domenica , 22 Dicembre 2024

Quando “L’ULTIMA RADIO”
incontra il teatro.

Tullio Solenghi - fonte: Centro servizi Culturali S. Chiara Questa sera, giovedA� 26 febbraio, alle ore 21.00 presso il teatro Auditorium, va in scena L’Ultima Radio“, una produzione di Procope studio.

Lo spettacolo, scritto da Sabrina Negri ed interpretato da Tullio Solenghi – per la regia di Marcello Cotugno – si propone come una riflessione relativa alla radio, uno strumento che possiede un potere evocativo molto particolare.

La parola radio per quelli della mia generazione – afferma Tullio Solenghi – era nei lontani anni a�?50, il totem attorno al quale la sera si riunivano le famiglie. Un imponente mobile-radio, infarcito di valvole con due manopole madreperla sul frontale che avevano il magico potere di proiettarti in uno sconfinato mondo di voci e suoni. Ricordo di allora la��inconfondibile piglio toscano di Silvio Gigli, o la calata spoletina di Alberto Talegalli.

Un personaggio-guida, l’eccellente Tullio Solenghi, voce solitaria ormai ridotta all’emarginazione nell’etere dai network invadenti, senza piA? interlocutori telefonici, lancia dal microfono il suo grido di dolore prima di chiudere l’ultima trasmissione. E lo fa raccontandosi, rievocando il proprio arco di vita radiofonica, dai ’50 all’oggi.
CosA� si viaggia a ritroso attraverso tappe in cui l’evoluzione del gusto musicale nazional-popolare, alternativo agli sdilinquimenti sanremesi, si fonde agli eventi-cardine della vita civile che coinvolgono, in bene e in male, il nostro protagonista: i dischi in vinile, la mafia assassina, lo scontro fra opposti estremismi, i tossici, mentre la radio dava voce al A�paese minoreA�. Situazioni comiche e tragiche con un finale sorridente.

Nell’epoca dove regna lo share e l’auditel la radio non riesce a stare al passo, nonostante il suo programma sia bello, interessante e onesto. La sua radio deve chiudere per mancanza di fondi e di ascoltatori. Certo non ha la polemica indole del Bogosian di E?Talk RadioE? o l’impegno politico di Peppino Impastato, ma il suo A? un programma.
L’intento A? proprio questo, di elevare la vicenda del nostro protagonista al di lA� di una fenomenologia minimalista di ‘fatterello’, renderla metateatrale, l’uomo A? il protagonista della sua vita, del suo microcosmo, rappresenta il mondo di chi non ce la fa perchA� A? troppo dura e se non ti sporchi le mani resti indietro.
La telefonata che aspetta e che non arriva non A? molto diversa da quella che aspetta la donna della Voix Humaine di Cocteau, rappresenta l’urlo disperato di tanta gente che vive una vita di speranza che non riesce a trovare il canale giusto per emergere anche un po’ dalla solitudine dalla desolazione e dalla globalizzazione imposta dal mondo occidentale.
E come puA? dunque un piccola radio completamente auto gestita in piA? da una sola persona andare avanti?
Troppi cavi, antenne e satelliti hanno creato una macro produzione di eventi culturali mediatici dove una vecchia piccola Radio Libera ha una sola libertA�: quella di affondare con tutta la nave nelle onde a modulazione di frequenza.
La scena scarna, quasi metafisica formata da un parallelepipedo di plexiglass, musiche prese dal repertorio della vita di tutti, senza mai banalizzarne il contenuto espressivo e anzi ricercando nomi meno noti ma forse per questo piA? incisivi e neutrali.

Per info e prenotazioni:
Teatri Possibili Trento
Corso 3 Novembre, 72 (galleria al Corso)
Tel/Fax 0461/924470

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