Eroi, ieri e oggi
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2012 @ 9:30 amDetto altrimenti: nell’antica Grecia erano Eroi solo i figli di in Dio/Dea e di una donna/uomo mortali . Lo erano per diritto di nascita, indipendentemente dalla loro successiva condotta.
L’Iliade “di poco fa”, cioè del post precedente, mi ha richiamato alla memoria la figura dell’Eroe per gli antichi Greci. L’omerico Achille era figlio della dea Teti e del mortale Peleo). Oggi, secondo questo canone, chi ha fede potrebbe dire che abbiamo un solo Eroe: Gesù Cristo. Tutti gli altri che avessero compiuto imprese eccezionali o avessero comunque qualità superiori alla media sarebbero stati ( e sono, ai giorni niostri) “semplicemente†uomini/donne che facevano il loro dovere in modo e con abilità straordinarie. Non sarebbero Eroi. Per restare nell’Iliade di Omero, il troiano Ettore non lo era, ma era migliore di Achille. Almeno lui si batteva per difendere la patria e la famiglia, non per riprendere la moglie di un amico, Elena, scappata a Troia con l’amante Paride, né faceva sciopero perché gli avevano sottratto la concubina preferita
Oggi, alla figura dell’Eroe, si è sostituita – ma vale solo per i credenti – la figura del Beato e del Santo. A parte costoro, peraltro purtroppo assai rari, oggi, non ci servono Eroi ma donne e uomini che facciano il loro dovere. Di questi abbiamo un gran bisogno.
Un commesso viaggiatore muore in un incidente automobilistico nella nebbia e nella neve della Val Padana, mentre cerca di portare a casa la pagnotta. Altri, tanti, troppi, muoiono negli incidenti sul lavoro in miniera, nelle fabbriche, sui campi, nei cantieri.
Mamme, lavoratrici, pendolari. Abitavo a Monza. Lavoravo a Milano. Mattina presto Dall’interno dell’auto spesso vedevo giovani mamme con in braccio un fagottino imbacuccato, che correvano a portarlo (suppongo), alla nonna e poi, via, di corsa, al treno per Milano, per poi prendere un bus o il metrò ed essere, finalmente, alle otto e mezza – nove, in ufficio e poi, sempre verso le otto, ma questa volta di sera, per essere di nuovo a casa, dopo essere passate dal supermercato e poi a riprendere il fagottino di cui sopra. In estate e in inverno, con l’afa soffocante con l’umida fredda nebbia padana. Una mia impiegata veniva a lavorare a Milano nord, tutti i giorni, in treno, da Bormio. Un’altra, da Pavia.Â
Il Brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto, in servizio dopo l’8 settembre, si offrì quale vittima innocente al fuoco nazista per evitare la fucilazione di alcuni ostaggi civili.
Un altro brigadiere dei CC di nome Dario, dopo lo stesso 8 settembre, catturato dai Tedeschi che erano stati informati dell’armistizio (loro si, gli Italiani no!) si rifiutò di prestare servizio ai loro ordini e si fece due anni di campo di concentramento in Germania. Ebbe fortuna, tornò a casa da sua moglie, cioè mia mamma, da
mio fratello e da me. Era stato carabiniere a Palù di S. Ordola (Tn)  e a Bolzano, Brigadiere a Vermiglio (Tn). Finì la carriera come Maresciallo Maggiore a Cles (Tn).