LE BACCANTI DI EURIPIDE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2015 @ 1:43 pmDetto altrimenti: lettura e commento dei classici presso la Biblioteca di Trento – Conduce la Prof Maria Lia Guardini  (post 1970)
Post 1970, anno 1970 – A gennaio lascio l’Alto Adige e ritorno civile a Genova. Si lavora! Dove? un po’ a Torino, poi a Genova. Il divorzio è legge. Torino ha 2.000.000 di abitanti di cui 500.000 sono immigrati. Autunno: alluvione a Genova: 30 morti in città .
Mattinata culturale. Euripide esordisce come filosofo, ma vista la sorte toccata ad Anassagora – alla fine costretto esule – si dedica al teatro, travestendo la filosofia da tragedia teatrale. Le Baccanti sono forse la sua opera più conosciuta, più importante e più rappresentata. La trama? Chi non la conosce la trova in internet. Qui voglio sottolineare alcuni aspetti. Il rapporto con la filosofia, al quale accennavo, con la religione, con la ragione umana, con la conoscenza.
Quanto alla filosofia, Euripide è legato ai sofisti, al logos, alla parola, non nel senso che una parola ben utilizzata possa far passare cattivi concetti, ma nel senso di essere legato alla parola buona che faccia passare i concetti positivi rispetto alla parola cattiva che faccia passare concetti negativi. Primo filo rosso.
Quanto alla religione, siamo un po’ al Gotterdaemmeung, alla caduta degli dei omerici per un riavvicinamento all’uomo. La religione è un po’ un secondo filo rosso che attraversa tutta l’opera di Euripide, il quale è stato erroneamente definito ateo e misogeno, il che non è assolutamente vero. Egli crede negli dei, ma si domanda chi-cosa-come siano, soprattutto di fronte a certi comportamenti umani. Secondo  filo rosso.
Quanto alla ragione, Euripide la vede esposta a impazzire e a rinsavire. In Euripide emerge un’esigenza, quella di valutare ciò che sia la ragione ed i suoi limiti. La ragione unita ad un sentimento buono, in Alcesti, che si sacrifica al posto del marito; la ragione unita ad un sentimento di vendetta in Medea che arriva ad uccidere i figli propri e del marito che la ripudia. Terzo filo rosso.
Quanto alla conoscenza, lo stesso Dio Dioniso è “testimoniato†per la prima volta già nella civiltà cretese, insieme ad Arianna, nel labirinto, a simboleggiare la ricerca della conoscenza. Da Socrate ad Euripide inoltre è tutto un progressivo concentrarsi dello sguardo dell’uomo su se stesso: gnozi auton, conosci te stesso. Quarto filo rosso.
E qui termino, senza alcuna presunzione di avere scoperto o illustrato alcunchè se non di avere cercato di riferire qualche gemma dell’insegnamento della nostra “preziosa†Prof Maria Lia Guardini. Prossimo appuntamento martedì 31 marzo ad ore 10,00 Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, si parlerà dell’ “Ippolitoâ€, dello stesso autore.