi). “Quaranta litriâ€, ovvero due settimane. No, ragazzi, calma: non è che mia moglie di io siamo avvinazzati! E’ che per esperienza sappiamo che ci saranno molte occasioni per fare tavolate con i vicini, anche fino a 30 persone! E noi “Italiani†ci premuniamo con scorte di pesto e sughi di pomodoro per le spaghettate. E vino. Vino locale, vino che io “affitto†insieme alla casa. Già , infatti io prendo in affitto “casa con vino dentroâ€. L’abilità sta nel dosarne la durata in modo che non manchi o che non ne avanzi troppo a fine vacanza. E quando finisce, gli facciamo il funerale. Di che vino si tratta? Bielo ovvero bianco, anzi color rame, malvasia o quasi, locale, non trattato, come natura lo ha fatto. Si digerisce bene e accompagna sia pesce che carne. Prosit!
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11 – I tramonti
Ognuno diverso dal precedente. Arrivando, credete che guardando verso la direzione lungo la quale si distende l’isola, voi siate rivolti a nord. No, quello è l’ovest, là dove tramonta l’oro rosso del disco del sole. Tutte le sere, lo spettacolo inizia verso le 20,30, poi 20, 25 … poi 20,20 etc. con il progredire della stagione. E noi ospiti dell’isola tutti sul molo ad assistere ai fuochi pirotecnici naturali. L’aria rinfresca e ci regala un altro piacere: quello di indossare la biancheria, raramente un maglione, ancora più raramente i pantaloni lunghi. Ogni gesto che a casa è “normaleâ€, a Koromasnija è un regalo che facciamo a noi stessi.
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12 – Gli animali
Vi ho già nominato le pecore. Poi vi sono i gabbiani, i delfini, il gatto della konoba, ragni e farfalle d’ogni tipo. C’è chi dice che una volta vi fossero anche le tarantole. Una volta è “atterrato†sull’isola un gabbiano con un’ala ferita. Io l’o alimentato con pesce fresco fino a quando è guarito, pesce che veniva a prendere dalla mia mano (!). Dopo la guarigione, ogni mattina, appena aprivo la porta di casa, planava sul gradino in attesa della colazione! L’ho battezzato “Luckyâ€.
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Ed ecco qui il gatto della konoba
13 – I frutti e la frutta
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Capperi …
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… mandorle …
… Â susine gialle quasi irraggiungibili …
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… tante more ma soprattutto FICHI!
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14 – I pesci
Li si  pescano soprattutto  con le nasse. Si tratta di gabbie in genere di metallo, vere e proprie trappole nelle quali il pesce entra per mangiare l’esca ma poi non riesce ad uscire. Esse vengono posate sul fondo. Alcune sono segnalate alla superficie con un cordino ed un galleggiante. Altre sono “libere”, ma dentro poniamo un piatto bianco per cui, rilevato il punto della loro collocazione attraverso due rilevamenti sulla costa, le vediamo dalla superficie del mare e le recuperiamo o immergendoci o calando un piccolo uncino. Se l’esca è pane, si catturano soprattutto pesci (Orate, dentici, etc.). Se l’esca è carne, soprattutto polpi, cronchi, murene. La pesca con fucili e nasse è vietata, ma l’unico a non pescare ero mio!
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15 – Il movimento nello spazio
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Lo “Spazio di Koromasnija” è diverso dai nostri soliti spazi. Per percorrere a piedi breve distanze occorre molto tempo: infatti non vi sono sentieri e strade. Per muoversi fra le barche o in casa, occorre “prendere le misure”: infatti le prime volte urti contro un qualche ostacolo, poi impari a riconoscere dove puoi camminare a piedi scalzi e dove no e rifletti prima di ordinare a braccia e gambe di mettersi in movimento. Anche in acqua: devi imparare dove sono gli scogli sommersi, dove vi sono ricci, etc..
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16 – Le sedie a sdraio e la controra
Le sdraio sono indispensabili. Ve ne sono di tipi diversi. se si rompono, le si aggiusta con un cordino nautico (v. foto). Esse servono per vivere bene la controra, alias la siesta, alias la pennica del dopo pranzo. In posizione più verticale poi servono per la lettura: anche i libri sono indispensabili a Koromasnija.
17 – Il pronto soccorso
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Prudentemente, sono sempre munito di una ben attrezzata cassetta per il pronto soccorso. Un mio amico sloveno, Primoz, che negli anni scorsi ho curato per un taglio in una gamba, scherzosamente mi chiama “Dottore”. La voce si è sparsa. Una sera mi arriva in casa un papà con il figlio che era scivolato sulle rocce: “Doctor, we have an enjuried”, dottore, abbiamo un ferito. Io ho curato il ragazzo per alcuni giorni, fino alla suturazione delle ferite. Alla fine è emerso che io sono dottore in legge!
18 – I menu
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Ve ne sono di diversi tipi. Ve li elenco in progressione qualitativa:
- tonno e pomodori
- spaghettate
- polipi (v. foto) o pollo con patate
- konoba: calamari fritti
- konoba: pesce di prima qualitÃ
- le cene con amici: antipasto, spaghetti, pesce, insalata di riso, ratatuie, zuppa inglese, macedonia di frutta.
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I colori della macedonia
19 – Lavare le stoviglie
A Koromasnija l’acqua è preziosa ed allora si fa così: la mattina presto si va in riva al mare, ci si siede su uno scoglio piatto, piedi a bagno e si dà una prima pulitura alle stoviglie con l’acqua marina. Mentre le pulisci, molti pesciolini vengono a gironzellarti fra i piedi in cerca dei rimasugli di cibo: se qualche piccola parte di cibo ti si attacca al piede, nema problema (croato), nessun problema: i pesciolini, molto delicatamente, vengono a servirsi ugualmente! Dopo questa prima operazione si risale a casa e le si lava con il detersivo chi in casa e chi, come faccio io, nell’angolo doccia, spillando l’acqua dal bidone arancione (v. foto).
20 – Il bagno nel porto
Il primo scoglio “tuffabile”, da casa, è quello sul porticciolo. Ma che, fate il bagno in un porto? Certo, acqua pulitissima, frequentata da polipi che ogni tanto riusciamo a catturare. Infatti, di spiagge neanche a parlarne ed allora, tanto vale … La dizione  “Il bagno nel porto” mi ricorda un libro, “Il rogo nel porto” dello sloveno Boris Pahor, una testimonianza bellissima anche se triste, leggetelo …
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21 – La barche in rada: a vela e a … motore!
Quelle a vela, soprattutto alla boa in rada. Quelle a motore, i cosiddetti “ferri da stiro”, sempre al molo, attaccati, anzi appiccicati. Dice … sei invidioso … ti piacerebbe eh? No raga, no. Quelle non sono barche, sono piccoli hotel di plastica con aria condizionata, congelatori, etc.. E poi, quello lo chiamate navigare? Schiacci un bottone e lo yacht parte; ne schiacci un altro e si ferma; ne schiacci un terzo e vira … per loro non ci vuole un capitano di mare, ci vuole un sarto! E poi, volete mettere la gente, come è diversa! I velisti sentono il vento, ne sono amici, osservano le nuvole e le onde, issano e ammainano vele e ancore. Gli “stiratori”, ovvero i proprietari dei suddetti “ferri da stiro”, regolano l’aria condizionata, verificano le scorte di champagne nel frigo, lo stato dei pesci nel congelatore. E quando scendono a terra! I velisti pantaloncini da vela, magliette magari un po’ sporchine, cappellino da sole bloccato sul retro da una molletta anti vento. Gli altri no. Elegantissimi,in particolare le signore: super truccate, tacchi alti, profumi da un miliardo la goccia. Poi, quando fanno il bagno in mare, scopriamo che nuotano con i braccioli! Gente dell’altro mondo! E non faccio i nomi …
22 – La lingua parlata
Una sorta di esperanto: infatti succede spesso che si inizi in inglese, si prosegua in tedesco e si finisca in francese, senza escludere qualche termine sloveno e croato. Il risultato è che tutti si capiscono alla perfezione! Un esempio. “How do you do? Prima! Je suis hereuse! Dobro, dobro”: una Torre di Balele al contrario!
23 – Murter e i suoi misteriosi muretti a secco
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Mi ero chiesto a che pro difendere una pineta con questi muretti. Dragan mi ha fornito la spiegazione: prima di essere una pineta era un oliveto e i muretti sono stati eretti per difendere le piante dalla bora.
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24 – Â SUITE FRANCAISE
Suite in lingua francese, significa seguito, successione, continuazione.
Suite Francaise, un bellissimo libro di Irene Nemirowski
Suite, in musica, è un insieme di brani, per uno strumento solista, un complesso da camera o un’orchestra, correlati e pensati per essere suonati in sequenza.
Suite Koromasnja, un insieme “in successione d’età ” di persone francesi, dai 14 anni in su, simpatiche e gradevolissime. In quattro casette, i nostri vicini. Il nostro soggiorno si è sovrapposto, per una settimana, con il loro. Suite, una successione di occasioni simpatiche, di reciproco ascolto, di comprensione, di condivisione. Una fortuna trovare compagni di vacanza simili.
Suite de l’histoire. Io ho raccontato la seguente storiella. Lui a lei : “Sei proprio una bella donna”. Lei a lui: “Tu vuoi solo portarmi a letto con te”. Lui a lei: “Bella e intelligente”. A questa mia storiella gli amici francesi hanno aggiunto la suite, ovvero la continuazione. Lei a lui: “E’ proprio perchè sono intelligente che non verrò a letto con te”.
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Insieme, in successione: aperitivi, cene, danze, gioco delle bocce, fotografie, yoga, ginnastica, partite a carte, gradevolissimi colloqui. In particolare quello con Jean Michel Asselin, alpinista famoso, già ambasciatore del Nepal per il turismo. Di dove sei, mi chiede. Di Trento. Ah, io ho scalato molte cime in Brenta … la Via delle Guide sul Crozzon di Brenta, la via Fehrmann sul Campanil Basso, etc. Ed io, io che sono un ex Brentista … quante scalate in comune! E poi mi dice: conosci Roberto De Martin (già Presidente del CAI, oggi Presidente del Film Festival della montagna a Trento), conosci Gianni Calcagno? Roberto, abbiamo studiato insieme al’università ; insieme il servizio militare; Gianni, mio istruttore di alpinismo a Genova: come è piccolo il mondo!
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In queste persone ho apprezzato la disponibilità al rapporto con le altre persone; la reciproca armonia che hanno saputo creare all’interno di un gruppo così eterogeneo (per età ); la gioia di vivere. Questo loro modo di essere ha stimolato la mia fantasia, al punto che volendoli invitare (loro erano in 17!) per un aperitivo nella nostra veranda, ho scritto il messaggio su di un foglio che – legato ad un sasso – ho lanciato nel loro cortile. Dopo di che mi sono spaparanzato sulla sdraio per la consueta pennica. Al mio risveglio, ho trovato, posato fra le mie gambe di dormiente,  un analogo messaggio di accettazione dell’invito, anch’esso legato ad un sasso.
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Le partite a bocce. Due bocce a testa, di metallo. Le coppie si formano lanciando a caso una boccia a testa.
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Il terreno di gioco? Quello che capita. Si vince ai 13 punti.
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Aperitivo e cene. Noi per loro: inalata di riso. Loro per noi, pesciolini fritti di cui alcuni caramellati: una prelibatezza. Dopo, tutti a cena da loro: salsicce alla brace e ratatuie. Se tutto questo vi pare poco …
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Voulez vous, voulez vous  dancer …
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Le barche. Loro ne avevano due, 150 e 200 cavalli. 17 persone a bordo: si salpa! in allegria! Io una sola, 4,5 cavalli, quanto basta …
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Pesca francese dal molo
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Ginnastica francese sul molo
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Stephan, il ritrattista francese dalla Polinesia
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Una bella coppia
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Il mio messaggio di saluto: fatto pervenire loro dentro una bottiglia, dal mare (p.s.: non ho mai studiato il francese, lo parlo e scrivo ad orecchio).
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Il loro saluto
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In una bottiglia che aveva contenuto olio di oliva, hanno poi risposto al mio messaggio di saluto di cui sopra, e poichè l’olio aveva reso illegibili le parole, mi hanno poi dato un foglietto:
Le mot sans huile! Chére Maria Teresa et cher Riccardo, merci pour ces beaux petites moments passés ensemble a Koromasnija. Nous aussi de notre coté nous espérons qu’au fil de la vie il y ait encore la place pour vous rencontrer. Bravo à vous deux pour votre jeunesse! – Jean Michel Asselin, elu démocratiquement grand chef.
La vie est belle avec des gens comme vous! Ciao ciao . Catherin
Alla fine ci siamo scambiati gli indirizzi e-mail … ed io attendo le loro fotografie all’indirizzo riccardo.lucatti@hotmail.it
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25 – I bagagli
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Ne abbiamo un elenco dettagliato, che utilizziamo per la preparazione del viaggio. Ogni anno lo aggiorniamo: qualcosa in più, altra in meno.  Poi smonto i poggiatesta dei sedili posteriori della station wagon (prima collocazione) , abbatto i sedili, e riempio l’ampio vano di quanto poi trasporterà nella stiva della barca di Dragan (seconda collocazione), quella che ci porterà da Murter a Koromasnija …
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… dove  – nella nostra casetta – saranno collocati (terza collocazione) nel letto a castello in un angolo della cucina, che noi non utilizziamo per dormire, visto che abbiamo la nostra bella camera matrimoniale.
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26 – La doccia
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A Koromasnija l’acqua è preziosa. Ci i può quindi ritirare i una caletta riparata e farsi il bagno completo con sapone marino biodegradabile.  Indi, a casa, si fa una doccia “solare” da una ghirba sospesa all’esterno, alimentata dalle secchiate  che vi immetto dopo avere prelevato l’acqua dal pozzo sovrastante la casa. Ginnastica pura!”
27 – Fiori
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Mimose e …
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… rododendri la fanno da padroni
28 -Vista dall’alto
Senza parole! Vi lascia senza parole!
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29- Una tavolata prima…
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30 – Una tavolata “duranteâ€Â …
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31 – Dal porto a casa
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32 – Rosso di sera
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33 – Giochi di bimbe
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35 – La porta di casa
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36 – La dispensa esterna
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37 – Leggere libri
Maria Teresa ha letto “Frida” di Herrera (la vita di Frida Kalo); “La porta” di Magda Szabo; “I sogni di Trista” di Marco Ferrari”. Io ho letto il primo volumone della trilogia di Ken Follet “La caduta dei giganti”, relativo al periodo della prima guerra mondiale, libro che ho trovato interessantissimo per l’aspetto storico.
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Inoltre ho iniziato a leggere “La Mennulara” (la raccoglitrice di mandorle).di Simonetta Agnello Hornby, libro ambientato in … un albero di mandorle vere!
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38 – Canoisti di passaggio
Nel passato  avevamo ospitato una coppia olandese.
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Quest’anno un signore di Recoaro Terme, Mariano Storti (tel.3331924191 – stortimariano@libero.it) Â in una sosta della sua Fiume-Dubrovnik!
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Da ultimo Milan, un vispo 73enne sloveno, papà del nostro amico Primoz, con canoa autocostruita! Una roccia!
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39 – Koromasnija Transport Co. Ltd
4o – No internet, no TV
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Se ve lo dico io che sono un blogger accanito! Se ve lo dico io che si vive benissimo anche senza computer al seguito! E senza TV? La sera subito dopo le otto, spettacolo assicurato: il tramonto del sole, le couche du soleil!
41 – Gli amici e le cene
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Gli amici (alcuni)
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L’aperitivo a casa nostra, 17 invitati!
Cena slovena
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Cena francese
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Cena italiana (spaghetti a gogo!)
41 – Le gitarelle in barca
42 – Si mangia in konoba (a Murter l’ottima konoba Mate), E poi …
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43 – Pescatori locali
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44 – Marmellate
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45 – Salvia selvatica, ottima per frittate
46 – Architettura d’esterni
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Mi sono divertito ad indirizzare i rami della pergola d’uva selvatica a formare l’arco d’ingresso …
… e l’inzio di una parete divisoria
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I nostri lampadari a gocce … di verde!
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47 –  Casinò Royal
48 – Â Il Servizio postale
La posta aerea l’avete già vista: si lega il messaggio ad un sasso e lo si lancia nel cortile del vicino oppure lo si posa fra le gambe del destinatario addormentato. Un altro sistema consiste nel far arrivare il messaggio via mare, chiuso in una bottiglia, cosa che ho fatto, anche se non ho fotografato.
49 – Partenze
Fra i due gruppi familiari scambio di doni: loro a noi un barattolo di marmellata mista di lamponi, mirtilli, albicocche, amarene; noi a loro un vasetto di marmellata di fichi di Koromasnija,
Adieu, adieu my elective shore
fades o’er the water blue;
the night-winds sigh, the breakers roar,
and shrieks the wild sea-mew.
Yon sun that sets upon the sea
we follow in his flight;
farewell awhile to him and thee,
my elective land, good night!
50 – Conclusioni
Vacanza al mare, vissuta e testimoniata soprattutto come “vita di terra”. Cosa mi resta da fare? Raggruppare queste foto e molte altre e spedirle via e mail ai vari amici, sperando che a loro volta gli amici mi spediscano le loro. Per il resto, cliccate in internet “Koromasnija” e vedrete se ho torto o ragione a celebrarla!
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