OBNUBILAMENTO
pubblicato da: Mirna - 15 Aprile, 2020 @ 9:57 amQuesto può essere un termine giusto per questo periodo. Per me almeno, che mi sembra di vivere tra realtà e irrrealtà. Ho sempre usato questo sostantivo quando mi trovavo sulla nave e molti soffrivano il mal di mare. Io no. Però avvertivo un’incertezza di movimenti e di pensieri.
Sole, scaglie di mare sulla scia della nave, delfini che ci seguivano, il primo bacio che io, sì proprio Io che non sono molto “coccolona” ho dato a Piero, in un tramonto roseo.
E questo ci ha avvinti per sempre.
Perchè usciva la parte vera del SE’
Ora sto provando con meno letizia questo obnubilamento.
Mi metto al sole che entra dalla finestra ed ascolto brani musicali di Nora Jones.
La mente corre a chi me la fece conoscere: Verlyn, l’amica americana che ha condiviso le esperiense tedesche con me, Giuliana e Guerrina.
Un’amica forte che venne a trovarmi a Carpi. Poi a Borzonasca – ed insieme andammo ad Aquileia – lei ormai malata terminale.
E qualche sera fa ho rivisto la foto di sua figlia Erin in braccio ad Antonella, la nipote di Giuly…andata in California per alcuni mesi come au-pair.
Emozione del tempo lontano e immagine di Verlyn che scattava la foto.
E che poi, più tardi, avrebbe scelto i brani musicali senza tempo di Nora Jones. Per me.
Come away with me...
Ora viviamo, possiamno dirlo? Obnubilati.
Cerchiamo a tutti i costi allegria di naufragi, ma la realtà è che non sappiamo come andrà a finire, come sarà il nostro futuro.
Pencoliamo sulla corda del funambolo cercando di mantenerci in equilibrio.
Tutto è stato rivoltato: le certezze, le abitudini piacevoli, la tranquilla sicurezza che, chi per noi agées era stata raggiunta dopo decenni di lavoro, ci dava la sensazione di un tramonto roseo. Pace con se stessi, famiglia, amicizie care, piccoli progetti.
Caffè al mattino in un bar accogliente, pomeriggi di chiacchiere in qualche salotto, serate frizzanti in salotti cultural mondani.
E mare d’estate.
E la sensazione di essere stata una generazione fortunata nata appena al di fuori della guerra e compartecipe di un benessere diffuso.
Generazione di ferro, si diceva.
Quella che aveva ancora ricordi di Resistenza, di fatica per raggiungere tranquillità materiale e psicologica , quella che cantava Noi siamo i giovani, i giovani più giovani…e che hanno regalato ai figli e ai nipoti lo studio facile, la casa gradevole, le vacanze.
Rimaniamo gli stessi…ma rigorosamente in casa dove possiamo soltanto sperare di non essere ghettizzati quando finalmente un barlume di normalità apparirà.
Ci rimarranno ricordi obnubilati nonostante le nostre ginnastiche, i nostri contatti virtuali?
Un acquerello di ciò che siamo stati e di ciò che ancora siamo o diventeremo?
MARIA GRAZIA consiglia…
pubblicato da: Mirna - 15 Aprile, 2020 @ 8:54 am
“ La bellezza non e’ che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che e’ venuta fuori”..
Una scintilla di luce che scaturisce da una frattura, un lampo improvviso da cui mi son lasciata blandire ricercando nella mia libreria qualche testo che potesse fare da cornice a questo verso di Alda Merini.
Tra i primi ad affiorare “ Se una notte d’ inverno un viaggiatore”di Italo Calvino: un gioco di incastri per una galleria di personaggi, una moltitudine di realta’ enigmatiche le cui vicende non hanno mai un inizio e una fine. Nei movimenti sottili dell’ essere la fantasia del lettore e’ una forza in continua tensione, in quanto ognuno puo’ giungere ad una conclusione mai definita e nel continuo ricomporsi ed intrecciarsi di storie ho visto prefigurarsi la perfetta rappresentazione della vita seppur monca in questo tempo nuovo della socialita’ e della mobilità.
In “ Degas parla” di Daniel Halevy ho potuto immergermi in un diario incentrato sui convivi del pittore con compositori, pittori e scrittori nella suggestiva ambientazione di una maison a Montmartre.
Costretto ad abbandonare la pittura per la quasi completa cecità, dedicandosi alla creazione di bastoni da passeggio scolpiti nel legno di Martinica, alla composizione di sonetti e alla fotografia, Degas non smette mai di coltivare la sua vena poietica. Nel diario si legge “ con espressione serissima, schermandosi gli occhi con una mano, fisso’ sul foglio dei punti di riferimento poi qualche linea da cui emerse la figura di una ballerina in piedi,una mano sul fianco,pronta a balzare in scena.” Ed ecco porgere il foglio al suo anfitrione esclamando” Ecco la tua ballerina”.
E cosi’ riguardo la mia libreria ove si stratificano desideri e guizzi di fantasia e penso come l’unico modo di entrare profondamente in un libro sia quello di averlo come compagno di viaggio….
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IL CIELO IN UNA STANZA
pubblicato da: Mirna - 9 Aprile, 2020 @ 10:10 amUn rettangolo di azzurro dalla mia postazione sedia in cucina.
Il sole mi arriva in dardi cocenti sul viso. Così caldo e confortante. Mi fa risentire primavere ed estati lontane.
E’ un pezzo di cielo generoso in questo condominio post moderno che a me ricorda tanto un transatlantico.
All’alba si vedono poiane e anatre volare, a mezzogiorno solo obnubilamento di sole, a sera passeri, e poi la luna morbida, ma indifferente a noi e al nostro sentire, come diceva Sylvia Plath.
Nel 29° giorno di clausura ho trovato un’oretta di abbandono al sole . Seduta alla finestra spalancata della mia cucina come in un quadro di Hopper mi lascio trafiggere dal sole primaverile. Mi prendo un aperitivo e una sigaretta e “naufrago” per non pensare pensieri tristi.
Chi vive solo forse in questo frangente epidemico è più tranquillo, deve pensare soltanto a se stesso.
Per gli altri l’ansia è raddoppiata.
All’una vedo nel cortile i pallidi studenti del terzo piano, si fermano al sole, chiacchierano, passeggiano lentamente nella loro concessa “ora d’aria”.
Vedo Annibale, il mio piccione adottato, un po’ più magro, ma curato dalle mie briciole di pane.
Gli altri piccioni nell’angolo verso il parco, sembrano “starving” , morenti di fame.
Allora io e Stefy andiamo a dar loro briciole di fette biscottate.
Ho fatto l’alberello di Pasqua, rubando qualche rametto dalle siepi di via Vannetti, mentre andavo a fare la spesa di frutta e verdura.
Sappiamo che siamo ospiti nel Cosmo? E che spesso dobbiamo affrontare Ostacoli per godere dei regali della Vita e della Natura? Chissà.
Parliamo tanto, troppo, incolpando questo e quello.
Fermiamoci ora che siamo obbligati a farlo.
Riflettiamo. Meditiamo.
Nulla ci è dovuto. Ringraziamo invece le posssibilità di respiro, amore, gioia, bellezza.
L’atra sera la luna era quasi rosa e si rifletteva sul mio coffee-table. Che magia.
Ed oggi guardando il sole splendere tenace notavo leggeri cambiamenti di luce.
Ho ripensato a Monet e alla sua cattedrale di Rouen.
Abbiamo tempo per soffermarci sull’attimo.
Come diceva Pavese la vita “è fatta di attimi” e quelli intensi racchiudono l’interezza.
Ma questo mioc blog sarebbe soprattutto un blog di letture.
Certamente leggo ancora e tanto, presto vi consiglierò i libri che mi sono piaciuti.
Ma in questi giorni sospesi amo “leggere” dentro di me, della Vita, dello scorrere del Tempo.
Quante scoperte, quante ricchezza si scopre nella lentezza del respiro.
www.trentoblog.it/mirnamoretti
a presto per i consigli di lettura
COME ERAVAMO. Come siamo, come diventeremo?
pubblicato da: Mirna - 1 Aprile, 2020 @ 10:30 amSono tanti, ma ci stiamo adattando, come un micio quando cerca il suo angolino protettivo per dormire.
Comunichiamo giornalmente con amici e conoscenti , seguiamo l’andamento della pandemia dal nostro nido sicuro e caldo.
Quindi viviamo un’apparente sicurezza che cerchiamo di mantenere e condividere con sorrisi, messaggi di speranza e amore, canzoni, consigli piccoli e pratici per non naufragare.
Perchè dobbiamo resistere per noi e per gli altri
Non ci appallottoliamo soltanto sul divano, ma facciamo ginnastica : chi da sè, chi seguendo minicorsi in TV, chi facendo le scale su e giù.
Poi cuciniamo: sperimentiamo nuove ricette che mangeremo soli o con i familiari.
Qualcuno dipinge, chi sistema fiori e foglie in quadretti deliziosi, chi scrive blog, poesie o racconti, chi sistema librerie piene di polvere…come sta facendo ora Stefania abbarbicata sulla scaletta per valutare quali testi vetusti da buttare.
E poi le mitiche diapositive che mio marito adorava scattare.
Dalla nascita di Stefania fino alla sua maggiore età.
Quindi ieri sera ci organizziamo con proiettore obsoleto da sistemare sulla scaletta di legno , telone e tante scatole piene di ricordi passati.
Mimilla non ama i cambiamenti in casa per cui si rifugia in camera, sul mio letto che per lei è sempre una zattera di salvataggio dai cambiamenti di routine.
Appare Stefania appena nata e poi Piero ed io giovani, belli e felici.
I nostri primi san Valentino nell’appartamento -sempre questo- allora semivuoto ma già con alcuni quadri che mio padre ci aveva regalato.
Innamorati e pronti ad affrontare il mondo.
I primi compleanni di Stefania la quale – mentre fa andare manualmente e con fatica il proiettore – si commuove. E dice che eravamo i suoi “eroi”.
Bellissime torte fatte da Piero per lei .
Le vacanze al mare noi tre con nonna e nonno , zii, cugini.
Vent’anni di vita che correva piena di progetti piccoli e grandi risultati raggiunti, con la certezza che potevi fare, condividere, vivere senza impedimenti.
Eravamo tranquilli perchè la bellezza e le possibilità di essere lieti sembravano scontate. So che apprezzavamo i bei momenti.
I viaggi a due come la Grecia con rose e vino di Resina, Tunisi e Cartagine, il mare dalle navi, gli scorci delle isole slave, la Germania dei castelli. I viaggi e le gite a tre per far conoscere alla nostra bambina la Bellezza dell’Italia: Urbino, Venezia, Portofino, Firenze.
Le feste, gli incontri a Merano, a Carpi, a Rimini, in Toscana, in Liguria dove la nostra famiglia si era estesa.
Abbiamo riletto tanti anni della nostra vita in una di queste sere di clausura mentre fuori un virus subdolo minaccia molte persone. Abbiamo assaporato quanta dolcezza nella maggior parte dei nostri anni ci hanno accompagnato aiutandoci anche a superare perdite importanti.
Siamo consapevoli di essere privilegiati perchè possiamo trincerarci in luoghi sicuri pieni della nostra storia personale.
Siamo grati a questo Umanesimo italiano che pur tra tante incertezze dà la precedenza alla Vita.
Molti di noi saranno diversi dopo questa esperienza: da parte mia posso anticipare che sarò ancora più grata di vivere qui in questa città-salotto, che apprezzerò ancor di più ogni mutare di luce e fiori, che “abbraccero” più strettamente – per un po’ di tempo soltanto metaforicamente – le persone a me vicine.
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XIII giorno di clausura
pubblicato da: Mirna - 24 Marzo, 2020 @ 9:50 amSiamo “prigonieri”, molti di noi, in case confortevoli, in piccoli mondi che racchiudono la nostra vita passata, i ricordi di viaggio, di incontri, di presenze.
Privilegiati…. ed infatti non ci lamentiamo troppo, basti pensare ai senza tetto, ai rifugiati, agli ammalati.
Certamente siamo tutti a rischio contagio e la prudenza non è mai troppa.
STIAMO A CASA, a riordinare, a leggere, a cucinare, a comunicare con gli amici, a fare ginnastica, a parlare con i familiari, e chi è solo al telefono .
Frigoriferi pieni, appartamenti caldi, una miriade di libri nella propria biblioteca personale oppure via Internet.
Non siamo soli. Credo che sia difficile per noi figli di questo occidente abbastanza opulento e globalizzato …sentirsi soli.
Eppure, eppure…talvolta un Elogio alla solitudine e al silenzio sembra rinfrescante come una cascata in una foresta primigenia.
Serntisi soli con se stessi e con la vita che ancora ci appartiene è una riscoperta. Immaginiamoci una Eva o un Adamo nell’Eden a contatto con il pulsare del cosmo e con la bellezza della Natura.
Fermiacoci ad assaporare, a ricordare, ad immaginare prati, monti e mare, uccelli e farfalle, una Vita fremente che continua a dispettto di noi umani che superficialmente la stiamo distruggendo.
Elogio del silenzio dopo tutte le parole che viaggiano nell’etere, dopo opinioni, cattiverie , contraddizioni di biechi personaggi, tornaconti personali che si rincorrono in questa guerra per la salvezza di tante persone…guarda caso le più fragili , quelle che dovrebbero godere delle conquiste che la tecnologia avanzata -a scapito di molto altro – è riuscita a raggiungere.
Soffermiamoci su di noi, ora che siamo obbligati a parlare anche con noi stessi, per rinascere e cambiare?
In meglio si spera.
Io per prima pur adusa a introspezioni logorroiche!
Dentro di me un grande afflato verso la Vita, verso la Natura e gli Altri, verso questo Ingegnere cosmico che fa risplendere sempre le stelle a notte e il sole ogni giorno ….che sia Di0?
Volevo parlare di libri, ma mi son persa perchè il Tempo fluido come oro liquido mi ha portato in altri lidi.
Domani o dopodomani i consigli di lettura, cari, carissimi amici.
Ed ora un intenso abbraccio a Corrado, antico amico di gioventù che voleva con tutte le sue forze ricucire passato e presente.
E per un po’ ce l’abbiamo fatta con sorrisi complici e pieni .
Vero Corrado carissimo e gentile?
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IX GIORNO DI CLAUSURA
pubblicato da: Mirna - 20 Marzo, 2020 @ 9:56 amSono nove giorni ragazzi che ce ne stiamo a casa, salvo qualche veloce uscita per la spesa o il giornale.
Siamo tutti uniti, restiamo a casa perchè il nemico è subdolo e invisibile e può colpire tutti soprattutto noi che gli –anta li abbiamo superati da un pezzo.
Siamo bravi, ligi, di buon senso, ma questa beffarda primavera anticipata ti rimescola e ti fa sentire prigionero/a.
La passeggiata lungo il fiume, al lago, il caffè in piazza sotto il sole con le amiche, gli incontri letterari e cultural-mondani – piccoli piaceri del recente passato – stanno trasformandosi in reliquie dorate. Davamo tutto per scontato invece quanta ricchezza avevamo senza esserne del tutto consapevoli.
Certo , ci diciamo, la ritroveremo, ma quando? e forse qualcosa sarà cambiato e tutto verrà rimescolato.
Forse dovevamo veramente fermarci un po’. Quella frenesia un po’ innaturale ci stava facendo girare troppo in fretta.
Stamattina alle 9.00 sono uscita per comperare frutta e verdura e un quotidiano, ma ho passeggiato cautamente con mascherina e guanti di lattice un po’ intorno al mio rione…come da disposizioni.
Il tabaccaio ha parlato un po’ con me all’aperto e ho notato che l’altro interlocutore era un passero che – lui dice – entra in negozio a mangiare qualche briciola di brioche.
E’ amareggiato,” chissà se diffondo il virus o chissà se me lo trasmettono“. Viviamo, così alla mercè, di questo cambiamento grave ed epocale del nostro ecosistema. Le nostre cellule si sono avvelenate?
Stamani giro un po’…che cosa darei per un caffè al bar, ma i miei preferiti, come La Vie en rose, sono tristemente vuoti. Strade deserte sotto il sole ignaro.
Torno a CASA, at home, dove fortunatamente ho la diletta figlia e la tenera Mimilla.
HOME, il nostro rifugio, il nostro intimo che si rivela in essa, nei suoi colori, nei mobili, nelle suppellettili, nell’atmosfera.
Home dove vive presente mio marito che avrebbe affrontato con la sua sicurezza morbida questo momento perchè per lui home era il suo mondo.
E così deve essere per tutti noi: qui troviamo i ricordi, il percorso, i traguardi, le malattie e le guarigioni, i nostri respiri, la nostra essenza lanciata come macchie di colore intorno.La nostra casa rispecchia noi stessi.
Ci stiamo bene…portiamo pazienza ancora .
RESTIAMO A CASA
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Consigli di lettura di Maria Grazia
pubblicato da: Mirna - 20 Marzo, 2020 @ 9:13 amTra le maglie di narrazioni confortanti e catastrofiste ove la scienza pare avanzare come un fascio di luce creando tante zone d’ ombra quante ne illumina, ho trovato nella rilettura dell’ opera di F.Duerrenmatt, ‘ Il giudice e il suo boia‘ interessanti spunti di riflessione.
Questo romanzo assomiglia nella sua piacevole lettura quasi ad una costruzione sinfonica articolata su registri e voci che si intersecano e si alternano tra le due figure dell’ omicida Gastmann e il commissario di polizia Baerlach in una sfida continua dominata dalla mente.
Compiuto il suo primo omicidio sotto gli occhi del commissario Baerlach, il nichilista Gastmann lo sfida ad
incastrarlo con prove che vadano oltre la semplice testimonianza.
Successivamente, anche di fronte al ritrovamento del corpo di un poliziotto nella sua auto, il commissario
Baerlach si rifiuterà di investigare in quanto riterrà che la vera lotta sta nel pensiero ed ogni sforzo fisico
ne è vanificato.
Proprio il male pare voler acquisire tutta la sua potenza per indurci a pensare, a pensare in modo diverso adottando magari punti di vista inusuali, a diventare investigatori del presente, ossia ad essere giudici e boia.
Il romanzo di J.M.Hull dal titolo “ Il dono oscuro’ si incentra invece su una esperienza di vita segnata dalla cecità che come definito dall’ autore “ ha perso la sua punteggiatura” legata alle immagini ma si e’ arricchita di tante sensazioni in un viaggio permeato da sogni in ambienti acquatici e marini che rappresentano gli abissi verso cui e’ diretto. Abitando mondi sterminati, l’ autore evidenzia la grande forza del pensiero, la capacità di decentrare la propria mente in luoghi diversi popolati da persone con il volto e da quelle senza volto.
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Dal nostro Riccardo Lucatti
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2020 @ 10:36 amDetto altrimenti: gruppo di lettura di Mirna Moretti (post 3800)
3800: un post “numero tondo” per Mirna Moretti. Mirna, già co-prof con mia moglie Maria Teresa, nel senso: due colleghe diventate amiche “gemelle” da quante affinità sono legate. Mirna, GL-Grande Lettrice, alimentava un suo spazio letterario: “Un libro al giorno” (scusate se è poco!) poi diventato “Librincontri” in Trentoblog (cfr. ivi): il post sul GDL-Gruppo di Lettura da lei costituito che si riunisce grosso modo ogni quindici giorni, nel quale ognuno di noi parla delle proprie letture. Iscrizione per passa parola. Da qualche anno la nostra “sede” è un’accogliente e funzionale saletta del Bar Città in Piazza Italia a Trento. Anni fa l’editore del blog, l’ormai caro amico ing. Andrea Bianchi, chiede a Mirna di segnalargli chi potesse alimentare una sezione despecializzata del blog. Mirna pensò a me e il 6 dicembre 2011, tremilasettecentonovantanove post fa, Mirna diventò la mia madrina blogger ed io pubblicai il mio primo post. Come “battezzarlo”? Mio figlio Edoardo, GC-Gran Comunicatore in una grande società interregionale di servizi, mi propose: “Babbo, chiamalo “Detto altrimenti”… cioè, non sarai tu ad avere un soprannome, bensì è ciò che racconterai che sarà esposto in maniera diversa dal solito, in modo non conforme rispetto alle solite regole”. Detto fatto, detto altrimenti. Da allora ne sono passati post sotto i ponti! Di questo passo a fine 2020 avrò compiuto nove anni di bloggering e grosso modo avrò pubblicato oltre 4000 post alla media di circa 1,2 post al giorno. Ora possiamo cominciare.
Si avvisano i Signori lettori che a causa del coronavirus le riunioni di Librincontri si terranno via internet o “uozap”. Descrivano i Signori lettori come si sarebbero svolte le riunioni ove non ci fosse stato questo impedimento. Gli incontri al Bar Città di Piazza Italia riprenderanno non appena possibile.
Mirna:“E tu, Riccardo, cosa hai letto?”
Riccardo: “Amici, vi sorprenderò: un romanzo! Già, dopo la coinvolgente serie gialla del commissario Wallander di Henning Mankell, da tempo mi sono dedicato alla saggistica. Tuttavia, grazie ad un regalo di mia figlia Valentina, mi sto concedendo un periodo di riposo con un romanzo: “I leoni di Sicilia- La saga dei Florio” di Stefania Auci, EditriceNord. Una storia della nascita di un mito meridionale, la storia della famiglia Florio. La bellezza del romanzo è arricchita da tre aspetti, trattati e svolti in parallelo. Il primo consiste nell’ambientazione storica della vicenda, in una Sicilia napoleonica, post napoleonica e oltre. Il secondo aspetto, nella descrizione dello svilupparsi di un sistema economico tendente al moderno in una Sicilia ancora molto gattopardesca: i capitoli del romanzo sono intitolati ognuno con il sempre nuovo ed ulteriore settore di attività della famiglia Florio: spezie, seta, pizzo, zolfo, vino, tonno, sabbia, etc.. Il terzo aspetto, la tavolozza degli inserti dialettali: una miniera di pennellate di colore locale che affascina chi di quell’isola subisce un certo fascino per quanto di bello (e di meno bello, purtroppo) sa esprimere anche oggi, di un’isola erede della cultura greca e in ispecie della filosofia greca che – chi scrive – continua a coltivare in un altro gruppo di lettura, quello dei Classici, tenuto dalla prof senza puntino (con il puntino sarebbe prof.) Maria Lia Guardini nella sala Multilingue a piano terra della Biblioteca Comunale di Trento, il martedì mattina ad ore 10, con cadenza quindicinale. Iscrizione per passa parola. Entrata ed uscita libera. Ma veniamo al dialetto siculo. Molti i proverbi citati. Ve ne trascrivo alcuni.
Cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce ovvero chi si dà da fare, ha successo.
Cu manìa un pinìa. Chi si dà da fare non patisce.
‘U putiàru soccu ave abbània. Il negoziante decanta ciò che ha.
U pisu di l’anni è lu pisu cchiù granni. Il peso degli anni è il più gravoso.
Unn’è u’ pisu và a balanza. Dove c’è il peso, va la bilancia.
Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri. Desiderare e non avere è una pena mortale.
Calati junco ca passa la china. Calmati, tieni un profilo basso che poi la tempesta passerà.
Nuddu si lassa e nuddu si pigghia si ‘un s’assumigghia. Non ci si lascia e non ci si sceglie se non ci si assomiglia.
Cent’anni d’amuri, un minutu di sdignu. Cent’anni d’amore, un minuto di collera (augurio siciliano).
Di ccà c’è ‘a morti, di ddà c’è a sorti. Da una parte c’è la morte, ddall’altra il destino.
I dialetti, vere opere d’arte, vere meraviglie! Io, purtroppo, di madre agrigentina; babbo montalcinese; nato, cresciuto, studiato e sposato a Genova; lavorato a Genova, Torino, Roma, Milano, Trento; io, dicevo, ne parlo male molti e bene nessuno! Evvabbè …
Arriva la cameriera del bar: “Allora se ho ben capito: un caffè in tazza grande; un caffè normale; un decaffeinato in tazza grande/piccola; un macchiato caldo; un macchiato freddo; un caffè in vetro; un caffè lungo; un caffè corto; etc. …” No, raga, scialla, calma: questo mio è solo un gioco, solo per invitare chi ne sa di calcolo matematico fattoriale a calcolare quanti siano i tipi di caffè possibili, ovvero quante sono le combinazioni senza ripetizione di n variabili su k, tipo “Cercasi barista laureato in matematica”!
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CRONACA DI UNA QUARANTENA ANNUNCIATA
pubblicato da: Mirna - 16 Marzo, 2020 @ 10:00 amLunedì 16 marzo 2020.
Il quinto giorno che tutti o quasi tutti restiamo a casa. Con timore, speranze, dolore, e ancora tanta voglia di vivere. Mentre fuori gli uccellini inconsapevoli cinguettano.
Ma il mio piccione Annibale non si vede più sul davanzale. Come mai?
Primavera avanza, ma anche il virus.
Ci aspettavamo inconsciamente qualcosa di travolgente quando vedevamo le cartine della Cina e sentivamo parlare di epidemie e pandemie. Ma lo pensavamo lontano lontano.
Invece è arrivato qualcosa di estremo persino per noi agées (che Boris Johnson vorrebbe lasciare alla mercè degli eventi) che della guerra abbuamo visto poco o niente, ma che ci eravamo abituati a una vita piena di progetti, di buona volontà riconosciuta, di passi avanti nel raggiungimento di quieto vivere e benessere.
Ed improvvisamente siamo chiusi in casa ad ascoltare notizie ferali ogni giorno.
Siamo ancora rivestiti del bien etre, della vita soft, dei picccoli agi conquistati in questi decenni di pace. Tanto che forse non riusciamo ancora a renderci conto del pericolo.
Ma proprio noi agèes per conquistare la dolcezza della vita abbiamo fatti sacrifici, abbiamo donato, condiviso ed ora possiamo dare esempio di resilienza.
Affrontare, resistere senza soccombere.
Ascoltiamo le raccomandazioni ed obbediamo.
Siamo d’accordo perchè nessuno è immune da questo virus molto contagioso. Ci mettiamo guanti per fare la spesa non tutti i giorni, usciamo soltanto per strettissima necessità.
Svuotare i rifiuti è un evento. Ieri con guanti di lattice mi sono anche permessa un giretto dell’isolato deserto. Pronti i moduli dell’autocertificazione.
E a casa, fortunatamente con mia figlia e la micetta, il tempo è da inventare, piegare a nostro piacimento, e grazie alla tecnologia avanzata comunicare con tantissine persone. I cari soliti amici , ma tanti altri che sentono il bisogno di comunicare. E il fatto di non poter vederci per tanti giorni sarà una bella prova, che vinceremo.
Passo dopo passo: leggere, scrivere, riordinare, telefonarci, tenerci informati, fare ginnastica, ballare, cucinare (ahimè) , ma soprattutto riflettere che nulla è scontato, che la vita è preziosa e che dovremo prenderci cura di essa ancor di più anche se ci dovesse rimanere poco tempo. Non lo sappiamo. Un giorno, come una piccola vita.
Ripeto: quinto giorno di quarantena, forse perderemo il conto, ma apriamo le finestre al nuovo sole.
Presto sarà Primavera.
La vita… “agèe” ai tempi del Corona Virus
pubblicato da: Mirna - 2 Marzo, 2020 @ 9:04 amLe relazioni sociali sono importantissime per tutti. Una vera ricchezza. Sono il sale della vita, come i libri, la musica, l’arte, la Natura, perchè sono Amore per…tutto
Noi agées sappiamo quanto siamo fortunati a non aver dovuto affrontare guerre, se non di coda, di essere vissuti nel boom economico, di aver avuto tante possibilità di miglioramenti; non diamo nulla per scontato.
Possiamo ora da pensionati ex-lavoratori volonterosi e coscienziosi goderci questo tempo- regalo così prezioso perchè tutto nostro da inventare giorno per giorno.
Ogni mattina è una pagina bianca, nuova, da riempire anche da soli con lettura, riflessioni, passeggiate, ma spesso con gli altri. Con la famiglia, più o meno estesa, con alcune amiche al caffè, con altri nei salotti accoglienti.
E visite a un museo, aperitivi a go-.go, cinema, teatro, e risate.
Ieri al bar Forst noi solite “ragazze” del caffè mattiniero un po’ preoccupate per il Corona Virus cercavamo di pensare alle iscrizioni da mettere sulle nostre lapidi, a mo’ dell’Antologia di Spoon River…beh, insomma la più getttonata è stata “E non se ne voleva andare…Perchè è così, vorremmo proprio rimanere ancora a goderci questo tempo liquido e dorato che ci viene regalato dal benessere conquistato.
Ma ora? Allarme? Il nostro buon senso ci suggerisce di essere prudenti:meno baci e abbracci, più lavaggi di mani, meno contatti con i rafffreddati. Ma la vita, questo nostro show intenso ed effimero, must go on.
Proprio perchè siamo agées (quelli più a rischio!!!) non possiamo isolarci nel bunker ma continuare con questa nostra piccola vita diventata così leggera e sorridentee… e preziosa.
La festa delle Penelopi di Carnevale è stata strepitosa: canti, balli, scenette. Noi che sempre ci trasformiamo in altre da noi in una frenesia golosa di provare l’ebbrezza di mutare o essere poliedrici.
Una, nessuna, centomila.
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