A PIEDI NUDI NEL PARCO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Novembre, 2014 @ 8:56 amDetto altrimenti: metti che una sera … (post 1735)
Un vecchio film con Jack Lemmon. Il protagonista, in una sperdutissima cittadina delle immense pianure USA responsabile di una sperduta filiale di una grande società , viene convocato dalla direzione generale a New York. Vi arriva dopo una lunga serie di disavventure metropolitane: infatti, per una sfortunata serie di equivoci e di aggressioni, viene derubato, arrestato picchiato etc. etc., per cui al suo arrivo nella grande sala del Consiglio di Amministrazione, egli ha l’aspetto di un barbone dopo molte notti passate all’addiaccio: barba lunga, sporco, abiti stracciati, etc.. La comicità massima della scena consiste nel fatto che gli viene comunicato che è apprezzata la sua puntualità . Indi che è stato promosso e nominato capo della filiale newyorchese “nella totale indifferenza rispetto a questo suo modo di presentarsiâ€! Il protagonista riflette un attimo (“se questa è la normalità “, pensa!), ringrazia, rifiuta e torna alla sua cittadina sperduta.
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Ed io, ieri sera, per certi aspetti, mi sono sentito come quel Jack Lemmon. Infatti ho dovuto andare da Trento alla stazione ferroviaria di Verona a prendere una giovane pianista russa, Elizaveta Liza Ivanova, che oggi suona in Concerto al Palazzo Panni in Arco, nell’ambito della serie di concerti organizzati dall’Associazione Amici della Musica di Riva del Garda di cui io sono il tesoriere.
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E’ buio. Piove. Fra una settimana io ho l’appuntamento con l’oculista per cambiare i miei occhiali da vista. Imbocco l’uscita giusta dell’autostrada. Idem i vari svincoli (Uao! E questa è fatta!). Arrivo “quasi†alla stazione ferroviaria, la vedo … un po’ come Ulisse quando avvistò Itaca per poi essere respinto verso sud dal vento Meltemi! Il Meltemi del traffico veronese: lavori in corso, viabilità modificata, traffico caotico, segnalazioni (per la ferrovia) minute e poco visibili … Mi prendo qualche colpo di clacson di “incoraggiamento e protesta†da chi ha fretta di arrivare a casa … imbocco una corsia … quella dei bus pubblici e mi ritrovo nel bel mezzo dell’area riservata ai bus, unica macchina privata in tanto spazio libero! Avranno installato le telecamere di controllo? Speriamo di no. Mi faccio piccolo piccolo, io e la mia station wagon, e tomo tomo chito chito raggiungo l’uscita di quella sorta di “parco non naturale riservato ad altriâ€. Accosto. Un bar. Chiedo lumi. Me li danno e l’odissea ricomincia. Seguo fedelmente le istruzioni e mi ritrovo in … zona stadio, parcheggi riservati alla squadra ospite! Per fortuna che il treno di Liza arriverà tra un’ora! Dietro front, si ritenta!
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Questa volta sono fortunato: fra le mille indicazioni ne intravedo una piccola piccola, sulla destra che dice “Stazione FSâ€. Giro a destra … un marciapiede largo, nel suo margine sormontato dalle chiome di alcuni alberi, alcune auto parcheggiate … fra di esse uno spazio salvifico: ci piazzo la mia. E’ fatta! Scendo, cerco di orientarmi.
Passa un ragazzo, chiedo informazioni: anche lui va in stazione, mi accompagna volentieri. E’ un giovane psichiatra. Gli parlo delle mie ansie. Rassicurami, ti prego … le mie ansie … sono un caso grave? E’ normale, mi dice … tuttavia anch’io preferirei vivere a Trento (e chi se ne va più da questa bella città ?! N.d.r.).
Arrivo in stazione con … quanto anticipo? Io arrivo alle 20,00. Liza mi manda un SMS: “I am in Milano Centrale: I will be in Verona at 9,20 p.m.â€. My God, un’ora e venti da attendere, più i soliti ritardi (saranno altri 15 minuti). Che faccio? Vado a fare quattro passi in centro? No, e se poi sbaglio i calcoli? Se poi faccio tardi? No, resto qui. Scrivo a Liza: Don’t worry, I’m going to Arena to enjoy the Swansee, il Lago dei Cigni (ma è solo una battuta, ovviamente!). Infatti mi fermo in stazione. Fa caldo. Io sono vestito “da Trento”. Passeggio. Forse troppo. Vengo notato:
- da un poliziotto: documenti prego … ok tutto regolare
- da un tizio: mi sai dire dov’è un bar? Glielo dico. Quello dopo un po’ torna: non era un bar era un MC Donald, perché tu mi hai mandato in un Mc Donald?
- Da una signorina in cerca di compagnia: no grazie …
- da un vigile urbano (mi ero avvicinato troppo ad un assembramento causato da automobilisti che avevano deciso di farsi fare una multa da 80 euro pur di tornare a casa utilizzando la corsia dei bus, dopo essere stati un’ora imbottigliati nei “lavori in corsoâ€): e lei cosa vuole? Circolare, circolare!
- da un tizio che chiede l’elemosina
- da una bimbina di due anni che si era “persaâ€: Infatti la mamma aveva un piccolino appeso con una fascia sulla schiena e procedeva troppo velocemente seguita a fatica dalla bimbina sgambettante ma non abbastanza velocemente: mamma. mamma! E mi si attacca ai pantaloni. Ecco , ecco vieni piccina, mamma è quella lì …
Alla fine, stanco di essere abbordato, prendo io l’iniziativa di parlare a qualcuno: ad un ragazzo con in mano due caschi da moto ed un cappotto “attraversato†da una sorta di cintura bianca fosforescente: bello, così almeno gli automobilisti ti vedono anche quando è notte. Ottima idea … sai anch’io ho una moto … una vespa 150 PX di 33 anni con soli 15.000 km, quasi nuova …Fine. Il tempo non passa mai. Mi guardo intorno … fotografo alcune biciclette in paziente coda, in attesa di telefonare ad una cabina pubblica.
Alle 21,35, puntuale come da ritardo puntualmente annunciato, il treno di Liza arriva. Con Liza dentro. Fine dell’avventura. In 60 minuti esatti percorro (anzi, volo) la tratta centro di Verona – centro di Riva del Garda, dove ci sediamo a tavola a mangiare una eccezionale pasta al forno preparata da mia moglie. Poi a nanna, per svegliarmi questa mattina alle ore otto! Quando mai fino a quest’ora!?
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P.S.: io, alla stazione di Verona ci vado spesso da Trento. In bicicletta, e non incontro alcuna difficoltà ! Evviva la bici!