LE CRISI ECONOMICHE NEGLI ULTIMI 150 ANNI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Febbraio, 2013 @ 6:41 pmDetto altrimenti: se le conosci le eviti
(Post del 2013 collocato temporaneamente nelle prime pagine il 27.03.2020, in relazione alla crisi Covid19 e ai suoi sviluppi economici e umani)
Organizzata dal Gruppo Cultura del Comitato Culturale e Ricreativo di Martignano (TN) presso la sala Civica in Piazza Menghin, la sera del 7 febbraio 2013 si è tenuta una conferenza dal titolo “Le crisi strutturali dell’ultimo secolo e mezzo”. Ha introdotto i lavori Luciano Imperadori (luciano.imperadori@tin.it). Relatore il Prof. Andrea Leonardi. Quanto segue è un sunto realizzato sulla base di appunti presi a mano. Eventuali errori e inesattezze sono da imputarsi esclusivamente al blogger, cioè a me e non al conferenziere.
Inizia
Crisi. Congiunturali o strutturali. Inflazionistiche o deflazionistiche. La maggior parte delle crisi sono state strutturali – deflazionistiche, tranne le due crisi del 1973 e del 1979, dovute alle due guerre del Kippur e a quella arabo-israeliana: esse furono congiunturali – inflazionistiche (inflazione + stagnazione economica) e ne uscimmo assai velocemente.
Per converso, le due grandi crisi strutturali deflazionistiche – quella della metà dell’800 e quella del 28 ottobre 1929 – durarono molto: la prima addirittura 20 anni. La seconda quattro anni.
1870. La Grande Deflazione. Prezzi in caduta libera, recessione. Solo convenzionalmente se ne data l’origine all’8 maggio 1873, il cosiddetto primo venerdì nero della Borsa viennese: nello stesso giorno precipitò la quotazione di tutte le società quotate in borsa. Tutti si precipitarono a vendere. Fu necessario far presidiare la Borsa dalla polizia. Un esponente della famiglia Rotschild rischiò il linciaccio.
Cosa era accaduto? Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack del 10 maggio 1873, quando ci si accorse che “il re era nudo!”. L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito disponibile per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza pura, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì. Idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via si salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini!
Questa Grande Deflazione non viene ricordata a sufficienza nè viene presa in grande considerazione perchè fu solo europea. Essa fu generata anche dal mutamento delle infrastrutture di comunicazione (ferrovie) e del passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Infatti i velieri erano costretti a soste di mesi interi in attesa degli Alisei e comunque trasportavano solo merci ad alto valore intrinseco. Con l’avvento delle navi a vapore, il costo dei noli crollò (nonostante che il vento fosse gratuito e il carbone no) e le navi iniziarono a trasportare grandi quantità di merci a basso valore intrinseco, fra cui le derrate alimentari americane che invasero i mercati europei, aggravando la crisi dei produttori agricoli: cereali dal nord America e carni congelate dal sud America. Ciò determinò da parte di tutti i paesi europei una politica protezionistica con l’imposizione di dazi all’importazione che però non equilibravano completamente lo squilibrio dei prezzi. Pertanto i produttori europei cercarono di scaricare queste differenze risparmiando sul costo del lavoro (riducendo sui salari).
Nel frattempo gli USA si avvantaggiarono moltissimo da questa nuova forza lavoro che arrivava dall’Europa, mentre in Europa per 20 anni il PIL diminuiva. Tuttavia la crisi ebbe l’effetto che hanno le guerre, le pestilenze, le carestie: si crearono le condizioni per una ri-crescita. Infatti lo svuotamento della popolazione aumentò la quantità di risorse disponibili pro capite. Inoltre intervenne la seconda rivoluzione industriale: l’Ing. Daimler inventò il motore a scoppio; si diffuse la rete elettrica; si inziò a sfruttare la chimica organica. Pertanto si riattivò l’economia europea, Germania in testa anche “grazie” ai danni di guerra pagati dalla Francia uscita sconfitta dalla guerra franco-tedesca. La ricerca europea produsse molti brevetti che gli USA acquistarono e che poi svilupparono su scala molto maggiore: era nata la grande impresa USA.
Dalla crisi si esce a metà degli anno 1890 con la Belle Epoque. Tuttavia questa corsa sfrenata al benessere, queste esagerate accelerazioni, queste tensioni da positive divennero negative e condussero alla prima guerra mondiale.
1929: Grande Depressione. Essa ha coinvolto gli USA dove per la prima volta si conosce la fame. Migliaia di aziende agrarie lasciano marcire i prodotti e morire il bestiame perchè non vi è il ritorno economico, mentre nelle città la gente patisce la fame. E’ una crisi di sovrabbondanza. Si produce più della domanda. Ciò fu dovuto a errori della politica monetaria e del mercato e alla incapacità del governo di analizzare e reagire alle cause della crisi, prima fra tutte gli effetti della prima guerra mondiale. Fame, aumento della mortalità, apatia sfiducia depressione. La crisi non colpisce la Russia (ad economia non di mercato ma pianificata) e colpisce solo marginalmente in Giappone (La Cina non esisteva come potenza economica). Fame: il welfare pubblico non esisteva. La gente fa la coda presso le istituzioni benefiche private per ricevere un piatto di minestra. Gli USA non erano abituati alla povertà come lo era l’Europa. La borsa di NY crolla: 28.10.1929, – 13,37 % (tuttavia 1l 19.10. 1987 il crollo fu del -22,61%!). Panico finanziario, vendite, fallimenti fino alla fine del 1932. Se ne esce solo con il 1933.
Gli USA erano stati fondamentalmente estranei alla prima guerra mondiale ed erano intervenuti con aiuti finanziari (prestiti) a chi poi vinse la guerra. Dopo la guerra, fanno valere il principio del creditore, imponendo alle nazioni vincitori di rimborsare i debiti. I vincitori a loro volta imposero alla Germania di pagare 132 miliardi di marchi oro, che la Germania non aveva. Le grandi banche USA prestarono alla Germania soldi per estinguere il debito di guerra.
Inoltre, l’Europa aveva bisogno della tecnologia che ormai era diventata USA e in contropartita cerca di esportare di più verso gli USA i quali però chiudono le frontiere a persone e merci. Le frontiere si riapriranno solo dopo il 1923 ma ormai i rapporti fra Europa e America si sono deteriorati.
In questo periodo in USA soffrono un po’ miniere, cantieri navali e industria tessile e vanno molto bene auto (GM, Crysler, Ford), elettrodomestici, radio. Si esasperano le vendite con rateizzazioni e credito al consumo. Nel 1929 negli USA vi sono 26.000 banche per il credito al consumo. La borsa vola all’insù. Si guadagna senza lavorare! Crisi da sovrabbondanza. Debitori insolventi, Nel 1932 -1034 chiudono 11.000 banche. Cade il commercio. Vi sono 13.000.000 disoccupati in USA; 6.000.000 in Germania; 32.000.000 nel mondo.
L’ideologia USA non prevedeva l’intervento pubblico. Si era ricorsi solo ad austerità, tagli alle spese, riduzione degli interventi statali, peraltro già modestissimi. Massimo protezionismo, da parte di tutti i paesi.
Solo allora si comincia a capire che occorre cambiare metodo e indirizzo: Prendono campo le teorie Keynesiane. Il Presidente Roosevelt inaugura il New deal, la spesa in disavanzo crea opportunità di lavoro. Lo stato diventa imprenditore. Il new deal dà fiducia ma l’uscita dalla crisi avviene grazie al riarmo che crea piena occupazione. Il dollaro viene sganciato dalla parità con l’oro (1934). Gli USA richiamano dall’Europa i capitali ivi investiti: fallisce la banca Credit Anstaldt di Vienna e molte alte banche tedesche ed europee.
In Italia Mussolini tramite Alberto Beneduce crea l’IMI – Istituto Mobiliare Italiano per liberare Comit, Credit e Banco di Roma dagli investimenti a medio lungo termine, e l’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale, che deterrà sino al 40% dell’intera industria del paese (n.d.r.: ok per la legge sulla specializzazione bancaria. I danni delle banche universali, in USA e in Europa, sono sotto gli occhi di tutti e gli USA stanno ridividendo le specializzazioni finanziarie, bancarie e assicurative).
Finisce
Dal 1 al 22 luglio 1944 con la guerra ancora in corso, si tenne la conferenza di Bretton Woods (New Hampshire), per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Infatti, si preparò la ricostruzione del sistema monetario e finanziario, riunendo 730 delegati di 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l’obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro USA (a sua volta agganciato all’oro che fu stabilito valere 35 US dollari l’oncia), che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il piano istituì sia il FMI che la banca Mondiale. Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l’accordo. Ciò avvenne nel 1946. Nel 1947 fu poi firmato il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade – Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) che si affiancava all’FMI ed alla Banca mondiale con il compito di liberalizzare il commercio internazionale.
Nel 1970 si interruppe la parità dollaro-oro e il sistema dei cambi fissi (n.d.r.).
Mia considerazione. Ripeto qui quella fatta nel corso del dibattito che è seguito all’esposizione del relatore: dobbiamo dare assoluta priorità alla Questione Morale; al contempo costituire gli Stati Uniti d’Europa e concordare con gli USA la totale chiusura dei nostri sistemi ai paesi che non adottino le nostre regole morali, bancarie, finanziarie sociali, sui diritti umani, sul rispetto dell’ambiente, sul risparmio energetico etc.. Il Professor Leonardi concorda.
Fine del post
Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se nel frattempo costretti a casa.
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