LE ARGONAUTICHE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2015 @ 3:47 pm

Detto altrimenti: un bel libro di avventure in 1781 versi commentato nel Gruppo di lettura dei Classici di Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale di Trento    (post 1934)

Post 1934, anno 1934 – Hitler e Mussolini diventano amiconi. Tale Enrico Fermi e i suoi amici di Via Panisperna ottengono la prima fusione dell’uranio.

IMG_2896Nella quarta di copertina del libro  (Ed. BUR) si leggono tre nomi: quello dell’autore Apollonio Rodio e dei due commentatori, Guido Paduano e Massimo Fusillo. Il primo è vissuto nel III secolo a. C.. Gli altri due vivono ancora oggi: accostamento molto significativo, a testimoniare la vicinanza dei contemporanei all’autore.

Alessandra d’Egitto, centro della cultura ellenistica. A soppiantare Atene. La lingua greca era diffusa come oggi è quella inglese. Alessandria, centro culturale di primissima importanza, con il suo Museo, che era una sorta di Silicon Valley della cultura con tanto di scuole superiori super college e la sua biblioteca, di cui era direttore Apollonio Rodio. Tutto ciò che è pervenuto a noi delle opere classiche è dovuto all’attività dei ricercatori di quella Biblioteca e – successivamente – alle trascrizioni dei monaci medievali. Grazie a tutti costoro, di vivo cuore!

Gli studiosi alessandrini (tra cui Callimaco) solo per darvi un’idea del loro lavoro, erano riusciti a contare – a mano! – quante volte una stessa parola fosse ripetuta ad esempio nell’ Iliade o nell’Odissea! Solo per capirsi … Ma soprattutto hanno voluto innovare: intanto, chi studiava, ordinava, catalogava etc. era anche uno scrittore, come Apollonio. E poi, presi i canoni classici, gli Alessandrini hanno voluto innovarli, un po’ come si è innovato e rinnovato più volte il nostro cinema, la nostra musica classica e leggera.

thJA6M2J7RMa veniamo al racconto. C’era una volta un re greco cattivo che voleva liberarsi di un tale Giàsone. Sperando di farlo soccombere in un’impresa temeraria, lo manda alla conquista del Vello d’Oro, Vello che gli avrebbe dato fortuna, potere, ricchezze, etc.. Il nostro erae imbarca una “carga” di colleghi eroi e salpa da un porto ad ovest del Peloponneso, attraversa lo stretto dei Dardanelli e naviga fino all’ultima sponda orientale del Mar Nero. Conquista il vello e per tornare, dal Mar Nero risale il Danubio, scende con il Rodano fino al Golfo di Marsiglia, costeggia l’Italia, attraversa lo Stretto di Messina, una puntatina in Libia e poi a casa. Niente male, vero? Chissà se qualche tour operator non sia invogliato ad organizzare un viaggetto simile …

th7CDT6WD8A prima vista parrebbe bis dell’Odissea. E invece no. Intanto sono 4 libri contro i 24 di Omero. E poi in questo poema che sembrerebbe epico, in realtà prevale il tema amoroso tipico dei poemi lirici. Ancora, erudizione massima, massima cura formale e sostanziale, quasi un manuale: “Vedete, è così che di fa, così si deve fare….I miti? Ve li racconto tutti, io … e poi, il controllo del tempo! Dove lo mettete? Altro che i vostri registi moderni! E non mi manca l’ironia, diamine! Le similitudini? Ci ho messo anche quelle, ma più calzanti, più precise di quelle di Omero, un grande maestro non c’è che dire, ma i tempi cambiano, le mode … i gusti … la maturità del lettore … Cosa? che dite? Che ho sbagliato a infilare storie d’amore in un poema epico? Ma dai … in quanti vostri film d’avventura ci sono le storielle amorose di questo o quel protagonista … dai, non mi sembra il caso …” firmato: Apollonio Rodio.

Riprendo io: è anche un romanzo di navigazione a vela e a remi, un romanzo di avventure, con molte trovate inaspettate, come quando si fanno sbarcare i nostri eroi in un’isola abitata solo da donne (e vai!), o quando il loro campione viene sfidato al pugilato da un re tirannico che però viene abbattuto con un pugno all’orecchio del tipo di quello di Ulisse al pitocco Iro, che lo voleva scacciare dalla mensa dei Proci (Iro ad Ulisse: “Vattene, vecchio, dalla soglia, se non vuoi che io ti trascini via tirandoti per un piede!”).

Medea e Giasone sulla nave, sulla via del ritorno

Medea e Giasone sulla nave, sulla via del ritorno

Perché abbiamo letto le Argonautiche? Perché vi si parla anche di Medea. E dopo avere letto la Medea di Euripide e quella di Seneca, non poteva mancare questa. Anche qui Medea è un po’ tradita dal suo “eroe” che però eroe non è, vince le sfide grazie alle arti magiche della donna, salvo poi essere pronto a sacrificarla pur di salvare se stesso: “Lo vedi bene, cara, che non si può fare altro, io vorrei … si, ti avevo promesso amore eterno .. ma le cose cambiano … come si fa … o te o me, e allora, abbi pazienza …”. Nella scala Sciascia degli “uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaqquaraquà” il Giàsone di Apollonio Rodio è … ominicchio.

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Qualcosa di simile …

P.S.: da velista e appassionato della storia della navigazione a vela: le navi che si vedono illustrate prima nel post non sono del tipo di quella utilizzabile da Giàsone. La sua, infatti , poteva essere una nave greca, a bordo molto basso, ad un solo ordine di remi con un albero ed una vela quadra, inadatte quindi – barca e velatura – a risalire il vento. Barca parzialmente pontata, senza cabine di sorta (Apollonio stesso narra che per dormire si accovacciavano sulle gomene …).

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