IMPEGNI PLURIENNALI DI SPESA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 9:30 am

Detto altrimenti: quanto di un bilancio pubblico è realmente disponibile per le riforme e per gli investimenti, ovvero per “governare in modo aggiornato il presente ” e non semplicemente per “gestire il passato”?   (post 1776)

Premesse

  • L’Italia delle “emergenze”. Tante, troppe.
  • Ciò significa che non si è fatta una adeguata programmazione pluriennale delle possibili emergenze e quindi dei necessari pre-interventi cautelativi;
  • Tuttavia la maggior parte di un bilancio pubblico è “impegnato”, “vincolato” secondo piani pluriennali di spesa.

 Da quanto sopra discendono tre considerazioni:

  1. si impegnano fondi per molti anni su alcune singole priorità, senza una pianificazione comparativa di tutte le diverse mutevoli priorità all’interno dello stesso periodo pluriennale;
  2. ben poche sono le risorse che residuano per una azione di governo che sia aggiornata alle mutevoli e aggiornate esigenze di un mondo che cambia molto spesso e comunque molto rapidamente;
  3. i “destinatari” di somme vincolate per molti anni a loro favore diventano beneficiari di un privilegio inaccettabile: quello di operare all’ interno di una sorta di “bilancio a gestione separata”, a prescindere dalle esigenze – spesso più impellenti delle loro – di altri comparti.
Fra le altre cose ... siamo sicuri che il ponte delle nostre  navi  portaerei sopporti la spinta del loro decollo verticale? O dobbiamo cambiare anche le navi?

F 35: fra le altre cose … siamo sicuri che il ponte delle nostre navi portaerei sopporti la spinta del loro decollo verticale? O dobbiamo cambiare anche le navi?

Un esempio? Da due anni sono stati vincolati per legge in favore della difesa (militare) ben 20 miliardi all’ anno per ben 10 anni, somme che forse oggi potrebbero essere parzialmente dirottate ad una diversa difesa: quella idrogeologica del territorio.

Nuove caste. E poi, questa “garanzia di disponibilità finanziaria pluriennale a prescindere” … mi ricorda un po’ quel tale Pericle, il quale nella sua “repubblica ateniese” (che poi era una oligarchia, quasi monarchia di fatto, imperialista e antidemocratica) avrebbe dovuto rendere conto della finanza pubblica ogni anno, cosa che Pericle evitò facendosi rieleggere di anno in anno per trent’anni e rimandando sine die il rendiconto, oppure essendone responsabile … da morto! Lo stesso potrebbe accadere per i nostri ministri della difesa e generali delle forze armate: non sarebbe necessario che morissero, per carità … nessuno lo vuole! Basterebbe infatti che “passasse molto tempo”, che i “responsabili non fossero più quelli” che “io avevo le mani legate da scelte precedenti” etc. e tutto si sgonfierebbe come una bolla di sapone nelle paludi degli orientalismi italiani dei nostri controlli postumi a buoi scappati.

Concludo: così come si vincolano per molti anni parti molto rilevanti dei bilanci pubblici, da oggi occorrerebbe iniziare a ragionare su eventuali svincoli di impegni pluriennali, ove non prioritari rispetto a nuove e più gravi “emergenze”.