L’ORA BLU di Franca Pellizzari
pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2012 @ 7:35 am                                                                         Â
Ultimo incontro all’Angolo-Papiro con un’ospite speciale: Franca Pellizzari, letterata, insegnante, sceneggiatrice nonchè mamma  e …soprattutto in questo caso ….moglie di Beppe che è diventato l’ispiratore di una particolare e godibile  raccolta di racconti che ci vengono presentati da Maria Teresa.
Noi del gruppo lettura abbiamo ascoltato con interesse e simpatia come è nato  il progetto  di Franca di voler dedicare al marito per il suo  sessantesimo compleanno un filo di ricordi e di avvenimenti che si snoda attraverso la loro vita.
 Leggerò il suo libro a Borzonasca e ripenserò a questa coppia complice e simpatica che ha vivacizzato ancor più il nostro incontro al Libri & Caffè.
Lascio la parola a Maria Teresa che ha già letto i racconti di Franca Pellizzari:
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“L’ora blu, quell’ora dopo il tramonto in cui il cielo è già scuro, ma nelle foto appare di un blu intenso, quasi magico…I fotografi la conoscono benissimo… È anche il momento in cui il profumo dei fiori si coglie con la maggiore intensità .
La vera felicità è fatta di consapevolezza, proprio come l’ora blu. In quel momento di passaggio tra il giorno e la notte tutte le foto riescono magnificamente, ma chi non lo sa rischia di lasciare la macchina fotografica nella custodia e di perdere la sua occasione.Â
È possibile creare tante storie diverse e ideare un legame, una sorta di nastro invisibile intessuto di amore, in virtù del quale in ognuna fa capolino una stessa persona, mai protagonista, mai in primo piano, ma sempre importante? Può sembrare incredibile, eppure è quello che accade nei racconti di Franca Pellizzari.
Questa originale impostazione è l’impronta comune alle vicende narrate ne “L’ora bluâ€. Ma i racconti spaziano in tempi e luoghi svariati ed accompagnano il lettore attraverso molteplici generi: thriller, fantasy, umorismo spesso esilarante ma sempre intelligente e raffinato, realismo con agganci concreti alle problematiche di attualità , speranze e sogni rivolti al futuro…
E diverse in ogni racconto sono anche le età della vita di quel personaggio che si affaccia in ogni storia, sempre con discrezione, a costituire ovunque una presenza positiva.
In “L’ora blu†tutto è un po’ speciale: gli angeli in Paradiso hanno qualche vizietto, un passato atroce si trasforma in una fiaba piena di magìa, il profumo di un bombolone risveglia chi da tempo ha un buco nero nell’anima, un gelato al pistacchio restituisce al legittimo proprietario il biglietto vincente della lotteria, le automobili hanno la loro notte magica, una Milano sbagliata regala la svolta fortunata di una vita… e molto, molto altro!
“L’ora bluâ€: una lettura appassionante e gradevolissima per gli intrecci delle storie, costruite sempre con sapiente regìa, in qualche caso addirittura con un andamento cinematografico che nulla toglie alla cifra letteraria del risultato. Una giusta dose di suspence avvince anche nei racconti non propriamente thriller. Efficacissime notazioni di ambienti, tipi umani, gesti e caratteri colorano la narrazione, sempre sostenuta da dialoghi brillanti, battute gustose, conclusioni a sorpresa.
Le scelte lessicali precise ma non pedanti e l’andamento fluido del periodare conferiscono ai racconti una fruibilità immediata, che però non ha nulla di prevedibile. Il lettore è continuamente sorpreso, divertito, spesso affascinato da similitudini, metafore ed altre espressioni tanto fantasiose quanto azzeccate.
Chi conosce l’autrice assicura di ritrovarla perfettamente nei suoi racconti, il cui registro linguistico contraddistingue Franca Pellizzari anche in una chiacchierata con gli amici! “
NEBBIA ROSSA di Patricia Cornwell
pubblicato da: Mirna - 10 Giugno, 2012 @ 2:17 pmQualche volta ho bisogno di tuffarmi in un thriller dove gli accadimenti, sensazionalmente  drammatici e quasi improbabili, sembrano lontani- e quindi emotivamente staccati - molto più che i tormenti dell’animo esistenziali o  di certi rapporti familiari conflittuali.
Ho letto tutto d’un fiato Nebbia rossa, edizioni Mondadori,  sebbene la prima metà – e parlo di 180 pagine – affrontava sotto forma di dialoghi un unico caso di omicidio. Ma che dialoghi!… tra la ormai famosa anatomopatologa Kay Scarpetta, il suo investigatore Marino e una detenuta.
Patricia Cornwell è bravissima ad interessare il lettore senza ancor far succedere per un po’ niente di eclatante.
Ripensav0 al primo legal thriller “Anatomia di un omicidio” di Robert Traver ( diventato poi famoso con il film di Otto Preminger) dove la suspence saliva esclusivamente   durante il processo.
E così è in questo giallo che si svolge in poche giornate calde e afose in Georgia quando Kay Scarpetta ormai sessantenne, ma sempre acuta e bravissima, viene costretta con degli espedienti ad interessarsi ad avvelenamenti che avvengono in carcere. Uno fra tutti quello di una detenuta morta due ore prima dell’esecuzione capitale.
Certamente la trama è intricata perchè vecchi casi si collegano tra loro, personaggi importanti riemergono dal passato, ma con magistrale attenzione tutto si incastrerà perfettamente in un finale che riesce a  sorprendere il lettore.
Ci si affeziona ai detectives dei gialli, da Adamsberg, spalatore di nuvole della Vargas, all’ispettore Linley e a tanti altri.
Kay Scarpetta è speciale: di origine italiana, ama cucinare piatti mediterranei, adora la nipote Lucy “maschiaccio” in grado di pilotare elicotteri ed entrare facilmente in ogni sito della rete Web, ama suo marito Benton che lavora per l’F.B.I. ed è sempre tollerante con il mastodontico e rozzo Marino da sempre innamorato di lei.
E lei com’è? Seria, efficace e nello stesso tempo vulnerabile. Ci spiega accuratamente tutto il suo lavoro e può farlo perchè la sua autrice –  un suo alter ego mescolato alla figura di Lucy- è tra i fondatori del Virginia Insitute of Forensic Sciences ecc.
 Sa perfettamente  quello che scrive.E’ vincitrice di moltissimi premi.Vive tra New York e la Florida.
Visitate il suo sito www.patriciacornwell.com
ATTENZIONE: Domani 11 giugno, ore 17,30, all’angolo-papiro del Libri & Caffè ultimo incontro del gruppo di lettura con le proposte per l’estate e con una sorpresa:
l’autrice de “L’ora blu”,  un libro di racconti dedicati al marito.
GIORNI VICINI di Angelika Overath
pubblicato da: Mirna - 5 Giugno, 2012 @ 4:33 pmCerto che il rapporto madre e figlia è uno dei più sviscerati in letteratura .
E’ infatti il rapporto per eccellenza, quello che inizia dalla fecondazione che fa vivere  in simbiosi fisica per nove mesi due esseri e che continuerà poi  tutta la vita proprio con  il rispecchiarsi l’una nell’altra, visto lo stesso genere, in un crescendo di amore o  odio, tenerezza o rancori, ammirazione o compatimento a seconda delle storia, dei caratteri di entrambe  o degli accadimenti. Ma sicuramente la Madre ha delle grandi responsabilità verso i figli, una delle quali è fornire gli strumenti per permettere  alle sue  creature di staccarsi.
Ah, io sono madre, ma non sono solo quella. Sono stata figlia, moglie, ma soprattutto sono persona e la mia vita ha proseguito attraverso un percorso di speranza e lavoro per raggiungere equilibrio, serenità e qualche risposta al miracolo Vita. Chissà quanti errori avrò fatto come madre, ma credo di aver seguito il buon senso della mia linea femminile che ad un certo punto lasciava aprire il bozzolo per permettere alle figlie di scegliere e di “volare”da sole. (almeno lo spero…ma si sa che avrò ugualmente sbagliato qualcosa!)
Nel racconto di Angelika Overath non è stato così. L’amore di una madre per la figlia è estremo, totalizzante, claustrofobico.
 “La bambina era cresciuta avvolta nel potere amorevole della madre…la bambina era diventata la “casa” della madre”
Questa madre che ha dovuto lasciare “la sua casa, il suo paese” nei Sudeti per trasferirsi in Germania , si è sempre sentita straniera e insicura. Solo un figlio avrebbe potuto darle un ruolo, una sicurezza, uno scopo, un radicamento. Si sposa soltanto per questo. E quando Johanna nasce tutto girerà intorno a lei che verrà allevata in modo da diventare forte per la madre.” Una figlia troppo delicata e sensibile o addirittura narcisista non le sarebbe servita a niente”.Â
 Questo filo d’acciaio che lega madre e figlia durerà parecchio tempo finchè Johanna lascia la casa per un lavoro in un’altra città , ma è ancora tenace e Johanna se ne accorge, quando la madre muore.
“…la madre muore e la figlia vive, ma non ci aveva creduto davvero. Quella morte smentiva il loro tacito accordo…” All’ospedale, in rianimazione, Â aveva respirato con lei, come se volesse “partorire” la madre, respirando.
Ed ora nell’appartamentino materno non riesce a buttare via le sue cose che contengono ancora tracce vitali dell’odore pallido e familiare della madre.
Inizia una notte durissima in cui i ricordi arrivano e travolgono Johanna. “Romanzo in una notte” (Roman in einer Tage) è infatti il sottotitolo.
Gli oggetti intorno a lei che si aggira vuota nelle poche stanze e che sono vissuti con la sua famiglia, una famiglia triste che talvolta piangeva in silenzio di nostalgia, – Sensucht - sono tutti presenti e trattengono i ricordi. Come i vari gatti di peluche ritti e ordinati sul grande divano di pelle marrone e tra i quali, ad un certo punto Johanna si ritrova, più o meno nella loro stessa posizione..
Alcuni  ricordi dolci che le sembrano “angoli ciechi di paradiso” nel ripensare al nonno ciabattino che le faceva fare lavoretti insieme a lui.
Ma è la Madre che ha deciso il destino di tutti, la loro infelicità , una madre che ha timore dello spazio e che ha riempito le stanze di tanti mobili come se essi fossero un puntello per un sostegno più solido di quello che erano in grado di darsi vicendevolmente.
 Notte catartica dunque per Johanna quarantenne, in cui viene sviscerato questo intenso e quasi morboso rapporto materno per poterlo poi ridimensionare, forse capire, neutralizzare spostandosi più indietro nel tempo,   ad un’immagine raccontata dalla nonna quando ancora si trovava “al paese“, quando lavava le fasce e le camicine della sua figlioletta, la madre di Johanna,” nella fresca acqua che mormora sotto i salici, là dove lo Zwittau separa la Boemia dalla Moravia, nell’acqua in mezzo alle oche.”Â
Che scrittura forte questa Angelika Overath, classe 1957, giornalista, saggista, vincitrice di numerosi premi letterari.Â
Keller Editore
POEMETTI di Katherine Mansfield – DEDICATI A VALERIA
pubblicato da: Mirna - 4 Giugno, 2012 @ 8:40 am pubblicato da: admin – 11 settembre, 2010 @ 6:46 pm modifica
 Ricerco un vecchio post dove parlo di una poetessa che io amo molto, una persona dalla mente colorata, che amava la vita in tutti i suoi aspetti, dalla Natura , all’amore per gli altri e  all’arte. Una donna che si sentiva parte palpitante dell’intero universo.
E’ quello che io auguro a Valeria appena giunta tra noi.
 “Parliamo sempre di vita, della nostra vita che come ci consiglia Maria Teresa si può vivere con più ottimismo. Le piccole cose di cui parlava anche Gozzano, non necessariamente un “Loreto impagliatoâ€, sono i puntelli strategici per tradurre lo spleen in una  “felicità bambinaâ€.
Scelgo ancora una volta  Katherine Mansfield proprio per la sua ardente sete di vita e di felicità . Felicità  che provava nei piccoli piaceri quotidiani, nell’amore, nell’amicizia e nell’abbandonarsi alla bellezza della natura.
“In riva al Mediterraneo c’era Villa Pauline, un cottage di quattro stanze†ci scrive John Middleton Murry, marito della Mansfield spiegando che entrambi vi abitarono nel 1916. Ricorda che si dedicarono una settimana intera alla poesia “Dopocena, sedendo insieme a una minuscola tavola da cucina, abbiamo scritto versi intorno a un tema che sceglievamo al momentoâ€
In questi Poemetti di Katherine Mansield troviamo anche i ricordi della lussurreggiante Nuova Zelanda, il suo amore per l’Amore, le sue immagini più colorate, la sua forza di veleggiare ad ogni costo verso la Felicità .
“Un golfo di silenzio ormai ci separa;
 Io su una sponda e tu all’opposta vivi,
 Non ti vedo nè ti odo, a stento so che ci sei…
A varcarlo forse c’è modo? Mai con la parola
O il senso. Così di pianto lo potremmo colmare.
 Ma ora voglio frantumarlo con un’altra risata.
La Mansfield nei suoi diari scrive che il dolore può essere vinto, a patto di non resistergli, concedendogli una parte di noi.
 “Tutto quanto accettiamo effettivamente dalla vita, subisce una trasformazione. In questo modo la sofferenza deve diventare l’Amore. Ecco il mistero. Ecco ciò che debbo fare. Devo passare da un amore personale a un amore più grande. Devo dare al mondo  tutto ciò che ho dato ad uno solo.â€
Che sia questo il segreto delle felicità ?
Scrive nei primi versi di “Villa Paulineâ€
Eppure, prima che egli venisse,
eri soltanto un nome:
quattro stanze nane, un cassettone
senza nemmeno un osso dentro,
ed ero sola!
Dalle vaste finestre
ora l’aperto intero
di sole e fiori e canto
a nascondersi viene,
ardente e sulle sedie ridente,
per afferrare d’improviso
la nostra felicità bambina“…
TRENTO DA…LEGGERE
pubblicato da: Mirna - 31 Maggio, 2012 @ 12:44 pmGli incontri all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè stanno per concludersi per poi riprendere il prossimo autunno. Questo penultimo incontro è stato particolarmente piacevole e vario.
Ospite Alvaro Torchio, l’autore di Marx & Angels investigatori e non solo. Ci siamo fatto spiegare la genesi dei suoi romanzi a quattro mani e in quali testi ha attinto gli aneddoti sulla vita dei due filosofi. Importante per gli aspetti della loro vita quotidiana i libri “Colloqui con Marx ed Engels”.
Il nostro gruppo-lettura sempre più affiatato ha fatto altre domande. Abbiamo scoperto anche che Alvaro Torchio ha scritto molte poesie, vincitrici spesso di concorsi nazionali. Ci ha regalato uno dei suoi libretti e sfogliando abbiamo letto versi che raccontano eventi minimi, trasalimenti infantili e naturalmente il lavoro della memoria. Torchio usa un linguaggio che si rifa alla metrica classica.
Gli chiedo quali sono  i suoi autori preferiti: dai contemporanei tra cui Luciano Erba (mio docente di letteratura francese) a Montale, naturalmente Leopardi e a Tasso le cui poesie sarebbero da rileggere e dalle quali persino Leopardi e D’annunzio hanno attinto.
E’ stimolante sapere che nel nostro gruppo non c’è soltanto l’amore per la lettura ma c’è un desiderio di scrittura autobiografica o poetica. Ne possiamo parlare, e in altre cirostanze confrontare anche i nostri versi.
Maria Grazia ci ha fatto leggere il suo raccontino Finis Terrae dove con un linguaggio onirico e immaginifico ci parla di  una navigazione verso un altrove sognato e del quale si sente la nostalgia. Immagini originali tra le quali una funesta civetta e una lucciola stanca che tracciano simboli quasi esoterici.
Cristina, Riccardo ed io ci impegnamo a leggere alcune  nostre poesie in una delle future serate accademiche. Che ci sarà dentro i nostri versi? Emozioni, riflessioni, desiderio di condividere le nostre epifanie.
Tra un caffè e un’aranciata ognuno di noi presenta l’ultimo libro letto dall'”Accabadora” di Paolo al libro su Beethoven di Maria Bona, dall’ennesimo Murakami di Stefania “L’uccello che girava le viti del mondo” dove lei si lascia trascinare ondeggiando in un altro Pensiero un po’ diverso dal nostro talvolta troppo razionale o pragmatico.
Cristina ci illustra un evento riminese alla quale ha partecipato come pianista:  letture di brani di poeti e scrittori come Mario Luzi, Alda Merini, a Virginia Woolf, Giorgio Bassani…commentati da brani musicali scelti e suonati da lei.
Belle queste orette pomeridiane a parlare di libri, di musica e di noi.
Per il prossimo ed ultimo incontro della saison è probabilissimo che Maria Teresa ci porti un’amica che ha scritto un libro di racconti…ma di questo parleremo insieme lunedì 11 giugno 2012.
MARX & ENGELS, INVESTIGATORI di Dario Piccotti e Alvaro Torchio
pubblicato da: Mirna - 25 Maggio, 2012 @ 7:19 amChe cosa ci può essere di più appagante per un lettore conoscere  altri episodi  della vita dei propri amati personaggi reali  o fantastici?
 Per le signore più romantiche ci sono postume avventure di Mr. Darcy ed Elizabeth Bennet già ormai felicemente sposati e che incorrono in misteri che riusciranno a risolvere da improvvisati detectives e amanti della giustizia. Quando di Jane Austen non se ne ha abbastanza ecco che si corre a leggere nuove storie dei  personaggi di “Orgoglio e Pregiudizio”.
Ma per Piccotti e Torchio i personaggi reali da far rivivere  e con i quali condividere pensieri e giudizi  sono Marx e Engels autori del Manifesto del Partito Comunista.
 Entrambi gli autori, insegnanti di materie letterarie e studiosi di politica, filosofia, sociologia –  e poeti e musicisti –  sono sensibili alle problematiche sociali.
La loro idea di ritrarre  con la fantasia la coppia di filosofi intenti a risolvere delitti è geniale. Non solo c’è l’avvincente “filo rosso del delitto” che appassiona, ma leggendo  conosciamo più a fondo Marx, detto il Moro ed  Engels il “capitalista” legato  all’operaia irlandese Mary Burns.
 Apprendiamo del loro affetto reciproco, del loro spiccato senso dell’umorismo, ma soprattutto conosciamo o ripassiamo le loro idee filosofiche e politiche.
Più che un libro giallo direi che è un libro di storia e sociologia. La classe operaia è difesa sempre strenuamente e il Pensiero dei teorici del comunismo ci viene descritto in modo leggero, ma storicamente attendibile, infatti per la stesura dei sei racconti sono stati tenuti presenti sia il carteggio che le opere di Marx ed Engels.
Siamo nella seconda metà dell’800 quando l’Europa viveva fermenti politici e storici di grandissima importanza. Ci spostiamo da Londra a Caprera, dalle isole normanne in Boemia e ad Hannover.
Personaggi come Bukanin, Garibaldi, Victor Hugo fanno parte delle diverse storie gialle. Ed è un piacere immaginare il nostro eroe dei due mondi nella Casa Bianca di Caprera con la “brutta” moglie a vivere una vita tranquilla davanti al mare.
E Londra? Dove si aggirano sia Bakunin l’anarchico russo, sia Mazzini, scuro in volto e teso alle sue teorie, sia Jack lo squartatore?Â
Ambiente vittoriano, vetture di piazza e  tazze di tè nella modesta casa di Marx e sua moglie Jennie.
Linguaggio quasi ottocentesco e  come nei romanzi di Conan Doyle, adatto al contesto temporale,  ma in più una estesa ricchezza di riferimenti storici dell’epoca che farebbero di questo libretto un manuale di riepilogo della storia politica e sociale  del tempo.
 E non solo: mi è piaciuto molto “incontrare” Victor Hugo sull’isola di Guernsey, “pallone gonfiato” come lo definisce Marx, leggere brani delle sue opere e dei suoi pamphlet contro l”odiato imperatore francese, Napoleon le petit.
 Bello attraversare l’isola in calesse per ammirarne la bellezza selvaggia, le scogliere, il mare e scorgere un piccolo uomo di spalle che si confronta con la grandezza degli elementi, come nei quadri del pittore romantico Friedrich.
E rabbrividire come  nei racconti gotici leggendo dei lupi mannari in Boemia!
Infine mi piace questo lavoro a quattro mani di Piccotti e Torchio quasi a sottolinerare la stessa amicizia e comunità d’ideali dei due protagonisti investigatori.
Si saranno divertiti a scrivere questi racconti? Quante domande potremo fare ad:
Alvaro Torchio che ci ha già presentato il suo lavoro in Bibilioteca, ma che si è gentilmente offerto di partecipare all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè
 lunedì 28 maggio alle ore 17.30.
IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI di Vanessa Diffenbaugh
pubblicato da: Mirna - 22 Maggio, 2012 @ 2:12 pmUn successo editoriale (in Italia Garzanti)  questo romanzo che si è dilatato a valanga. Vuoi per il passaparola, vuoi per l’accattivante titolo che attrae soprattutto noi donne “The language of flowers“.
Anche l’escamotage di variare sulle copertine l’immagine di un fiore diverso come il  tulipano, la rosa e altri  ha affascinato molte lettrici.
Mi tenevo a debita distanza da esso pensando a un semplice  romanzo rosa, ma poi Cristina l’ha portato all’Angolo-Papiro del Libri & caffè e con la sua efficacia nel presentarcelo mi ha convinto a leggerlo.
 Si parla di fiori e Cristina vive gran parte dell’anno tra i fiori del suo giardino. Conosce quindi  le sensazioni che piante e fiori regalano a noi umani. Ne so qualcosa anch’io nel breve periodo che trascorro nel mio giardinetto “montaliano” tra amareni, glicine, gelsomino  e rose.
In questa storia i fiori e ciò che essi ci vogliono dire sono intrecciati strettamente con la vita di Vittoria, abbandonata alla nascita dalla madre e affidata a diverse famiglie e istituti. I fiori sono  dunque un’ancora di salvezza per questa diciottenne  ferita e infelice ; essi sono le parole, i sentimenti, l’amore che non è ancora riuscita ad avere soprattutto quello di una madre.
E Vanessa Diffenbaugh ci parla di maternità , quella immediata e  più istintiva: dal parto all’allattamento.
Il succhiare con forza dalla mamma tutta la necessaria linfa vitale per vivere. Pagine molto nitide e belle.
Penso a Miki che fra poco le vivrà , e guarda caso sulla copertina di questo volume c’è il tulipano, il suo fiore preferito. Che cosa significa nel linguaggio dei fiori ? “Dichiarazione d’amore”.
In fondo al romanzo c’è il dizionario del linguaggio dei fiori, il significato che in epoca vittoriana si dava ad ogni fiore, dalle famose rose gialle (ed io penso a Madame Olenska de L’età dell’innocenza)  che simboleggiano l’infedeltà all’ortensia (che io adoro) che significa …distacco!
La storia di Vittoria si dipana su due spazi temporali: quello dei suoi 9 anni quando finalmente riesce a trovare una madre adottiva che ama, ma che per timore di perdere la perde con il suo comportamento aggressivo e ribelle, e quello dei 18 anni quando appena maggiorenne è lasciata in balia di se stessa a costruirsi la propria vita..
La sua forza, seppur tra dolori e sacrifici, viene incanalata grazie proprio ai fiori verso una più equilibrata esistenza. Non mancano certo l’aiuto di persone che la capiscono, la fioraia, qualche amica, e soprattutto Grant anch’egli amante dei fiori e a conoscenza del loro segreto linguaggio.
Un libro, ripeto, che mi sembra adatto più a lettrici femminili, ma che sicuramente si legge con piacere e interesse.
Alla fine Vittoria, un po’ come la Jeanne di Chocolate, riuscirà a comprendere i sentimenti delle persone scegliendo per loro i fiori che le aiuteranno a migliorare o a conoscersi più profondamente.
 Donne e fiori: non siamo strettamente legate?
Ah, il profumo dei lillà : prime emozioni d’amore!
E i mughetti di maggio: ritorno della felicità .
Ma che fiore  vi sentite in questi giorni? Ve lo saprò dire sfogliando le ultime pagine di questo libro.
Per concludere dirò che regalerei a tutti voi delle fresie (facevano parte del mio bouquet di nozze!): amicizia duratura.
Ah, questi vittoriani!
MUSICA PER UN INCENDIO di A.M. Homes
pubblicato da: Mirna - 18 Maggio, 2012 @ 6:19 pmLa storia inizia e finisce con un barbecue .
 Momento importante per gli americani della middle class quello della grigliata all’aperto  che sembra rassicurare e legittimare una vita tranquilla e condivisa. E’ proprio la cerchia di amici che racchiude e difende l’individuo. Ognuno si rispecchia nell’altro.
Paul ed Elaine, coppia della periferia suburbana newyorkese, è felice di rivedere così spesso gli amici . Per loro  è veramente duro essere abbandonati a se stessi per ventiquattr’ore.
 Chi sono Elaine e Paul? Due persone  avulse una dall’altro, ma legate da una strisciante infelicità a cui non sanno dare un nome.
Già sono stati descritti in un precedente romanzo della Homes “La sicurezza degli oggetti” che voglio assolutamente leggere tanto questo romanzo mi ha colpito.
Innanzitutto credevo che A.M. Homes fosse un uomo e fra me e me dicevo che si capiva dalla essenzialità cruda delle descrizioni di alcune scene di sesso, dai dialoghi quasi teatrali, dal non eccessivo rimestio delle problematiche.
Ed invece scopro che è una donna…bravissima, inclusa nella lista dei “venti autori per il nuovo secolo”.
Ma quale sarà il suo nome  A. M.? Non l’ho trovato!
In questo loro mondo di cartapesta, quasi artificiale dove il sole non sembra nè sorgere nè tramontare, ma svanire lentamente, Paul ed Elaine si sentono impantanati, persi in se stessi e non riescono a trovare il bandolo della serenità nella famiglia, nei figli. Si appoggiano con rabbia l’uno all’altro, ma non si bastano.
Paul cerca consolazione in due storie extraconiugali mentre  Elaine si abbandona passivamente ad accadimenti  inaspettati, come una relazione omosessuale con la vicina, sua antitesi vivente: tanto Elaine è pigra e  indecisa tanto Pat è organizzatissima e  “perfetta”.
Il gesto gratuito, irrazionale, quello che dovrebbe  smuovere in loro ciò che essi non sanno sollecitare, è rovesciare il grill acceso verso la casa e sperare in un incendio che modificherà la loro vita in qualche modo.  Ma l’incendio totale che li avrebbe costretti a un vero cambiamento non c’è.
Inizia una spirale discendente  nella quale  Paul agisce come una mina vagante in balia delle sue amanti, mentre Elaine si sente sempre di più alienata e impotente. Si odiano e si cercano, sembrano i Simpson, dispettosi e meschini, cattivi tra loro per suscitare una qualche reazione. Amaramente divertente la lotta furiosa e silenziosa che Paul ed Elaine ingaggiano una notte, lotta che finisce quando esausti di pugni e graffi condividono  una pasticca.
Ma ci sono i bambini che guardano…e in questo implacabile ritratto della vita americana nei sobborghi residenziali essi saranno le vittime e i giustizieri.
Un libro del quale parlare perchè questa storia  rispecchia un male di vivere comune non solo tra classi sociali d’ oltreoceano, ma ovunque il benessere materiale ha soffocato il desiderio di una  crescita esistenziale completa, quel famoso raggiungimento goethiano di serenità olimpica che ti fa sentire almeno in pace con te stesso.
Di questo ed altri libri abbiamo parlato all’Angolo -Papiro del Libri & Caffè, lunedì scorso.
TRA UN LIBRO E L’ALTRO… la mostra fotografica di Enrico Fuochi
pubblicato da: Mirna - 13 Maggio, 2012 @ 7:58 pmIneguagliabile il piacere di passeggiare in una città così avvolgente e bella come Trento. Ed imbattersi in una piazzetta tra colonne, porticato e vetrina in una interessantissima mostra fotografica, quella di Enrico Fuochi, Tempus mutandis
Siamo nello Spazio Espositivo Pretto, in piazza San Benedetto e le foto che occhieggiano dalla vetrine ci mostrano personaggi in mutande in spazi più o meno  antropizzati.
Mi piace osservare, capire e  lasciare entrare in me le sensazioni, le suggestioni, i messaggi che un immagine può evocare.
E fondamentale è conoscere anche l’idea dell’autore. Enrico Fuochi ci spiega che “lafotografia è un mezzo che rende fruibile un’idea e che la sua vera essenza va ricercata in una sintesi tra il processo pratico, estetico e concettuale.”
Qui ci provoca con uomini in mutande per suggerirci il tempo del mutamento fermato in situazioni non quotidiane, ma assurde eppure colme di significato.
C’è l’uomo “spogliato della sua vanità “, della sua esteriorità e del suo ruolo che si trova spesso in ambienti creti da lui stesso ma dai quali sembra risultare quasi un intruso.
Pur provocando un iniziale sorriso queste immaginici sottolineano “l’originaria accidentalità dell’uomo” , anche se cretaori di architetture, manufatti, arte e tecnologia.
Rimaniamo pur sempre vulnerabili e in un certo senso estranei e spogliati  davanti a ciò che abbiamo creato.Â
Ognuna di queste fotografie ci porta a riflettere: l’uomo vicino alla statua classica, quello che corre davanti alla struttura di un edificio in costruzione, l’impiegato soggiogato dal suo computer e,  una tra le mie preferite, il vecchio che si butta all’indietro nel lago lasciando bene i vista le sue scarpe da ginnastica.
Bravissimo Fuochi che è tornato ad osservare la vita nel suo particolare fluire e mutare, tra reale e surreale con due occhi attentissimi, il suo e quello della macchina fotografica.
LA DONNA CHE NON PUO’ DIMENTICARE , Jill Price con Bart Davis
pubblicato da: Mirna - 9 Maggio, 2012 @ 1:06 pmStamattina Giuliana di Aquileia  mi scrive un sms, ha scoperto le mie righe- diario lasciate in un suo quadernetto a ricordo delle tre giornate friulane trascorse insieme un mese fa : la passeggiata tra i pruni fioriti e le violette,  lungo il torrente solcato da anatre, la basilica e i nuovi mosaici restaurati, Trieste e il Castello di Duino, il nostro pranzo di fronte al mare argentato. E’ contenta di aver ravvivato il ricordo, sa che da sempre io scrivo per ricordare meglio soprattuto i momenti lieti o speciali, per dilatare, ampliare, assaporare frammenti di vita che a volte si stemperano e si volatizzano.
Quando eravamo abroad, all’estero, a Londra o a Munchen, ogni tanto invitavo le mie amiche a “fermarsi”, a vedersi come si era : giovani, curiose, felici . Una mia frase ricorrente era “Ricordatevi di noi, di  come siamo ora”. Mi ringraziano ancora.
La memoria, si sa,  racchiude il fascino della vita, il suo mistero, il suo sapore. Ricercarla come fa Proust è viaggiare in un mondo infinito che ce la porge nuovamente rivestita esteticamente  di nostalgia, dolcezza, malinconia, e magicamente  letteratturizzata.
Ma quando cominciamo a ricordare?
 A quando risale il vostro primo ricordo?
 Se ne parlava durante l’ultimo incontro all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè: per Paolo e Maria Rosa erano ricordi precocissisimi degli ultimi anni di guerra,un aereo in fiamme che precipitava, gli americani su “enormi carri armati” che distribuivano caramelle,  per Maria Grazia un ricordo di estrema bellezza campestre, immagino un momento di estasi: sterminata distesa di papaveri e verde. Per Enza una sua personale prova di coraggio: entrare ed uscire da una stanza buia, per me purtroppo il primo ricordo è doloroso e so per certo di farlo risalire ai miei 4 anni. Ma prima si possono ricordare eventi?
Ve lo chiedo. Scrivetelo.
Per Jill Price invece nulla si può scordare.Lei ricorda tutto: ogni singolo giorno da quando era una bambina ad oggi, quasi cinquantenne. La sua capacità mnemonica autobiografica è unica, straordinaria e viene studiata ed analizzata da varie équipes di psichiatri e neurologi. Il suo caso è riferito in molte riviste scientifiche, ma solo l’anno scorso Jill Price ha deciso, aiutata dallo scrittore Bart Davis, di raccontare la sua storia.
Questa terribile, eccezionale menoria che non le concede un attimo di oblio, l’ha fatta e la fa soffrire molto. A 12 anni riconosce questa sua caratteristica: riesce a far tornare alla mente ricordi particoleraggiati, addirittura il suo primo ricordo risale a quando era nella culla a 8 mesi.
Questa sua memoria di altissima componente emotiva non l’aiuta però nel rendimento scolastico, anzi influisce negativamente, perchè il rifluire , a volte automatico degli avvenimenti passati la fa star male tanto grande è l’intensità che prova “L’emozione che si risveglia con ogni ricordo è in tutto e per tutto altrettanto potente quanto la prima volta che l’ho vissuta”
E siccome i ricordi modellano la nostra esistenza – ma noi esseri normali “impastiamo” la nostra memoria, la arricchiamo, la distorciamo per sentirci migliori – Jill se ne sente aggredita. Non ha perciò la capacità di accettare i cambiamenti e di lasciarsi le cose alle spalle. Rimane attaccattissima alla famiglia, ai luoghi, agli oggetti tutti parte della sua esistenza che si costruisce inesorabilmente e lucidamente senza permetterle nessun cedimento o velatura.
“Un caso di straordinaria memoria autobioigrafica” viene pubblicato in varie riviste, come detto. Grazie allo studio di questi scienziati Jill riesce ad accettare questo dono “maledetto”, spera che gli studi sul suo cervello posssano aiutare coloro che invece perdono la memoria.
Questo scritto per me è interessantissimo, mi piacerebbe sapere se fra i nille visitaori giornalieri del mio blog c’è qualcuno che condivide la mia passione per la psicoanalisi.
Ne “La donna che non può dimenticare” , edizione Piemme Voci, oltre alle spiegazioni di come funzionano i ricordi c’è la storia di una donna che soffre di depressioni e angosce, ma anche di momenti belli e forti soprattutto quando riesce a gestire e a controllare questa sua incredibile capacità .