POST 932 – PRUDENZA IN TRENTINO, E NON SOLO IN TRENTINO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Agosto, 2013 @ 6:12 amDetto altrimenti: prudenza nell’avvicinarsi all’acqua, e non solo all’acqua
Da ragazzo, a Genova, i miei genitori mi imponevano di attendere ben tre ore prima di permettermi di tuffarmi in mare. Erano ore interminabili, ed al loro scadere via, come molle, noi si scattava al pari di centometristi ….Nè ci facevano sconti: 180 minuti sani sani …. In molti anni di estati interamente passate al mare e “in” mare, dall’età di quattro ai ventitre anni,  fra tutti noi ragazzini e poi giovanotti, mai un annegato per nessun motivo, tanto meno per congestione. E dire che il mare agitato lo aspettavamo, e come! Onde di due metri, sciroccate e libecciate che ti asciugavano l’acqua di dosso in un baleno, tuffi nel cavo nero dell’onda o surfate sino a terra … senza surf! Oggi invece vedo che questa regola delle tre ore non è rispettata, che molta gente si tuffa in acqua anche dopo aver mangiato. Anche con la pancia piena di solidi e liquidi (alcolici), anche di notte, anche  in acque fredde … più fredde di quelle del Mar Ligure …
E qui nel Garda, in pochi giorni, abbiamo avuto ben due giovani vite stroncate per questo motivo: congestione, si dice, un tuffo senza ritorno.
E sulle strade: un giovane motociclista sulla strada della Maza, dietro una curva, va a sbattere contro un furgone che sta immettendosi da una laterale.
E lungo i torrenti e l’Adige, ben due pescatori scivolano in acqua e perdono la vita.
In montagna … pare che gli incidenti alpinistici siano stati sostituiti dagli incidenti di volo: quattro persone con un aeroplano sulle pendici della Marmolada, una con un “mantello volante†al Sass Pordoi.
A Venezia, poi, il colmo: un turista in gondola con la famigliola … scontro con un battello di linea: lui perde la vita, la figlioletta ferita, la moglie illesa.
Lo so, questo è un post “tristeâ€, ma tant’è l’ho voluto scrivere ugualmente per richiamare l’attenzione di tutti i lettori all’esigenza di una maggiore prudenza, di un maggior rigore … a vantaggio di se stessi e degli altri.
Lo so … anch’io mi espongo a rischi, soprattutto ora che ho sostituito l’alpinismo con il ciclismo: ci crederete? Mi pare di correre maggiori rischi ora sulle strade e sulle piste ciclabili, di quanti non ne abbia corso in montagna. Con l’occasione rivolgo un appello a tutti i frequentatori delle piste ciclabili, ciclisti e pedoni: la ciclabile non è una pista per alte velocità ; non è una pista “per soli pedoniâ€; sulla ciclabile non è abolita la regola del tenere la destra (le biciclette) e la sinistra (i pedoni). Sulle ciclabili non si procede in gruppo bensì in fila indiana; né si allargano improvvisamente le braccia a destra e a sinistra per indicare questa o quella montagna; né si tengono animali al guinzaglio lungo. E se vi sono piste pedonali e ciclabili affiancate, che ognuno usi la sua e non quella altrui! E sulle strade? Signori (colleghi) automobilisti, non sfiorate noi ciclisti, non ci stringete sul bordo strada … a volte basta lo spostamento d’aria a crearci seri problemi … grazie. E alle amministrazioni comunali, che dire? Nelle ciclabili, tracciate le righe di mezzaria soprattutto nelle curve secche, istallate cartelli con le principali norme cui attenersi, fate sorvegliare il traffico dalla Polizia Locale. Grazie anche a voi.