Cinquant’anni fa in agosto moriva Hermann Hesse il grande scrittore tedesco, premio Nobel nel 1945.
Era il 1962 eA�dopo A�pochi anni avremmo visto i suoi libri nello zaino o sottobraccio ai giovani della Beat generation.
Ma comeA�ha potuto A�uno scrittore tormentato e pieno dell’ansia del rinnovamento dell’Europa martoriata dalle due guerre diventare un autoreA�ammirato A�dai giovani della fine degli anni sessanta?
Dapprima i suoi testiA� si diffusero nei campus delle universitA� americane, ma benA�A�presto anche in Europa trovarono terreno favorevole.
Il lupo della steppa, Narciso e Boccadoro , ma soprattutto Siddharta divennero livres de chevet, libri da portare sempre appresso, da poter A�consultare al momento.
Ma chi era Hermann Hesse?
A�Nato nelA� 1877 nel Wurttemberg, da padre baltico e madreA�svizzero-francese viene cresciuto in un ambiente pietistico-internazionale. Entrambi i genitori erano stati missionari in India.
A quindici anni evade dal seminario di Maulbronn per iniziare una vita errabonda. Fa prima il meccanico, poi il libraio. Nel 1904 si stabilisce sul lago di Costanza ed esordisce con il suo primo successo Peter Camenzind. UnA�bildungsroman dove la tematica autobiografica , cara a tutta la generazione di scrittori dell’etA� guglielmina, A? articolata attraverso l’autorealizzazione e l’autoeducazione individuali raggiungibili solo a prezzo della rottura e del distacco dalla comunitA�.
GiA� nel suo protagonista Peter che rifugge da “comunitA�, cameratismo e inquadramento” troviamo lo stesso spirito di Hesse che cerca faticosamente la A�sua strada senza il miraggio di un’illusoria appartenenza.
Hesse soffre di depressioni ricorrenti che lo porterA�A� nel 1921 a sedute di psicoanalisi con Carl Gustav Jung .
Si sposa tre volte, ha dei figli. La sua salute psichica A? sempre fragile, ma nel 1911A� compie il suo famoso viaggio in India in compagnia dell’amico pittore Hans Sturzenegger, alla ricerca delle proprie radici culturali e della A�pace ai suoi tormenti. Conosce la spiritualitA� VedicaA� che influenzerA� la sua opera successiva.
Ma lo scrittore A? anche aperto a tutte le suggestioni culturali del suo tempo, da Nietzsche alla psicoanalisi pur rimanendo in gran parte nell’ambito romantico.A� Chi legge Gertrud troverA� le tematiche ricorrenti nella narrativa tedesca degli inzi del secolo: il romanzo A? costruito non tanto sull’amore frustrato di Kuhn per Gertrud, quanto sul contrasto fra Kuhn, oscuro, malinconico artista, e Muoth che non ha perduto nulla della sua vitalitA� istintiva. Kuhn A? predestinato dunque a soccombere.
Si puA? avvicinare al Tonio Kroeger di Mann. Un romanzo, Gertrud, letto da me con passione come naturalmente lessi a suo tempo Siddharta…ora sparito…chi me l’ha preso? Me lo porteranno sotto il braccio, lo terranno sul comodino e lo consulteranno come facevamo noi della beat generation, stropicciati figli dei fiori che desideravamo viaggiare, andare, possibilmente verso l’oriente per trovare la luce?
Per Hesse e gli intellettuali della sua generazione che hanno vissuto i tempiA�terribili A�delle guerre mondiali A? vitale la ricerca di una via di fuga dallaA� malata decadenza della borghesia dell’occidente. E proprio tra Oriente ed Occidente si svolge infatti la ricerca hessiana di un’umanitA� pura, appagata e compiuta in se stessa. Il suo tormentato pessimismo che leggiamo nei primi romanziA� della giovinezza come il Camenzind, Demian, e poi Gertrud, Sotto la Ruota ecc. si stempera nelle ultime opere comeA� Siddharta, Narciso e Boccadoro ed infine Il gioco delle perle di vetro.
Rileggere Siddharta? L’Adelphi lo riedita con la storica introduzione di Massimo Mila accompagnata da pagine di diario e lettere di amici come Stefan Zweig. Si capirA� meglio la genesi di questo racconto iniziatico che tanto ha suggestionatoA� i giovani . Forse perchA? Hesse piA? che un filosofo A? un narratore e un poeta e ci si puA? immedesimare con piA? semplicitA�.
Certo che i nostri tempi sembrano diversi… o forse no? Siamo incrostati dalle comoditA� occidentali, anestetizzati di fronte al malcostume, vaccinati contro le grandi sofferenze dell’umanitA� e crediamo di essere arrivati.
Ma…l’Oriente, dove nasce il sole…perchA? non volerlo cercare?
Ed ecco che concludo parlando de Il pellegrinaggio in Oriente, il piA? perfetto dei romanzi brevi di Hesse, un gioiello., “quasi lo stemma di tutta la sua opera“.
Siamo nel 1932, “i tempi oscuri” cantati anche da Brecht: c’A? un urgente desiderio di fuga, di irrealtA�, di disposizione al surreale.
L’Io narrante si associa ad una Lega misteriosa che vuole portare i suoi adepti verso due scopi ideali: uno comune, uno privato. Si va verso l’Oriente, la A�patria della luce, in una sorta di pellegrinaggio nel tempo e nello spazio. La colonna dei pellegrini, annota il protagonista, sembra fluire eternamente incontro alla luce e al prodigio…”e l’intera colonna e il suo grande viaggio non erano che un’onda nella perpetua corrente delle anime, nella perpetua tendenza degli spiriti verso il mattino,A� verso la patria…dove mai andiamo, si chiedeva Novalis?A� Sempre a casa”
Ritorno alle origini, all’etA� dell’oro eA�della purezza e non a caso si ritorna a momenti dell’infanzia o si incontrano personaggi del passatoA�e del mito, avvengono prodigi. Ma occorre procedere, nonostante le difficoltA�. Chi lascia il cammino diventa cieco, vittima della ragione e dell’ironia del mondo, della pusillanimitA�, della delusione…chi continua a cercare da solo o in compagnia di Parsifal, Sancho Pancia o Paul KleeA�puA? giungereA� alla meta.
“La nostra meta infatti non era soltanto il paese di levante, o meglio il nostro Oriente non era soltanto un paese e un’entitA� geografica, ma era la patria e la giovinezza dell’anima, era il Dappertutto e l’In-Nessun Luogo, era l’unificazione di tutti i tempi.”
Grande Hesse! Ma dov’A? il mio Siddharta?
A�Mirna Moretti