mercoledì , 13 Novembre 2024

” OTELLO “
Sebastiano Lo Monaco interpreta l’immortale tragedia Shakespeariana

cast_lomonaco_small.jpgMercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8, sabato 9 febbraio 2008 ore 20.30 e domenica 10 febbraio 2008 ore 16.00, al Teatro Auditorium, Sebastiano Lo Monaco interprerà Otello nella omomima tragedia di William Shakespeare. Compito di Roberto Guicciardini, regista dello spettacolo, sarà quello di traghettarci attraverso la tragedia di Otello, il Moro di Venezia: la trama è celebre, ma ogni nuova lettura, ogni ipotesi di realizzazione scenica, ne mette in rilievo la complessità.

Composto dal grande drammaturgo di Stratford William Sheakspeare intorno al 1604, dopo Amleto e poco prima di Macbeth e Re Lear, Otello è un dramma d’amore e di morte, passioni e diversità, ma anche una messa in scena della tragedia della parola di incredibile forza e allo stesso tempo, fragilità.

La storia di amore e gelosia, per spostamenti progressivi, raggiunge ineluttabilmente l’acme orrendo dell’omicidio e della strage.

Ma la tessitura della tragedia non è lineare. Contempla percorsi accidentali, snodi impensati: basta un salto di stile nel linguaggio, la reazione imprevedibile di un personaggio, una osservazione innocua, un gesto immotivato, per aprirci le porte all’insondabile, in una spirale di emozioni che provocano turbamento e smarrimento.

Il dubbio e l’ incertezza che attanagliano Otello sono sottotraccia la tensione costante del suo agire. La sua leggenda eroica si stempera e si degrada lentamente nella materialità di un linguaggio frantumato, che appare perturbante visto in una proiezione distruttiva delle illusioni individuali. Il sentimento incontrollato si proietta in un destino di distruzione. Proprio il Moro che conosceva la magia della parola nell’ampio spettro dell’epico e dell’immaginario cede al dubbio che frantuma ogni certezza ed è indotto a assumere su di sé la condanna della diversità, e a scandire nel proprio subconscio il crescendo stesso della propria angoscia.

E il degrado si propaga su quanti entrano nel suo cerchio di azione. Desdemona con la sua marmorea bellezza, “più bianca della neve e liscia come alabastro sepolcrale�, non troverà alcun appiglio in un mondo che appare scardinato dal proprio asse. L’amore non è
estasi e incanto ma passione distruttiva, ossessione, follia.

L’ intreccio degli inganni ordito da Jago con un crescendo implacabile, pur nel ritmo della improvvisazione, è condotto con la perfidia di un giuoco intellettuale, ma emana nel suo esplicarsi la forza dirompente dell’odio che condurrà alla definitiva afasia.

I turbamenti sentimentali, la tortura dell’amore tradito, non sono disgiunti da una marcata morbosità, così come latenti pulsioni aberranti creano un clima erotico che si espande su tutti come una rete profumata, ma esiziale.

Il mondo elisabettiano, come il mondo di oggi, è un mondo disgregato, dall’equilibrio precario. La storia come la natura è crudele: muoiono gli eroi come i folli, gli innocenti come i colpevoli.

L’immaginazione con la sua forza corrosiva quando segue sentieri tortuosi, si ritorce su sé stessa. La realtà immaginata si riflette come in uno specchio deformante e si deforma definitivamente. Rimane il silenzio che assorbe e spegne ogni grido sotto cieli corruschi, ma indifferenti.

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Un commento

  1. spettacolo tutto da vedere! Bravi tutti i personaggi; “superbo” il Moro, sublime Yago e la sua perfidia….
    Costo biglietto ripagato da quasi tre ore di vero buon teatro!

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