“ITALIA GRECIA, MIA FACCIA MIA RAZZA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Gennaio, 2014 @ 4:49 pm

Detto altrimenti: in lingua greca “eis, mia en” (maschile, femminile, neutro), ovvero “uno, una (una sola, stessa, unica), una cosa” e quindi: “Italia-Grecia, stessa faccia, stessa razza” (post 1347 – 97/2014)

Vi cito subito le mie fonti: “Il mondo di Atene “ di Luciano Canfora (Laterza) e “I conti con la Storia” di Paolo Mieli (Rizzoli).

Pericle. Anche chi non ha fatto studi classici, l’avrà almeno sentito nominare. Nato in Atene intorno al 500 a.C., fu il fondatore della “demo-crazia” ateniese. Uso il trattino perché quelle due parole, unite, dovrebbero significare “popolo – forza” (oggi, in tedesco, Kraft, forza, dal greco kratos, appunto: non si è perso nulla, come potete vedere!), cioè governo del popolo, governo democratico, diremmo oggi, a rappresentare il governo di un sistema democratico.

E qui inizia il distinguo fra il demos (popolo) che governa e il sistema oggetto dell’azione di governo, che può essere democratico sostanzialmente o solo formalmente tale. Mi spiego: ad un certo momento della “democrazia” ateniese, Atene si trovò a governare “democraticamente” un impero coloniale. Così come una monarchia costituzionale e illumiata può essere più “democratica” di una “democrazia finta”. Basta intendesi sui significati reali …

Ma torniamo a Pericle. Salito al potere grazie al proprio prestigio sociale e alla forza del suo gruppo familiare, fondò la sua permanenza al potere

  1. sulla sua rielezione annuale alla massima carica elettiva (la “strateghia”) per ben trenta’anni. Il che gli evitò di dovere redigere il rendiconto della prpria gestione;
  2. su una “forte politica di lavori pubblici a prescindere”s (tipo TAV?) spesso protratti sine die; sulla realizzazione di molte feste pubbliche con gran sacrificio agli Dei di animali, il che voleva poi dire carne gratis per tutti (“da cui il successivo detto latino “panem et circenses”);
  3. sull’introduzione dello stipendio per i politici (ecco qui, ecco da dove è cominciata la solfa …!);
  4. sul colonialismo spinto fino ad una vera e propria aggressività imperiale la quale – fra l’altro – dovette scontare anche il pesantissimo fallimento dell’attacco all’Egitto, costato ad Atene – in sei anni – oltre 200 navi e migliaia di morti. Il successore di Pericle, Alcibiade, farà analogo tragico errore cercando di espandersi in Sicilia. Ovvero, la voglia di accontentare le brame demos, del popolo che voleva il suo “posto al sole”, portò Atene a due grandi catastrofi militari. E non vi pare che anche noi Italiani, dopo circa 2.400 anni, si sia ripetuto un errore analogo, nella spasmodica ricerca di un “impero”?

Non vi pare oggi che la lunga, lunghissima permanenza degli stessi mega-manager-pubblici alla guida dei colossi di Stato, possa presentare per l’Italia lo stesso rischio della permanenza periclea “sine rationem”?

Insomma, consenso ottenuto con “strumenti che non comportavano una evidente utilità sociale”. da qui, in pochi decenni, la degenerazione dei costumi, la corruzione. “Se uno ammetteva di rubare, il popolo ride compiaciuto”. Canfora scrive: “Il politico corrotto, e perciò, ricco, perciò potente, suscita ammirazione e la voglia di imitarlo, di fare come lui, per diventare, magari, come lui”. Non vi richiama niente alla mente, oggi, all’inizio del terzo millennio, questo passaggio sulla dis-cultura o mis-cultura?

E poi dicono che studiare il greco e il latino, le rispettive storie e culture non serve … lingue e culture morte …  dicono. Morte? Quando mai!?