IL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Febbraio, 2013 @ 7:06 amDetto altrimenti: siamo sicuri che l’ attuale è quello giusto?
Mi pare che nessun partito politico abbia inserito nel proprio programma elettorale la verifica della validità dell’attuale modello di sviluppo e il suo eventuale aggiornamento.
Un esempio di un modello diverso? Ad esempio, dare priorità a:
Siti culturali, storici e naturalistici
Difesa del territorio
Fonti energetiche rinnovabili
Agricoltura
Piccola media e piccola impresa e artigianato
Scuola pubblica, università , ricerca
Sanità pubblica
Rivalutazione delle pensioni della fascia bassa
Reddito di cittadinanza
Proposizione all’UE di un modello di Stati Uniti d’Europa
Massima limitazione delle eccezioni di legge, a causa della quali la legge – purtroppo –  “non†è uguale per tutti
Come finanziare tutto ciò? Ad esempio attraverso
Centralità alla Questione Morale e attivazione di un sistema correttivo e sanzionatorio a tutti i livelli e in tutti i settori
Riduzione dei costi della politica
Ridimensionamento dei super emolumenti in ogni settore
Abolizione di tutti i privilegi di tutte le caste
Riscalettatura delle aliquote fiscali con sgravi decrescenti man mano che si sale dalla fascia più bassa e aggravi decrescenti man mano che si scende dalla fascia più alta
Sospensione dei mega progetti (TAV, F35, etc.)
Rinegoziazione delle condizioni del debito pubblico (“reschedulingâ€)
Non va? No vi pare possibile? Il mio è soprattutto un tentativo di impostare un metodo, anche se, nella sostanza, non esiterei certo a confrontarmi con chi la pensa diversamente. Chi apre il dibattito?
Fine del post
“Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esseâ€, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%â€, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.