FRA LA BICICLETTA E I LIBRI …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Agosto, 2014 @ 3:29 pmDetto altrimenti: un po’ di vela! (post 1644)
Post n. 1644! Questo numero mi fa un po’ impressione perchè trecento anni dopo il 1644 sono nato io, nel 1944 appunto! Ma veniamo alla mia estate. La nonna, la nipotina ma anche noi due, Maria Teresa ed io, dieci giorni via, al mare a leggere e pedalare (non sui pedalò, ma in bicicletta, e anche qualche bagno di mare, ovviamente!). Finite le vacanze, le vacanze non sono finite, perché i nostri due eroi rientrano a casa, cioè in Trentino, il che vuol dire che “in vacanza†ci vivono, stante la bellezza di questa Terra. E “Terra†la scrivo con la “T†maiuscola non a caso, se la merita proprio!
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Rientro. Vado a trovare la mia vecchietta, la mia barchetta a vela, un FUN francese da regata di 21 piedi,  di nome Whisper, bisbiglio, sussurro, ad indicare come procede anche con poco vento, numero velico (per le regate) ITA 526. La mia vecchietta, dicevo, modello di circa 35 anni fa, oggi ha 25 anni, che per una barca da regata sono tanti veramente. Ma che volete, il primo amore non si scorda mai! E poi per lei ho dilapidato un patrimonio: infatti, all’epoca, ero un ciclista allenatissimo, una scalatore di passi di montagna. Visto lei, ho tradito la bici e naturalmente – ho dilapidato il patrimonio di muscoli e allenamento – avendo irrimediabilmente perso la capacità di realizzare certe imprese a pedali. V’è tuttavia da dire che da qualche anno sto facendo il contrario, e cioè tradisco (un poco) Whisper ed ho ripreso a pedalare … sia pure con meno salite. Chevvolete, l’uomo non è di legno!
Ma veniamo al rientro in Trentino. La prima cosa che ho fatto, prima ancora di finire di disfare le valige, è un’uscita a vela. Ho telefonato al mio amico Sergio Tait e via, da Riva del Garda, con il Vento (Vento= vento da nord). In acqua v’era una cinquantina di Melges 2o piedi, 7 metri circa, quasi come il mio FUN, a disputare il loro  campionato mondiale,  barche da regata nuovissime, per una importante regata. Noi ci siamo destreggiati evitando di intralciare la competizione, ed abbiamo invece giocato ai pirati, cioè siamo andati all’abbordaggio della goletta “Siora Veronica†che aspettava i ragatanti sulla linea del traguardo.
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L’avvicinamento ….
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Pochi attimi prima dell’arrembaggio …
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La Siora Veronica (cfr. in internet) era un vecchio bragozzo da carico di molti, molti anni fa. E’ stato motorizzato (diesel) e dotato di un armo velico tipico delle golette. Solo che la chiglia, sotto la carena, non è “da goletta”, e cioè non è “profonda”, “marcata” e spesso più accentuata via via che ci si avvicina alla poppa, per cui la Siora Veronica bolina poco, cioè risale male il vento. Viene utilizzata per mini crociere piacevolissime (io stesso ho potuto gustarle, anni fa).
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LA GOLETTA. 1812-1815: i futuri Stati Uniti d’America sono in guerra contro la madre patria Inghilterra la quale è dotata di una flotta assai potente di grandi velieri con moltissime vele frazionate per agevolarne la manovrabilità , la cui velocità massima, peraltro raggiunta solo in andature prossime al traverso (bolina larga, traverso, gran lasco), tuttavia non superava i 10 nodi.
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E gli Yankyes si inventano le golette o schooner, sul modello di navi bermudiane. I “privateersâ€, privati che operavano con lettere di marca come veri corsari, ne costruirono ben 150. Si tratta di navi lunghe 35 – 45 metri di cui 10-15 di bompresso e asta di fiocco. Due alberi molto inclinati, tre fiocchi a prua e due rande enormi, controrande. La chiglia continua, da prua a poppa, sempre più profonda. Pochi uomini di equipaggio (solo 12 marinai, in quanto per manovrare le vele non era quasi mai necessario far salire uomini “a rivaâ€). Tuttavia le manovre di vele erano assai pericolose a causa della grande superficie velica di ciascuna randa e quindi a causa della grande forza che bisognava governare e talvolta contrastare a mano!
Le golette erano molto boliniere, dotate di pochi cannoni fra cui a prua due pezzi da caccia da 6 libbre, i quali avevano una portata di m. 250 a tiro radente e di m. 1.750 a tiro parabolico (persino le navi mercantili erano armate meglio!). Tuttavia, esse giungevano da sottovento, di bolina, colpivano efficacemente e fuggivano verso il sopravvento, sempre di bolina, incolumi in quanto avevano di fatto reso inutilizzabili i cannoni dell’avversario che si venivano a trovare puntati verso il basso, cioè verso l’acqua, a causa dello sbandamento della nave. La loro velocità massima era quella massima raggiungibile teoricamente e cioè 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza al galleggiamento, cioè circa 15 nodi, cioè 27 Kmh, anche di bolina larga! Inoltre, con onda, entravano in planata raggiungevano i 20 nodi (37 kmh!) pari alla velocità dei moderni traghetti veloci. In allora imprendibili! Oggi, quasi imprendibili.
Un cenno merita una particolare goletta a gabbiole (cioè goletta che ha anche una o due vele quadre sull’albero di trinchetto): la Pride of Baltimore ricostruita ben due volte e tutt’ora going strong! Qualche dato? 2 alberi + il bompresso; lft m. 47; lunghezza al galleggiamento m. 29; baglio massimo m. 7,81; pescaggio m. 3,72; dislocamento 185 tons; superficie velica mq. 920; equipaggio 12 uomini. Essa fu costruita per saccheggiare le coste britanniche: prima di partire, il suo capitano Thomas Boyle, inviò per posta al caffè dei Lloyds di Londra un proclama in cui dichiarava che l’Inghilterra era “stretta da un rigoroso blocco navaleâ€!
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