Discorso integrale pronunciato ieri da Mario Draghi alla High-Level Conference of the European Pillar of Social Rights.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2024 @ 9:55 am

Buongiorno a tutti. Questa è, in sostanza, la prima volta in cui ho l’occasione di iniziare a condividere con voi, se non proprio la filosofia – non ci siamo ancora arrivati –, almeno il modo in cui si vanno delineando il disegno d’insieme e la filosofia complessiva del report. La competitività è una questione controversa per l’Europa. Nel 1994, l’economista e futuro premio Nobel Paul Krugman etichettò come “pericolosa ossessione” la tendenza a concentrarsi sulla competitività. A suo dire, una crescita a lungo termine si ottiene aumentando la produttività – che va a beneficio di tutti – e non tentando di migliorare la propria posizione relativa rispetto ad altri e di catturare la loro quota di crescita.

L’approccio alla competitività che abbiamo adottato in Europa dopo la crisi del debito sovrano sembrerebbe avergli dato ragione. Abbiamo deliberatamente perseguito una strategia basata sul tentativo di ridurre i costi salariali l’uno rispetto all’altro, in aggiunta a una politica fiscale prociclica, con l’unico risultato di indebolire la nostra stessa domanda interna e minare il nostro modello sociale. Non è la competitività a essere viziata come concetto. È l’Europa che si è concentrata sulle cose sbagliate.


Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo noi stessi come concorrenti, anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l’esterno: con una bilancia commerciale in fin dei conti positiva, non abbiamo considerato la nostra competitività esterna come una questione di policy seria. In un ambiente internazionale favorevole, abbiamo fatto affidamento sulla parità di condizioni a livello globale e su un ordine internazionale basato sulle regole, aspettandoci che gli altri facessero lo stesso.

Ma ora il mondo sta cambiando velocemente, e siamo stati colti di sorpresa.Altre regioni, in particolare, hanno smesso di rispettare le regole e sono attivamente impegnate a elaborare politiche volte a migliorare la loro posizione competitiva. Nel migliore dei casi, queste politiche hanno l’obiettivo di riorientare gli investimenti verso le proprie economie a scapito della nostra; nel peggiore, sono progettate per rendere permanente la nostra dipendenza da loro.


La Cina, ad esempio, punta a catturare e internalizzare tutte le parti delle catene di approvvigionamento legate alle tecnologie verdi e avanzate, e sta facendo in modo di assicurarsi l’accesso alle risorse necessarie. Questa rapida espansione dell’offerta sta portando a un eccesso di capacità in numerosi settori e minaccia di indebolire le nostre industrie. Gli Stati Uniti, da parte loro, utilizzano la politica industriale su larga scala per attrarre entro i propri confini la capacità produttiva interna di maggior valore, compresa quella delle imprese europee, ricorrendo al protezionismo per tagliare fuori la concorrenza e impiegando il loro potere geopolitico per riorientare e proteggere le catene di approvvigionamento.

Come Unione europea non abbiamo mai avuto un analogo “Industrial Deal”, anche se la Commissione continua a fare tutto quanto è in suo potere per colmare questa lacuna. Sta di fatto che, nonostante una serie di iniziative positive in corso, ci manca ancora una strategia complessiva sulle risposte da dare nei diversi settori.

Ci manca una strategia su come tenere il passo nella corsa, sempre più spietata, per la leadership nelle nuove tecnologie. Oggi i nostri investimenti in tecnologie digitali e avanzate, anche per la difesa, sono inferiori rispetto a quelle di Stati Uniti e Cina, e solo quattro dei primi 50 player tecnologici al mondo sono europei. Ci manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali da condizioni di disparità globali dovute ad asimmetrie nella regolamentazione, nei sussidi e nelle politiche commerciali. Un caso esemplare è quello delle industrie ad alta intensità energetica. In altre regioni, queste industrie non solo devono sostenere costi energetici più bassi, ma sono anche soggette a minori oneri normativi e, in alcuni casi, ricevono pesanti sovvenzioni che rappresentano una minaccia diretta alla possibilità per le imprese europee di competere. In assenza di politiche pianificate e coordinate strategicamente, la logica conseguenza è che alcune delle nostre industrie finiscano per ridurre la capacità produttiva o si trasferiscano al di fuori dell’UE.

E ancora, ci manca una strategia su come assicurarci le risorse e gli input di cui abbiamo bisogno per realizzare le nostre ambizioni, senza accrescere la nostra dipendenza da altri.
In Europa abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa e obiettivi impegnativi per i veicoli elettrici. Ma in un mondo in cui i nostri concorrenti controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, una simile agenda non può che essere accompagnata da un piano per mettere in sicurezza le nostre catene di approvvigionamento — dai minerali critici alle batterie, passando per le infrastrutture di ricarica. Finora la nostra risposta è stata limitata perché il modo in cui siamo organizzati, i nostri processi decisionali e i nostri meccanismi di finanziamento sono progettati per il mondo di ieri: pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, pre-ritorno delle ostilità tra grandi potenze. Ma a noi serve un’Unione europea che sia adeguata al mondo di oggi e di domani. Ecco perché quel che proporrò nella relazione che la Presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale: perché è di questo che c’è bisogno.

In ultima analisi, sarà necessario completare una trasformazione che attraversi tutta l’economia europea. Dobbiamo poter contare su sistemi energetici decarbonizzati e indipendenti; un sistema di difesa integrato e adeguato a livello di UE; produzione nazionale nei settori più innovativi e in più rapida espansione; e una posizione di leadership nell’innovazione deep-tech e digitale, che sia vicina alla nostra base produttiva. Tuttavia, vista la velocità alla quale si muovono i nostri concorrenti, è altrettanto importante stabilire delle priorità. È necessario agire immediatamente nei settori maggiormente esposti alle sfide verdi, digitali e di sicurezza. Il mio report si concentrerà su dieci di questi macro-settori dell’economia europea. Ogni settore richiede riforme e strumenti specifici, ma dalla nostra analisi emergono tre fili conduttori, comuni ai diversi interventi di policy. Il primo è favorire le economie di scala. I nostri principali concorrenti stanno approfittando della propria dimensione continentale per generare economie di scala, aumentare gli investimenti e catturare quote di mercato nei settori in cui questo conta di più. In Europa avremmo naturalmente lo stesso vantaggio, ma la frammentazione ci frena.

Nell’industria della difesa, ad esempio, la mancanza di economie di scala ostacola lo sviluppo di una capacità industriale europea: un problema riconosciuto anche dalla recente Strategia industriale europea per la difesa. Negli USA, ai cinque soggetti principali fa capo l’80% del mercato statunitense nel suo complesso, mentre in Europa si arriva solo al 45%. Questa differenza si spiega in gran parte con la frammentazione della spesa per la difesa nell’UE.


I governi non ricorrono molto spesso agli acquisti congiunti — gli appalti collaborativi rappresentano meno del 20% della spesa — e non si concentrano abbastanza sul mercato interno: negli ultimi due anni quasi l’80% degli acquisti è stato effettuato da paesi terzi. Per soddisfare le nuove esigenze in materia di difesa e sicurezza, dobbiamo intensificare gli approvvigionamenti congiunti, rafforzare il coordinamento della spesa e l’interoperabilità delle attrezzature, ridurre notevolmente la dipendenza da fornitori internazionali.

Un altro ambito in cui non stiamo perseguendo economie di scala sono le telecomunicazioni. Nell’UE abbiamo un mercato di 445 milioni di consumatori, ma gli investimenti pro capite sono solo la metà di quelli negli Stati Uniti e siamo in ritardo nella diffusione del 5G e della fibra. Uno dei motivi di questa lacuna è che abbiamo 34 gruppi di reti mobili in Europa — e 34 è una stima prudente, in realtà ne abbiamo molti di più — che spesso operano solo su scala nazionale, contro i tre degli Stati Uniti e i quattro della Cina. Per produrre maggiori investimenti, dobbiamo razionalizzare e armonizzare ulteriormente la normativa in materia di telecomunicazioni in tutti gli Stati membri e sostenere — non ostacolare — il consolidamento. E le economie di scala sono fondamentali anche in un altro senso, per le imprese giovani che generano le idee più innovative. Il loro modello di business dipende dalla capacità di crescere rapidamente e commercializzare le proprie idee, il che a sua volta presuppone l’esistenza di un grande mercato interno. E la scala è essenziale anche per lo sviluppo di nuovi medicinali innovativi, attraverso la standardizzazione dei dati dei pazienti dell’Unione europea e l’uso dell’intelligenza artificiale, che ha bisogno di tutta la ricchezza di dati di cui disponiamo— se solo riuscissimo a standardizzarli. In Europa siamo tradizionalmente molto forti nella ricerca di base, ma non riusciamo a portare l’innovazione sul mercato e a potenziarla.

Per affrontare questo ostacolo potremmo, tra le altre cose, rivedere l’attuale normativa prudenziale sul credito bancario e istituire un nuovo regime normativo comune per le start-up nel settore tecnologico. Il secondo filo conduttore è la fornitura di beni pubblici. Ci sono investimenti di cui tutti beneficiamo, ma che nessun paese può sostenere da solo: in questi casi avremmo tutte le ragioni per agire insieme, pena il rischio di non essere all’altezza delle nostre esigenze— ad esempio sul fronte del clima, nel campo della difesa e anche in altri.
Nell’economia europea ci sono varie strozzature, punti in cui la mancanza di coordinamento si traduce in inefficienze dovute proprio al basso livello di investimenti. Un esempio è rappresentato dalle reti energetiche, e in particolare dalle interconnessioni. Che si tratti di un bene pubblico è chiaro: un mercato integrato dell’energia ridurrebbe i costi energetici per le nostre imprese e ci renderebbe più resilienti di fronte alle crisi future— un obiettivo che la Commissione persegue nel contesto di REPowerEU. Ma l’interconnessione richiede decisioni in materia di pianificazione, finanziamento, approvvigionamento di materiali e governance, e queste decisioni sono difficili da coordinare. Di conseguenza, non saremo in grado di costruire una vera Unione dell’energia fintanto che non ci accorderemo su un approccio comune.

Un altro esempio è la nostra infrastruttura di super computing. L’UE dispone di una rete pubblica di computer ad alte prestazioni (_high-performance computers _ o HPC) di livello mondiale, ma le ricadute sul settore privato sono al momento molto, molto limitate. Questa rete potrebbe essere utilizzata dal settore privato — ad esempio dalle start-up di intelligenza artificiale e dalle PMI — e in cambio, i vantaggi finanziari conseguiti potrebbero essere reinvestiti per aggiornare gli stessi HPC e sostenere l’espansione del cloud nell’UE. Una volta identificati questi beni pubblici, dobbiamo anche dotarci dei mezzi per finanziarli. Il settore pubblico ha un ruolo importante da svolgere, e in passato ho già parlato di come potremmo fare un uso migliore della capacità di prestito comune dell’UE, in particolare in settori, come la difesa, in cui la frammentazione della spesa riduce la nostra efficacia complessiva. La maggior parte del fabbisogno di investimenti, tuttavia, dovrà essere coperta da investimenti privati. L’UE dispone di risparmi privati molto elevati, che sono però per lo più incanalati nei depositi bancari e finiscono per non finanziare la crescita quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Per questo motivo il progresso dell’Unione dei mercati dei capitali è una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività.

Il terzo filo conduttore è garantire l’approvvigionamento di risorse e input essenziali. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi in materia di clima senza aumentare la nostra dipendenza da paesi sui quali non possiamo più contare, avremo bisogno di una strategia globale che copra tutte le fasi della catena di approvvigionamento dei minerali critici. Al momento, in quest’ambito stiamo per lo più lasciando campo libero agli attori privati, mentre altri governi hanno scelto di guidare in prima persona, o comunque di coordinare fortemente, l’intera catena. Abbiamo bisogno di una politica economica estera che produca, per la nostra economia, questo stesso risultato. La Commissione ha già avviato questo processo con il Regolamento europeo sulle materie prime critiche, ma occorrono misure complementari per rendere più concreto il suo obiettivo. Ad esempio, potremmo prevedere una apposita piattaforma mineraria critica dell’UE, principalmente a fini di approvvigionamento congiunto, diversificazione e sicurezza dell’offerta, messa in comune delle fonti di finanziamento e costituzione di scorte.

Un altro contributo fondamentale che dobbiamo garantire — e che riveste un’importanza particolare per voi, le parti sociali — è la disponibilità di forza lavoro qualificata. Nell’UE, tre quarti delle imprese segnalano difficoltà nell’assumere dipendenti con le giuste competenze, e per 28 profili professionali – che rappresentano il 14% della nostra forza lavoro – sono attualmente identificati come carenti di manodopera. Con l’invecchiamento della società e un atteggiamento meno favorevole nei confronti dell’immigrazione, dovremo trovare queste competenze al nostro interno. Sarà necessario lavorare da più parti per assicurare la disponibilità delle skill necessarie e definire percorsi flessibili di miglioramento delle competenze. Uno degli attori più importanti al riguardo sarete voi, le parti sociali. Siete sempre stati fondamentali nelle fasi di cambiamento e l’Europa farà affidamento su di voi per contribuire ad adattare il nostro mercato del lavoro all’era digitale e rafforzare i nostri lavoratori. Questi tre filoni ci impongono una riflessione profonda sulla nostra organizzazione, su cosa vogliamo fare insieme e cosa mantenere a livello nazionale. Considerata l’urgenza della sfida che abbiamo davanti, tuttavia, non possiamo concederci il lusso di rimandare a una futura revisione del Trattato le risposte a tutte queste importanti questioni. Per garantire la coerenza tra i diversi strumenti di policy dovremmo essere in grado di sviluppare ora un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se dovessimo constatare che ciò non è fattibile, in casi specifici, dovremmo essere pronti a prendere in considerazione la possibilità di procedere con un sottoinsieme di Stati membri. Una cooperazione rafforzata sotto forma di 28° regime, ad esempio, potrebbe essere una strada percorribile per l’Unione dei mercati dei capitali, con l’obiettivo di mobilitare gli investimenti.

Come regola generale, tuttavia, credo che la coesione politica della nostra Unione ci imponga di agire insieme, possibilmente sempre. Dobbiamo essere consapevoli che oggi la nostra stessa coesione politica è minacciata dai cambiamenti in atto nel resto del mondo. Ripristinare la nostra competitività non è un obiettivo che possiamo raggiungere da soli, o battendoci l’un l’altro. Ci impone di agire come Unione europea, come mai prima d’ora. I nostri concorrenti sono in vantaggio perché possono agire ciascuno come un paese unico con un’unica strategia, allineando dietro quest’ultima tutti gli strumenti e le politiche necessarie. Se vogliamo raggiungerli, avremo bisogno di un nuovo partenariato tra gli Stati membri, una ridefinizione della nostra Unione non meno ambiziosa di quella operata dai Padri Fondatori 70 anni fa con la creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio.

F.to Mario Draghi.

No Comments »

PRIVATIZZARE COME “PRIVARE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2024 @ 6:54 am
  • Privatizzare una Spa in inglese di dice to go public, cioè quotare in borsa una SpA in modo che i suoi azionisti siano i componenti del pubblico dei cittadini, cioè “andare verso i cittadini”.
  • Da noi privatizzare significa il contrario, cioè “sottrarre al controllo pubblico, degli enti pubblici”. Dopo di che la quotazione in borsa può riguardare sia una società “pubblica” che una privata.
  • Solo che da noi si stanno “privatizzando” intere funzioni pubbliche: la SANITA’ e l’INFORMAZIONE, in tal modo “privando” i cittadini di importanti diritti e garanzie.

Lo sfacelo della sanità pubblica è ormai iniziato da tempo. Più recente ma altrettanto preoccupante è la fuga dei “cervelli” dal servizio pubblico RAI, alla quale si accompagna la DIRETTIVA POLITICA stile Minculpop che vuole connotarla come organo di partito. Minculpop, acronimo che nel ventennio significava Ministero della cultura popolare e che oggi potrebbe significare “Mi … prendo gioco del popolo”.

DIRETTIVE POLITICHE che hanno condizionato l’uscita un mare della Guardia Costiera (Cutro) e che ora vogliono fare il bis con l’informazione.

Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini … ciò che non sono riusciti a fare quelli che volevano la democrazia diretta (diretta da poche persone, cioè oligarchia), ora lo avranno fatto i nuovi “Barberini” romani …

Come ne usciamo? Con la creazione di un organismo politico europeo di garanzia: gli STATI UNITI D’EUROPA!

No Comments »

IL “MONDO” SI MUOVE VELOCEMENTE … E NOI?NOI VOGLIAMO GLI STATI UNITI D’EUROPA. E LORO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Aprile, 2024 @ 6:16 am

Loro, i sovranisti, continuano a dire “sovrani a casa nostra, liberi di fare qualche accordo interessante con gli altri europei”.

Ma, ragazzi, questo sovranismo è morto da tempo e se ancora non glielo ha detto nessuno, glielo diciamo ora noi! E’ morto travolto da una sfrenata globalizzazione delle produzioni, dei commerci; è morto, ucciso dalla ricolonizzazione, dal diffondersi delle criptovalute, delle nuove armi volanti, del terrorismo dialagante.

Dum Romae consulitur, Africa expugnatur, mentre a Roma si discute (ad esempio: del nuovo Piano Mattei; del mercatino delle pulci dei voti, per fare due esempi), l’Africa è conquistata dall’accaparramento cinese delle materie prime e dalle bande dei mercenari russi e il mondo è minacciato dalle stragi dei terroristi.

E noi? Noi di Italia Viva abbiamo contribuito a far nascere la lista di scopo STATI UNITI D’EUROPA per creare un soggetto politico internazionale che sappia a possa fare politica internazionale.
Noi costruttori di questa Nuova Europa abbiamo un leader, MATTEO RENZI che da tempo è molto ascoltato anche dalla componente araba moderata, primo baluardo contro la dilagante pretesa di un panterrorismo pseudoreligioso.

Nemo propheta in patria, diceva quell’Uno, e infatti in casa nostra alcuni hanno (inutilmente, n.d.r.) cercato di annullare questa Persona, visto che nella competizione aperta, leale, pubblica sarebbe stati perdenti: infatti l’hanno sempre sfuggita, rifiutata con frasi qualunquiste: “Ah, io con quello, mai!”, farsi che potrebbero essere pronunciate contro chiunque da persone qualunque: infatti sono pronunciate da pretesi politici qualunque, ma questa è un’altra storia.
Impariamo una buona volta ad essere profeti in casa nostra, a mandare avanti Persone capaci, dotate di esperienza e credibilità internazionale, veri è propri P- CEO-DG, Presidenti-Amministratori Delegati e Direttori Generali della Politica Internazionale!

Non ci facciamo distrarre dai tanti piccoli capi-ufficio della politica (con il massimo rispetto dei capi-ufficio delle SpA, s’intende) che l’unica strategia che sanno attuare è quella dei bigliettini delle maldicenze e delle roboanti promesse da Paese dei Balocchi.

Alle prossime elezioni europee, votiamo e facciamo votare la lista STATI UNITI D’EUROPA. #ItaliaViva #italiavivatrento #italiavivatrentino

No Comments »

PROBLEMI DI TRAFFICO FRA TRENTO E PERGINE VALSUGANA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Aprile, 2024 @ 5:55 am

Anzi, fra Trento e Colle Pergine. Infatti con il termine “Colle” si indica il punto nel quale di scollina, ovvero si passa da una valle all’altra: Colle del Sestriere, Colle del Moncenisio, del Galibier, du Granon, de l’Izoard e via così. Noi ciclisti lo sappiamo bene.

Orbene, poiché è in fase di completamento la pista ciclabile che da Trento (194 m) sale a Pergine Valsugana (482 m) dove arriva la ciclabile che sale da Bassano del Grappa (129 m), potrebbe essere il caso di cambiare nome a Pergine Valsugana e ribattezzarla Colle Pergine.

A Colle Pergine poi scollinano anche i treni della ferrovia Trento-Valsugana-Venezia e ci avvertono che i lavori di elettrificazione dei suoi 157 km comporteranno per anni gravissimi inconvenienti ad ogni tipo di circolazione soprattutto nei 15 km fra Trento e questo Colle.

Avanzo un’ipotesi: rinunciare alla elettrificazione di questa breve tratta e dotare i locomotori di doppio motore, aggiungendo un motore elettrico a quello attuale a ciclo Diesel: in entrata e uscita da Trento non si intralcerebbe la circolazione su gomma e si manterrebbe quella su rotaia anche se in tutta la restante parte del percorso i treni non potessero circolare a causa dei lavori: abbiamo le auto ibride, potremmo ben avere anche locomotori ibridi.
Dice … ma hanno già un doppio motore! Ah si? allora il problema non si pone: basta non elettrificare la tratta Trento-Colle Pergine

Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista ITALIAVIVA TRENTINO #italiavivatrento #italiavivatrentino

No Comments »

ELEZIONI UE GIUGNO 2024 – LISTA DI SCOPO “STATI UNITI D’EUROPA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Aprile, 2024 @ 5:13 am

Per noi di ITALIA VIVA TRENTINO ALTO ADIGE è già na bela vitoria (una bella vittoria, ein schoener Sieg) che si sia raggiunto l’accordo di coalizione ed avere i numeri per esserci a dare nuova forma all’UE!

Grazie a MATTEO RENZI, nostro presidente nazionale; grazie a DONATELLA CONZATTI, presidente regionale Trentino Alto Adige e membro della Cabina di Regia romana; grazie ai nostri presidenti provinciali FABIO PIPINATO (Provincia Autonoma di Trento); STEFANIA GANDER (Provincia Autonoma di Bolzano) e cittadini, RITA ZAMBANINI (Trento) e LEONARDO COMPER (Rovereto).

Bela vitoria che me pias contar con na poesia en dialet trentin: “Vinzù” che in talian se dis “Vinto”:

VINZU’
Sta volta avem propi vinzù …
Son tut content
me sent pù vif …
perché ‘l nos grupo
ancoi l’è sta’ tut riunì.
Ma sora de tut
dovem dir grazie
a quel de Firenze
per la nossa adunada!
E un grazie sinzer,
anca a ti, Donatela,
per ‘sta nova ventada
sì bela!
E ora liberi e fier
scominzierem la rincorsa
con mente pù Viva
per far europeo ‘l suces
del nos pensier
e pù bel ‘l futur.
Amizi al lavor, tuti ‘nsema!
E tegneghe dur!

El vos Ricardo

P.S.: amici Trentini veraci perdonate se io, genovese che vivo a Trento da 37 anni, ho provato a cimentarmi col vostro bel dialetto: se mi sbaglio, mi corigerete!

No Comments »

CABINOVIA TRENTO- MONTE BONDONE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Aprile, 2024 @ 9:29 am

… un progetto di sviluppo del turismo e dell’economia del territorio cittadino, provinciale, regionale ed euroregionale! Oggi ripeto la mia proposta sul quotidiano trentino ilT, a pag. 4 – Spero proprio che almeno scatti l’Effetto Borsalino, e cioè che qualcuno metta il proprio cappello su un’idea altrui, purchè realizzi la proposta di ITALIA VIVA TRENTINO che torna a vantaggio del territorio!

No Comments »

SANITA’ PUBBLICA IN TRENTINO, MEDICINA DI BASE, MEDICI DI FAMIGLIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2024 @ 6:46 am


Oggi sulla stampa locale, l’assessore provinciale, fa politica al futuro: “Faremo meglio”.
Avrei voluto vedere che avesse detto “faremo peggio”: però, assessore, me lo lasci dire: “a ciacere no se … done”, ovvero con le chiacchere non si … conquistano donne”. Questo è grosso modo il significato di un noto modo di dire locale, sia pure con sfumature lessicali diverse.
Infatti, anche qui da noi qualcosa non va bene: ci sono lite di attesa lunghissime e molti nostri medici soprattutto specialistici si trasferiscono dal settore pubblico al privato oppure “espatriano” nel senso che se ne vanno quanto meno a Verona o Bolzano: alla base l’aspirazione al “giusto riconoscimento della professionalità” (sic) che evidentemente manca.

Sulla stessa stampa un invito: rafforziamo i medici si base: prospettiva sacrosanta! Infatti il medico di famiglia, quello “di base” è la persona che ti conosce da e per anni, che ha la responsabilità dell’esito finale della cura, che deve equilibrare e conciliare i diversi contributi dei colleghi specialisti: un po’ come nelle SpA il General Manager deve sapere attivare, utilizzare e coordinare gli apporti dei vari direttori specialisti, responsabili ognuno, dei diversi settori interessati.


I medici di famiglia o “di base” sono in prima linea: molti pazienti ognuno (fino a 1500!), orari impegnativi, molto lavoro, molta esperienza: una buona medicina di base “filtra” il ricorso alla medicina specialistica e soprattutto è la migliore cura per il paziente. Occorrono maggiori investimenti su questo settore ed al contempo una minore burocrazia.

Firmato da me che ho la grande fortuna di avere un ottimo medico di famiglia e di stare bene in salute anche grazie a lui!

No Comments »

LA GIUSTA ETA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Aprile, 2024 @ 6:29 am

La durata media della nostra vita si è allungata: mi pare che per gli uomini siano gli 84 anni e per le donne ancora di più. Anche il raggiungimento della “maturità” da parte dei giovani si è spostato in avanti, unito al prolungamento del periodo di permanenza nella casa con i genitori. Questo anche per ulteriori motivi, dovuti alle difficoltà di trovare un lavoro adeguato; una casa propria; di decidere di assumersi la responsabilità di un matrimonio o almeno di una convivenza; alla diminuita propensione a fare figli.

Ho fatto questo ragionamento perchè riflettevo sull’età giusta per “fare Politica” e per assumere funzioni di amministrazione e di governo: due età che si stanno muovendo in direzione opposta. Mi spiego.

– L’età per la politica, ovvero l’età alla quale si inizia a pensare alla cosa e alla casa comune si sta abbassando, ovvero sempre prima i giovani iniziano ad interessarsi alla Politica: ciò è un fatto molto bello e deve essere accompagnato da un altro FATTO POSITIVO; la riattivazione delle SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICA DEI PARTITI. Infatti “pensare è una cosa troppo difficile perchè chiunque possa farla da dilettante” (Patrick Sueskind, “Il contrabbasso” Ed. TEADUE, 2002-2007, pag. 57): ITALIA VIVA ha riattivato la propria scuola di formazione politica a Ponte di Legno, Palermo e Firenze.

– L’età per assumere funzioni di amministrazione e di governo pubblico, al contrario, tende a spostarsi in avanti, in quanto il fenomeno è accompagnato da un FATTO NEGATIVO: la resistenza dei PASSATISTI, ovvero di persone che nel passato hanno ricoperto quelle posizioni e che non vogliono assolutamente abbandonarle. Ciò avviene in due modi: in modo formale, nel senso che formalmente restano su quelle poltrone; in modo sostanziale, nel senso che se anche formalmente non siedono più su quegli scanni, di fatto continuano a “governare telepilotando” il sistema, anche se “ringiovanito” formalmente.

Io sono un uomo delle SpA, “vile meccanico” manzoniano che ha passato una vita a lavorare nelle attività concrete, non sono un sociologo: quindi se mi sbaglio mi corigerete!

Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista ITALIA VIVA TRENTINO

No Comments »

CABINOVIA TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Aprile, 2024 @ 8:50 am

Mia lettera odierna al quotidiano trentino ilT – Trento 9 aprile 2024 pag. 20

Egregio Direttore, mi riferisco all’articolo “Funivia del Bondone, la Provincia investe” a pagina 20 del Suo giornale del 9 aprile e noto con soddisfazione che si comincia a cogliere la portata anche provinciale del progetto. Al riguardo mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione alcune sottolineature e cioè che già in occasione delle ultime elezioni comunali e provinciali insistevo su alcuni aspetti:

  1. l’investimento ha una forte valenza anche provinciale in quanto potrebbe incrementare di molto il turismo provinciale dando l’avvio della vendita dei nostri dislivelli non solo in estate e in inverno, ma anche nelle stagioni intermedie primavera e autunno. Infatti la Cabinovia potrebbe innescare la realizzazione del Trentino Bike Safari, sull’esempio dell’austriaco Tirol Bike Safari che da anni ha messo in rete 750 km di ciclo discese, attirando moltissimi cicloturisti e ciclo escursionisti. Il primo anello del nostro “viaggio” (safari significa appunto viaggio) sarebbe il circuito Valle dell’Adige-Valle dei Laghi-Altogarda Trentino, nei due sensi di marcia;
  2. Trentino Bike Safari si integrerebbe con l’ottimo sistema delle nostre ciclabili di fondo valle, già esistente e da perfezionare nei collegamenti; potrebbe attivare una analoga iniziativa anche nella vicina provincia di Bolzano; potrebbe dare vita ad un sistema euroregionale in quanto collegabile con il citato Tirol Bike Safari;
  3. quanto al pareggio di bilancio dell’impianto, da tempo suggeriamo l’idea che esso possa essere realizzato da una SpA pubblica multiservizi che comprenda anche SpA pubbliche che oggi versano (inutilmente!) all’erario statale ingenti somme a titolo di imposta sull’utile, parte della quali invece potrebbe essere utilizzata localmente a pareggio delle eventuali perdite di gestione del settore aziendale funiviario;
  4. per la gestione delle biciclette in montagna, abbiamo suggerito di rifarsi ai Quaderni di Cicloturismo e di Ciclo escursionismo editi dal CAI Centrale e reperibili in internet;
  5. il coinvolgimento del denaro privato potrebbe avvenire con l’emissione di BOC-BOP Buoni Ordinari Comunali-Provinciali ai sensi dell’art. 35 della L. n. 724 del 23 dicembre 1994. Si tratta di titoli pubblici di debito con durata non inferiore a cinque anni; rendimento superiore di un punto rispetto ai titoli statali; convertibili in azioni della SpA di scopo che realizza l’opera;
  6. riteniamo che il progetto debba essere gestito con le tecniche aziendali del general management, per coordinare i numerosi aspetti specialistici che coinvolge.

La ringrazio per l’evidenza che riterrà di dare a questi contributi.

Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista ITALIA VIVA TRENTINO

No Comments »

TRENTINO, SCRIGNO DI STORIA E DI ARTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Aprile, 2024 @ 9:31 am

(Intendiamoci, quelle che seguono sono solo briciole di storia e di arte).

Girovagando per le Giudicarie, Marcello Farina informa: Giudicarie … giudicato … regione amministrativa (ricordo che anche in Sardegna c’erano i “giudicati” … ad esempio quello gestito dalla giudicessa  Eleonora D’Arborea). Questo modello qui in Trentino è stato introdotto nel VI° secolo dai Longobardi del Duca Ewin, Longobardi che poi fondarono/diedero il nome alle località che oggi terminano con -one: Tione, Roncone, Saone, Caderzone, Val Nambrone, e forse anche Ronzone, Bressanone, Sirmione. Nell’VIII° secolo arrivarono i Franchi ed iniziarono a sorgere le tante località “S. Martino”.

Nella bella casa di Marcello abbiamo ammirato alcune opere di Marco Morelli, sacerdote vivente a Rovereto, fratello di Claudio Morelli, uno dei tre autori del libro sulla “Fersina, Regina della valle” al quale io ho molto modestamente contribuito con una mia poesia. Marco Morelli lavora terracotta, legno, metalli ed ora anche marmo. Cercherò di andare a visitarlo nel suo studio/laboratorio roveretano.

Proseguendo l’esplorazione salimo a Villa Banale, dove ammiriamo le pitture dell’artista locale Angelo Orlandi, residente a Lavis. Ancora qualche km e siamo a Dorsino (dipinti antichi e nuovi) e a San Lorenzo in Banale (Chiesetta di S. Rocco) dove ammiriamo le pitture dei Baschenis.

Marcello ci dice che Don Lorenzo Guetti aveva scritto un libro-guida con molte mete giornaliere per scoprire e ammirare arte e storia locale. La Spett.le PAT-Provincia Autonoma di Trento potrebbe organizzare i tour di visita a questi tesori d’arte, ai numerosi masi (agriturismi e non) e ai tantissimi castelli !

Alzo gli occhi e vedo la “mia” Cima Tosa, la regina del Brenta, gruppo dolomitico le cui cime da giovane ho scalato più volte.

(Nostra preziosissima guida esperta: Marcello Farina)

No Comments »

Page 1 of 496
1 2 3 496