AREOPLANI, AREOPLANI, AREOPLANI: RADDOPPIARE FIUMICINO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2013 @ 7:20 am

Detto altrimenti: areoplani, si vede che è il loro turno! Vabbè che “volare necesse est” ma “est modus in rebus”, c’è un limite a tutto, soprattutto di questi tempi!

Raddoppio? No, grazie!

Due post fa, scrissi di un aereo che tranciò i cavi della funivia del Cermis.
Nel post precedente ho scritto dei cacciabombardieri F 35.
In questo, scrivo del progetto di raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino.

Si tratta di riconvertire al cemento 1.300 ettari di terreno agricolo e di oasi naturalistiche. La proprietà dell’area è della Maccarese che è del Gruppo Benetton.

Confesso che – a differenza del progetto F35 – non ho (ancora) approfondito il problema. Tuttavia mi sorge spontanea una domanda: questo consumo di terreno agricolo e naturalistico ( e di denaro) è opportuno e necessario, sotto ogni profilo?

Abbiamo già costruito un enorme aeroporto alle porte di Varese e della Svizzera: l’Aeroporto di Milano-Malpensa “Città di Milano” originariamente Aeroporto Città di Busto Arsizio il quale nel 2011 si è posizionato al secondo posto in Italia dopo l’aeroporto di Roma-Fiumicino per traffico passeggeri complessivo, con circa 19 milioni di viaggiatori, e al primo posto per il traffico merci, con 450.446 tonnellate. Se lo volete raggiungere da Trento, dovete sobbarcarvi due viaggi: uno da Trento a Milano, ed uno da Milano alla Malpensa! Sicuramente è più agevole raggiungere Malpensa per gli Svizzeri!

Si sta redigendo un “Piano Nazionale Aeroporti” per il passaggio dallo Stato (che li dismette) alle Regioni di molti aeroporti minori, con il conseguente trasferimento a loro del carico economico in caso di gestione passiva (in alternativa alla loro chiusura).

Da più parti, anche molto qualificate (Industriali Diego Della Valle e Oscar Farinetti, trasmissione “Che tempo che fa” del 3 febbraio 2013), si sta sottolineando che i punti di forza del Paese Italia sono l’agroalimentare, il turismo, la moda, il design, l’arte, la cultura.

Pare di assistere alla corsa dei “coloni USA” (usurpatori delle terre degli indiani d’America) alla “conquista” del West: chi “arriva primo” si accaparra il diritto a farsi finanziare “comunque” il suo progettone, custa l’on ca custa, si direbbe in dialetto valdostano, costi quel che costi. Nel frattempo veniamo distratti dalle discussioni sull’art. 18, sull’IMU sulla prima casa, mentre dei “progettoni” poco o niente si discute.

Un solo progettone è stato (giustamente) eliminato: il Ponte sullo Stretto.

Una battuta per alleggerire il discorso: … anche perché poi la politica ha dimostrato che lo si può attraversare a nuoto, quello stretto, sia pure con una nuotata che per la sua spettacolarità mediatico-politica, ricorda la traversata a nuoto del Fiume Giallo compiuta da Mao Zedong. Ricordo, anni ’50. Frequentavo scuole medie. Un mio compagno, un forte pallanuotista oggi giornalista sportivo, Enzo Barlocco, ebbe a dire: “Neanche se utilizza una supposta al pepe! (a dire il vero Enzo descrisse più particolareggiatamente l’uso della supposta …). Poi, leggendo il libro del giornalista Simon Winchester “Il fiume al centro del mondo” (Neri Pozza Tascabili, 2002), scoprii che l’impresa riuscì in quanto il nuotatore si fece trasportare dalla corrente e che il vero rischio che corse fu quello di essere morso dai serpentelli velenosissimi che popolano quelle acque.

Ma che dire di un TAV – Trento ad Alta Velocità, per trasportare più velocemente merci che non esistono, o più velocemente passeggeri per i quali – invece di rovinare una valle e di traforare 57 km di montagna contenente terreno radioattivo – basterebbe adeguare la segnaletica italiana a quella francese nella tratta Milano-Torino per abbreviare già così di un’ora l’attuale tempo di percorrenza fra Lione e Milano?

E che dire del progetto F 35? (cfr. post citato)?

Proviamo a fare i conti: TAV + F35 + Fiumicino = …. quanti sarebbero gli “euri” risparmiati, che potrebbero essere investiti nella creazione di migliaia di cooperative giovanili per il rilancio di siti naturalistici, artisti e storici, nel rilancio di migliaia di piccole fattorie agricole, nella difesa del territorio da eventi alluvionali, nella realizzazione di impianti di cogenerazione e di produzione di energie rinnovabili, etc.?

Dobbiamo esigere che la politica riscriva l’ordine delle priorità!

Fine del post

“Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.