POST 1126 – Fallire politicamente. Osservazioni dall’universo parallelo in cui Obamacare naufragherebbe in Italia”.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2013 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: open blog … leggo su blog altrui (“narcolessico” di Edoardo Lucatti, male di famiglia, dunque!) e trascrivo

“Povero Obama. Se fosse stato il presidente del consiglio italiano, nulla gli avrebbe imposto di assumersi pubblicamente la responsabilità del fallimento del progetto Obamacare.
L’Italia è, alla lettera, una “società a responsabilità limitata“. Mi riferisco non già alla fattispecie relativa al soggetto giuridico prevista dal Diritto Privato bensì a un significato più ampio e antropologico che – volendo – possiamo assegnare all’espressione “società a responsabilità limitata”.

Posta una qualche manchevolezza o inefficienza da parte dell’individuo, la filogenesi del Sistema Italia si organizza in modo tale da minimizzare la misura in cui la responsabilità di quella defezione dovrà ricadere sull’individuo in questione e, al limite, in modo tale da minimizzare la possibilità che insorga, in quanto tale, un problema di responsabilità.

I risultati elettorali ci permettono di giustificare “le larghe intese” alla luce di una contingenza ineludibile, ma non riescono a nascondere il fatto che nei confronti di quelle “larghe intese” siamo evolutivamente debitori perché esse ci forniscono non solo e non tanto un governo quanto piuttosto un quadro potenzialmente esplicativo di tutto quello che in termini politici non riusciamo a combinare, senza che da questo ci derivino colpe di sorta.

Erroneamente, si tende a ritenere che questo meccanismo assolutorio derivi da una cultura statalista, ma credo che questo sia vero solo in seconda istanza, nella misura cioè in cui lo statalismo – in Italia – ha finito per declinare nella prassi civile l’adagio cattolico del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Lo Stato, dunque, come comunità di irresponsabili che si rimettono all’immancabile misericordia di Dio e delle sue molteplici agenzie di intermediazione (la burocrazia, ad esempio).

Obama, se avesse dovuto affrontare nel nostro Paese il fallimento del proprio progetto di riforma della Sanità, non avrebbe mai dovuto fare le pubbliche dichiarazioni che ha fatto negli States, ascrivendosi tutta la responsabilità dell’accaduto. Più garbatamente avremmo fatto in modo di fargli trovare, a portata di mano, un intero universo di attenuanti fra loro coordinate e capaci, in definitiva, di tratteggiare l’immagine di un mondo impreparato alla riforma della Sanità NONOSTANTE l’encomiabile impegno profuso da Obama.

Anche noi – dunque – concepiamo l’errore dei politici, ma ne facciamo subito una questione collettiva perché un domani potremmo essere NOI al loro posto e potremmo trovarci NOI nella necessità di accreditare una Storia che ci esenti e ci affranchi.   – Troppo facile – diremmo allora – prendersela con Obama.

Perché, alla maniera di Andreotti nel Divo di Sorrentino, abbiamo l’innata capacità – fondamentale per chiunque lavori in un gigantesco “ufficio reclami” come l’Italia – di far credere a quel nostro interlocutore che fosse disgraziatamente alla ricerca di colpevoli che, quasi per definizione, “la situazione è un po’ più complessa”.”

Fine