UN GIORNO COME TANTI di Mirco Nacoti
pubblicato da: admin - 16 Settembre, 2011 @ 8:53 amÂ
MI FA PIACERE DARE SPAZIO ALLA LETTURA DI MARIA TERESA.
 PROPRIO DUE GIORNI FA CON ANDREA BIANCHI DELLA TRENTOBLOGCOMMUNITY SI è PARLATO DI DARE PIU’ SPAZIO ALLE PROBLEMATICHE NON SOLO DELLA CITTA’ O DELL’ITALIA, MA SOPRATTUTTO DELLE “EMERGENZE” UMANE, AMBIENTALI ….MORALI
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 L’emergenza in Costa d’Avorio nel diario di un medico… senza frontiere
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Il sottotitolo anticipa la natura di questo libro, che quindi si presume sia cercato, scelto e letto sotto la spinta di interessi umanitari. Ma io non ci sono arrivata così.
Ero al mare a fine giugno a Milano Marittima (quanto diversa dalla mia isola da Robinson…), sdraiata al sole senza leggere nulla, in totale disimpegno.
Encefalogramma piatto.
Un ragazzo di colore si è avvicinato e mi ha salutato. Essendo la spiaggia sempre frequentata da venditori, ho risposto con una frase del tipo “No, grazie, non mi serve nienteâ€. Lui allora mi ha controrisposto: “Ma io ti ho solo salutato, non ti ho chiesto se ti occorre qualcosaâ€. Ho allora risposto al saluto, ho attivato le mie funzioni cerebrali ed abbiamo cominciato a parlare. Mi ha presentato questo libretto (il diminutivo è riferito solo alle dimensioni) e mi ha facilmente convinto a prenderlo. L’ho divorato, mi ha catturato, mi ha fatto riflettere.
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È il diario -anche intimo- di Mirco Nacoti, giovane medico che ha trascorso i primi sei mesi del 2004 nella regione di Man, in Costa d’Avorio, dove Medici Senza Frontiere ha un ospedale e dove lui, lasciando la Terapia Intensiva Pediatrica di Bergamo, ha fatto tutto quello che un medico di buona volontà può fare: pronto soccorso, ostetricia, pediatria, attività nel centro nutrizionale e mille altre cose. Il tutto in un contesto in cui gli stregoni hanno grande influenza e la magìa è una pratica molto comune.
Molte cose colpiscono in questo, come penso in altri libri di questo genere, ma certamente qui una costante è la tenacia nell’andare avanti nonostante la percezione dei propri limiti, nonostante la voglia di tornare a casa, nonostante il desiderio struggente della fidanzata Marta che a casa lo aspetta…
Insomma, siamo ben lontani dalla figura dell’eroe:
“Ho voluto l’Africa e adesso ne ingoio forzatamente ettolitri di calici amariâ€
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E più in là , ancora peggio. In certi giorni non riesce nemmeno più a scrivere il suo diario, poi riprende:
“Avevo smarrito la voglia di scrivere. Un po’ di spavento, la scomparsa di scrittura significa occhi gonfi di abitudineâ€
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Ad un certo punto, nel pieno delle brutture della guerra civile, Mirco Nacoti dice:
â€Per fortuna c’è la gradevolezza del rapporto umano che la professione medica ha il privilegio di offrire a chi la praticaâ€
E qui mi viene spontaneo un paragone tra medici e insegnanti: a mio parere in queste due professioni più che in altre sono importantissimi i rapporti umani ed il modo in cui questi rapporti si gestiscono segna i buoni o cattivi medici ed i buoni o cattivi insegnanti.
Altro aspetto in comune tra le due categorie (ferma restando l’enorme differenza retributiva!) è la necessità di aggiornarsi:
“Un medico che non si confronta, che non si rinnova è un flaccido spettroâ€
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Le riflessioni di Mirco si intercalano ai tanti tremendi casi medici, sempre con lucida vicinanza alla popolazione e con mille dubbi espressi, come quando dice:
“Ho l’impressione che la gente dei villaggi venga educata al fatalismo… Nessuna speranza viene mai prospettata… Fa comodo e garantisce abusi e soprusi inattaccabiliâ€
Lo trovo tremendo!
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È un libro documento, ma è anche un diario, anche un diario intimo e talora ha pagine delicatissime e struggenti che non esito a definire poetiche. Alcune parti anche graficamente si presentano un po’ come tali.
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Credo che non mi sarà mai possibile dimenticare questa “madre di Cecilia†che temo si rinnovi continuamente (trascrivo esattamente capoversi e maiuscole come trovo):
“La madre raccoglie il bimbo come niente fosse
Inclina un poco il dorso verso il basso
e se lo addossa alla schiena
alla guisa di un koala
Mantiene la posizione il tempo di un sospiro
avvolge se stessa e il proprio rampollo nell’ampio tessuto vivace
color papaia acceso sgargiante ricolmo di disegni
Gli angoli del panno li avvita all’altezza dell’ombelico
la parte restante lungo i contorni degli arti inferiori della creatura per ancorarla
Testa e gambe ciondolano ai movimenti materni
una tale grazia e abilità in quel gesto quotidiano
La madre raccoglie il bimbo come se niente fosse
e se ne esce dalla sala d’urgenza frettolosamente
non mi saluta
…
Il sangue è arrivato troppo tardi
…
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Non vorrei rattristare troppo chi eventualmente legge questo post! Ci sono in questo libro anche momenti spiritosi e vivaci. L’autore è persona di grande intelligenza, mai per nessun motivo sgradevole. E Bergamo non è lontana: chissà , forse Mirco Nacoti ora è qui e lo si può conoscere!
Un caldo saluto alla carissima Mirna, nei cui confronti sono colpevole di lunghi silenzi, e a tutte le amiche del blog
Maria Teresa
VESTIVAMO DA SUPERMAN, il sogno di ogni adolescente
pubblicato da: admin - 7 Settembre, 2011 @ 12:34 pmVESTIVAMO DA SUPERMAN di  Bill Bryson Â
 Anche questo libro prestatomi da Grazia  non è recentissimo, è stato pubblicato da Tea nel 2009, ma è per chi ama letture interessanti e nello stesso tempo divertenti.
Io l’ho letto con piacere.
Siamo nell’America degli anni Cinquanta e precisamente nello Iowa lo Stato che per il narratore era a quei tempi il più bello di tutti.
 E tutto sembrava facile e tutti sembravano felici: possedere televisori, la piastra per i wafels, il frigorifero, cibi precotti…
Bill lo è in particolar modo, primo perché fa parte di una famiglia serena e benestante: il padre giornalista sportivo, la madre redattrice di arredamento. Vive a Des Moines, tra le grandi pianure del Midwest e questa tranquilla cittadina diventa l’osservatorio privilegiato di un’America ancora felice e poco consapevole della caccia ai comunisti, della bomba H, del razzismo.
 Sono gli anni della costruzione di Disneyland, dei fumetti a go go, dei sogni del ragazzino Bill di essere un supereroe venuto dallo spazio e di avere la capacità di “vaporizzare†i nemici, vuoi i compagni prepotenti o gli insegnanti antipatici.
 Insomma in queste pagine c’è soprattutto il grande sogno americano che oggi sembra svanito per sempre. Personaggi indimenticabili e simpaticissimi, un modo di raccontare divertito, ma non sciocco, un suo modo di essere come per ognuno di noi. “Nel complesso, la mia infanzia è stata abbastanza buona†inizia Bill Bryson ( e direi che ciò è fondamentale) “I miei genitori erano pazienti e normali, su per giù….Sono nato maschio e mi è stato consentito rimanerlo. Crescere era facile…Eppure quello è stato di gran lunga il periodo più spaventoso, emozionante, interessante, istruttivo, sbalorditivo, libidinoso, entusiasta, problematico, spensierato, confuso, sereno e snervante della mia vita. E guarda caso, lo è stato anche per l’America,â€
Mi piace conoscere l’approccio alla vita dei miei simili, siano essi scanzonati o disperati, rassegnati o protesi alla ricerca del senso della propria direzione. In fondo, diceva Seneca, ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e i personaggi reali o inventati dei Libri ci aiutano.
 Questo Blog dovrebbe essere proprio un interagire Libro/Nostra Vita.
 E mentre aspetto i vostri commenti cominciate a pensare a quale è “il vostro libro del cuoreâ€â€¦vi dirò presto perché.
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SABATO di Ian McEwan, una giornata, una vita
pubblicato da: admin - 31 Agosto, 2011 @ 8:11 pmSABATO DIÂ IAN MCEWAN – Einaudi
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Che cosa cerchiamo in un libro? Emozioni? Evasione? Conoscenza? Confronti? Ogni Lettore ha le sue esigenze, le sue preferenze, i suoi gusti per quanto riguarda il contenuto e la tematica trattati.
 E attraverso il Blog abbiamo scritto parecchio circa i libri prediletti e non.
. Ma tutti possono, credo, riconoscere una buona Scrittura.
E Ian Mc Ewan è proprio bravo.
Ed evidentemente lo è anche la traduttrice di questo “Saturday†che mi ha avvinto.
Ogni sua parola, ogni sua frase è densa e sembra aumentare il volume del significato; non ti lascia scampo, l’attenzione non scivola via, così rimani stesa sul letto nella penombra pomeridiana o seduta in terrazza disturbata persino dalle tortore che tubano.
Viene raccontata una giornata del neurochirurgo Henry Perowne e come si fa a non pensare alla giornata dublinese di Leopold Bloom o a Mrs. Dalloway ?
Anche qui un giorno diventa una vita; persino la passeggiata di Arsenio, personaggio poetico di Montale, traduce una discesa verso il mare nell’avanzare della sua vita.
Il sabato di Henry comincia presto, all’alba, quando alla finestra vede un aereo in fiamme che poi atterrerà – lo saprà più tardi – senza gravi danni.
Comincia così un’analisi profonda dei propri stati d’animo e dei pensieri più o meno fugaci che attraversano il cervello del protagonista.
Alla finestra alla quale è giunto in un momento di intenso benessere notturno sembra scorrere tutta la sua vita, dalla fisicità all’emozione e terrore nel vedere l’aereo che lo riporta al ricordo dell’ 11 settembre e all’imminente guerra in Iraq, al desiderio di condividere con la moglie Rosalind, al programma giornaliero…
Ma non succede così anche a noi, uomini occidentali,  quando facciamo qualcosa o ci aggiriamo in casa o vediamo una persona, ecco che arrivano altri pensieri spezzati, informi, ma che ci lasciano la traccia di ricordi, situazioni, sensazioni. Eh, sì, bastano una foto, un oggetto, un suono per far sì che in modo subliminale le nuove impressioni si aggancino al momento vissuto e spesso, senza che noi ce ne accorgiamo, si ripresenta la nostra personale visione del mondo, il nostro sorriso o le nostre lacrime interiori.
Bravissimo McEwan.
Ed anche quando sembra troppo meticoloso come nella descrizione del lavoro e delle operazioni del neurochirurgo (si è documentato per alcuni anni), o nel racconto della partita a squash ecco che i improvvisamente ti lancia un’immagine, una frase che ti emozionano.
Persino se , come Grazia ha sottolineato stamani nel nostro solito caffè-pasticceria ,vengono descritti ambienti privilegiati,famiglie perfette o quasi.
In questa sua giornata libera accade qualcosa oltre alla solita partita a squash che Henry è abituato a giocare con un collega: un incontro-scontro con un ragazzo violento, Baxter, affetto dal morbo di Huntington (malattia neurologica degenerativa) che riapparirà nella serata dedicata alla famiglia e cioè  all’arrivo della figlia Daisy che sta per pubblicare un libro di poesie, al figlio Theo musicista rock, all’autoritario suocero poeta famoso.
Henry ha fatto la spesa ed ha già preparato gli ingredienti per cucinare la sua zuppa di pesce, ma sempre ogni gesto è avvolto dai pensieri e intermittenze, un po’ alla Proust, per il quale nessun attimo della vita sembra essere scarno di rimandi vissuti.
Il momento drammatico dell’arrivo di Baxter e delle sue minacce è veramente avvincente ed emozionante. La sua violenza verrà debellata dalla lettura di una poesia ad alta voce da parte di Daisy. Potenza della poesia, della letteratura.
Daisy è stata educata alla lettura dal nonno poeta e sapete quale fu la sua prima lettura importante consigliatole? Jane Eyre, la seconda La Metamorfosi…
La giornata finisce bene, Baxter viene sconfitto e la famiglia si riunisce ancora terrorizzata nel salotto con il grande desiderio di toccarsi, sentirsi vicini. E’ una famiglia sostanzialmente felice. E mi è piaciuto leggerlo.
Ma Henry è un medico, un chirurgo e vorrà essere lui a operare Baxter, fatto cadere dalle scale.
Fa il suo dovere con attenzione e dedizione, poi va a visitare una paziente ancora sveglia nel cuor della notte e finalmente alla fine di questo sabato si sente felice completamente.
“Si sente calmo e sovrabbondante, in possesso di tutti i requisiti del vivere. E’ una sensazione di luminoso svuotamento, una gioia muta e intensa. E’ dovuto tornare al lavoro, eppure, escludendo l’amore con Rosalind e la canzone di Theo, Henry è più felice che in qualsiasi altro momento del suo giorno libero, del suo prezioso sabato.â€
Se volessimno raccontare completamente una sola nostra giornata, certamente racconteremmo la nostra vita…
IL SESSO INUTILE di Oriana Fallaci
pubblicato da: admin - 26 Agosto, 2011 @ 5:29 pmIL SOTTOTITOLO SAREBBE VIAGGIO INTORNO ALLA DONNA E NATURALMENTE LO APPREZZO MAGGIORMENTE, TANTO PIU’, MI RENDO CONTO, CHE IO VIVO ORMAI SOPRATTUTTO TRA DONNE E , DEVO DIRE, CHE MI CI TROVO BENE.
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Che piacere però rileggere questo reportage della Fallaci datato anni Sessanta!
 Io posseggo molti suoi libri tutti regalatimi da mio padre, toscanaccio anch’egli.
Come viene sottolineato nella prefazione di Giovanna Botteri chi di noi, ragazzine dei Sessanta, non sognava di essere come lei ? l’elmetto dell’inviata di guerra in testa, le femminili treccine sul camiciotto maschile, l’eye liner come Juliette Greco ? Ed avere soprattutto il suo coraggio e la sua indipendenza.?
Essre donna e uomo, essere umano libero, insomma.
E’ il direttore dell’Europeo che le chiede un’inchiesta sulla condizione della donna nel mondo. Un po’ controvoglia Oriana decide di fare il lungo viaggio “intorno al mondo†come Phileas Fogg per cercare, se esistono, le donne più felici. Spinta da un’amica carina, realizzata sul lavoro, indipendente, con una bella casa, ma infelice…vuole capire.
Naturalmente per lei le più infelici sono le islamiche integraliste costrette a vivere al buio, come talpe, sotto i loro burka, in una prigionia fisica e mentale. Infelici anche perchè non sanno di esserlo.
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Oriana con il suo simpatico fotografo Duilio va in India dove incontrerà personaggi straordinari, come le “farfalle di ferroâ€, ma  con un’ala sola, come suggerisce lei osservando il nmodo di indossare il sari. Donne che hanno ottenuto diritti, riconoscimenti con la forza della resistenza passiva. Ma non hanno ancora la felicità .
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Ogni incontro un’emozione, una suggestione ed insieme alla scoperta dell’universo femminile degli anni Sessanta ( sarà cambiato qualcosa si spera…) l’annuncio della globalizzazione del mondo che la Fallaci denuncia nell’insegna della Coca Cola, simbolo della civiltà occidentale ormai dilagante.
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Ma insomma esistono delle donne felici?
Ebbene sì, negli anni Sessanta ce n’erano ed erano le ultime matriarche del Negri Simbilan in Malesia. Non avevano un indirizzo preciso, vivevano ai margini della giungla che solo loro sapevano “domareâ€, infatti i mariti sfaticati venivano rimandati dalla mamma!
L’imbarazzato e un po’ umiliato interprete di Oriana e Duilio cerca di spiegare  la loro vita serena ed allegra: lavorano molto, sono forti, sono loro le padrone della terra e danno loro il nome ai figli ed appena accumulano più soldi si fanno ricoprire i denti con lamine d’oro lasciando scoperto un cuoricino di smalto. Per le emergenze.
Così Hawa, una matriarca felice, era riuscita a comprare al figlio (che studia lontano) gli occhiali più grossi di Kuala Lumpur. Era andata dal dentista per farsi strappare la sua lamina e mentre lo raccontava, sorrideva…E sui denti si vedeva l’impronta di un cuoricino, piccolo come un chicco di riso.
Libro bello, da leggere o rileggere.C’è anche poesia nelle descrizioni di mare color fiordaliso e di pianure verdi come un’unica foglia,  e tenerezza durante l’intervista a  Han Suyn l’autrice de “L’amore è una cosa meravigliosaâ€. Sua storia vissuta. Ed Oriana ci dice che Han Suyin è più bella di Jennifer Jones. E Duilio si è “innamorato” di lei.
Interessantissima la conoscenza delle donne cinesi, sia quelle della Cina Comunista che quelle di Honk Kong..
 E poi arriveremo in Giappone , ad Honolulu, ma vorresti che questo viaggio non finisse mai, vorremmo conoscere i pensieri, i respiri di ogni donna di ogni parte del mondo e indovinare,e sperare,e supporre che si può essere felici.
Questo sesso considerato dalla maggior parte del mondo inutile continua ad essere pensato così? Â
Dopo la seconda guerra mondiale si vide che la donna poteva fare ciò che gli uomini facevano da secoli.
Così pensavo l’altra mattina  in spiaggia leggendo dell’intervista alla potentissima editor di Hong Kong, che dorme però nella stanza con  con l’Onorevole madre ricoperta di giada come un idolo.
“Non mi sposo. Non ho tempo. A Hong Kong gli uomini sono così arretrati. Pretendono che la moglie stia in casa e non si interessi di niente fuorché del marito. In quel senso i comunisti cinesi hanno fatto un gran passo: non perdono tempo dietro l’amore. L’amore è un hobby da pigri…â€
Così riflettevo ammirando il celeste pallido del cielo e del mare e non mi sembrava di vedere l’orizzonte tanto era così confuso tra l’alto e il basso in un unico indifferenziato infinito.
 So che c’era ma non lo vedevo, ma quando lo vediamo siamo sicuri che ci sia?
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P.S.
 GRAZIA HA SCRITTO UN COMMENTO AL LIBRO DI MARIA DUENAS ( DUE POSTS FA) E CAMILLA HA INVIATO ALCUNE RIGHE A RAFFAELLA.DA LEGGERE NEL POST PRECEDENTE.
LA PAURA di Gabriel Chevallier
pubblicato da: admin - 21 Agosto, 2011 @ 1:56 pmMa Riccardo che fa? Veleggia sulle acque del Garda ammirando monti e limoni? ( E sua moglie Maria Teresa, detta Ellen?…)
Tempo fa mi ha spedito questo post che invio soltanto oggi perchè presa dalle mie letture. Aspetto comunque post o commenti sui libri che state leggendo.
 In attesa del Festival di Mantova quando Camilla ci racconterà  le novità .
Sull’inserto di Repubblica leggo di un romanzo intrigante di Marina Mander “La prima vera bugia”. Lo conoscete?
Io sto terminando due libri appassionanti, non recentissimi, ma forti, belli…
Ma ora la parola a RICCARDO
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La Paura
Adelphi, 2011
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Dello stesso autore conoscete sicuramente “Peccatori di provincia†alias Clochemerle … ma questo libro è tutt’atra cosa. Pensate, lo scrisse nel 1930 quanto aveva 35 anni, dopo avere vissuto sulla sua pelle lo strazio della prima guerra mondiale. Nel 1939 il libro fu ritirato dalle librerie perché si temeva che demotivasse gli ormai prossimi combattenti la seconda guerra mondiale. Indi fu ripubblicato in Francia nel 1951 e da Adelphi nel 2011.
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E’ una condanna della guerra. Senza appello. Lo stile semplice, chiaro, incisivo: merito suo sicuramente, ma anche del suo traduttore, ci fa entrare sui campi di battaglia, ovvero, su campi pieni di uomini tempestati da continui bombardamenti. Finite le bombe, se ne fabbricano altre. Finiti gli uomini, se ne mandano altri all’attacco. Il coraggio? Aumenta quanto più si è lontani dal fronte. La paura, quanto più se ne è vicini.
Durante il ricovero in ospedale a seguito di una ferita, l’autore leggeva: tra persone cui piace leggere è facile trovare interessi comuni (pag.125).
Ma lei, domanda una crocerossina di buona famiglia, è vero che lei non aveva paura, è vero che siete tutti coraggiosi? No, signorina avevamo tutti una paura folle! Ma lei era lì per difendere la patria, quindi dovete essere coraggiosi ed orgogliosi. Cara signorina, pensi un po’ quante sono le persone in questa sua patria che lei si rifiuta di frequentare …. Ma, e la libertà ? Per me la libertà è nel mio pensiero, per me Shakespeare è una patria, Goethe un’altra. Potete cambiarmi l’etichetta ma non il cervello … mi costruisco una patria con le mie idee e queste nessuno potrà togliermele … (pag. 131). La patria di ogni uomo è la Terra. (pag. 132).
Un sacerdote: figliolo quali sono i tuoi peccati? Nessuno, perché il più grave, uccidere un altro uomo, me lo state comandando anche voi! Ma sono nemici della patria! Ma Dio è Dio di tutti! Tutti sono figli dello stesso Dio! Figliolo, tu sei superbo, e la superbia … Padre, questa è una bestemmia, perché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza (pag. 137). Fine del tentativo.
Un uomo che crea vale più di uno che uccide (pag. 142).
Ai cuori che sentono il dolore degli altri io credo poco (pag. 161).
I dividendi della guerra andranno a generali, politici, industriali. Gli eroi torneranno all’aratro ed al banco di lavoro, pezzenti come prima (pag. 184).
Il concetto di dovere cambia a secondo della posizione, del grado e del pericolo (pag. 185).
Fanti di prima linea, uomini stremati. Gli schiavi si assoggettano perché non hanno più la forza di tentare una rivolta (pag. 212).
Gli Stati maggiori avversari fomentano la guerra perché dalla vittoria dipende la loro carriera (pag. 236).
Il colmo dell’orrore è che la paura toglie all’uomo la capacità di giudicarsi (pag. 237).
Gli uomini più rozzi sono i più forti perché sono già abituati alla rassegnazione ed all’obbedienza passiva (pag. 266).
Il grido “Kamerad Franzose†che talvolta si leva dalla trincea nemica forse è sincero (pag. 266): i due soldati, divise diverse, cercano di sincerarsi reciprocamente della sincerità dell’avversario, come per dire “che cazzo stiamo facendo? (sic) (pag. 267).
Rifiuto la gerarchia che non ha niente a che vedere con il valore, rifiuto le politiche che hanno portato a questo disastro, in me non c’è odio, detesto solo i mediocri, gli sciocchi che spesso sono quelli che vengono promossi e diventano onnipotenti (pag.292).
Le opinioni delle persone si basano sulla consistenza del loro conto in banca: to have or not to have direbbe Shakespeare (pag. 321).
Il bilancio della guerra? Cinquanta grandi uomini nei manuali di storia; milioni di morti di cui nessuno parlerà (pag. 322).
I giovani del paese di Balzac e di Goethe, armati di pugnale, vengono aizzati a sgozzarsi reciprocamente (pag. 324).
Eroe significa vittima (pag. 325).
La Guerra è finita. Una donna tedesca incinta sorride ai Francesi indicando il proprio pancione: “Qvi pikkolo franzese!â€. Ma allora, non ci hanno raccontato un sacco di balle sulla storia dell’odio tra le razze?
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Dai, leggetelo questo libro, ne vale la pena!
Riccardo
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LA NOTTE HA CAMBIATO RUMORE di Maria Duenas
pubblicato da: admin - 16 Agosto, 2011 @ 11:01 pmÂ
Edizione Mondadori
Finalmente decido di scrivere qualcosa sul romanzo regalatomi da Miki .
E’ il libro che ha accompagnato i primi giorni del mio periodo ligure, importante dunque perché mi ha aiutato nel “trapasso†tra la vita di città  e il languore della vita di villaggio. Che compagnia magnifica è stata la storia di Sira Quiroga, giovane madrilena che vive negli anni Trenta a Madrid per poi spostarsi in Marocco dapprima aTangeri poi nel Protettorato di Tetuan.
La sua vita di giovane sarta è intrecciata a sporadici e sfortunati amori, ma soprattutto ad incontri importanti con personaggi realmente esistiti come J.L.Beigbeder, il ministro deli esteri del regime franchista e la sua amante inglese Rosalinda Fox.
Cerco tra le sue pagine il solito foglietto di appunti…è sparito anche questo! La gattina? O il solito vento dispettoso che quando lascio incustodito un libro sul tavolino bianco della terrazza mi sfoglia le pagine e mi ruba li appunti? Dove sarà finito questa volta? Tra il rosmarino e l’insalata del vicino o in giro per i carrugi antichi del paesello calpestato dai bimbetti che “in frotta fanno un lieto rumore?â€
Comunque ricordo con piacere le quasi 700 pagine che si fanno leggere tutte d’un fiato perché c’è avventura, suspence, storia, amore…e suggestive descrizioni dei paesaggi nordafricani dall’intenso profumo di gelsomini e tè alla menta.
E c’è il coraggio della protagonista che da umile sartina aprirà eleganti atelieri dapprima a Tetuan poi nuovamente a Madrid durante la seconda guerra mondiale. E chi vestirà ? soprattutto le mogli dei ricchi filonazisti perché, eh, sì, la nostra Sira diventerà una spia del governo inglese…per chi vuole entrare nello spionaggio o controspionaggio ci sono tantissime indicazioni!
Non è però un mero feuilleton, ma è un romanzo ricco, piacevole pieno di personaggi reali o inventati indimenticabili come  l’affittacamere Candelaria che aiuta Sira, o come Felix il dirimpettaio gay alle prese con una madre-padrona che lui riesce a rendere innocua facendola ubriacare tutte le sere.
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Un libro perfetto per le giornate lunghe dell’estate quando la nostra mente vuole viaggiare senza impegnarsi troppo, vuole divertirsi, commuoversi e…ripassare anche un po’ di storia politica, sociale, culturale della prima metà del Novecento.
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Maria Duenas è nata nel 1964 ed è titolare della cattedra di Filologia e Letteratura inglese all’Università di Murcia.
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RIVA di Kim Thui
pubblicato da: admin - 13 Agosto, 2011 @ 4:38 pm
E a proposito di storie avventurose ma tragiche, di guerre senza vincitori perché chiunque ne vive una è vittima, ecco la storia di una vietnamita che fugge dal suo paese martoriato per approdare prima in un campo profughi della Malesia ed infine in Canada.
E’ un lungo cammino che passa per esperienze tremende quello di Kim Thui, il cui vero nome è Nguyen Antinh che significa ambiente interno e tranquillo. In Oriente i nomi hanno significati pregnanti come il titolo di questo bellissimo piccolo libro, edito “Nottetempoâ€:
Ru (Riva) suggerirebbe un placido scorrere d’acqua fino a un sereno approdo, quasi un suono di ninna nanna,  ma la drammaticità degli eventi fa sentire spesso la protagonista vinta, denudata, inutile.
All’arrivo in Canada giovanissima non riesce a parlare per molto tempo, pur se il paese sconosciuto è pieno di delizie come cibo e  abiti caldi.
Ricordando le sue emozioni d’alloral’autrice si paragona al suo figlio autistico.
Sì, perché ormai Kim è una giornalista, avvocato , ha due figli, viaggia spesso, ma dentro di sé rimarranno sempre i ricordi lontani e una sorta di spaesamento nel non sentirsi più vietnamita proprio nella perdita di quella  fragilità ed insicurezza quasi congenite.
Ogni pagina un frammento di poesia,  di emozioni forti, indimenticabili, ogni riflessione un’illuminazione che ci fa rabbrividire di intensità .
I personaggi della sua famiglia agiata e colta sono descritti magistralmente, non si potrà dimenticare lo zio materno che fa sentire la figlia una principessa o la madre dell’autrice che ha il suo stesso nome – solo una leggera sfumatura ne differenzia il significato di “dimora tranquilla –e i suoi insegnamenti.
Bellissimo il proverbio in cui si dice che con la tristezza non si può vincere alcuna battaglia.
Avrei voluto ricopiare le parole esatte, ma il foglietto in cui trascrivo il numero della pagina da cui trarre le parole o i punti che mi hanno colpito e che desidero condividere con voi…mi è volato via.
Sarà planato su qualche terrazza  tra il basilico e le petunie? Qualche borzonaschino prima di rientrare in cucina a gustare le trenette al pesto o i ripieni di verdure avra’ cercato di decifrare con aria perplessa i miei appunti disordinati?
Ma Renata che me l’ha portato da Recco per farmelo leggere durante il suo breve soggiorno qui a Borzonasca potrebbe ricopiare e spedire l’esatto proverbio.
Dobbiamo però aspettare Settembre quando tutti o quasi tutti torneremo alle nostre abitudini consolidate e l’Estate lentamente si stempererà nei colori tenui dei momenti già vissuti.
P.S.
Ieri sono andata a Recco da Renata nella sua casetta -un  angolo di paradiso che guarda il mare attraverso ulivi e limoni –perciò ho risfogliato il libro di Kim per copiare esattamente il proverbio che sua madre, alunna dell’ottava classe a Saigon, vedeva ogni giorno scritto sulla lavagna:
Doi là chien tra néu buòn là thua :
“La vita è una battaglia in cui la tristezza porta con sè la sconfitta.”
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LA CENA e altri libri da leggere con…Grazia
pubblicato da: admin - 7 Agosto, 2011 @ 5:51 pmINTERVISTA A GRAZIA
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Appena incontro Grazia, solitamente nell’unica pasticceria del paese, le chiedo degli ultimi libri letti. Lei si illumina da Grande Lettrice qual è, e mi sciorina titoli interessanti. Intanto mi mostra il libro che ha in borsetta – non esce senza mai averne uno con sé – perché possono esserci momenti in cui la lettura ti può aiutare a spingere avanti un po’ di tempo insulso.
Mi mostra un libretto blu della Sellerio che fa parte di una serie di dieci romanzi gialli  scritti a quattro mani da una coppia svedese, Maj Sjovall e Per Wahloo. Questo si intola “L’uomo sul tetto†e l’assassinio avviene per un colpo di baionetta..C’è naturalmente un Commissario che diventerà amico dei lettori ed oltre la trama intrigante tipica dei polizieschi c’è uno spaccato della società svedese neo-capitalista degli anni ’60 con riflessioni sui meccanismi psicologici della violenza sociale.
Per Grazia i libri che danno godimento al Lettore hanno la stessa dignità , sia se sono di grandi scrittori, o gialli o leggeri. Sono d’accordissimo. E nell’impeto della conversazione letteraria le faccio tante domande, dove le piace leggere – “un po’ ovunque, ma soprattutto sdraiata sul lettoâ€-
Mi confida che scrive su un quadernoi i titoli dei libri letti.
Quanti in un anno?
A questo punto andiamo a casa sua, un delizioso appartamento che guarda l’antica chiesuola nel verde e che è tappezzato di libri.. Il va sans dire. Libri in ordine alfabetico per orizzontale, altri per colore in verticale, ma tutti guardati ed accarezzati con amore dalla proprietaria.
Mi dice che talvolta ne compra uno doppio, ma se ha una prefazione diversa ,lo conserva ugualmente.
Consulta il quadernone: nel 2010 ha letto  72 libri. Quindi più di uno alla settimana e pensare che insegna ancora! Quanti ne leggerà quando sarà in pensione?
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L’ultimo letto è La cena di Hermann Kock. Viene spietamente presa in esame l’amoralità dei nostri tempi. Durante una cena due coppie parlano del loro essere genitori e della difficoltà nell’instaurare un rapporto sereno con i figli.
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…e poi mi presta cinque libri con mia grande gioia tra cui La Lettrice e La biblioteca dei miei sogni di cui ho già parlato.
LA LETTRICE ovvero tutte noi (e i Lettori uomini?)
pubblicato da: admin - 2 Agosto, 2011 @ 6:00 pmLA LETTRICE Â di Annie Francois
TEADUE
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Agosto sembra iniziato sotto il sole splendente che qui, in questo angolo verde della Liguria, mi rimanda anche a paesaggi e atmosfere toscane o del sud della Francia.
Vuoi per i girasoli della basilica di Borzone che visitiamo almeno due volte in settimana, vuoi per il mio giardinetto pensile che sembra cullare la palma, l’amareno e la lavanda.
 Mi isolo quindi con libri alla mano per espletare il mio più gradito impegno, quello di Lettrice. Non solo perché nei libri si sfugge ai tristi pensieri come la scomparsa di una cara amica o la malattia di un’altra o semplicemente perché si accantona quella malinconia che la nostra vita transeunte ci sparge nei pensieri più reconditi.
Leggere libri di Lettori sulla Lettura è sempre piacevole, ci si ritrova e si scoprono altre vie per goderne, altri autori, altri argomenti.
LA LETTRICE di Annie Francois ci spiega il rapporto dell’autrice con i Libri. Come noi, forse, questo dipende da come li cerchiamo, li annusiamo, li “divoriamo†o centelliniamo.
Come Grazia, l’amica di Borzonasca che mi ha prestato parecchi volumi, anche Annie Francoise accarezza le copertine dei suoi libri, li sfoglia per sentirne il rumore e ne tiene per anni alcuni sul comodino ( come feci io con l’Ulisse di Joyce e Il Placido Don)Â
 [ e voi?]
Dove legge la Francois?  Molto spesso “allettataâ€, ma in qualsiasi altro luogo, in metro, ai giardini, in viaggio, nelle sale d’attesa…suo marito è ancor peggio perché è stato scoperto mentre leggeva alla guida…tra un semaforo rosso e l’altro.
Libri che si comprano, che si regalano o si ricevono.
L’autrice- lettrice sfegatata ci racconta che ha regalato a tantissime persone Cent’anni di solitudine di Marques ( e qui penso a Raffaella che ama tantissimo questo autore – [ Raffa ti aspetto! ]
“Seriamente è sato “Cent’anni di solitudine” a determinare la mia carriera lavorativa alla casa editrice Seuil…Mi era stato regalato e come un bambino con la caramella me l’ero fatto durare per un’intera settimana di vacanza…Poi l’ho regalato mille volte…â€
Io ho regalato spesso I diari di Etty Hillesum e altri che mi appassionavano. E voi?
In questo “ironico inno alla magia della lettura†si analizzano altre situazioni come quelle dei “lettori in apneaâ€, lettori imprevedibili, basta una parola o un piccolo gesto per farli saltare fino al soffitto. “E’ un asociale, un solitario, una sorta di autistico. Provatevi a impedirli di finire il paragrafo…Fino a quando un lettore non ha posato il libro di sua spontanea volontà , è un essere potenzialmente pericolosoâ€
Ci ritroviamo, suppongo, nell’intensità dell’atto del leggere.
E qualcuno di voi come faccio io e come fa Francois si sofferma in estasi su una frase e se si trova all’aperto – come mi capita in estate – disegna sul Suo libro ciò che vede?
In molte pagine di vecchi libri ritrovo un ramo d’amareno, un ciuffo di spadoni, le rose, una tazza per il tè, persino il profilo di Mimilla. Leggo e fisso la parola del libro e il mio respiro esistenziale.
 E’ “moment of beingâ€â€¦cioè quello più bello e ricco.
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Un delizioso paragrafo è intitolato “Passaparola†e qui si parla di come si vengono a conoscere i titoli per noi interessanti.
 Amici, Biblioteca, Recensioni su riviste, qualche raro talk show televisivo
“Uno scrittore, mi pare Le Clézio, osservava cher il successo di un libro dipende dai suoi primi cento lettori e di quello che essi ne dicono agli altri.â€
 E qui la Francois snocciola titoli su titoli di libri belli…che io non conosco…ma dobbiamo vivere ancora 1000 anni per leggerli tutti?…Conoscete per esempio:
L’orto botanico di Frémon
Rosso decantato di Brouwers
Sono il guardiano del faro di Eric Faye
Le vere ricchezze di Giono?
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Forse tu, Â Camilla?
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Se riuscirò finalmente a spedire il post con un nuovo sistema tecnologico parlerò presto anche degli altri libri letti da quando sono qui, in primis quello regalatomi da Miki.
Per ora tuffiamoci nelle nostre Letture in qualsiasi luogo ci troviamo.
Ancora buona estate!
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(P.S. Agli assidui Visitatori consiglio di controllare anche il post precedente perchè talvolta  commenti e post nuovi si intersecano)
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DISEGNARE IL VENTO DI Ernesto Ferrero
pubblicato da: admin - 31 Luglio, 2011 @ 7:58 amPoche settimane fa Genova ha dedicato una serata culturale a Emilio Salgari, una città di mare che ha voluto ricordare  questo navigante e viaggiatore… sia nella realtà che nell’immaginazione .
Adatto perciò a questo ricordo una delle letture di Riccardo
L’ultimo viaggio del capitano Salgari
Einaudi, 2011
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E’ un libro rigorosamente per adulti, una tragica avventura, cioè la vita di Emilio Salgari. Salgari nasce a Verona nel 1863. La mamma muore di malattia, il padre suicida poco dopo. A 17 anni diventa capitano marittimo mercantile, naviga come ufficiale per sette anni, conosce, intuisce ciò che non conosce. Si documenta con centinaia di “schede†su fatti, piante, animali etc. esotici. Fa il giornalista, appassionato praticante di ciclismo e scherma. Nel 1894 si dedica alla letteratura. Vive a Verona, Venezia, Genova e Torino.
Ma perché ho scritto “per adulti� Perché la sua vita è quasi un incubo, la tragedia di chi lotta per emergere anche economicamente per garantire ai numerosi figli ed alla moglie una vita migliore di quella misera che stava vivendo, di chi lotta per ottenere un minimo di riconoscenza (ma la riconoscenza, si sa, è la speranza di ottenere nuovi favori).
Nel libro vi sono sì molti passi interessanti, assolutamente adatti anche ai ragazzi, ma allora occorrerebbe una edizione rivista, solo per loro … Infatti la moglie impazzisce, lui si suicida sventrandosi con un kris malese, due suoi figli suicidi anch’essi ed uno morto in incidente motociclistico. Ma allora, direte voi, perché leggere questo libro? A mio avviso perché è un atto di conoscenza vera quindi di giustizia verso un Autore che tanto ha dato ai giovani di tutti i tempi.
Fino ad oggi io stesso conoscevo Salgari a prescindere. oggi, e solo oggi, dopo avere letto questo libro, potrei/vorrei rileggere le sue opere “a ragion vedutaâ€.
Vi cito alcuni passaggi, assai interessanti e piacevoli:
“Scrivere riempie la testa di attese matte, che niente basta mai.
Mi piaceva disegnare il vento, era come disegnare la libertà , la forza, la vita, rendere visibile l’invisibile.
I funerali in mare sono meno tristi di quelli di terra, è come tornare nelle acque materne.
Si scrive per vivere molte vite. La tua non ti basta, già decisa com’è dal principio alla fine.
Gli altri sono cattivi. Sei gobbo, guercio, sciancato, inciampi per strada? Ridono di te.
Per scrivere ci vuole il fuoco nella testa. Però leggere serve.
Ada aveva il sedere a mandolino e un petto ribaldo, che le camicette color crema rivelavano assai più che nascondere. Tenendo la schiena ben dritta, lei lo ostentava come se fosse un’onorificenza …
Le persone si dividono in due categorie: quelle che raccontano smargiassate, ma le sanno raccontare bene e tu ci credi perché al momento ti va bene così; quelli che le raccontano male, e sono pericolosi perché tu te ne accorgi subito.
Una vita spesa in mare è sempre una benedizione.
Sandokan è Garibaldi. Marianna è Anita. Yanez è Bixio. I Tigrotti sono i Mille.
Salgari “manzonianoâ€(n.d.r.): “La grande fiumana Si-Kiang, che per duecento leghe solca le provincie meridionali del gigantesco impero cinese, dividendosi presso la foce in numerosi canali e canaletti, forma un’infinità di isole, alcune delle quali lussureggianti di vegetazione, ricche di cittadelle e di villaggi popolosi, ed altre affatto sterili, pantanose, deserteâ€.
Sono un grande appassionato di musica, il dono che Dio ha fatto all’uomo. La musica, ed in particolare l’Opera, è spettacolo completo, che soddisfa tutti i sensi.â€
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Basta. Vi lascio, Se avete amato Salgari, se lo ricordate con affetto e passione, allora gli dovete questa lettura.
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Il “tigrotto†di Riva del Gardaâ€
Riccardo
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