ANGELI A QUATTRO ZAMPE, di Allen & Linda Anderson
pubblicato da: admin - 4 Settembre, 2010 @ 6:09 pmNo, non sono blasfema. E’ il titolo del libro trovato stamattina nella biblioteca di Trento. Ho trovato anche (finalmente) un romanzo di Doctorow e uno di una scrittrice italiana. Ve ne parlerò più avanti.
Avete capito che ogni tanto devo leggere e parlare di gatti. Questo libro racconta 35 storie vere in cui un gatto “si trasforma nell’angelo custode del proprio padrone“.
Come non pensare alla mia Mimilla che nel solitario mese di Borzonasca mi ha fatto compagnia, mi ha consolato, divertito, e forse anche curato… Sappiamo tutti ormai, noi gattofili, che esiste una pet- teraphy e che la vicinanza di un gatto che fa le fusa abbassa la pressione sanguigna, attenua la depressione e allunga la vita.
 Ecco riportato dai due coniugi Anderson il racconto di Carol Smith, del Maine, in cui troviamo una gattina-infermiera  che le ha praticamente salvato la vita. Sofferente di cuore veniva svegliata regolarmente dalla gatta quando nel sonno una fortissima aritimia sembrava potesse femarle il cuore. Quando il cardiologo venne a conoscenza di ciò le disse che la gatta si era comportata come un vero pacemaker. Da quando ha lo stimolatore cardiaco  non viene più svegliata.
Di nuovo, oltre tutto quello che so circa i miei amati piccoli felini, apprendo della loro natura spirituale. “Perche ci affascinano tanto?” si chiedono gli Anderson “Sono forse messaggeri giunti fino a noi come strumenti di Dio, per confortarci attraverso le tempeste della vita? Con la loro disponibilità ad ascoltare in silenzio ed il loro sguardo franco ed esente da critiche, chissà se sono lì ad assicurarci che, a prescindere da quanto possa accadere, tutto si svolge secondo un ordine divino?”
Non va dimenticata la leggenda secondo la quale al momento della nascita di Gesù, sotto la mangiatoia c’era una gatta che diede alla luce i suoi piccoli. Questa allegoria compare a più riprese in diversi dipinti che rappresentano la Natività , tra cui uno di Leonardo da Vinci.
Ecco nella foto la mia intrepida Mimilla che come un piccole custode, non so se “angioletto “nero, mi ha sempre sorvegliato sia dalla terrazza, dal giardino, in casa, di giorno e di notte. La sua affettuosa attenzione non è mai venuta meno, e come un lare domestico, ha accompagnato sia nella sua veglia che nei suoi riposi beati i miei pensieri lieti o ombrosi.
Scrive Eugenio Montale in “Liuba che parte“:
Gatto del focolare /or ti consiglia / alla dispersa tua famiglia. /Rechi con te ravvolta, / gabbia o cappelliera? / Sovrasta i ciechi tempi/ come il flutto arca leggera/ e basta al tuo riscatto.”
MARINA CVETAEVA, MIA MADRE di Arià dna Efròn
pubblicato da: admin - 3 Settembre, 2010 @ 6:15 pmTornata finalmente nell’ appartamento di Trento, mi sono rituffata tra le mie scrittrici preferite, tutte in una fila – pur se un po’ disordinatamente- nell’alto scaffale di legno. Guardo i libri della Yourcenar, Woolf, Blixen , nominate ieri da Enza,  ma mi fermo sulla biografia di una poetessa russa che da sempre mi affascina: Marina Cvetà eva.
Nata a Mosca nel 1892, Marina dimostra presto un carattere autonomo formandosi culturalmente soprattutto con letture private. Predilige i romantici tedeschi e russi, ma all’inizio della sua produzione poetica si legherà al simbolismo russo.
La sua vita è un alternarsi di poche gioie coniugali e di grandi separazioni, di intense amicizie con i grandi contemporanei e di periodi di abbandono e solitudine.Â
Appena diciasettenne incontra e sposa  Sergej Efròn che le darà tre figli, ma dal quale per ragioni politiche vivrà spesso lontana.
Nel febbraio 1917, allo scoppio della rivoluzione bolscevica, Marina  si trova a Mosca dove rimane per cinque anni , con le prime due figlie , ma senza il marito, patendo la fame. La figlia più piccola morirà infatti per denutrizione.
Dal 1922 al 1925 si ricongiunge con il marito a Praga.
Tornati in Russia Marina Cvetà eva, suo marito Sergej, la prima figlia Arià dna e il terzo figlio verranno considerati traditori del partito. La figlia arrestata, il marito e il figlio fucilati.
Marina non regge più alle traversie, alla miseria, alla solitudine, al dolore. Si toglie la vita il il 31 agosto 1941.
La sua vita, le sue poesie ci vengono raccontate dalla figlia Arià dna Efròn la quale, riabilitata nel 1955, si dedica a recuperare gli scritti della madre e ad occuparsi di letteratura fino alla sua morte.
A sei  anni, nel 1918, Arià dna scrive di sua madre:
“Mia madre è molto strana. Mia madre non somiglia affatto a una madre. Le madri ammirano sempre il loro bambino e i bambini in genere, invece a Marina non piacciono i bambini piccoli. Ha i capelli castano chiari, che si arricciano ai lati. Ha gli occhi verdi, il naso con la gobba e le labbra rosa….E’ malinconica, svelta, ama la Poesia e la Musica. Scrive poesie. …Si arrabbia e ama. Deve sempre correre da qualche parte. Ha un cuore grande così. La voce dolce. Il passo rapido. Marina di notte legge. Ha quasi sempre gli occhi che prendono in giro. Non le piace essere tormentata con domande stupide, allora si arrabbia molto.
Qualche volta va in giro come persa, ma all’improvviso pare come che si svegli e comincia a parlare, e poi di nuovo sembra che parta per chissà dove.”
Commovente, lucida, intensa questa descrizione da parte di una bambina per una madre amatissima, ammirata, elusiva che sembra sfiorare soltanto il mondo dell’infanzia per astrarsi completamente nel mondo della poesia.
Arià dna ci rivela comunque  di aver imparato tutto da sua madre: vivere con fantasia i momenti difficili e bui, a godere del dono sublime della poesia e dell’amicizia. E di amicizie importanti Marina ne gode, da Majakovskij, Pasternak, Rilke, la Achmatova.
Leggiamo della vita dell’esilio e della costante nostalgia della patria diversa e perduta:
“Nostalgia della patria/ da tempo logorio smascherato / Per me è assolutamente uguale – DOVE assolutamente sola…/Per me è uguale, in mezzo a quali / volti aizzarmi come accerchiato / leone, l’umana cerchia dalla quale / esser respinta -inevitabilmente -…”
Così inizia una delle più belle poesie della Cvetà eva, tutta volta a dimostrare come per lei non facesse differenza dove rimanere comunque sola. Ma negli ultimi due  versi ecco la virata verso qualcosa di familiare e consolatorio. “Ma se per strada trovo / un cespuglio, specie se un sorbo…”
La poesia sempre consolatoria per me in questo momento di piccola  migrazione.
Qui mi sento più “a casa”, più me stessa, anche se mi occorre un po’ di tempo per “centrarmi” veramente, ancora rivestita dall’atmosfera di un altro contesto.
Quale il luogo fermo, la casa, dove raccogliere il vostro “sè” ed aventualmente partire per altri lidi, sapendo però di tornare nel vostro porto sicuro?
Ora, per me, è questo luogo, un domani sarà forse un altro, ma devo sentirmelo come una darsena da dove partire e ritornare.
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LA SCRITTRICE ABITA QUI, Sandra Petrignani
pubblicato da: admin - 2 Settembre, 2010 @ 6:10 pmÂ
Dalla cara Enza, viaggiatrice eccellente, che ci organizzerà un viaggio a Guernsey, un post che ci porta in vari paesi e ci fa entrare nelle case di grandi scrittrici.
 Il titolo di questo libro mi ha subito incuriosito e leggendone la presentazione ho capito il perché, infatti esso parla di lettura e di viaggi. Sono stata così portata in giro per il mondo, grazie alla fortunata autrice che è riuscita ad effettuare un reale pellegrinaggio dalla Sardegna di Grazia Deledda, all’America di Marguerite Yourcenar, dalla Francia di Colette, all’Africa e la Danimarca di Karen Blixen, e all’Inghilterra di Virginia Woolf, rendendomi così partecipe di questi incontri speciali.Â
Un lunghissimo e curioso viaggio quindi in case-museo che, attraverso mobili e suppellettili, stanze e giardini, raccontano la storia sentimentale delle più significative scrittrici del Novecento.
L’autrice le cerca nei loro oggetti, nei loro diari, nella poltrona in cui si sedevano, nel portafortuna da cui non si separavano e, in alcuni casi, nell’incontro con le persone che ancora conservano un loro vivo ricordo.Â
I luoghi, le case, gli oggetti e gli incontri anche loro protagonisti di una storia unica e spesso si ha la sensazione che le scrittrici in persona aprano la porta e svelino sottovoce i segreti della vita coniugale, le passioni travolgenti e tutto ciò che le hanno rese grandi, ma anche donne tremendamente vulnerabili. Alle loro vicende s’intrecciano quelle dei loro uomini e delle loro amiche che hanno contribuito a fare del Novecento un secolo leggendario.Â
Nelle foto, di cui è corredato il libro, come in un vecchio album di famiglia, si riconoscono luoghi e persone, che diventano così parte anche della nostra vita.
Sandra Petrignani ascolta “la voce delle cose” e la traduce nelle affascinanti storie di questo libro.
“Il destino di un altro serve sempre a spiegare qualcosa” (Karen Blixen).
Enza B.
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LA DONNA DELLE ROSE, ancora a Guernsey
pubblicato da: admin - 1 Settembre, 2010 @ 3:47 pmDall’India presentataci da Enza passando ancora una volta sull’isola di Guernsey grazie a un romanzo che ci riassume Donatella, alle case di scrittrici di cui domani, ci scriverà Enza.
Ringrazio dunque le care amiche lettrici che mi permettono di preparare bagagli, sistemare e chiudere la casa e di intraprendere un viaggio di ritorno un po’ pesante soprattutto per il pensiero della mia Mimilla in gabbia.
La parola a Donatella
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L'ULTIMA CANZONE, di Siddhart Dhanvant Shangvi
pubblicato da: admin - 31 Agosto, 2010 @ 7:05 pmAncora alcuni giorni di “esilio” che posso dedicare al riordino della casa e  all’incontro desiderato  con la cara amica Renata che mi ha donato un libro che so già gusterò come un prelibato liquore…ve ne parlerò a lettura ultimata.
Intanto sono grata a Camilla che ci racconta con entusiasmo dei nuovi romanzi…non vedo l’ora di rimettermi in carreggiata seguendo i suoi consigli. Intanto aspetteremo le notizie dal Festival di Sarzana.
E grazie ad Enza che mi ha permesso, con questo suo post, di trascorrere l’intera giornata limpidissima a Chiavari.
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Qualche anno fa, mentre mi preparavo per andare in ufficio, la televisione stava trasmettendo un’intervista ad un giovane indiano. Mi sono così fermata ad ascoltare affascinata le sue parole.
Si trattava di Siddharth Dhanvant Shanghvi che raccontava di aver vissuto fino a 14 anni in una casa costruita sopra un albero, nella natia Bombay, che aveva studiato in India, Inghilterra e Stati Uniti e a Londra era riuscito a farsi offrire da bere raccontando agli amici le storie che costituiscono il nucleo iniziale del suo primo romanzo.
 Dopo aver scritto per diversi giornali e riviste era poi tornato in India con due master in giornalismo e comunicazioni di massa e, su consiglio della madre, aveva aperto una pizzeria a Bombay. Due mesi dopo l’inaugurazione aveva inviato al suo agente “L’ultima canzoneâ€, questo è il titolo del romanzo, che un anno dopo sarebbe diventato un best seller in India e Inghilterra
La storia di questo avventuroso giovane mi ha spinto così a cercare questo libro e non me ne sono pentita. Sono stata trasportata nell’India degli anni Venti, in un mondo in cui la tradizione si mescola alla modernità , attraverso le vicende di Anuradha, che, lasciato il Rajasthan, raggiunge Bombay per sposare l’uomo che i genitori hanno scelto per lei.
Da qui inizia una magica saga familiare, sospesa tra imperativi sentimentali e il desiderio di bellezza, permeato da sofferenza e tenerezza, non trascurando i grandi temi dell’esistenza trattati comunque con irriverente leggerezza e profonda compassione e ci viene regalato il fascino di un’India sospesa tra la modernità e la tradizione con uno stile carnale e colorat
Non sono stata delusa dalla lettura di questa storia che avrei voluto non finisse mai.
“In questa vita, mia cara, non c’è pietà †è l’incipit del volume ed è la frase che la madre rivolge alla figlia che sta per partire per Bombay per sposare l’uomo a lei predestinato.
Enza B.
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LA FILOSOFIA DELLA SARDINA, di Robert Hughes
pubblicato da: admin - 30 Agosto, 2010 @ 8:49 pmFino a quest’ora, e sono le 20,30, temevo di non riuscire a mantenere il ritmo del libro quotidiano perchè il Pc e la chiavetta sembravano esausti,ma fortunatamente…un’impennata ed io posso scrivere !
Mi piace l’idea di “società letteraria” in questo scrivere e leggere di libri. Proprio ieri la mia nipote ligure Fla’, che si trovava a Borzonasca per alcuni giorni (lei abita in Valtellina ora) mi ha detto che sta leggendo con piacere “Maximum City”, presentato da Riccardo.
E sempre  ieri, Aurelia, ha mandato questo commento su “La pianista bambina”:
Ho finito oggi di leggere la stupenda storia delle due sorelle pianiste
Zhanna e Frina: non ho le parole giuste per dire quanto mi è piaciuto.
Credevo di conoscere molto sulla Shoah, questo libro mi ha dimostrato
quanto ci sia ancora da sapere. Grazie all’autore e grazie alla
testimonianza delle due meravigliose pianiste.
 Ma rieccomi in prima persona dopo alcune giornate dedicate ai  post di cari amici e figlia.
Siamo già alla fine di agosto e per me alla fine di un periodo di isolamento durante i quali ho vissuto  momenti di malinconia, di tranquillità ed altri di pienezza estiva, grazie a questo mio giardino montaliano, alle passeggiate, al mare, agli amici del blog e a quelli (pochi) in carne e ossa.
Ma soprattutto giorni di pensieri, di riflessioni. Ecco dunque che “Le riflessioni di un pescatore mediocre†che fa da sottotitolo a questo apparentemente lieve libretto giallo mi sembrano appropriate al mio post quotidiano.
Robert Hughes ci racconta che la cattura di un tarpone atlantico o la visione di un marlin che corre sul pelo dell’acqua possono essere esperienze indimenticabili.
“La pesca è molto più che una passione, è una filosofia di vita, un modo speciale per entrare in contatto con se stessi e con il mondo. Il rapporto tra l’uomo e il pesce è un’attrazione fatale dietro cui si nasconde il grande legame con la natura e la fascinazione profonda del mareâ€
Come non pensare a Capitan Akab di “Moby Dick?” O a “Il vecchio e il mare “di Hemingway? Da sempre il mistero del mare ha alimentato la nostra fantasia. La superficie acquea era il limite della razionalità , mentre la profondità degli abissi sono stati da sempre paragonati alle nostre inconsce paure, a un ricettacolo di demoni e mostri. L’archetipo biblico è il Leviatano. Verso il Cinquecento si sono moltiplicati e trasformati in indicibili orrori come ci racconta Edmund Spenser ne “La regina delle fate” E come non pensare alla “Ballata dell’antico marinaio” di Coleridge dove in un mare immoto vivono immersi accanto al veliero deformi figure marine?
Ma non solo citazioni o suggerimenti letterari in questo libro, ci sono anche molti ricordi personali e aneddoti coloriti dedicati alla pésca, descrizioni naturalistiche e soprattutto “risvolti, implicazioni e significati di questa antichissima attività â€.
Attività che si svolge perlopiù in solitudine e quindi permette ai pensieri di espandersi, indi raccogliersi e concentrarsi, insomma di “filosofareâ€.
E’ quello che è accaduto a me in questo mese, “costretta†per scelta a un intenso, e spero, proficuo lavoro sulle mie future decisioni.
In fondo ognuno di noi ha un luogo o un tempo privilegiati per entrare in contatto con se stessi…chi ci riesce trovandosi a tu per tu con un pesce, altri nel silenzio di un giardino profumato, chi – potrebbe essere - tra la folla, oppure nel silenzio del proprio salotto o nello spazio metafisico della musica…o anche entrando ed uscendo dalle pagine di un libro…
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The Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society
pubblicato da: admin - 29 Agosto, 2010 @ 6:43 pmFinalmente mia figlia Stefania, di ritorno dagli States e su suolo italico, contribuisce con un post al blog, la presentazione di un libro letto di fresco sull’aereo e consigliatoci dalla cara amica Linda MacKenzie di Binghamton. Il libro l’avevo letto anch’io in italiano ed e’ delizioso. Ma non sono sicura del titolo italiano, cerchero’ su Internet e vi faro’ sapere!
Immaginate una delle incantevoli isole del canale della Manica; l’invasione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale; la costituzione in circostanze estreme e quasi comiche di un’improbabile e segreta società letteraria sull’isola di Guernsey.
E ora immaginate una giovane scrittrice di Londra – Juliet – diventata famosa con una colonna umoristica sullo Spectator negli anni di guerra: Izzy Bickerstaff va in guerra. Juliet ha due carissimi amici, il suo editore e sua sorella, un appartamento con vista sul Tamigi raso al suolo dai bombardamenti e, da poco, un misterioso ammiratore che le fa avere mazzi di fiori in tutte le tappe della presentazione del suo nuovo libro tratto dai “pezzi” di Izzy Bickerstaff.
L’incontro di questi due mondi – la comunità di Guernsey e la vita di Juliet – si intrecciano a causa (o grazie) a un libro, un libro venduto da Juliet anni prima e venuto in possesso di un abitante dell’isola, Dawsey Adams. Dal momento in cui Dawsey scrive a Juliet comunicandole la sua passione per Charles Lamb, le vite di molti cambieranno per sempre.
Quale miglior specchio del nostro prezioso blog di un libro che parla di libri e di vite che cambiano attraverso i libri? Juliet si chiede dopo la lettera di Dawsey:
Mi chiedo come il libro sia arrivato a Guernsey.. Forse c’è una segreta forma di istinto domestico nei libri, che li porta ai loro lettori perfetti.
A causa di un maiale nascosto e cucinato di nascosto dai nazisti che occupano l’isola, alcuni abitanti fondano la Società letteraria di Guernsey e della torta di bucce di patate (questa la traduzione letterale…). I soci si trovano una volta in settimana e a turno presentano il libro che hanno letto. Grazie a questo gruppo, persone che non hanno mai visto un libro in vita loro iniziano a leggere Seneca e Shakespeare e a recitarne le massime e i versi.
Le lettere fra i personaggi – Juliet al suo editore e a Dawsey, Juliet al suo misterioso corteggiatore e piano piano tutti i membri della Società Letteraria a Juliet – scorrono veloci. Il romanzo e il suo intreccio emergono attraverso lettere e brevi note piene di humour come quelle fra Juliet e Mark che vuole sposarla:
M: Cara Juliet, non voglio vedere la recita altri che con te. Infatti non me ne frega niente della recita. Sto solo tentando di tirarti fuori da quell’appartamento. Cena? Tè? Cocktails? Barca? Ballo? Scegli e io obbedirò. Sono raramente così docile – non gettare via l’opportunità di migliorare il mio carattere. Tuo, Mark.
J: Caro Mark, vuoi venire con me al British Museum? Ho un appuntamento alla sala di lettura alle 14. Possiamo poi vedere le mummie. Juliet.
M: Al diavolo la sala lettura e le mummie. Vieni a pranzo con me. Mark.
J: consideri questo essere docile?
M: Al diavolo l’essere docile.
Nel 1946, Juliet riceverà lettere da tutti i membri della Società letteraria, preparerà il suo articolo per il Times sull’utilità ed il beneficio della lettura in ogni circostanza e scoprirà la storia affascinante di una comunità a cui tutti noi vorremmo appartenere. Una comunità nutrita dai libri ma pronta all’amore e alla generosità in tempi difficili. Le storie drammatiche degli abitanti di Guernsey all’indomani dell’invasione tedesca emergeranno dalle lettere a Juliet e porteranno la nostra protagonista a voler conoscere di persona questa “isola utopica” di gesti umani e di bellezza.
Ho letto questo piccolo volumetto tutto d’un fiato in aereo tornando a casa. Alla fine ero così triste che ho ricominciato a leggerlo immediatamente e ho riso e sorriso nuovamente dinanzi alla sua grazia, leggerezza e profondità di scrittura. Mary Ann Shaffer, l’autrice, che ha lavorato anni e anni a questo progetto, è putroppo mancata nel 2008 e prima di morire ha chiesto alla nipote Annie Barrows di portare a termine i cambiamenti richiesti dall’editore. Ringrazio Linda MacKenzie che lo aveva consigliato a me e mamma circa un anno fa.
E’ una lettura charmant e commovente al tempo stesso. E’ un libretto che tutti vorremmo avere in casa per i tempi difficili. E’ un libretto che ci ricorda il valore dell’amicizia e della lettura.
SN
THE HISTORY OF LOVE, di Nicole Krauss
pubblicato da: admin - 28 Agosto, 2010 @ 6:15 pmÂ
«ma lei non tornò. E nonostante tu fossi ormai grande, ti sentisti perso come un bambino. E nonostante il tuo orgoglio fosse a pezzi, ti sentisti immenso come il tuo amore per lei. Se n’era andata e tutto ciò che restava era lo spazio nel quale tu eri cresciuto attorno a lei, come la chioma di un albero che cresce intorno a un recinto»
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«il suo bacio era una domanda a cui lui avrebbe voluto rispondere per il resto della sua vita»
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«E tu invece? sei più felice e più triste di quanto tu sia mai stato?»
«Certo»
«Perché?»
«Perché niente mi rende più felice e niente mi rende più triste di te»
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«…quando l’occhio vede qualcosa di bello, la mano vuole ritrarlo. io vorrei saper ritrarre te».
I FIGLI DI COLOMBO, storia degli italiani d'America
pubblicato da: admin - 27 Agosto, 2010 @ 7:41 pm Che coincidenza, proprio oggi che Riccardo presenta il libro sugli Italiani d’America,  mi ha scritto la signora Linda Mac Kenzie che vive a Binghamton, Stato di New York – e che vanta geni italiani .
” Nice to hear from you, dear Linda! I think that today’s book presented by our friend Riccardo, may interest you. I will look for the book you suggested as soon as I will arrive at home, in Trento. WELCOME TO OUR BLOG! (Il libro consigliato è di Nicole Kraus, “The history of love”)
 Lascio la parola a Riccardo, che insieme a Luigi che fra poco riapparirà , dà un tocco maschile a queste nostre riflessioni di lettura.
 Erik Amfitheatrof
I Figli di Colombo
Storia degli Italiani d’America
Mursia, 1975, 317 pagine, “dense di storia”
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Prima edizione, 1975. Mi è stato regalato il 20 maggio 1980 dal Dr. Magli, Direttore della Banca d’America e ‘Italia. L’ho letto nel 2010.
A me piace girovagare fra i banchi delle librerie per scoprire “ a naso†i libri da acquistare. Questa volta ho “girovagato†fra i libri di casa, e la “pesca†è stata fruttuosa!
I libri storici scritti da autori italiani sono per la maggior parte difficilmente digeribili. Quelli di autori stranieri no. Questo è un libro storico scritto da uno straniero.
Garibaldi, si vabbè, tutti lo conosciamo, è stato in America. Anche Colombo c’era stato … ma quante cose in più si apprendono anche su questi due “personaggi classici†dal libro che vi suggerisco!
E poi vi si documenta di tanti altri nostri emigranti, i quali, partiti anche dal nulla, hanno saputo non solo creare addirittura multinazionali e banche ma hanno saputo allacciare na rete di relazioni ai massimi livelli (si parla dei Presidenti americani), hanno combattuto nelle file dell’Unione (nord) contro i Confederati (del sud), sono diventati rappresentati diplomatici, sindacali, sindaci, ministri, giudici, archeologi di fama mondiale, etc..
Un esempio. La Bank of America fu fondata e gestita per mezzo secolo dal ligure Amedeo Pietro Giannini, il quale emigrato in Florida a 12 anni, iniziò quale garzone di un grossista di frutta e verdura, ne divenne impiegato, suo collaboratore, suo socio, sposò la figlia di un ricco immobiliarista (Giuseppe Cuneo) alla cui morte fu nominato dai coeredi amministratore dell’intero patrimonio familiare. Quindi fondò una piccola banca, che divenne banca, che divenne una grande banca, la Bank of Italy, che divenne la Bank of America, cioè la più grande manca del mondo. In Italia fondò la Banca D’America e D’Italia, divenuta la seconda banca privata del paese. Tutto qui.
Alcuni episodi che ci mostrano la tempra dell’uomo. Terremoto ed incendio di S. Francisco. Tutte le altre banche andarono a fuoco, denaro e documenti compresi. La sua no. Infatti, Giannini caricò tutto su carri e trasportò denaro e documenti al sicuro, precostituendo le basi finanziarie per la ricostruzione della città . In altra occasione, quando a causa della crisi economica il panico aveva indotto molti correntisti di una lontana filiale della Bank of Italy a chiedere il rimborso dei propri depositi, Giannini caricò un milione di dollari in contanti su di un aereo e volò in quella regione, mettendo in mostra le riserve auree della banca (dietro adeguate sbarre) ed offrendo il rimborso immediato e per contanti, cosa che a questo punto i depositanti rifiutarono, generandosi per contro un incremento dei depositi e del numero dei clienti.
La sua idea era di erogare credito diffuso ad artigiani e agricoltori, e di espandersi in tutto il Pese. In mancanza d’altro, per concedere un credito, si faceva mostrare le mani del cliente: se erano callose, il credito era concesso.
Anche quando diventò famoso, rispondeva direttamente al telefono: “potrebbe per favore mettermi in contatto con il Presidente Giannini?â€Â … “Sono ioâ€.
Per non parlare della disavventura di Meucci, “derubato†da Bell!
Ma ciò che colpisce maggiormente è l’intrecciarsi della storia italiana con quella americana, la storia italiana vista dai nascenti Stati Uniti d’America, l’analisi delle cause del deterioramento geologico, sociale, economico e morale del nostro meridione, gli effetti (non sempre positivi) nel mezzogiorno dell’unificazione d’Italia, le cause della nostra emigrazione, la condizione dei nostri emigrati. In breve: le vite parallele (di due paesi), questa volta non di Plutarco.
Poi, “Cosa Nostra†… al riguardo vi sottolineo solo un particolare: i gangster locali vivevano in ville e residenze comunque riservate. I “nostri†in grossi condominii, vicino alla “loro†gente …
Little Italy, il “nostro quartiere†… dove addirittura fiorì una sorta di letteratura la quale produsse fra l’altro la parodia di Dante Alighieri emigrante in America, che sbarca ad Ellis Island!
Fiorello la Guardia, altro “pezzo grosso†della nostra collezione …
Infine, il burrascoso decennio degli anni trenta.
Come avrete notato, su questi ultimi capitoli non mi sono dilungato molto: scopriteli da soli!
Â
Questo testo dovrebbe esser adottato nelle nostre scuole.
Â
Riccardo Lucatti
335 5487516
L'OMBRA DEL VENTO, e la "droga" della lettura
pubblicato da: admin - 26 Agosto, 2010 @ 5:49 pmMi dicevo che io in quei posti ci ero già stata e la senzazione era sempre più forte, sempre più forte, fino ad arrivare a spremermi le meningi per cercare di capire da dove venisse questa sensazione. E poi mi si è aperta la mente e ho ricordato una cosa che avevevo completamente dimenticato. Nel 2002 (sono andata a controllare) avevo partecipato ad una serata in cui si parlava di una spedizione in Nepal con tanto di proiezione di diapositive. Ecco perchè questi posti mi sono così familiari!
Donatella