GRUPPO DI LETTURA MARIA LIA GUARDINI – BIBLIOTECA DI TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2013 @ 2:48 pm

Detto altrimenti: cultura, insieme di conoscenze, a Trento …

Oggi, seconda ed ultima lectio magistralis della nostra Prof Maria Lia Guardini, prendendo spunto dalle Metamorfosi di Apuleio.

Prossimi appuntamenti : martedì 7 e 21 maggio 2013, ad ore 10,00, presso la Biblioteca Comunale di Trento, Via Roma, 55, Sala degli Affreschi, primo piano, entrata libera, rispettivamente sulle Bucoliche e sulle Georgiche di Virgilio.

All’interno del romanzo di Apuleio, le favole. In particolare Amore e Psiche che può essere letta come autonoma fiaba di magia. E in questa magìa, una delle prove cui Venere sottopone Psiche, di rimettere in ordine un miscuglio di semi diversi, ci porta all’esigenza (dell’autore? del lettore?) di mettere ordine fra le idee, sue, nostre.

Al che sorge una domanda: come veniva percepita l’opera ai suoi tempi? Ecco il problema (“problema”: dal greco, “masso posto davanti ai propri piedi”): il problema della ricezione nella comunicazione letteraria che si articola in emittente (autore), messaggio (opera), destinatario (lettore). Il problema si pone innanzi tutto per lo stesso autore, destinatario dei suoi stessi messaggi, che talvolta gli giungono inaspettati, imprevedibili. Potremmo parlare di letture non preordinate (per sè e per gli altri) dall’autore.

Corfù, l’isola dei Feaci

Oggi diamo per scontata l’esistenza di “concetti” che invece sono “nati” nel tempo. Ad esempio, la discussione sule varie forme di governo … già nell’Odissea ve ne sono i germi di questa “filosofia”: i Feaci presso la cui isola approda Ulisse, hanno mura cittadine, leggi non scritte ma ben osservate, lavorano i campi, hanno dei e li rispettano, coltivano la pesca e la navigazione, convivono in società. I Ciclopi: tutto il contrario di ciò. Ora, probabilmente Omero non aveva intenzione di scrivere un trattato sulla politica, cioè sull’arte del governo della convivenza. E invece …

Alberto Moravia

In tempi più vicini a noi, Alberto Moravia, dopo avere scritto “Gli indifferenti” ed essersi sentito dire che quel suo lavoro rappresentava l’inizio del neorealismo, in un articolo su Corsera ebbe a dichiarare che non aveva avuto né quella consapevolezza né tanto meno quell’intento.

E Umbero Eco, nelle postille a “Il nome della Rosa”, ebbe a dire che era stato incuriosito dal fatto che il suo lavoro venisse letto in varie ottiche, come opera storica, come gioco di paragrammi (?) o altro.

Noi non possiamo sapere se il Manzoni, inserendo il “romanzo della monaca di Monza” all’interno del romanzo “I promessi Sposi”, avesse avuto presente l’inserimento di “Amore e Psiche” all’interno delle Metamorfosi. Tant’è… we cannot help ourselves noting … non possiamo fare a meno di notare che esiste una “idea di letteratura” che si impone agli autori, in secoli e luoghi assolutamente diversi e quasi sicuramente non comunicanti.

E che dire dell’ultima prova cui Psiche è sottoposta da venere, la discesa agli inferi? Innanzi tutto che essa è una parodia delle discese agli inferi della serie mitologica precedente. E poi, che Dante Alighieri avesse letto Apuleio?

E ancora, della “proibizione di” aprire il vaso di Pandora; di non voltarsi a guardare la Gorgona; di non ascoltare il canto delle sirene; di non aprile la fiala di Venere (Psiche); fino al nostro divieto divino di “non mangiare la mela nel Paradiso Terrestre? Desiderio di conoscenza per le menti più elevate. Per gli altri curiosità.

Ecco la modernità dell’opera di Apuleio.

Livio Andronico

Ma veniamo al latino, alla letteratura latina. Essa nacque tardi, sulla scia della letteratura greca, tant’è vero cha la prima opera in latino fu scritta da un Greco, Livio Andronìco che tradusse l’Odissea di Omero. Infatti i Romani erano “scarponi militari”, se si pensa che nei due secoli antecedenti Augusto, essi furono sempre in guerra, sino alla creazione della maggiore superpotenza militare imperiale mondiale dell’epoca. La letteratura inizia a nascere quindi solo alla fine delle Guerre Puniche.
Nata tardi, cresce in fretta ed in fretta muore, salvo restare appannaggio delle classi elevate, colte (Dante Alighieri, Galileo Galilei) e della Chiesa.

Virgilio

Prendiamo l’inizio dell’Eneide di Virgilio: “arma virumque cano”, canto le guerre (Iliade) e l’uomo (Odissea): prima il viaggio di Enea da Troia al Lazio e poi le sue guerre nel Lazio. Imitazione ma non solo: anche emulazione, cioè “cerco di fare del mio meglio, se posso anche meglio di te”.

Bucoliche, una raccolta di ecloghe, singoli componimenti “scelti” dal greco echlego, scelgo (da cui il nostro eclettico). Componimenti scelti dallo stesso autore fra tanti altri sui scritti, una sorta di antologia anzos – lego, raccolta di fiori (letterari). A imitazione di Teocrito, argomenti che riguardano i pastori: bukoloi, pastori, appunto, in greco. Quelli di Teocrito vivono ambienti mediterranei: sole, aria limpida. Quelli di Virgilio sono “padani”, ma hanno la schiena diritta, non “puzzano”, sono colti, sensibili. Perché? Qui sorge il problema del rapporto fra il potere e la letteratura. Infatti a Virgilio talvolta è stato attribuito il ruolo di poeta vate, nel senso di essere il cantore della politica agricola di Augusto, il quale, dopo la battaglia di Azio, aveva espropriato i latifondisti per creare una ampia classe media agreste di piccoli proprietari terrieri.

Dieci minuti filati … senza pausa pranzo! In Toscana direbbero: “Te sì che se’ n’omo, miha la tu’ sorella”

Soprattutto in tal senso operò il Minculpop dell’epoca, retto dal ministro Mecenate. del resto, qualche anno dopo, la cosa si ripetè, con l’invio dei nostri contadini in Libia e soprattutto con Benito Mussolini a mietere il grano a dorso nudo..

Ma Virgilio crede in quello che scrive. Celebra il mito di Roma più che la sua storia. Non è servile.

Le Bucoliche hanno una loro geometria simmetrica. Sono dieci. Quelle pari, scene e dialoghi. Le dispari, narrative. La decima è di commiato. La quinta, centrale, è la “Dafni”, poeta e cantore bucolico. La prima e la nona, autobiografiche. La seconda e l’ottava, lamenti d’amore. La terza e la settima, gare poetiche. La quarta e la sesta sono anomale rispetto al canone della poesia bucolica, la quarta soprattutto,  quella del “puer” , del bambinello che deve nascere … ci fa pensare alla profezia della nascita di Gesù.