POST 978 – GLI SPAGNOLI ALLA CONQUISTA DELLA TELECOM
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Settembre, 2013 @ 8:16 amDetto altrimenti: un post molto tempestivo, a seguito dell’accordo della notte appena trascorsa
STET-SOCIETA’ FINANZIARIA TELEFONICA PER AZIONI, Torino. Finanziaria dell’IRI per l’elettronica e le telecomunicazioni. Io da due anni ero dirigente in un gruppo privato genovese. Risposi ad un annuncio di ricerca personale (PA) e dopo una durissima selezione durata mesi, entrai alla Stet – Torino  all’età di 32 anni (1976) come dirigente responsabile della Finanza Italia. La STET era allora la prima società finanziaria in Italia, più rilevante anche della stessa FIAT.
Il mio “successo” nella selezione fu merito della durissima scuola della Comit, banca presso la quale avevo seguito per cinque anni, in dieci filiali diverse e in Direzione Centrale, tutti i corsi di formazione e di addestramento sul lavoro in tutti i servizi bancari e finanziari. La Stet mi chiese referenze: mostrai quelle dei direttori delle filiali presso le quali aavevo operato.
Le principali società controllate erano: SIP, Italtel, SGS Ates, Selenia, Elsag, Seat, Sirti, Cselt , Ilte, Stream, Stet International e molte altre, di cui molte all’estero. La capogruppo operava da Torino e da Roma. Tutte le sere vi erano due corrieri che partivano in treno da e verso le due città per trasportare la reciproca corrispondenza. Il mio capo a Torino, il – da me e non solo da me –  molto compianto  Dr. Ruggero Cengo Romano, sarebbe diventata la persona alla quale io devo di più, in tutta la mia vita, dopo i miei genitori. Ve ne parlerò in altro post. Nel 1997 la Stet fu fusa in Telecom Italia SpA.
Era il tempo in cui occorreva attendere mesi per avere il telefono. Noi si lavorava per raccogliere fondi dagli istituti di credito, per trasformare le centrali elettromeccaniche in elettroniche, per far decollare la rete a fibre ottiche, per rispondere alla forte domanda di telefono e di altra elettronica. Furono periodi assi duri, come quando – fine anni ’70 – vi fu una feroce stretta valutaria e creditizia ed al contempo tariffe Sip bloccate dal Governo per anni, con il risultato di creare forti problemi sul fronte della finanza di gruppo, ma ce la facemmo: realizzammo la riconversione della rete e la telefonia elettronica. Ed eravamo in forte utile.
Già allora da parte di taluno si parlava delle privatizzazioni. Ricordo motivazioni pro e contro … ma soprattutto ricordo una tesi alla quale – nel mio piccolo ruolo – aderii personalmente: privatizzare si, ma all’inglese e con garanzie per il settore pubblico. Altrimenti se era per privatizzare “male” meglio lasciare le cose come stavavano.
La Germania ha privatizzato “bene” e si è trattenuta la golden share (vedi dopo).
La Francia ha impedito l’acquisto di sue imprese da parte di imprese italiane.
I Cinesi stanno aprendo a Milano una filiale della Bank of China affiancata da una filiale della loro Agenzia di Rating. E noi Europei? Sleeping? Dormiamo forse ? Perchè non fondiamo la ERA – European Rating Agency?
La Bran Bretagna ha vietato la vendita della BP – British Petroleum agli arabi.
E noi Italiani? Italia, sveglia!
E l’Europa? Europa, sveglia!
Europa, va bene la etichettatura dei prodotti alimentari e la loro tracciabilità , ma occupati anche un po’ di M & A, Mergers and Acquisition, Fusioni e Acquisizioni in campo intereuropeo ed extraeuropeo. O no? Stabilisci regole comuni e … sbrighiamoci a creare gli STATI UNITI D’EUROPA!
Privatizzare. Mi spiego: in inglese “privatizzare†si traduce con to go public, cioè andare verso il pubblico. Quindi una SpA privatizzata vede il proprio capitale acquistato dalla moltitudine dei cittadini e non da un singolo azionista. E poi le garanzie: l’azionista originario, pur diventando di minoranza, si può (rectius, si dovrebbe) riservare una golden share, una azione d’oro, cioè una azione la quale abbia incorporato il diritto di veto su certe decisioni (un po’ come il diritto di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU): il diritto, ad esempio, di bloccare il trasferimento all’estero dei centri di ricerca e delle fabbriche.
L’operazione Telecom – Spagna è resa possibile dalla decisione di tre azionisti italiani che detengono il 54% del capitale: la banca BANCA INTESA, la banca MEDIOBANCA e ASSICURAZIONI GENERALI. Pare che l’operazione sia mirata “anche” a far rientrare le banche italiane dalla loro esposizione verso Telecom, che sembra aggirarsi intorno a circa 40 miliardi di euro. Pare …
TELECOM E FRA POCO ALITALIA, FINMECCANICA, etc.? Mi domando: di questi tempi, anzi, da molto, troppo tempo, sentiamo parlare di tutto e di più… di decadenze, di congressi … cioè sempre di tutt’altro. Non vi pare strano? I nostri politici sono in tutt’altre faccende affaccendati … per dirla con il Giusti.
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur: mentre a Roma si discute (se andare in aiuto della alleata Sagunto, assediata dai Cartaginesi del generale Annibale Barca), la città viene espugnata. E a Roma se discute … ahò … a voglia … e come si non se discute! Certe discussioni … ce stanno de palazzi che sso fatti apposta pe la discussione, pe parlà , tanto che l’hanno chiamati “er parlamento …”
Ecco, per questa mattina termino qui: ma riprenderò presto l’argomento: buon martedì a tutti i miei lettori! (E nel frattempo … scusate … dimenticavo … che succede all’ILVA?)