NEMICO, AMICO, AMANTE… di Alice Munro

pubblicato da: Mirna - 21 Luglio, 2012 @ 7:23 pm

 

Einaudi

 

Libri che vanno, libri che vengono, come queste lunghe ore estive che regalano tempo lento per riflettere, ricordare, leggere e rileggere.

 

I racconti di Alice Munro regalatimi da Gary sono molto molto belli. Sicuramente la Munro e’ una delle piu’ importanti scrittrici canadesi contemporanee.

Non mi ero mai avvicinata ai suoi racconti essendo il romanzo la mia forma prediletta di narrazione, ma queste piccole storie sono perfette, scritte a tutto  tondo; un mondo completo e ricco di sentimenti, verita’ e allusioni profondi.

 

Sia che si tratti del primo racconto che da’ il titolo alla raccolta dove la protagonista e’ alla ricerca del compagno e ci riesce grazie agli inganni di due ragazzine e a una partita di mobili dimenticati in garage, sia che si tratti di Elfrida in “Mobili di famiglia”.  Qui il personaggio principale ci viene raccontato lungo un bel tratto della sua vita  da una giovane cugina. Viene descritta una donna allegra, forte, particolare e sempre un po’ misteriosa che attrae o che irrita e che rimescola antichi sentimenti nascosti.

‘Scattava un pericolo, ogni volta che ritornavo a giocare in casa. Era il pericolo di guardare alla mia vita attraverso occhi che non fossero I miei.”

Un personaggio indimenticabile quello di Elfrida anche per la descrizione fisica del so sorriso ampio pieno di denti irregolari, dei suoi colori, del suo modo di vestire.

 

Quasi tutte donne le protagoniste, donne particolari,forti, deboli, ma sempre alla ricerca della consapevolezza di se’.

Come fa Lorna in “Post and beam”, una  giovane casalinga frustrata, infelice che riesce in un certo pomeriggio a cercare un luogo – la stanza del suo giovane ammiratore, in quel momento assente – in cui sedersi al centro del quadrato di linoleum  “restare seduta per ore non tanto per osservare la stanza di lui, ma per sprofonfarci dentro. Per rimanere in quello spazio dove nessuno la conosceva ne’ pretendeva niente da lei. Rimanere li’ un tempo lunghissimo, facendosi intanto sempre piu’ aguzza e piu’ sottile, leggera come un ago.”.

Spesso la completezza della storia ci rimanda all’inizio perche nella sua eccezionalita’ di narratrice la Munro scrive mai in modo banale o piatto  per cui talvolta la consequenzialita’ viene lasciata da scoprire cammin facendo al lettore .

 

Libri che vanno e che vengono.

Ho cercato per Renata La rosa candida, consigliatoci caldamente da Camilla. Credo proprio che glielo leggero’ prima!

E poi  ho “La vita matrimoniale di Miss Buncle” arrivato per posta da Trento, e sempre da Camilla.

E I libretti grossi e piccoli di Grazia: tra questi “Sufficit” di Nino Vetri, “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono, e I romanzi di Elena Ferrante tra cu.i “I giorni dell’abbandono”, “L’amore molesto”.

 

Ed altri occhieggiano un po’ ovunque, da Barbara,la mia prima ospite Americana, polacca d’origine mi sono arrivate le ultime poesie del premio Nobel Wislawa Szymborska “Here”.

 

Come consigliava Confucio anch’io  ho in casa libri e fiori!

 

Ed infine, proprio ieri, e’ arrivato da Milano, da un carissimo amico avvocato, ultraottantenne un libro che parla di lui, un’autobiografia per I suoi figli e le persone care, un libro raro d’altri tempi in cui ci si consola un po’ pensando che persone rette e giuste esistono.

Di “Amore per la  Patria, la Famiglia, l’Avvocatura” di P.D. ne parlero’

A proposito, sembra che anche il Presidente Naplitano ne abbia una copia sulla sua scrivania!

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LIBERTA’ di Jonathan Franzen

pubblicato da: Mirna - 16 Luglio, 2012 @ 7:18 pm

 

Einaudi

 

Difficile raccontare un romanzo cosi’ corposo, inoltre , come avrete notato, non svelo mai la trama se non per cenni  proprio con lo scopo di sollecitare la curiosita’ e spingere  leggere. Scrivo soltanto dei libti che leggo fino in fondo e che mi sono piaciuti  dall’8 al 10.

Forse a Liberta’ di Franzen darei un 8 e mezzo: in alcuni punti mi sarei arenata quando I racconti espliciti delle pulsioni sessuali di Joey il figlio aolescente della protagonista Patty diventano troppo  espliciti o quando viene spiegato cio’ che la politica americana fa e non fa per l’ambiente.

 

Credo di capire perche’il papa’ di Miki l’abbia piantato a meta’.

 

Ma Io sono stata catturata dalla vita di questi personaggi alla ricerca  di se’, della Liberta’ come valore personale e universale e soprattutto dalla loro formazione come esseri pensanti.

 

Stiamo parlando di quasi un’intera vita dei protagonisti principali, di Patty  che non si sentiva apprezzata dai genitori e che sente di commettere sempre errori,  del suo matrimonio con Walter e della sua passione per  l’amico comune , della sua battaglia contro la depressione appena I figli si sono staccati da lei.

Della sua competitivita; ma non solo…

Ci viene descritta una societa’ basata sulla competizione per l’affermazione di se’, come d’altronde percepiamo anche noi figli dell’epoca del consumismo e della prepotenza.

Persino Walter, l’ambientalista onesto, quello a cui I soldi non interessano scopre quanto soffre se l’amico Richard risulta “vincente” in tutto e quanto sia ambiguo Il concetto di Liberta’ che noi abbiamo.

 

Liberi da chi? Dai genitori? Dalle convenzioni? Dalla strada che ci viene indicata da una societa’ dove essere “cool” e’ sinonimo di riuscita nella vita?

 

Cool che significherebbe freddo e fresco – e ne abbiamo dissertato con Gary e sorella – ha qui un significato di persona trasgressiva, non banale, non mediocre, per il metro comune e quindi,  “vincente”, furba, che ne so….fighetto , furbetto…(Raffaella che ne dici?) E’ che questo vocabolo sembra ormai entrato nel nostro lessico letterario.

 

Richard  e Joey’  sono cool. Gli altri combattono un po’ alla rinfusa , come facciamo tutti noi per amarci ed essere amati e per dare un senso alla nostra vita.

 

Romanzo spesso come un arazzo dove il matrimonio di Patty e Walter fa da collante alle vicissitudini degli altri protagonisti ‘ un matrimonio esemplare da un certo punto di vista durante il quale Walter per anni  ha abbandonato I propri sogni per appagare quelli di Patty e dove Patty dovra’ cambiare “mille” vite per capire cio’ che vuole veramente.

 

E forse la liberta’ e’ proprio l’accettazione di cio’ che siamo, di cio’ che vogliamo noi – e non gli altri – di abbandonare quel terreno di conflitto predisposto da una societa’ che sta precipitando verso la propria distruzione ambientale senza rendersene conto.

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A MOSCA, A MOSCA di Serena Vitali

pubblicato da: Mirna - 13 Luglio, 2012 @ 3:26 pm

A MOSCA, A MOSCA  DI SERENA VITALI   Oscar Mondadori

 

 

La lettura di un libro sempre ti abbraccia in nuove sensazioni, in scoperte, in rimandi personali.

Che gioia trovare quelli a te congeniali che colmano curiosita’ e interessi e parlano di importanti esperienze vissute.

 

Siamo nel 1967 quando Serena Vitali ed altre tre ragazze vincono una borsa di studio e arrivano a Mosca. Il grande amore per la letteratura russa e per l’anima russa  non nascondono pero’ la tragedia che tanti sovietici vivono.

 

Il KGB non perdona ed occorre  stare molto attenti per non incorrere in arresti . Ciononostante la Vitali, slavista di fama inernazionale, tornera’ spessissimo in quella terra che la affascina.

 

Cio’ che racconta resta vivido nella mente del lettore, sia quando parla del gelo dell’inverno, del cibo  o dell’imponente biblioteca Leninka dove ai tempi del comunismo era difficile consultare cio’ che si desiderava. Un vecchio professore ne parlava come di un luogo dove “I libri si sepellivano vivi”

 

Personaggi straordinari escono dai ricordi di Serena Vitali: da Shklovskij a Solzhenitzyn, ma soprattutto la gente comune .

 

Ci viene pesentato un personaggio affascinante, un ingegnere che dopo piu’ di un licenziamento “ hanno calcolato che c’e’ un delatore ogni sei cittadini sovietici” dice, ora ha un impiego gogoliano, esperto e ispettore di ghiaie. Ma ogni sera, quando puo’, va a trovare le vecchine ex borghesi e non, che vivono in stanze di case coabitazioni, le kommunalka per portare loro un po’ di cibo e soprattutto un po’ di compagnia. E’ un capitoletto bellissimo.

 

I suoi ricordi, I suoi resoconti precisi si dipanano in un quarantennio fino d arrivare alla Mosca dei giorni nostri,

Mosca che anch’io sono riuscita a visitare nel 2005. Un mio  grande sogno, quello di andare in Russia, naturalmente mi vedevo sulla Transiberiana un po’ alla Anna Karenina.

Invece la Mosca che mi e’ apparsa assomigliava quasi piu’ a Las Vegas, ma ciononostante per me  e’ sempre affascinante come San Pietroburgo.

Troppi romanzi russi letti per non amare  quelle citta’.

 

“Un romanzo inconsueto che ci dona l’immagine  viva del mondo sovietico, negli aspetti piu’ paradossali e tragicomici della vta di ogni gorno come in quelli piu’ drammatici dell’ideologia, della cultura, della censura, fino ai giorni nostri, alla generazione dei nuovi ricchi e dei milioni di poveri senza voce.”

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LE CRONACHE DI…BORZONASCA

pubblicato da: Mirna - 10 Luglio, 2012 @ 7:56 pm

 

I DUE CANADESI

 

Gary e sua sorella Wendy, miei ospiti per tre giorni hanno continuato a movimentare il paese gia’intrigato da Barbara e Camille che avevano seguito al bar le partite degli Europei tifando, of course, per l’Italia.

 

“Questi sono canadesi” ha sentito sussurrare Gary che sa l’italiano da alcuni dei pensionati che stazionano sempre sulla panchina circolare sotto un albero in piazzetta.

 

Ma Borzonasca e’ un paese abituato ai personaggi insoliti ed anche famosi, perche’ no? Non dimenticahiao che Devoto, il linguista del famoso dizionario Devoto-Oli e’ nato e sepolto qui…

 

Gary e’ stato felicissimo di questo soggiorno: dopo la siesta lo sorprendevo sul terrazzino della camera degli ospiti ad osservare il giardinetto a fascie, il campanile, il cielo pieno di rondini perche’ diceva  voleva assaporare appieno le sensazioni.

 

Prima di partire Stefania li ha portati da Gaggero, un luogo magico pieno di piante e fiori dove ci si puo’ perdere…sono arrivati a casa con surfinie bianche e viola, lavanda e un enorme ibisco arancione.

 

Gary si e’ offerto di sistemare le piantine ed ha zappato ed estirpato erbacce sotto il sole cocente. Ma, ha detto, lo faceva volentieri in ricordo dell”madre” che aveva  un giardino a Toronto.

 

Un animo particolarmente sensibile e attento.

Ma anche buongustaio: da Bruno detto Elvis  -per via del ciuffo che aveva un tempo – una delle due trattorie del paese – ha assaggiato tutti I primi tipici e non, dagli gnocchi al gorgonzola, ai  pansotti col sugo di noce, ai testaieu, sorta di piadina con il pesto ecc.ecc.

 

E si e’ parlato di libri naturalmente,  di autori canadesi come  Carol Shield, poi di Banville, di McEwan, ma anche di Ammaniti e tanti altri .

 

L’ultima sera ci ha sorpresi sulla terrazza vestita di surfinie, con le candele antizanzara accese a parlare dei fantasmi scozzesi di cui Gary e Wendy avevavo sentito raccontare duante la loro recente visita ai cugini di Edimburgo.

La misteriosa Dama Verde…

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LE CRONACHE DI…BORZONASCA

pubblicato da: Mirna - 8 Luglio, 2012 @ 6:58 pm

Le cronache di…Borzonasca

 

Caldo feroce in queste due ultime settimane persino qui in questo paesello ligure di mille abitanti-compresi il farmacista e il parroco-

Caldo nonostante il verde e I due fiumi scintillanti che lo circondano come due anelli.

E se al mattino si possono fare due passi e fermarsi nella pasticceria per un caffe’ con Grazia ,il pomeriggio e’ doverosamente dedicato alla siesta, possibilmente con un buon libro accanto.

 

Si’, qui il tempo scorre sonnolento , ma sul tardo pomeriggio ecco che le persiane si aprono, e tutti noi andiamo in terrazza o sul giardinetto della seconda “fascia” sotto la palma o il nespolo.

 

Mi e’ piaciuto “vedere” la mia casa e il paese attraverso lo sguardo entusiasta dei nostri due ospiti americani  :Barbara docente universitaria che insegna sociologia a Buffalo e suo figlio Camille che ha colto l’occasione per farsi dare altre lezioni di pianoforte da Stefania.

 

Tutto cosi’ mediterraneo, la luce, I colori, I profumi del gelsomino e del glicine, il sole a picco…esclamavano.

Abbiamo raccolto insieme le nespole mature e Barbara ci ha fatto due torte (pie, ) buonissime

 

Stamani, ultima mattinata degli ospiti, siamo andati a vedere il giardino di Grazia pieno di rose, ortensie e fiori bianchi. Una delizia,

 

Ed ora siamo in luglio, nel pieno dell’estate, nella stagione che per me e’ sempre separata dal tempo che trascorro a Trento. I pensieri e le sensazioni sembrano diversi come recepiti attraverso un altro paio di occhiali

 

Tempo per pensare , per leggere, per sognare ancora un po’.

 

Verso sera le rondini garriscono felici e spesso uno stormo di aironi vola compatto

 

E a sera, accanto al letto ancora libri.

 

Sarebbe bello sapere quail libri si trovano nei vostri angoli estivi…

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DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE di Francesco Guccini

pubblicato da: Mirna - 4 Luglio, 2012 @ 7:17 pm

DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

DI FRANCESCO GUCCINI

 

Lettura gradevole come un cesto di ciliegie da gustare in un angolo fresco del giardino o della casa. Un ricordo tira l’altro e Guccini, che ha vissuto la sua giovinezza nel tempo e nello spazio anche miei, e’ abile e sornione nel regalarci cose perdute.

 

Mi ha ridato il tempo di ripensare al tempo passato, non con il retorico accento nostalgico bensi’  con una ricerca archeologia di azioni e oggetti e luoghi che a molti sara’ dato di non conoscere.

 

Gia’ la copertina verde che riproduce il pacchetto dele nazionali mi riporta alla mia mamma fumatrice, ma immagini e sensazioni gia’ vissute arrivano pagina dopo pagina.

 

La macchinetta del flit che riesco a risentire tra le mani o il gioco dela pulce e I coperchini delle bibite raccolti con religioso rgore, perlopiu’ dai maschi …

 

Nell’Emilia di inverni nebbiosi e afose estati brulicavano allora moltissime sale da ballo e Guccini e’ spassosissimo nel raccontare come si svolgevano I riti degli inviti alle danze

 

E in inverno era il “prete” ad essere importantissimo: serviva a riscaldare I letti ghiacciati. Fatto di legno con spazio all’interno per contenere il braciere caldo si posizionava alcune ore prima di coricarsi e dava un piacere indescrivibile…

 

Si parla poco delle cose perdute, un po’ perche’ fa “vecchi” ripercorrrere anni  lontani e un po’ perche’ abbiamo sempre fretta di raggiungere nuovi pensieri, nuove emozioni  e tutto In modo veloce, in a fast way.

 

Guccini, come molti emiliani, ha qualcosa del gatto sornione che osserva, e metabolizza In maniera lenta e duratura gli accadimenti della vita in un panta rei che ci avvolge e ci identifica.

 

E sebbene la mia mamma non sia mai riuscita a farmi la “banana” con I miei capelli sottilissimi e drittissim,i ricordo invece la mia florida amichetta che la portava con il nastro cangiante pure! E se di lei dicevano sempre che era bellissima a me , magrissima, era riservata la  frase  “Com’e’ fine, pero’”.

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PRENDITI CURA DI LEI di Kiung-Sook Shin

pubblicato da: Mirna - 2 Luglio, 2012 @ 2:02 pm

 

Neri Pozza

 

Storia interessante e commovente questa di Park So-nyo  che a 69 anni si perde e scompare in una stazione della metropolitana di Seul. Il marito che era con lei se ne accorge troppo tardi, abituato com’era a lasciarla sempRe alcuni passi dietro di lui.

 

Interessante perche’ entriamo nel mondo contadino coreano dove ancora grande importanza hanno I riti per gli antenati da celebrare a scadenze stagionali. Come pulire le razze accanto al pozzo nel gelido inverno. O leggere di piatti particolari, desueti per noi ma partcolarmente curiosi.

 

E sopattutto commovente perche – e ci risiamo – si racconta e si analizza il rapporto madre-figli, moglie-marito e la vera essenza di una persona.

 

Racconto a piu’ voci: quelle dei figli che si sentono in colpa per non essere riusciti a contraccambiare l’amore assoluto che la madre ha dedicato loro. Il primogenito ripensa alle tenerezze e sacrifici materni e non sa darsi pace “Ora riflette sul passato. Quando mamma era piu’ giovane, la sua presenza lo aveva spinto a rafforzare la sua determinazione di uomo, di essere umano”

 

Perche’ si e’ cosi’ disattenti con le persone che amiamo e poi ci tormentiamo quando ormai queste non ci sono piu’ e non possiamo  far capire loro la nostra gratitudine e il nosto amore?

 

Anche la terzogentita, ormai scrittrice di successo, non sa darsi pace e invade Seul di volantini per ritrovarla. Qualcuno parla di una signora in sandali azzurri con ferite ai piedi che vagola per la citta’, ma Park So-nyo non si trova, come non era stata “trovata” – e forse soltanto da un amico segreto – da nessuno dei suoi familiari che non sono mai riusciti a prendersi cura di lei.

 

E lo stesso marito disattento ora si accorge della grandezza della moglie che , capisce, rappresentava la madre terra, le radici, la casa, cio’ che toccava , ricorda, diventava fertile. E  piange e si dispera di non aver mai camminato al suo fianco.

 

Storia intrisa di poesia dove la figura di questa donna forte, che non sa leggere, e che nasconde segreti rimarra’ nella memoria di noi lettori come un’altra icona dell’universo femminile.

 

Cosigliataci anche da Maria Pia Veladiano

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TUTTA UN’ALTRA VITA di Lionel Shriver

pubblicato da: Mirna - 26 Giugno, 2012 @ 7:03 pm

Uno dei più bei romanzi letti in questi ultimi tempi questo di Lionel Shriver che è una donna, nonostante il nome maschile, una giornalista e scrittrice vincitrice di numerosi premi.

Eppure il contenuto che ho raccontato “lettura facendo” a Stefania, qui in attesa di portare me e Mimilla a Borzonasca, non è allegro: parla tutto sommato di due persone che stanno molto male. Una ragazzina affetta dalla sindrome  DF, una patologia degenerativa che sembra colpire soltanto i bamibini  ebrei askenaziti e una cinquantenne colpita dal terribile mesotelioma causato dall’amianto.

Ma accanto a loro ci sono altre persone, alcune eccezionali, altre soltanto umane con le loro meschinità e fragilità.  “Un romanzo fuori dal comune” come scrive The New york Times  “capace di scuoterti e cambiarti nel profondo.”

Personaggio principale è Shepherd Armstrong Knackher, detto Shep, “costituzionalmente obbediente”, pragmatico, uomo tuttofare, ma con un sogno forte , quello di accumulare denaro per andare poi nella seconda metà della sua vita in un luogo, denominato  da lui e familiari  “Aldilà” dove finalmente il tempo senza impegni e la vita poco costosa gli permetteranno di inventare giorno dopo giorno il proprio tempo,  come facevano anni addietro   i  bambini durante  le loro  lunghe estati : “ampie distese di tempo privo di impegni che sconfinavano in orizzonti indistinti. …Tempo su cui improvvisare, da suonare come un sassofono.”

Shep ha venduto la sua attività lucrosa per tenere in banca i suoi 731.000 $  che gli permetteranno di andare presto a Pemba, un’isoletta di fronte a Zanzibar e dimenticare il meccanismo perverso dello stato americano dove le tasse, la mancata assistenza sanitaria, se non coperta da assicurazioni costose, sconfiggono migliaia di individui. E’ quello che “urla” il suo caro amico Jackson  dividendo i cittadini in Furbi e Fessi.

Ma appena  Shep decide di partire con la famiglia c’è la sconvolgente notizia della malattia della moglie Glynis: mesotelioma.

Capitolo dopo capitolo, leggiamo della vita di queste persone che combattono e  sperano; la malattia di Glynis tiene a bada il senso di perdita di Shep  per Pemba   Shep che riesce in ogni caso a tener d’occhio il suo conto che sta prosciugandosi velocemente per le cure e i farmaci della moglie.

Lui ama sua moglie, donna che sembra fatta di metallo come le sue sculture e che combatte la malattia, sperando di sconfiggerla, con rabbia vendicativa contro tutti. Il loro rapporto è straordinario e Shep riuscirà in un finale coraggioso  perchè  potrebbe essere verosimile –  portare a Pemba sia la moglie morente che il figlio che sembrava rinchiuso nella sua stanza tecnologica (come certi ragazzini giapponesi  detti haikumori  cioè vittime della magia cibernetica) , il padre ottantenne e qualcun altro le cui vicende sono forti e avvincenti.

Da leggere.

556 pagine che per me sono state eccezionali. La vita, la morte, l’amore, le meschinità, la generosità…insomma la Vita.

Edizioni Piemme

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LA LUNA E LA FIGLIA CAMBIATA di Maria Cannata

pubblicato da: Mirna - 21 Giugno, 2012 @ 10:59 am

Ancora una storia del rapporto madre-figlia, poco dopo aver letto e presentato il romanzo di Angelika Overth “Giorni vicini”. Questa di Maria Cannata, insegnante e Presidente del Circolo della rosa di Verona, ancora più forte e destabilizzante per la figlia.

Tutto ci viene raccontato mescolando avvenimenti, leggende regionali in una sorta di fiaba inquietante  e nello stesso tempo poetica.

Il linguaggio  spazia in modo sinuoso da frasi del dialetto siciliano a calligrammi che accompagnano i sentimenti a seconda della loro intensità.

Come nelle fiabe c’è una madre estranea e temibile  alla quale viene riportata la figlia dopo alcuni anni , una madre che appare come la strega cattiva di Hansel e Gretel, una madre grossa, divorante, dalla bocca-voragine dalla quale sembrano uscire soltanto delle grida e nessuna Parola.

Terrori ancestrali narratici  sia in molte fiabe come Pollicino e  nei miti greci.

Maria Cannata si riaggancia a leggende siciliane sulla Luna, su Rosamarina ed è prodiga ad  impreziosire qua e là frasi in dialetto siciliano, quello più ancestrale …  “Riticedda dilli mè vuredda” (Reticella delle mie viscere)  come esclama una mamma al figlioletto malato.

La piccola Bambina si ritrova in un ambiente cupo, forte di emozioni, diverso dal contesto borghese e tranquillo dove ha vissuto  e per farsi coraggio scrive a Lina, la sorellina bionda, ( o è un’altra se stessa?)  rimasta al Nord dalla Zie amorevoli che l’avevavo allevata con tenerezza e con Parole d’amore.

Ma questa madre che a volte si scinde da Madre Cattiva in Madre Buona (ricordiamo Melanie Klein e la percezione  di  Seno buono e cattivo che già i neonati provano quando sono allattati e quando sono staccati dal seno) non riesce a trovare le Parole per comunicare con la figlioletta che si sente  perduta. Perchè?

Le Parole che la Bimba  scrive per raccontare ciò che ha trovato su quest’isola misteriosa l’aiuteranno  ad attraversare la sofferenza come se dal mare “tavola di metallo grigia e immobile” dove “era come se il suo corpo si fosse disciolto tra le onde ed lei  stessa fosse diventata mare”, dove si sentiva avvolta da una “secunnina“(placenta) con enorme fatica raggiunge gli scogli ed infine la terra sotto gli occhi implacabili della Luna, figura muliebre archetipica.

Già dalla prima pagine sono stata spinta a proseguire la lettura per scoprire anch’io , insieme alla Bambina, il mistero della sua storia, e nello stesso tempo venivo incantata dalle parole folgoranti, colorate dei caligrammi che ondeggiavano a seconda dei momenti.

Se apro la mano

tutto

il mare

fugge

dalle mie dita

e

il gabbiano

è

libero.

La lettura viene rallentata e sembra respirare con l’emozione descritta.

Nel microcosmo che imprigiona la Bambina rivoluta  dalla Madre Doppia agiscono personaggi che ricordano, con iloro soprannomi, i Malavoglia di Verga.  Da Nicuzzo, il più piccolo bimbo del cortile, a Donna Fava perchè mastica sempre una fava, da Ariddu, il grillo, alla magica Cuntatura, la narratrice, un po’ sciamana un po’ depositaria della storia orale dell’isola.

Tutto si risolverà in spiegazioni logiche, ma la Bambina avrà a quel punto  attraversato con fatica e dolore un percorso irto di antri scuri, paludi, figure archetipiche e temibili come le “Donne de fora” che controllano la vita delle altre donne, dalla casa ai figli,   per poter raggiungere e comprendere   una Madre finalmente  accogliente.

L’introduzione della psicoanalista   Paola Erbice è interessantissima .

Premnio Essentia- Edizioni Gabrielli

 

Mi piacerebbe fare molte domanda e Maria Cannata: la scelta dello stile, il contenuto un po’ autobiografico ?  il rapporto con la terra di Sicilia…

spero, come promesso, di incontrarla a Trento  in autunno quando ricominceremo i nostri incontri di lettura all’Angolo- Papiro del Libri & Caffè.

 

 

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CORAL GLYNN di Peter Cameron

pubblicato da: Mirna - 17 Giugno, 2012 @ 7:19 pm

C’è un’atmosfera cupa e fredda in questa storia e pur trovandoci nella bella Inghilterra vengono sottolineate la casa di pietra , la foresta misteriosa, l’aria umida e il terreno fangoso.

Coral Glynn, strana creatura  e  se, come dice Cameron, in ogni suo personaggio c’è un tratto di sè, un’esperienza vissuta,  qui potremmo pensare  di essere di fronte  a  un momento  di spaesamento dello stesso autore ?

Ragazza sola, forse un po’ borderline , che sembra affrontare la vita di sghimbescio, talvolta attonita di fronte agli accadimenti, altre volte scegliendo la strada sbagliata.

Fa pena e rabbia, ti intenerisce per il suo essere orfana di affetti, per essere preda facile di prepotenti , ti fa rabbia per le scelte positive  che potrebbe fare  ma alle quali  rinuncia perchè non ha fiducia negli altri? O perchè si sente una vinta in partenza?

Devo dire che la lettura di questo romanzo, pur avvincente, mi ha lasciato perplessa per lo svolgimento dei fatti che sembrano talvolta staccati fra loro o meglio non avere un continuum strutturato.

Il finale  spiazzante  lascia infatti  a noi lettori di spiegare , con gli elementi in nostro possesso,  la conclusione.

Coral Glynn può avere agito in uno o in un altro determinato modo. Ma rimane una creatura misteriosa e forse dura come il corallo, Coral, e non così vulnerabile o patetica come all’inizio ci viene descritta.

Se nelle prime pagine si poteva intravvedere qualche somiglianza con la sfortunata Tess dei d’Urberville – ma non così onesta e pura – ,o un destino segnato e obbligatorio come in Ethan Frome – o addirittura la dolce Miss Brill di Katherine Mansfield, felice per la sua piccolissima vita ( e Coral è felice del foulard di seconda mano ricevuto dalla sua ex padrona) , presto ci accorgiamo di una persona dura, quasi pietrificata ella stessa come la casa dove è finita a fare l’infermiera per la madre del maggiore Hurt.

Rimane staccata dalla vita che le corre vicina come i colibrì impagliati che troneggiano nel salotto di casa Hurt. Come spiegare altrimenti il suo comportamento alla vista della bambina torturata per gioco nel bosco?

Il maggiore Clement Hurt, ferito di guerra, solo anch’egli, si sente attratto da Coral Glynn e non solo per le loro solitudini a confronto, ma per una sorta di “sollievo”, affinità” che egli prova verso la giovane infermiera e quando la madre, ormai malata terminale, muore lui le chiederà di sposarlo.

Lei, come un’altra da sè, vuole e non vuole, si perde in meandri di ricordi, di tristi esperienze e  non riesce a dare nulla, come se ogni suo azione fosse incastrata nel momento sbagliato.

La storia iniziata negli anni ’50 del secolo scorso potrebbe svilupparsi anche in un’altra epoca tanto ciò che viene raccontato sono soprattutto i moti dell’animo, i desideri reconditi, la difficoltà del vivere e dell’amare.

Edizione Adelphi

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