UNA GIORNATA DIVERSA: IN VAL DI NON
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Giugno, 2014 @ 4:24 pmDetto altrimenti: non tutti sanno che la Val di Non è anche ben altra cosa che solo mele! Infatti essa è attraversata da molte “nobili rughe†(vedi la mia poesiola in appendice), cioè da veri e propri canyon, non così imponenti come quelli made in USA, ma affascinanti e soprattutto inaspettati.         (post 1567)
Oggi, accompagnati dall’ ottima guida Lorenzo, siamo stati a visitare il Rio Sass a Fondo, la capitale dell’Alta Valle. Canyon inaspettati, dicevo, infatti siamo nella piazza principale del paese e da una finestrella aperta in un muricciolo già si intravede il canyon che passa proprio sotto le case! L’inizio del nostro “viaggio†infatti è proprio lì, nel paese, anche se una parte di canyon già esiste a monte, dal lago Smeraldo sino al paese.
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Nella piazza del paese campeggia un orologio ad acqua, si, ad acqua, mosso dall’acqua, come un mulino!
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Lorenzo ci conduce alla “sede della partenzaâ€, dove indossiamo caschi e impermeabile giallo. E la nostra “discesa†agli inferi incomincia! Siamo un gruppo di circa 20 persone. Fra discesa e risalita a “riveder le stelle†impieghiamo un paio d’ore: 500 metri all’andata, altrettanti al ritorno. Dislivello complessivo, 130 m. Non vi spaventate per la pendenza, non siete in bicicletta! Si cammina agevolmente su passerelle di robuste grate di metallo, protette da ringhiere e reti, in tratti pianeggianti alternati a scalette.
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Lorenzo poi è una persona squisita: cortese, attento, spiritoso, pronto a fare da spalla alla battuta di una moglie: “Mio marito … va bene se lo butto giù di qui?†– “No signora, pazienti ancora un po’ …fra dieci metri il canyon è più profondoâ€.
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Si scoprono dighe in legno del 1800, muretti a secco del ‘500, alghe rosse, tronchi che pur abbattuti germogliano, si accarezzano pareti di roccia ricoperte di muschio sulle quali fioriscono esili fiorellini protesi verso l’alto, verso la luce. Quasi ovunque il tuono del torrente. Ogni tanto, doccia! Ma nessun problema. i nostri impermeabili “tattici†sono muniti di cappuccio! Si scende in stretti corridoi bui, il percorso si riapre alla luce, indi alla penombra, all’acqua, al verde. Insomma, una splendida mini-avventura senza alcun rischio e senza grande spesa (€8,00 a testa per la guida e per l’uso della attrezzatura).
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Risaliti, decidiamo di andare a pranzo alle Regole di Malosco. Come si fa? Prendete la strada per la Mendola e appena superato Ronzone, dopo l’unico tornante (a destra) intorno all’Hotel regina del Bosco, prendete subito a sinistra una strada boschiva, di 3 km e siete arrivati. La strada è asfaltata ma. Ma peccato, piena di buche: procedete lentamente, è meglio: chissà perché le amministrazioni pubbliche locali e quella provinciale non intervengono. E’ inspiegabile ed anche ingiustificabile, dico io! Infatti la strada conduce ad una radura meravigliosa. le (ex) regole, cioè località per un uso della collettività locale secondo certe “regoleâ€, appunto, oggi Regole di Malosco. Da qui si sale a piedi al Monte Penegal, al passo della Mendola, al monte Macaion. Qui, a 1350 metri di quota, si gode il sole dalle sette la mattina al tramonto. Qui si trovano ottime brise (funghi porcini) e si pranza ottimamente nelle malghe e nei ristoranti della zona e, in inverno, si fanno splendide sciate (sci da fondo) nei boschi.
Avremmo voglia di fermarci sino a sera ma. Ma non si può! Raga, ‘sta sera alle 18,00 gioca l’Italia, e quindi a casa, de bala. Infatti in questo momento sono già in casa a Trento, sono le 17,00, pubblico questo post e poi mi sprofondo in poltrona davanti alla TV: Forza nazionale di calcio italiana! (Non scrivo né “Forza Italia†né “Forza Azzurri†perchè questo non è un post “politico†e poi io la penso diversamente …).
Appendice: la mia poesiola dedicata alla Val di Non …
ANAUNIA
T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta
e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
d’ antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
il tuo storico viaggio.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
Tu, ramnus, romano,
tu, uomo del fiume
pagano
ora un altro è il dio che tu onori,
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di principi vescovi
e di senatori.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo
operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica Rocca di luce
saluto lo Spazio
che scende
dal Tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a sponda atesina conduce.