L’ENEIDE LETTA A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Dicembre, 2013 @ 1:31 pm

Detto altrimenti: l’Eneide “ragionata” a Trento con la nostra Prof (senza puntino, Prof e basta), l’amica Maria Lia Guardini) (post 1148)

Diversi piani di lettura dell’opera: quello attuale al tempo della narrazione e quello attuale al nostro tempo. Tre versi – tuttavia – per tutti (Eneide, VI 847-853):

Tu regere imperiò populòs, Romane, memento:
hae tibi erunt artes, pacisque impònere morem,
pàrcere subiectìs et dèbellare superbos.

«Tu o Romano ricorda di reggere col tuo impero i popoli.
Questa sarà la tua regola nell’imporre la condizione per la pace:
risparmierai chi si arrende e sgominerai i superbi.

Traduciamo questo versi in chiave moderna:

 • sul piano personale, se di fronte ad un potente hai torto, il potente può perdonarti. Ma se hai ragione, sei finito;
• sul piano internazionale: esportiamo (con le guerre) la democrazia, la pace e  la civiltà; conquistiamo la terra promessa, sia essa il sud del mondo, il far West o la Palestina.

Virgilio ha scritto molte sue opere per assecondare haud molla jussa, i non deboli comandi di Mecenate e dell’imperatore Ottaviano Augusto, per la gloria della politica imperiale. Paragonarlo ad un D’Annunzio sarebbe forse sbagliato ma – a parer mio – sicuramente offensivo (per Virgilio!). Virgilio si è ispirato ad Omero (Iliade, Odissea), ma egli è “anche” poeta di corte, sia pure con alcune riserve.

Nell’Eneide, Virgilio ci racconta la fuga di Enea dalla Troia distrutta, il suo arrivo nel Lazio e le guerre sostenute per fondare Roma. Guerre che nessuno dei suoi personaggi vuole ma che tutti combattono in nome della (futura) pace, la pax romana, che però era imperialismo puro, come ci ricorda Tacito in “Agricola” laddove descrive i Romani come rapinatori di terra (banditi saccheggiatori) e di mare (pirati).

L’opera è intrisa di mito. E anche qui nulla di nuovo – oggi – sotto il nostro sole. Anche noi costruiamo i miti: del Risorgimento, della politica, dell’antipolitica, del successo economico o sessuale.

Questo ripetersi di “costanti letterarie” è stato ben colto da Umberto Eco che sottolinea come in autori assolutamente lontani fra di loro nello spazio e nel tempo, si trovino analogie letterarie (e anche umane, comportamentali, morali, immorali e amorali, n.d.r.).

Prossimo appuntamento nella sala della Biblioteca Comunale di Trento: 21 gennaio 2014 ore 10 Prepararsi con la pre-ri-lettura del libro dell’Odissea su Polifemo e del dramma satiresco “Ciclope” di Euripide.

A quest’ultimo riguardo, Maria Lia ci anticipa come il genere drammatico greco comprenda tre sotto-generi: la tragedia, intrisa di mito, con caratteristiche universali; la commedia, sulla vita ordinaria di tutti i giorni; il dramma satiresco, una tragedia rovesciata, in greco tragodia paidusa, una tragedia scherzosa, da ragazzi, ricordandoci però che il termine “”dramma” in greco significa solo “un fatto” e non “una sventura”.

Ciclope può essere oggetto di una lettura su tre diversi piani:
• in senso astratto ed “ingenuo”, cioè “ a prescindere (da Omero);
• in senso “omerico”;
• in senso profondamente moderno, il che può condurre taluno al riso ma molti altri al pianto.

All’anno prossimo, dunque!