TRENTO DA…LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 4 Maggio, 2012 @ 11:25 am

Sempre nel Libri & Caffè di Andrea Mattei ora si viene accolti dallo splendido sorriso di Elisabetta, detta Betti già  anni addietro collaboratrice del libraio-barista.

Insieme nel 2005  avevano iniziato questa avventura di coniugare amore per la lettura in uno spazio in cui soffermarsi a bere o mangiare qualcosa, giusto per dilatare il piacere di stare tra i libri, sfogliarli,  acquistare le ultime novità editoriali e discuterne.

Era venerdì 17 alle ore 17 quando  ci si decise” ricorda Betti e questo la dice lunga sul coinvolgimento emotivo per questo locale particolare, unico nel suo genere qui in  città.

Ma chi è Betti, che molti conoscono anche se dal 2009  si è allontana per altre avventure di lavoro? 

Una ragazza solare, dallo sguardo vivace e intelligente,  amante naturalmente dei libri , del cinema, del mondo.

Laureata in ….Lettere, ovviamente,  con una tesi sulla rivista “L’Interplanetario” del 1929  alla quale collaborò anche Moravia poco prima di publlicare “Gli indifferenti”, ha frequentato molti master in Cooperazione e Sviluppo, master in Editoria a Milano, ha collaborato con la Biblioteca per la catalogazione dei libri, ha aderito al progetto Social Business in India –  dove ha lasciato parte del suo cuore – insomma una vita che l’ha portata e la porta ad essere in contatto sempre con i libri.

Ci mettiamo a parlare di letteratura e le chiedo che tipo di lettrice è. E’ sicuramente esigente e i suoi gusti ultimamente si dirigono a romanzi e scritti su argomenti forti. Mi consiglia di leggere ” Ogni mattina  a Jenin” di Susan  Aboulhawa e   l’Accabadora di Michela Murgia

Poi si parla del suo amore per il primo Tabucchi, quello di  “Notturno indiano” e  per Mc Ewan di “Espiazione”, sottolinea la  sua delusione quando capisce che i romanzi vengono scritti per il mercato.

E qui ci si chiede davanti alla pletora di libri pubblicati   se la vera Letteratura ci regalerà ancora romanzi indimenticabili. Fra i pochi siamo d’accordo sul valore letterario  della Veladiano.

Gran parte della sua giovane vita è stata dedicata ai viaggi compiuti da sola o con il compagno:da una splendida Cuba a trekking in Nepal, dal deserto della Libia al Vietnam. Da esperienza toccanti di volontariato in Etiopia  al sud Ameria e tanti altri paesi. Conoscere il mondo e le persone che lo abitano.

 Ricorda che a Bombay ha ritrovato la stessa atmosfera descritta in Shantaram e in Patagonia  ha cenato addirittuta nello stesso risporante descritto da Sepulveda in “Patagonia Express“.

Viaggiare, leggere, non ha in fondo lo stesso scopo di conoscere gli altri e la loro vita?

Ma che cosa legge Betti in questi giorni?

Come me ha due o tre libri avviati: Parrella “Lo spazio bianco“, ed. Einaudi, , “Mal tiempo” di Fauquemberg  e qualche altro.

Credo che la scelta di tornare in quest’angolo colmo di lusinghe letterarie   per una giovane donna amante dei libri e dell’animo umano  sia  azzeccata.

“Ho imparato anche a fare un buon caffè” conclude.

Vogliamo provare?

 

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L’UOMO CHE NON CONTAVA I GIORNI di Alberto Cavanna

pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2012 @ 6:40 am

E’ una storia bella, semplice, legata al nostro mondo di migranti quali siamo e quali siamo stati. Un giovane tunisino in cerca della sopravvivenza è approdato sulle coste del Mar Ligure. Lascia alle sue spalle un altro mare, un passato di fatiche e dolori  nella speranza di ricominciare.

Mohamed è gentile, bravo nel lavoro dell’arte navale, arte imparata dal nonno pescatore.

Incontra il vecchio Cristoforo, solo e stanco, ma con ancora  un solo e unico scopo:la costruzione di una barca, il Bianca.

Un incontro fortunato,deciso dal destino o da quel mare che ci lega e ci circonda, noi del Mediterraneo.

Cristoforo capisce che Mohammed sa lavorare come lui il legno, come lui vede nella costruzione di una barca il simbolo della vita, del nostro viaggiare, della nostra ricerca anche esistenziale.

Con amore, con cura, con maestria entrambi termineranno questa barca che lentamente, senza contare il tempo impiegato – perchè per entrambi esso non ha più importanza – diventa il simbolo, il mezzo per raggiungere quella meta sognata da entrambi.

I liguri sono generalmente di poche parole ed anche Alberto Cavanna ci racconta questa storia di barche e di mare, ma soprattutto di empatia, solidarietà, “riconoscimento” con un linguaggio essenziale, chiaro, preciso.

Gli stessi personaggi parlano poco, si intendono con sguardi, con i movimenti del lavoro, con il loro comportamento. Nel capanno dove lavorano si è presi da una sorta di incantamento dato dai rumori degli arnesi descrittici benissimo, dall’odore degli olii e delle resine ;  si sente quasi il respiro calmo della barca che si completa.

Il presente è l’attimo da vivere, osservare ed accarezzare  la barca, per Mohamed non esiste all’inizio nessun futuro  .

Il futuro non esite per chi ha smesso di misurare i passi del tempo. Egli sapeva di non poter ancora  guardare avanti come non poteva permettersi di guardare indietro. Troppa incertezza: meglio pensare alla barca e a quello che c’era da fare per finirla…”

C’è  amarezza nel vecchio Cristoforo  che spiega al  giovane immigrato soprannominato Mimmo “…ascoltami…c’è poco da capire. Questi non ci vogliono perchè gli ricordiamo chi erano fino a ieri…morti di fame. Per la guerra, la fatica, che se non c’erano gli americani con le sigarette e la cioccolata eravamo ridotti peggio di voi…e poi pensa a una cosa: se non mi vogliono a me ( – ormai vecchio e scomodo – ) che la mia famiglia viveva in questo paese e facevamo le barche da tanto tempo, perchè dovrebbero volere te che sei arrivato ieri?… 

Mi piace il narrare di Alberto, già conosciuto in altre occasione, famoso anche per altri libri molto belli come Da bosco e da riviera, Bacicio do Tin e un delizioso coffee.book che troneggia sul mio tavolino in salotto “A piccoli colpi di remo” , 30 racconti di mare, di nave e di costa .

Sembra guardando la sua copertina verdeazzurra di percepire l’odore slamastro del mare, di sentire il frangersi dei flutti contro gli scogli e i rumori di vele, cime o remi, ci si sente riprendere dal nostro essere  o essere stati naviganti.

 

Di questo ed altro abbiamo parlato durante l’incontro all’Angolo- Papiro di lunedì scorso.

 Alberto Cavanna sarà nostro ospite lunedì 14 maggio, sempre al Libri & Caffè di via Galilei.

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NEL MIO PAESE STRANIERO di Hans Fallada

pubblicato da: Mirna - 28 Aprile, 2012 @ 6:53 am

Ho chiesto ad Andrea Mattei, il libraio del Libri & Caffè, quale  nuovo libro consiglierebbe e lui mi ha porto questo libretto blu della Sellerio con l’ultimo scritto di Hans Fallada. Publicato per la prima volta in Germania nel 2009 era rimasto nascosto tra le carte dell’autore.

Si tratta di un diario scritto quando Fallada fu rinchiuso in osservazione a tempo indeterminato nel manicomio regi0nale Neustrelitz-Strelitz dopo una lite violenta con la moglie. Non era la prima volta che finiva dietro le sbarre.

Alco0lista, tossicodipendente aveva tentato anche il suicidio.

Di Fallada conosco soltanto il celebre “E adesso, pover’uomo?”. Cerco alcune note biografiche su Internet:

“ Hans Fallada, pron. Fàllada, pseudonimo di Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen (Greifswald, 21 luglio 1893 – Berlino, 5 febbraio 1947), è stato uno scrittore tedesco.

È uno fra gli autori di lingua tedesca più conosciuti del XX secolo. Le sue opere, tradotte in diverse lingue, hanno riguardato essenzialmente scritti a sfondo sociale. Alcuni dei suoi racconti sono stati pubblicati postumi.

Il suo lavoro più noto è il romanzo E adesso, pover’uomo? (titolo originale Kleiner Mann, was nun?), scritto nel 1932. Quest’opera è conosciuta in Italia anche attraverso la riduzione per la televisione che ne fu fatta nei primi anni sessanta con il titolo Tutto da rifare pover’uomo e con l’interpretazione, fra gli altri, di Ferruccio De Ceresa, nel ruolo del protagonista, Paolo Poli, Luigi Vannucchi, Carlo Romano e Laura Betti.”

Ma per conoscerlo meglio occorre leggere le sue opere. E questo Nel mio paese straniero – Diario dal carcere 1944 ci racconta tanto di lui e della sua storia.

Si parla del periodo nazista, ma  questa volta si parla di tedeschi che pur amando la Germania odiano il regime hitleriano e cercano di vivere in patria  accettando compromessi e umiliazioni.

Fallada, che pur aiutò Brecht a fuggire, non vuole espatriare perchè “…sono un tedesco, lo dico ancora oggi con orgoglio e tristezza, io amo la Germania…che tedesco sarei mai stato se nel momento del bisogno e della vergogna me ne fossi andato alla chetichella, scegliendo una vita più facile? Perchè io amo questo popolo, che ha donato al mondo suoni intramontabili. Qui sono stati cantati Lieder senza pari  al mondo…”

E in questo carcere dove viene rinchiuso nel 1944 Fallada ottiene 92 fogli protocollo per scrivere. In una scrittura minutissima, quasi crittografica e riempiendo anche gli spazi all’incontrario lo scrittore riuscirà ad ingannare le guardie , che pensano egli scriva racconti, e denunciare i suoi anni difficilissimi vissuti dall’avvento di Hitler in poi.

Ricordi di personaggi eccezionali come il suo editore Rowholt o Suhrkamp, ma anche delle tante nefandezze e terribili denuncie di delatori.

“Viviamo proprio in tempi oscuri” scriveva Brecht a quel tempo  nella poesia “Ai posteri” e certo Fallada ha attraversato undici anni   durante i quali   parte del popolo tedesco aveva perso ogni barlume di umanità.

Ma questo diario ripercorre anche il proprio percorso esistenziale,quello di un “perdente”, come si autodefinisce, come il suo celebre personaggio di “E adesso, pover’uomo?”

Ricordiamo però che Primo Levi ha giudicato l’altro suo celebre romanzo “Ognuno muore solo” un capolavoro.

Una lettura avvincente.

 

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TRENTO DA…LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 23 Aprile, 2012 @ 5:04 pm

Ancora una volta insieme all’Angolo-Papiro: e’ un pomeriggio ventoso, fuori volteggiano petali di fiori che ci portano a declamare i pascoliani versi “nevica la frasca”.

Il gruppo si allarga, sono arrivati anche Andrea Bianchi e Carlo Fierens il bravissimo e giovane  chitarrista classico, poi Enza e Maria Teresa avvolta di rosso.

Andrea è soddisfatto, ha ottenuto un’intervista da Mauro Corona su Mountain blog.

Cercatelo al seguente indirizzo.http://www.mountainblog.it/mbook

Si parla del suo libro “Come sasso nella corrente” e delle riflessioni importanti che questo scrittore un po’ schivo matura proprio tra le montagne  “La vanità consuma l’uomo” dice  mentre il rapporto con la natura lo spoglia delle scorie acquisite in decenni di vita frenetica  costruita su valori superficiali.

Stesso modo pensare lo troviamo ne “L’anno della lepre” di Arto Paasilinna dove il protagonista abbandona la vita cittadina per seguire i ritmi della natura fra laghi e foreste della Finlandia.

La riflessione su La citta degli angeli di Christa Wolf porta a ricordi di chi ha vissuto a Dresda, come Andrea, o di chi soltanto l’ha visitata una volta.

E un libro tira l’altro, subito Paolo cita ” Cristina e il suo doppio”ovvero ciò che (non) risulta nei fascicoli della Securitate“,di Herta Muller, trad. di Mario Rubino, Sellerio, 2010, da leggere assolutamente per chi non ha paura di conoscere le nefandezze delle dittature.

Il giovane Carlo invitato  a parlare di Cassandra della Wolf ci spiega della profondità e bellezza del libro, ma ci butta sornione una provocazione…è un libro per donne perchè la condizione femminile viene sviscerata al massimo. Naturalmente la discussione si accende simpaticamente sul solito discorso sui libri che uomini e donne preferiscono e …spesso c’è  differenza. Sono certa che il libro Romancing Miss Brontè  – che io non vedo l’ora di leggere - i signori uomini non lo considereranno nemmeno.

Maria Bona interviene “Io ho letto un libro da donna”!!! “ :         

Quel che so di Adonai” di Alessandro Tamburini, psicologo, ma in realtà è questa un storia di drammatica attualità che parla di immigrazione.

Si può dire dunque che non esistono libri per donne o per uomini, tutto dipende dai gusti. Ricordo che mio marito che leggeva le gesta di Annibale in…tedesco…apprezzò un romanzo di Rosamunde Pilcher .”Che carino!” avrebbe escalmato con grande sopresa mia e di Stefania.

Riccardo aveva appena incontrato don Farina che tutti noi conosciamo e apprezziamo . Ci ha presentato il suo nuovo libro “E per un uomo la terra” che parla della Cooperazione trentina. 

Autori trentini e non in questo vivace gruppo di lettura che presto ospiterà autori come Alberto Cavanna ( il 14 maggio ) e Alvaro Torchio ( il 28 maggio) .

Ma altri titoli sono stati segnati sui nostri blocchetti “Il mondo di Atena” di Luciano Canfora,( v.blog di Riccardo Lucatti),  “Gli avvoltoi senza piume ” di Julio Ramon Ribeyro, maestro di Varga Ilosa, dove si racconta della vita marginale di Lima.

Ed ancora di Camilleri, da Le intermittenze a Il re di Girgenti  che  Enza conosce benissimo.

Grazie all’ospitalità del Libri & Caffè di Andrea Mattei e di Elisabetta, storica sua aiutante  che dispensa bibite  e consigli letterari, abbiamo trascorso un altro lunedì pomeriggio ricco, vivace e molto, molto bello. Potenza dei libr e di chi li legge!

Prossimo appuntamento, lunedì 30 aprile, ore 17,30

 

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L’ANNO DELLA LEPRE, di Arto Paasilinna

pubblicato da: Mirna - 20 Aprile, 2012 @ 6:03 am

Spazi ampi e  nuovi da assaporare per immergervisi.

 Desiderio di tornare alla natura, nostra primigenia condizione. Desideri, per la maggior parte di noi, ricacciati in angoli lontani della psiche.

 Ci bastano talvolta una passeggiata in un bel giardino fiorito, in un sentiero di bosco o su una spiaggia  per sentirci  appagati.

Ma spesso nei nostri sogni percepiamo spazi silenziosi, fruscianti di acque o assolati di fiori, vorremmo tornare ad essere un tutt’uno con la Natura come un filo d’erba o un fiume.

 Terre lontane per ritrovarsi completamente. Ma dove? Dove vorreste essere per un po? O per sempre.

Su un’isola? O sulla cima di un monte dove Andrea Bianchi ha trovato il suo punto di ascolto perfetto? (v.post)


Il protagonista di questo originale, delizioso romanzo di Arto Paasilinna invece ha capito di volere un cambiamento totale, estremo.

Da infelice giornalista di Helsinki, rotellina dell’ingranaggio conformista della città e dei compromessi  sul lavoro e  difficoltà nei rapporti interpersonali, compresi  un matrimonio stanco e logoro, Vatanen …si ritrova tra foreste e laghi della sua Finlandia a condurre una vita finalmente felice.

Tutto ha inizio con un leprotto della specie Lepus timidus , ancora bruno,- siamo a giugno -colpito di striscio dal paraurti dell’auto guidata da Vatanen e il collega giornalista. La lepre dopo questo incontro-scontro  verrà rincorsa, trovata e curata da Vatanen che da quel momento topico lascia che la sua vita proceda in una  direzione completamente diversa. 

La lepre diventa quasi un suo alter ego. Insieme saranno pellegrini tra la natura, viandandi, insomma wanderer che, finalmente senza fretta e senza meta- se non quella del presente- vagolano dal sud al nord della Finlandia in Lapponia arrivando persino ad oltrepassare il confine con l’Unione Sovietica.

Le avventure che l’uomo e la lepre vivranno insieme sono travolgenti, talvolta surreali, spesso divertenti. Come dimenticare il reverendo che per cacciare la lepre dalla chiesa si spara su un piede? O il guidatore di bulldozer che ormai impazzito dalla veglia protratta per spegnere un incendio si butta  nel lago con il bulldozer ?

E l’orso?

Ciò che succede è completamente diverso dalla vita che noi cittadini conosciamo. I personaggi di questo mondo di foreste, laghi e neve e spazi sono particolari. Sono guardiacaccia, pescatori, tagliaboschi, distillatori di grappa, pensionati. Fra questi il settantenne che è convinto che il presidente della Finlandia Urbo Kekkonen sia stato sostituito. Le prove stanno in accurate analisi del suo cranio studiato attraverso fotografie. Ma la loro precipua particolarità sta nel nuovo modo di pensare, nel percepire in modo più naturale il mondo circostante.

Il linguaggio è scarno, essenziale, facile. Le proposizioni sono brevi e ci danno quella leggerezza  di lettura tale da farci apprezzare e sdrammatizzare  sia i conflitti esistenziali del protagonista sia le storie  più tragiche.

Arto Paasilinna è un exguardiaboschi, ex giornalista, ex poeta e tutto ciò si riscontra nel suo narrare tanto da essere definito il fondatore del genere umoristico-ecologico.

L’anno della lepre è  di Iperborea che pubblica  questi deliziosi  libretti stretti che per farsi leggere oppongono resistenza , sembra che non  non vogliano  concedere facilmente il tesoro delle loro pagine, quasi fossero dei piccoli scrigni che soltano i prescelti potranno aprire!

 

 

 

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LA CITTA’ DEGLI ANGELI di Christa Wolf

pubblicato da: Mirna - 16 Aprile, 2012 @ 10:24 am

Una intensa ed interessante lettura che mi ha accompagnato nel viaggetto in Friuli. Pagine autobiografiche scritte durante il 1992 e il 1993 quando Christa Wolf andò a Los Angeles  ospite della Fondazione Getty, periodo che coincise con una profondissima crisi personale. Da poco, dopo il crollo del muro, le erano stati messi a disposizioni i dossier della STASI in cui risultava essere stata  persona ostile e negativa per l’ideologia politica della DDR, ma in una sottile cartelletta verde scopre di aver lei stessa collaborato in modo informale con i servizi segreti nel 1959. 

La scrittrice non si dà pace, non ricorda ed è proprio il suo soggiorno americano a spingerla ad andare in fondo al “pozzo” della sua memoria.

Così i ricordi veri devono non tanto procedere riferendo, quando piuttosto designare esattamente il luogo nel quale colui che ricerca si è impadronito di loro” scrive Walter Benjamin in “Scavare e ricordare

 Il sottotitolo del libro è  “The overcoat of dr.Freud” dove un cappotto del padre della psicoanalisi donato a un intellettuale amico della Wolf diventa  il simbolo della propria ricerca interiore.  Uno “Smontare la fodera interna del proprio “overcoat”

Il soggiorno nella città degli angeli diventa quindi anche un’analisi profonda del Sè, un aggiustamento del suo sentire, della sua vita, del suo malessere.

Ogni tanto  mi serve e mi arricchisce leggere del percorso esistenziale , delle riflessioni, delle crisi, degli interrogativi degli scrittori da me amati. E certo Christa Wolf è una persona straordinaria sia come letterata che come attivista politica.

Lungo il tragitto verso Aquileia i suoi pensieri mi hanno fatto compagnia , mi spingevano a ripescare lontani ricordi, a pensare alla mia amica Sybille di Dresda che anni fa, appena crollato il muro,   fu mia ospite qui a Trento. Ricordo la sua contentezza quando vide sul mio tavolo una copia de “Il cielo diviso“ ! Amica rivista qualche anno fa, poco prima della sua morte,  proprio a Dresda –  notai come lei e suo marito fossero miti, sobri nel consumare soltanto  una tazza di caffè e di quanto ancora soffrissero-.

A Los Angeles la Wolf frequenta molti discendenti di emigrati ebrei, letterati, un certo Peter Gutman con il quale parla di Brecht , di Mann, di Schonberg  –  anch’essi rifugiatisi in California – e si fa aiutare in questa  sua necessaria accettazione del passato.

Si fa aiutare anche dall’agopuntore Kim, coreano, per lenire i dolori alle anche; legge i consigli di una monaca buddista, fa moltissime passeggiate  consolatorie lungo l’Oceano per ammirarne  i  tramonti .

Uno stacco dalla sua Germania e dallo stress di sapere che la stampa sta scrivendo della sua collaborazione ., cosa da lei ricacciata nell’oblio; oblio, come diceva Freud, senza il quale non potremmo vivere.

Quante cose avremo dimenticate!

Ma io spero di ricordare questa mia ultima passeggiata per Trieste “abbracciata” a Saba accanto alla sua libreia e a Joyce, sul Ponte Rosso. E poi nel castello di Duino ed ammirare dalla terrazza fiorita il paesaggio di mare e scogli che ispirò a Rilke le prime Elegie .

Edizioni e/0

 

 

 

 

 

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TRENTO…DA LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 13 Aprile, 2012 @ 6:38 am

Nell’ultimo incontro all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè abbiamo avuto la bellissima sorpresa di ascoltare e dibattere con Giovanni Straffelini  autore de “L’anima e i confini dell’umano” edizione Il Margine. (vedi il precedente post).

Noi Lettrici e Lettori abituali –  raggiunti anche  da Andrea Bianchi l’editore di Trento Blog  – ci siamo immersi con entusiasmo e curiosità  nell’argomento  “tra scienza, fede e bioetica” trattato in modo chiaro e intenso dal professor Straffelini.

Biologicamente noi esseri umani possiamo esseri considerati “macchine chimiche”costituite da organi integrati tra di loro; siamo come un robot, dunque? Ma chi  ha pensato e predisposto suddetto robot?

Un “ingegnere divino?” come esclamo io ?  Meglio dire forse un “fisico” divino, ribatte Andrea.

Il tempo a pensare, ascoltare, riflettere su questo argomento è volato veloce. Ma abbiamo avuto anche il tempo di parlare di altri libri e di esperienze legate sia alla scrittura che alla lettura.

Andrea ci racconta della sua frequenza anni addietro  a un  corso di scrittura creativa tenuto da Andrea Camilleri a Roma, il quale raccomandava la coerenza interna dello scrittore, requisito basilare per qualsiati genere letterario e non solo per i “gialli”

 Poi ci ha illustrato un romanzo autobiografico  “Come sasso nella corrente“  di Mauro Corona  che raccomanda “Mai morire senza aver detto la verità“.

Maria Teresa ci ha parlato di “Zita” di EnricoDeaglio, ed. Il saggiatore,  anch’esso in parte autobiografico, in cui in una storia circolare piena di flash back ci racconta della Torino degli anni ’68 – ’70, quelli della contestazione.

Da Vito Mancuso a Cechov, da Tabucchi a Lily Tuck alle bellissime e spiritose pagine della nuova blogger di Trento Blog, Stefania d’Elia che ci parla con amore e brio delle sue avventure  di giovane mamma  alle prese con Tiranna e Vickingo i due suoi deliziosi bambini. Piccolini ma pronti a pensieri e riflessioni che ci potrebbero insegnare qualcosa.

Leggete  su Trento blog: Stefania d’Elia “La scatola con la pecora”.

 Queste le parole e i pensieri che volteggiano nei pomeriggi letterari  all’Angolo-Papiro.

Il prossimo incontro con autori e lettori sarà   lunedì 16 aprile alle 17,30.

 

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L’ANIMA E I CONFINI DELL’UMANO di Giovanni Straffelini

pubblicato da: Mirna - 11 Aprile, 2012 @ 7:36 am

Quante volte ci chiediamo che cos’è l’anima?

 Era già in noi sin dai tempi del non- linguaggio? O è “apparsa” quando abbiamo preso coscienza e consapevolezza di noi? La scienza può dare spiegazioni all’ipotesi di Dio?

Giovanni Straffelini, professore  di metallurgia presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Trento, editorialista  dell’edizione trentina del “Corriere della sera” ed autore di un blog ( giovannistraffelini.wordpress.com )  ci ha presentato il suo  libro durante l’ultimo incontro all’Angolo-Papiro.

Riflessioni tra scienza, fede e bioetica. Interessantissime.

L’idea di questo suo testo è nata durante la preparazione di una giornata della “Cattedra del Confronto”  organizzata dalla Diocesi di Trento e dedicata al tema dell’anima da punti di vista filosofico/teologico e scientifico.

Tema caldo perchè “la divaricazione tra credenti (in Italia soprattutto di tradizione cattolica), non credenti e diversamente credenti sulla questionde dell’anima riflette la contrapposizione sui temi bioetici e, più in generale, sull’interpretazione stessa della vita e sulla generale visione del mondo”

“Anche gli ingegneri hanno un’anima” abbiamo scherzato, noi dell’Angolo-Papiro,  e in queste profonde e chiare pagine di Straffelini si può spaziare da interrogativi e riflessioni che vanno da Aristotele a san Tommaso, dall’evoluzionismo al testamento biologico.

Questo libro è rivolto anche ai non specialisti e cerca di verificare se la contrapposizione emersa tra scienza e principi filosofici/teologici abbia un fondamento.

 “E’ un’indagine originale e appassionata su una questione che rimane discussa e cruciale, e per molti versi “misteriosa”, sfuggendo alle nostre capacità di piena comprensione“.

Nella prima parte il concetto di anima è analizzato in modo scientifico e in prospettiva evoluzionistica (con particolare riferimento alle neuroscienze cognitive, alla biologia e alla termodinamica) ed è accostato a quello di “coscienza”, intesa in senso stretto come la capacità di ogni essere vivente di reagire in modo più o meno diversificato alle sollecitazioni esterne” scrive Giovanni Straffelini, mentre la seconda parte è dedicata per ampliare una discussione sui confini dell’umano e sulla sacralità della vita.

E intorno a queste temi  noi tutti abbiamo interagito con il simpatico e bravo ingegnere facendo domande e sollecitando  riflessioni sull’aborto e  sull’eutanasia.

Argomenti di cu siamo assetati per capire il grande mistero della Vita.

Il libretto azzurro di Straffelini, edizioni Il Margine, ci aiuterà  a rispondere ad alcuni importanti interrogativi.

Appuntamento per parlare ancora del suo libro, ma anche di altre letture, lunedì 16 aprile, sempre al Libri & Caffè di via Galilei

 

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L’AMICA GENIALE di Elena Ferrante

pubblicato da: Mirna - 9 Aprile, 2012 @ 7:06 am

Di questo bel romanzo rimarranno impressi a lungo  nella nostra memoria di Lettori i personaggi che vivono una vita dura nel rione napoletano : le famiglie dello scarparo, dell’usciere, del falegname, del fruttivendolo, del ferroviere-poeta e di quelle che riescono ad agguantare l’onda del boom economico. 

 Elena Ferrante ce ne scrive l’elenco nelle prime pagine così possiamo ricordarcene i nomi e le relazioni interpersonali.

Fra tutti emerge, oltre l’io narrante Elena Greco, la sua amica Raffaella Cerullo, detta Lila. Ed è su questa intensa amicizia che si dipana il racconto che partendo dai giorni nostri va a ritroso a scoprire la particolare relazione che lega a filo doppio le due donne.

Dall’infanzia povera del rione attraverso l’adolescenza difficile per le scelte del futuro si giunge alla propria formazione, a ciò che risulta prioritario per entrambe.

Leggendo mi sono tornati alla mente sia “Ninfa plebea” di Rea che “Il mare non bagna Napoli” della Ortese proprio per quelle descrizioni dell’ambiente parrtenopeo così intento alle piccole occupazioni per sopravvivere da non avere il tempo neppure di vedere il mare.

Perchè Elena e Lila sono così legate? Perchè sembra proprio che l’una sia speculare all’altra, che ognuna di esse abbia qualcosa cha all’altra necessiti. Prima della loro complicità c’è la voglia  di crescere e  di capire, di affermare la propria personalità. Leggiamo in una sorta di controcanto la sopraffazione di Lila su Elena, come una proiezione del Sè desiderato, e un rincorrersi e sfidarsi come  i Duellanti di un celeberrimo racconto, che si combattono ma si rispettano. 

E se la bionda e accomodante Elena, carina, brava negli studi continuerà la scuola e se ne sentirà orgogliosa, Lila, dalla mente come un diamante, farà scelte diverse dettate dalla sua passionalità, senso di giustizia e libertà.

Lila è l’amica geniale,”terribile e sfolgorante, colei che da bambina scura, secca, ribelle  si trasformerà in una affasicnante adolescente che farà girare la testa a tutti i ragazzi del quartiere, è colei della quale si vorrebbe l’approvazione, è colei che non ha bisogno di frequentare il ginnasio per apprendere greco e latino. Ma è anche una giovane donna che sembra vedere cose e situazioni ineluttabili,  sembra avere uno sguardo che va oltre il contingente,  ed è anche  una donna che soffre in silenzio e che alla fine riuscirà a fuggire e a far perdere ogni traccia di sè  prima di “smarginarsi”.

Il 31 dicembre 1958 Lila ebbe il suo primo episodio di smarginatura…Diceva che in quelle occasioni si dissolvevano all’improvviso i margini delle persone e delle cose…Per esempio aveva già avuto spesso la sensazione di trasferirsi per poche frazioni di secondo in una persona o una cosa o un numero o una sillaba, violandone i contorni.”

 E’ una sensazione sgradevole che le fa percepire una visione spaventosa del mondo e le fa provare uno spaesamento, come  un’invasione violenta  della realtà esterna.

Lila è figlia dello scarparo, lei lascia la scuola per aiutare la famiglia, proverà anche a disegnare modelli di scarpe che poi più tardi verranno realizzate. Ma intanto in famiglia ci sono tensioni e liti violente. Un giorno il padre la scaraventa giù dalla finestra facendole rompere un braccio.

Ed Elena? Studia, studia, vorrebbe però scrivere e pensare come Lila, vuole il fidanzato perchè Lila ha già parecchi spasimanti. Insomma Lila è il suo specchio, il suo riflesso migliore.

Confronti, competizioni nella faticosa strada della formazione, ma rispetto e ammirazione dell’una verso l’altra.

Bellissime pagine che coinvolgono si dall’inizio, inizio a cui si è costretti ritornare  alla fine per riannodare il cerchio di questa straordinaria amicizia femminile.

Episodi che si intrecciano, come spesso accade con la lettura, con i nostri ricordi anche perchè le protagoniste sono mie coetaneee. 

Da leggere.

Edizioni e/o

 

 

 

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TRENTO DA…LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 3 Aprile, 2012 @ 7:11 am

Dove si può entrare in una libreria-“cattedrale”?

 Alla UBIK di corso Tre Novembre.

Perchè “cattedrale”? Per due motivi. Il primo è stato il libraio stesso a suggerirmelo –  ma guai a definirlo così  – lui si sente il “servitore della Libreria - perchè  invece di dirmi il suo nome (che però noi lettori conosciamo)  ha replicato “Ma quando entra in una chiesa le interessa anche sapere il nome del parroco?”

E secondo perchè sia l’atmosfera, sia la disposizione quasi  “a navate” di scaffali di libri portano il visitatore a immergersi in una condizione di sacralità.

La libreria ha una vita propria” mi spiega il “servitore” mentre toglie dagli scatoloni gli ultimi libri. “Io e  le ragazze la assecondiamo. Ordiniamo le ultime pubblicazioni e le sistemiamo ordinatamente”.

 La Libreria ha un’anima propria che si modifica a seconda delle richieste dei Lettori o  delle novità del mercato editoriale e sembra che l’intero mosaico della disposizione si formi indipendentemente, quasi per una sorta di magia, come i vetrini colorati di un caleidoscopio che sembrano sparsi ma all’improvviso per piccoli movimenti esterni vanno a formare fiori e colori armonici.

E qui alla UBIK ci sono diversi settori dove poter soffermarsi , come fra “altari”  Unico tra le libreriei Trento lo spazio allegro riservato ai bambini: troneggia La Pimpa, tavolino e seggioline e tanti libri da scartabellare, aprire , giocare, cominciare a leggere.

In fondo continua il simpatico “servitore” i Lettori sono sempre dei bambini che hanno bisogno di sentire raccontare delle storie. L’ascolto di una  narrazione è la nostra prima forma di conoscenza e di evasione dalla realtà contingente. Ricordiamo l’Odissea e il racconto di Ulisse, grande narratore. Pensiamo a Tonino Guerra , scomparso proprio nella giornata mondiale della poesia, che diceva che le storie gli arrivavano all’improvviso, senza bisogno di cercarle e che esse gli riempivano la vita di gioia

E’ per questo, aggiunge il “non-libraio” che il settore dedicato all’ARTE e ai DVD gli è particolaremnte caro. Ogni lettore è anche amante del cinema, perchè il desiderio di immergerci in altre storie è imperante. E quanti DVD ben allineati, quanti libri di Arte!

Conclude dicendo che  la “sua” libreria”coniuga una profondità di catalogo con un impegno nell’attualità“.

E soprattutto sottolinea, ed io concordo, che questo è un luogo di libertà, di scoperte, di emozioni.

Ricordo che tempo fa tra gli scaffali  c’erano biglietti che invitavano il visitatore a toccare e sfogliare i libri che “parlavano” in prima persona : “Toccami. Sfogliami. Aprimi”

Sì, entrare alla UBIK è un’esperienza molto molto piacevole e arricchente, sappiamo che è aperta anche la domenica, sappiamo che le nostre richieste saranno esaudite.

Chiedo ad una delle gentili commesse anzi “servitrici” quali sono i libri più venduti al momento:

Jennifer Egan “Il tempo è bastardo” recente Premio Pulitzer

Elena Ferrante L’amica geniale

Massimo Gramellini Fai bei sogni

Dawn French Le meraviglie delle piccole cose

 

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