Con la terza fase del ciclo Ho male all’altro, dopo Alcesti e Medea, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni con altri sei compagni portano in scena "Polis" per la Stagione di Indanza, promossa dal Centro Servizi Culturali S.Chiara. L’appuntamento è per questa sera, 13 novembre al Teatro Sociale di Trento con uno spettacolo di teatro-danza di altissimo livello, denso, rivoluzionario e storico. Una polis arcaica alle origini dell’uomo e, nel contempo, comunità odierna e denudata da fine del mondo, escatologica. Opera corporale di figure gesticolanti e pose. Parola che diventa scrittura vocale. Nella sequenza delle immagini potrà essere riconoscibile di volta in volta un mito, motore dell’azione ma non necessariamente protagonista. Il conseguente ed eventuale contenuto tragico più che venire rappresentato, sarà pretesto per la definizione di forme tragiche in un intento nA� decorativo nA� illustrativo. Al centro della nuda scena c’è uno stretto capanno d’assi ligneo di m 3 x 1 x 2. Dal buio totale per estenuanti minuti avanzano braccia, poi sempre lentissimamente larve umane in poco lume: sette umanoidi emergono dal brodo primordiale. A sinistra in primo piano come spazio irradiante la consolle del coreografo–regista Abbondanza, addetto alla musica e perno incardinante del collettivo. I sette in costume maschile atemporale – sotto il quale, scopriremo, ci sono anche tre donne – cercano, brancolando a tentacoli terribilmente titubanti e febbrili e abbrancando spazio e incrociandosi meccanicamente, un ubi consistam. La musica asse portante della pièce coreutica si scioglie in momenti di struggente lirismo (anche Chopin) o sottolinea con il dies irae di Verdi i picchi di pathos quali la formazione della croce con due assi sul corpo trascinati al proprio calvario o il quadro frontale di insieme accostati denudati e umiliati come in un lager (sul Golgota in attesa di crocifissione?). Non per tutti, non per gli amanti dello spettacolo evasivo o per chi è attaccato alla sedia del proprio credo. È per chi, sensibile allo sbilanciamento planetario e ai dardi di annientamento umano dei nostri dì, consapevole della propria impotenza, è disposto a lasciarsi trapanare dalle lance di invocazione di questi naufraghi, a flettersi e mettersi in gioco " Ci cerchiamo come particelle capaci di permeare lo spazio della nostra micidiale nullità " è il lapidario saettare dell’amato filosofo. Polis è l’approdo sintesi di una irradiata navigazione di Michele per oltre un ventennio nel pelago formativo con apporti da ovest a est: a New York con M. Cunningham, poi lungo sodalizio con la magmatica ed estatica C. Carlson e training con maestri zen che lo intridono di un meditato sguardo interiore e di una distaccata metafisica buddista.
SECONDO APPUNTAMENTO CON LA GRANDE DANZA AL SOCIALE
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