L’ILIADE LETTA A TRENTO – Libri XIII-XVI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2012 @ 7:37 amDetto altrimenti: continua la lettura e commento dell’Iliade di Omero presso la biblioteca di Trento, con il coordinamento della Professoressa Maria Lia Guardini . Si vedano precedenti post del 31 gennaio, 11 febbraio, 29 febbraio e 9 marzo scorsi.
Libro XIII – Poseidone interviene in favore dei Greci. La battaglia continua. I greci Idomeneo e Merione imperversano nell’ala sinistra. Ettore avanza e arretra
(in grassetto le attualizzazioni)
Zeus è stanco vedere stragi, e allontana sguardi e pensieri da quella carneficina, per interessarsi di vision amene. Viene alla mente il comportamento dei sovrani del ‘700 (e non solo), i quali, all’interno delle loro corti, dei loro immensi parchi e tenute di caccia, vivevano beati senza essere “costretti†a rattristarsi con la visione delle bruttezze e delle povertà dei loro popoli.
Zeus è assente? Ne approfitta Poseidon. La sua uscita dal mare è maestosa, ricorda la scena del passaggio del Mar Rosso da parte degli Ebrei nel film “I dieci Comandamenti”. Poseidon corre in aiuto dei Greci, assume le sembianze di Calcante, infonde vigore ai combattenti, li incita, riporta in battaglia chi se ne era allontanato. Tuttavia Aiace lo “sgama” (dialetto romanesco, se ne accorge, capisce il trucco).
Ettore non si risparmia …
… pari a veloce
rovinoso macigno che torrente,
per gran pioggia cresciuto, da petrosa
rupe divelse e spine giù al basso …
l similitudine è ripresa da molti poti successivi (Virgilio, tasso). Ricordiamo il Manzoni, ne “Il Nataleâ€.
Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana
abbandonato all’impeto
di rumorosa frana
per lo scheggiato calle
precipitando a valle
batte sul fondo e sta …
La lotta prosegue, i guerrieri cadono …
… a frassino simil , che su la cima
d’una montagna da lontan veduta,
reciso dalla scure, l suolo abbassa
le sue tenere chiome …
oppure …
…siccome quercia o pioppo o alto pino
cui sul monte tagliar, con raffilate
bipenni, i fabbri a nautic’uso …
Ad ogni uccisione segue la solita spoliazione delle armi del vinto. Solo ai versi 654-655 non ci riescono: … ma le bell’armi rapirgli non poteo …
I guerrieri talvolta riescono portare in salvo i resti di un compagno ucciso:
… somiglianti a due leoni,
che, tolta al dente di gagliardi cani
una capra talor, fra i densi arbusti
la portano nel bosco, alta da terra,
nell’orrende mascelle …
Talvolta uno di loro al nemico …
mozza la testa fè volar dal busto
e … la gittò rotta come lubrico globo …
Le scene di ammazzamenti non si contano. Merita l’entrata in scena di Idomeneo
… simile in vista la corrusca folgore, che Zeus
vibra dall’alto a sgomentar le genti …
La battaglia è così irta e fitta di armi e combattenti che pare di assistere ad una tempesta di sabbia. Ettore e Aiace si offendono reciprocamente. Come due ultrà moderni allo stadio
Libro XIV – I GRECI SONO ALLA FRUTTA. INTERVENGONO I TRE RE FERITI. LI AIUTA ANCHEÂ POSEIDONE. IL CAMPIONE TROIANO ETTORE E’ FERITO. I TROIANI INDIETREGGIANO (in grassetto le attualizzazioni)
I greci sono demoralizzati e sconfitti. Nestore corre a cercare tre re feriti: Agamennone, Ulisse e Diomede. Per la seconda volta Agamennone, molto machiavellico, propone la fuga e dice: coraggio, scappiamo!
non è biasmo fuggir di notte ancora
il proprio danno, ed è pur sempre meglio
scampar fuggendo, che restar captivo …
Ulisse e Diomede lo fanno nero. Indi i tre tornano in battaglia, benché feriti.
Hera (sorella e moglie incestuosa di Zeus) vuole aiutare i Greci, che sa al momento osteggiati dal marito. Escogita uno stratagemma. Con inganno si fa aiutare da Afrodite dalla quale riesce a farsi prestare un cinto magico (un importante “afrodisiacoâ€, appunto!). Indi circuisce anche il Sonno e se ne garantisce l’aiuto. Infine si avvicina al marito, lo abbindola, lo distrae con le sua arti amorose e fa sì che possa essere addormentato da Sonno. A questo punto, Poseidone, sapendo che Zeus dorme, aiuta vieppiù i Greci. Hera qui ci appare come una Mata Hari.
Poseidone, insieme ad una sapiente disposizione tattica del Greci, rovescia l’esito della battaglia. Il mare si gonfia, Aiace stordisce con un macigno Ettore (Aiace, gran lanciatore di massi). La battaglia diventa “titanicaâ€. Volano teste, spiccano pupille, si sventrano le viscere … altro che Dario Argento! Una proposta. quale odierno regista si sentirebbe di fare un film con la stessa dose di crudo realismo delle descrizioni omeriche?
Alla fine interviene di nuovo l’aviazione: appare la solita aquila che i greci interpretano come un segnale a loro favore.
Libro XV – ZEUS CAPISCE L’INGANNO DELLA MOGLIE HERA E SI INQUIETA. Hera è richiamata all’ordine e deve convocare Iride, cui il Capo intima di ordinare Poseidone di smetterla. Febo, che si vuol far bello con il Capo, rianima Ettore, lo riconduce in battaglia, atterrisce i Greci, spiana il fosso, dirocca la muraglia. I Greci fuggono e si difendono sull’ultima linea possibile: quella a difesa delle stesse navi, simile alla linea del Piave (In grassetto le attualizzazioni)
Zeus a Hera: scaltra malvagia, ti dovrei frustare … non ricordi quando per punirti ti appesi a testa all’ingiù? Hera si spaventa e smentisce, mentendo, la sua partecipazione in favore dei greci. E’ stato Poseidone, è stato lui … sembra una scolaretta colta in fallo che cerca di incolpare una compagna i classe …
Zeus si placa e svela il suo piano: terrorizzare i Greci, indurre Achille a mandare avanti Patroclo, farlo uccidere da Ettore, far rientrare in battaglia Achille e sconfiggere i Troiani.
Facendo così però Omero svela la fine e ci priva della suspence …
Hera è felice, convoca, come ordinatole, Iride e fa avvisare Poseidone di piantarla di aiutare i Greci. Poseidone “arse d’ira†a udire il comando e dichiara che non ubbidirà Zeus. Iride insiste, lo ammonisce e Poseidone ritratta. Ubbidirò. Ma se Troia non cadrà , fra Zeus e me sarà guerra aperta! E si ritira.
Zeus allora chiama Febo che fa quanti sposto nel titolo del libro. Ettore è “regagito†(dal dialetto genovese, rincuorato) e corre alla battaglia …
come destrier di molto orzo in riposo
alle greppie pasciuto, e nella bella
uso a lavarsi correntìa del fiume,
rotti i legami, per l’aperto corre
insuperbito, e con sonante piede
batte il terren; sul collo agita il crine,
alta estolle la testa, e baldanzoso
di sua bellezza, al pasco usato ei vola,
ove amor d’erbe il chiama e di puledre …
e … “i Greci fuggivano, gridando Alpini abbiate pietà …†ma qui non si tratta della nota canzone militarpopolarealpina della seconda guerra mondiale, secondo la quale a fuggire erano i Greci!
I Greci gridano: ma non era morto Ettore? Coraggio …scappiamo, ritiriamoci a difendere le navi! E’ quasi una Dunqueque!
Commento: le manovre di Zeus, di questo Zeus che crea una “provocazioneâ€: la temporanea vittoria dei Troiani per puro spirito di vendetta, per punire i Greci (colpevoli di quale misfatto?), per creare nello spettatore la tensione necessaria a giustificare poi la sua azione in favore della vittoria Greca e della distruzione della città di Troia. Ciò richiama certe guerre odierne, certe ipotesi e dubbi dei giorni nostri, secondo i quali prima si creerebbero ad arte incidenti militari o diplomatici o certe azioni terroristiche, solo per sentirsi poi legittimati ad una reazione di ben più ampia portata.
Omero non esalta certo questo tipo di società soprattutto guerriera. Ma quali guerrieri, poi, che si lasciano trascinare in guerra da una “questione di corna†si direbbe oggi nella Magna Grecia, questione che gli uomini d’onore risolvono direttamente, a tu per tu. Quali guerrieri, che vincono o perdono nella misura in cui sono aiutati o meno dai loro sponsor divini … Qui a fianco vedete come si risolve una questione di corna, personalmente e semplicemente, senza tante guerre …
LIBRO XVI- ACHILLE CONCEDE A PATROCLO DI INDOSSARE LE SUE ARMIÂ E DI ANDARE IN BATTAGLIA ALLA TESTA DEIÂ SUOI MIRMIDONI. PATROCLO STRAFA, DISUBBIDISCE ALLE ISTRUZIONI DI ACHILLE, TENTA DI SCALARE LE MURA DI TROIA, VIENE RICONOSCIUTO E UCCISO DA ETTORE (in grassetto le attualizzazioni)
Patroclo, di fronte alle sofferenze dei Greci , piange. Come un ministro, di fronte alle sofferenze dei pensionati. Achille lo rimprovera benevolmente. Patroclo è risentito: ma come, non ti basta questa vendetta? Vuoi vederci tutti morti? Osservo: ma l’area del campo greco ove sono le tende dei Mirmidoni di Achille, non è interessata dalla battaglia? Come giustifica questa anomalia il regista Omero? Patrolo insiste: non vedi quanti morti e feriti, anche fra i re? Almeno, lascia che vada io a combattere, rivestito delle tue armi, alla testa dei tuoi Mirmidoni … Achille per l’ennesima volta ripete le ragioni dell’offesa subita (e qui, Omero, dai … le conosciamo queste ragioni, ti stai ripetendo per l’ennesima volta ..
forse lo fai per chi si sia messo in ascolto in questo momento). Vabbè, dice Achille, hai vinto, mi hai convinto, vai pure, ma non esagerare. Appena hai fermato l’avanzata dei Troiani, fermati e torna alla tenda. Non avvicinarti alle mura della città , mi raccomando!
Pensavo, ma se io avessi indossato la tuta da sci di Tomba compreso casco ed occhialoni a nascondere completamente il viso e mi fossi cimentato in uno slalom, io dico che tutti avrebbero subito capito che quel discesista non avrebbe potuto essere Tomba!
Nel frattempo il greco Aiace è in difficoltà , cerca di colpire Ettore con la lancia ma Ettore gliela tronca di netto con un colpo di spada ed Aiace si demoralizza: così non vale … non ci sto più … mi ritiro … I Troiani sono sempre più vicini. Incendiano la prima nave. E qui il regista Omero si prende il suo tempo, descrive la vestizione di Patroclo, vstiti ed armi, con calma … ve la immaginate la scena? Ma quanto distava la nave incendiata dalla tenda di Achille? Lo domanderemo ad Alberto Angela!
I Mirmidoni …
quasi crudivori lupi, il cor ripieni / di molta gagliardìa, prostrato avendo / sul monte un cervo di gan corpo e corna / sel trangugiano a brani, e sozze a tutti / rosseggiano di sangue le mascelle; / quindi calano in branco ad una bruna / fonte, a lambir colle minute lingue / il nereggiante umor, carne ruttando / mista col sangue; il cor ne’ petti audaci / s’allegra, e il ventre se ne va gonfio e teso …
Achille fa loro un bel discorso per inquadrarli: armamoci e partite. Loro partono, Achille fa gli scongiuri (“sacrifica” agli dei una coppa di ottimo vino, che poi si beve!). Prega per Patroclo e per le navi. Zeus lo ascolta solo per la parte che riguarda le navi. I Mirmidoni vanno all’attacco. I Troiani si spaventano: è arrivato Achille! Fuggono spaventati. Ciò consente ai Greci di prender fiato. Il loro cuore si apre …
… siccome allor che dall’eccelsa vetta / di gran monte le nubi atre disgombra / il balenante Zeus, appaion tutte / subitamente le vedette e gli alti / gioghi e le selve, e immenso s’apre il cielo
Segue la solita caneficina con dettagliato elenco di uccisori, uccisi e tipo di ferite inferte. Roba da medico legale e da polizia scientifica …
qual su capri ed agnelle i lupi piombano / sterminatori, allor che inospita / balza neglette dal pastor si sbrancano, / appena le adocchiar, che ratti avventasi / alle misere imbelli, e ne fan strazio …
Anche Ettore si ritira. Patroclo avanza. I Troiani fuggono. Viene descrita la fuga dei cavalli troiani che irrompono come piena di fiume straripante. Seguono immagini di orrore puro, a descrivere come viene estratta una lancia dalla testa di un ucciso, che prima di essere spiccata, trascina con sè la vittima come il pescatore tira fuori dall’acque il pesce preso all’amo.
Il troiano Sarpedonte cerca di rincuorar i suoi. Patroclo lo affronta e i due lottano … qual due grifagni ben unghiati avoltoi forte stridendo … In Olimpo si accende il tifo per i due contendenti ed alla fine si decide di far vincere Patroclo. Sarpedonte, colpito, cade come la solita quercia tagliata “a nautico fabbisogno“. La lancia he lo aveva ucciso viene quindi statta da petto, trascinandosi
dietro il polmone! (Dario Argento). Patroclo contina l’ avanzata e irrompe … qual veloce sparvier che gracci paventosi e storni sparpaglia … La battaglia prosegue e rimbomba come i tronchi abbattuti dai boscaioli in montagna. Zeus ha un dubbio, questo Patroclo .. lo faccio vivere e trionfare ancora o basta così,  lo faccio morire lì … Sembra l’autore, lo sceneggiatore di un film. Decide per farlo andare avanti ancora un po’ … Febo, su ordine di Zeus, scende fra i mortali e recupera il cadavere di Sarpedonte. Patroclo, gasato per le sue vittorie e disubbidendo ad Achille, tenta quattro volte di scalare le mura di Troia. Febo, già che si trova sul campo di battaglia, cede alla tentazione, non sa resistere e  fa la spia: dice ad Ettore che quello lì non è Achille ma Patroclo! Nel frattempo Patroclo aggrava la situazione
perchè schernisce i Troiani che sta uccidendo. Allora Febo si arrabbia. Gli dà un manrovescio che fa cadere l’elmo dalla sua testa svelandone la vera identità . Patroclo, stordito dal colpo e vedendosi scoperto, si ritira, ma Euforbo lo ferisce alla schiena. Ettore lo affronta e lo colpisce a morte, il Maramaldo! Insulti reciproci fra il feritore ed l morente. Anche qui, estrazione della lancia dal petto, dopo aver appoggiato il piede sul corpo del morto.
Commento: è il libro di Patroclo. Amico di Achille ma ancor più della causa dei Greci. Generoso al massimo grado, si contrappone all’orgoglioso ed egoista Achille. Omero lo gratifica facendolo morire non sconfitto ma assassinato.
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