POST 909 – VAJONT

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Agosto, 2013 @ 1:15 pm

Detto altrimenti: cinquant’anni fa la “sciagura” del Vajont … Sciagura = calamità naturale. Naturale, appunto, non “disastro provocato dall’uomo”. Allora quella del Vajont non fu una sciagura.

Da tempo BICI UISP Trento aveva programmato, all’interno della propria attività annuale, una tre giorni ciclistica Dobbiaco – Cadore – Longarone – Belluno – Feltre percorrendo le piste ciclabili ricavate nella sede delle vecchie ferrovie dismesse. Da tempo FIAB Trento aveva programmato di commemorare i 50 anni della strage del Vajont. Ed ecco che stante i legami naturali esistenti fra i due sodalizi, legame avvalorato per l’occasione dal fatto che la nostra guida (“nostra” perché chi scrive è un “Uispino”) Bortolo Calligaro è Presidente di FIAB Belluno, le due iniziative si sono felicemente sposate.

A dire il vero a mia moglie, che ciclista allenata non è, io avevo “reclamizzato” la discesa da Cima Banche a Calalzo come motivo principale della “traversata” … E invece, quando ci siamo ritrovati a Longarone, quando dopo tanti anni abbiamo rivisto la diga, quando l’amico Bortolo ci ha condotti a pedalare nell’anello tracciato sulla frana del monte TOC, la pedalata nel nostro lessico familiare da “quella della discesa su Cortina d’Ampezzo” è diventata “quella della nostra seconda visita al Vajont, in occasione del cinquantenario della strage”.

Già, perché di strage si trattò. Lo si sapeva, che sarebbe accaduto. Tuttavia prevalse l’interesse della SADE di vendere la diga all’Enel “a prescindere”. All’epoca l’evoluzione dei media, dei sistemi ci informazione e di comunicazione, il controllo dei sistemi finanziari e quindi il grado di consapevolezza della gente non era tale da generare la giusta reazione popolare (e politca!), che mancò nella misura in cui avrebbe doverosamente potuto e dovuto manifestarsi. Anzi, una giornalista che aveva sottolineato i rischi dell’operazione fu denunciata e condannata per “procurato allarme”!

Visitando quel cimitero, cioè la parte del Monte Toc che riempie l’invaso, mi è sorto spontaneamente un parallelo con un episodio attuale: l’acquisto dei cacciabombardieri F35. Anche questa operazione è costosissima, coma la costruzione della diga del Vajont. Anche in questo caso si sa che questi areoplani non funzionano e non funzioneranno e che, bene che vada, procureranno molti incidenti ai loro piloti. 50 anni fa … il Vajont e – in tragico parallelo – l’acquisto dei caccia Starfighter F104, soprannominati poi “bare volanti” per la frequenza con cui da “portanti” diventavano “deportanti”, precipitando e provocando la morte dei loro piloti. La storia? Pare che la storia non sia maestra di vita! Ma torniamo agli F 35. Se va “bene” (bene, si fa per dire) funzioneranno e porteranno la morte al “nemico”. Già, perché noi li useremo solo per “guerre giuste”, cioè “giuste” in quanto definite tali da noi, non certo dal “nemico” … Le guerre … sono come le ciliegie: una tira l’altra, ma tant’è …

In ogni caso gli F 35 caso sottrarranno settantadue mila milardi di lire, cioè … scusate, 36 miliardi di euro (12 per l’acquisto e 24 per l’utilizzo e la manutenzione, secondo calcoli del venditore) agli investimenti produttivi destinati a far uscire dalla disoccupazione, dalla disperazione e dalla mancanza di futuro tanta gente. Quanta? La strage del Vajont provocò oltre 2.000 vittime. Quante sono le vittime dei mancati investimenti produttivi dovuti alla precedenza data alla “priorità F 35”?
Un uomo non lo si uccide solo seppellendolo sotto una valanga di fango. Lo si uccide anche togliendogli la dignità del lavoro, la visione di un futuro per sé e per i suoi figli. Ecco cosa mi ha ispirato la visita al Cimitero Vajont, o meglio, ecco cosa mi ha ispirato il mio secondo Pellegrinaggio al Santuario Vajont.

Il Talmud ebraico dice che se salvi un uomo salvi un popolo, in quanto salvi lui, i suoi figli, i figli dei suoi figli e così via. Ma se uccidi un uomo, se uccidi duemila uomini, se neghi la dignità del lavoro e di un futuro a milioni di uomini, non commetti forse un crimine contro l’umanità?