LE CONFESSIONI DI NOA WEBER di Gail Hareven
pubblicato da: Mirna - 5 Ottobre, 2012 @ 7:19 amNon è semplice descrivere questo bel romanzo: le confessioni della protagonista Noa sono sì le confessioni di una donna “schiava” d’amore  per un uomo, ma non si può ricondurre la sua storia alle eroine soggiogate soltanto dall’onubliamento sensuale.
In Alek, il ventottettene idealista e letterato ebreo russo, Noa riconosce all’istante, lei diciottenne e capitata per caso nel suo appartamento del quartiere Nachloat, qualcuno che l’avrebbe capita come si capisce lei. Siamo a Gerusalemme nel 1972, si parla di sionismo, delle guerre, di anarchia.
Da subito Noa si aggrappa a lui in cerca di salvezza per sfuggire a ciò che sente di contorto in lei.
Dal semplice desiderio di Noa di  non voler fare il servizio militare, Alek decide di sposarla per evitarglelo. Matrimonio fittizio, ma ugualmente denso di  rapporti sessuali appaganti. E gravidanza.
Ma Alek “fugge”, lascia a lei e alla bambina il suo appartamento, ma non vuole sentirsi legato o costretto, Ogni tanto riappare e così andrà avanti in una sorta di relazione altalenante vissuta da Noa come l’essenza della sua vita.
Le confessioni ci preparano sempre a qualcosa di oscuro, difficile da comunicare; Noa capisce che Alek è il suo “demone” e che la sua dignità ne soffre. O no? E’ questa la bellezza del racconto perchè il vuoto che Noa prova quando Alek, quasi il suo Dio, è lontano sembra pieno proprio della sua assenza. Tutto è correlato a lui, lei agisce pensando che lui la guardi e la approvi.
Ossessione, follia? Noa vive in modo non felice, non prova gioia se non quando può essere tra le sue braccia, altrimenti serpeggia in lei sempre malessere e inquietudine, nonostane la bambina che apprende lentamente ad amare. Non l’ha amata all’istante come è successo per Alek.
Gail Hareven racconta alternando momenti del passato: il fatidico incontro tra Noa e Alek nel 1972, i successivi avvenimenti come il fatto che Noa è diventata scrittrice,la sua militanza in un’associazoione femminista, o  che Alek fa ormai la spola tra Parigi e Mosca e che ha una famiglia, e il presente quando ancora ci sono sporadici incontri sempre intensi a Mosca.
Lo scrivere per l’io narrante è liberatorio, ma abilmente la Hareven ce lo fa sentire faticoso e vorticante come il cercare di estrarre qualcosa di duro e profondo con una trivella.
Interessante la protagonista che Noa ha scelto per i suoi romanzi: l’investigatrice Nira Woolf che appare il suo alter ego, ciò che lei vorrebbe essere, forte, dura, indipendente. Donne antitetiche che si rincorrono e confrontano.
Un “desiderio così oceanico” può durare sempre? Può esistere? Ciò che Noa prova sembra quasi idolatria, ripenso alla descrizione dei dolori del parto…dedicati a lui.
Alek è il tramite per la sua ricerca di Assoluto, Noa aderisce a lui come la metà mancante della sua stessa anima, un’ossessione necessaria.
Gail Hareven è nata a Gerusalemme nel 1959. Insegna scrittura creativa  e storia del femminismo.
Le confessioni di Noa Weber è il primo suo libro, tra i quindici scritti, ad essere pubblicato in Italia, ed. Giuntina.. Ha vinto in Israele il premio Sapir.
TRA UN LIBRO E L’ALTRO…un dolce al limone
pubblicato da: Mirna - 3 Ottobre, 2012 @ 7:26 am Accade talvolta che ci sia un’urgenza o una necessità di cucinare un dolce .
Infatti  si è soliti portare qualcosa di buono da mangiare alle serate dell'”Accademia” di Cristina. E lunedì sera c’è stata la prima serata del nuovo anno di incontri culturali e conviviali organizzati dalla nostra bella e brava amica musicista.
Come quando intuisco che un libro mi piacerà , di solito preparo a intuito un dolce di cui ho voglia in quel momento. Per casa, tra i vari foglietti di appunti letterari, svolazzano anche ricette trascritte da trasmissioni televisive o dettatemi per telefono  da amiche più brave di me.
Voglia di dolce al limone, quello inglese… in casa  ho persino i limoni biologici!
Accendo la radio e ascoltando Fahrenheit dove si sta leggendo il romanzo di Raffaele La Capria “Ferito a morte” inizio la lavorazione… del mio
Lemon Drizzle CakeÂ
100 gr di zucchero
- 100 gr di burro
- 3 uova
- il succo e la scorza di un limone
- 150 ml di latte
- 220 gr di farina
- 1 bustina di lievito
- Per lo sciroppo:
- 200 ml acqua
- il succo e la scorza di un limone
- 100 gr di zucchero
Mescolare lo zucchero al burro fuso.
- Unire le uova, la scorza e il succo di limone e il latte e mescolare bene.
- Aggiungere in ultimo gli ingredienti in polvere: la farina e il lievito per dolci.
- Amalgamare bene il tutto e trasferire in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato.
- Mettere in forno a 180 gradi per circa 40 minuti.
- Per lo sciroppo mettere a bollire in un pentolino l’acqua con zucchero, succo e scorza di limone.
- Bucherellare il plumcake appena sfornato, ancora nel suo stampo, e irrorarlo con lo sciroppo.
- Una volta raffreddato il tutto, sformare la lemon drizzle cake e servire affettata.
Profumo di pomeriggi autunnali che stanno arrivando, ricordi e nostalgia, previsioni divertenti dell’accoglienza alla riunione…
Dal forno esce un plumcake leggermente brunito ad un lato…che fare? La vicina, venuta per una breve visita, mi consiglia di tagliare la fetta incriminata e di disporre già le altre affettate nel piatto.
Successone tra gli amici!
 Molte accademiche vogliono la ricetta…
Serata quindi doppiamente bella per me, non solo per la riuscita del dolce, ma per il piacere di essere in un ambiente caloroso, stimolante, entusiasta. Cristina, il cuore di tali riunioni, ci regala la sua musica, la sua casa e la possibilità di parlare, fare e ascoltare Arte.
E Riccardo, vicepresidente dell’accademia,  nonchè blogger di successo (www.trentoblog.it/riccardolucatti) fotografa tutti e si fa fotografare. E noi due blogger siamo venuti troppo bene per non farci vedere…Maria Teresa , accanto a noi, ce lo permetterà …
TRA UN LIBRO E L’ALTRO…gironzolando per Trento
pubblicato da: Mirna - 30 Settembre, 2012 @ 6:12 pmMattinata trentina. Una tiepida e variabile domenica di fine settembre. Le prime timide foglie volteggiano nel piccolo parco colorato di erbe aromatiche e del rosa degli  ultimi fiori sulla fontanella dei fiumi.
Che fanno due signore che rimandano la lettura al pomeriggio e che non resistono al richiamo delle  campane festose di questa città godibilissima –  questa Trento a misura d’uomo ,  dalle larghe vie  rosate, dai vicoli medievali e dalle tante iniziative interessanti – ?
Ne scelgono alcune, sanno –  dopo aver consultato l’home page di  www.trentoblog.it – che al caffè Bookique, nel Parco della Predara, come ogni ultima domenica del mese, sarà servito un brunch alle 11 e non solo. Inizierà anche  un Mercatino di Cambio & Scambio di oggetti, sulla gradinata dello spazio esterno.
Tanti  giovani allegri e ben educati intanto si servono di brioches, toasts, succo d’arancia, tramezzini, mozzarella, salame,  ecc!
 Non ci sentiamo autsider Enza ed io, anzi, ci troviamo ben integrate in un clima di giovialità e bien-etre, di conversazione e sorrisi. Bella gioventù.
Si può stare sia all’interno che all’esterno, ma si intravvede da ogni angolo la chiara Torre del Buonconsiglio.
 Ci gustiamo il cappuccino , i dolci, i cibi salati.
Riesco  anche ad acquistare  con la “moneta” dello scambio  una bellissima tazza colorata.
Faccio fotografie: con  la mia piccola digitale rossa catturo ed amplifico, dilato, sottolineo i momenti sereni della convivialità , della conoscenza , dell’uscire nel mondo che sempre ti viene incontro.
Fotografia. Una nuova arte per rappresentare e comunicare non solo la reatà , ma l’emozione che la stessa procura nell’attimo stesso in cui la si riproduce. Ed è proprio Francesca Gregori , squisita fotografa artistica, incontrata per caso con Andrea e Alice, che ci raccomanda di visitare la mostra di Luca Chistè,  IPHONEOGRAPHY, nello spazio Hortus Artieri nel vicolo dei Birri 7. ( Fino al 14.10)
Già le parole stesse, sia della location che della mostra, sono evocative, appetibili, catturanti. Arriviamo nel vicolo antico che ti riporta ad altre città medievali umbre, toscane ed  oltralpe e che hanno quel fascino misterioso che tu riconosci, forse perchè  impresso nel tuo Dna, e che ti dona l’aspettativa del piacere dell’arte, della cultura, della bellezza.
Luca Chistè cattura le sue visioni naturalistiche ed ambientali con un occhio moderno perchè fa uso dei più sofisticati  mezzi tecnologici come iPod, iPhone, iPad ma con la sensibilità empatica dell’artista, del poeta che scopre in una gomma d’automobile appoggiata ad un muretto arcani simboli. L’ acting out che “sostituisce l’azione al pensiero” come ci spiega l’artista “si realizza in pochissimi istanti”.
Momenti epifanici, direi, quegli attimi gloriosi che ti fanno sentire tutt’uno con ciò che ci circonda. Bellissime foto, da gustare in uno spazio da scoprire o riscoprire, quello dell’Hortus Artieri, in Vicolo dei Birri, gli sbirri…
E’ INIZIATA COSI’ di Penelope Lively
pubblicato da: Mirna - 29 Settembre, 2012 @ 3:23 pmQuando si dice il caso! Se Charlotte non fosse stata scippata nel centro di Londra tante vite non si sarebbero modificate! Ci pensiamo a questo?
Già un film Sliding Doors ci aveva ricordato come solo un attimo di indecisione  può cambiare  il corso degli accadimenti, ma certo lo sappiamo. Prendiamo una stradina invece che un’altra, decidiamo all’improvviso di uscire invece che stare a casa a leggere…e la nostra storia può prendere un altro corso.
Charlotte un’ex- insegnante settantesettenne viene dunque scippata e si frattura l’anca. Viene subito chiamata sua figlia Rose che lavora presso Lord Peter, un anziano accademico presuntuoso che sta  scrivendo le sue memorie.
Cambiamenti:
 Charlotte dovrà lasciare il suo appartamento dove vive sola, è vedova,  per trasferirsi momentaneamente da Rose e suo marito Gerry. Ci va controvoglia, in fondo lei è ancora attiva e piena di interessi, insegna inglese  ad una classe di stranieri adulti, ha molte amicizie ed è in buona salute.
Rose dovrà assistere almeno i primi giorni la madre dopo l’operazione a cui viene sottoposta.
Come  farà dunque Lord Peter che deve assolutamente andare a Manchester per una conferenza senza la sua efficiente assistente Rose? Chiama in aiuto la nipote Marion, arredattrice in cattive acque – eh, la recessione c’è anche in Inghilterra - la quale dovrà disdire un rendez-vous con Jeremy,  il suo amante… sposato a Stella. Non lo trova,  per cui gli manda un sms. !!! Amanti del mondo, attenzione agli Sms, sono la causa di molti divorzi. Ed infatti per altre fortuite circostanze il messaggio viene letto proprio da Stella che chiederà immediatamente il divorzio!!!
Intanto Charlotte è stanca e demoralizzata in casa della figlia, nota con rammarico che il matrimonio tra Rose e Gerry è piuttosto tiepido e monotono. Lei si sente un peso, fa considerazioni amare sulla vecchiaia . Meno male che può leggere
 “Da sempre , leggere per lei è stato essenziale, necessario, il suo sistema di supporto. La sua vita è stata plasmata dalla lettura. Ha letto non solo per distrarsi, per cercare conforto, per passare il tempo, ma ha letto in uno stato di innocenza primordiale, in cerca di rivelazioni, di insegnamenti, persino…”
Sta parlando di noi?
 Pensa comunque  di far venire a ripetizione  uno dei suoi alunni . Sceglie Anton, un cinquantenne dell’Europa dell’est che ora fa il muratore , ma  che se sapesse leggere bene l’inglese potrebbe aspirare ad un impiego da contabile.
Anton è un bell’uomo , ha negli occhi il ricordo di boschi e laghi verdi…lui e Rose si piaceranno.
E Marion a Manchester? Lo zio Henry Peter purtroppo fa una pessima figura, ha dimenticato gli appunti ( non c’era Rose a ricordarglieli) e pur affrontando argomenti a lui ben noti si sente sfuggire i nomi e le date.
Durante il lunch Marion conosce un finanziere attraente che le propone un lavoro…Jeremy sembra lontano…
Penelope Lively “conosce alla perfezione la geografia dell’anima” e ci regala un romanzo delizioso, leggero che si legge con piacere. Sul divano durante un pomeriggio piovoso… si entra in questa Londra attuale, ma dove i comportamenti umani sono sempre gli stessi. Amore, tradimenti, amicizie, delusioni, felicità .
Lo scippatore o la scippatrice di Charlotte ha modificato con il suo gesto la vita di sette  persone (senza contare le due  figlie di Jeremy e Stella che però alla fine forse non se ne sono neppure accorte tutte prese dai loro problemi grandi e piccoli  di adolescenti).
Ma dietro gli eventi casuali c’è un ordine, come nella teoria del caos? Un minima perturbazione può modificare il corso che gli eventi avrebbero preso se non ci fosse stato quel piccolo disturbo?
Charlotte, finalmente tornata a casa sua è felice di essere tornata padrona di se stessa nonostante il dolore che ogni tanto riappare. Ma , da sola, tira le fila.
 “Amici e vicini vengono a trovarla – non è davvero sola -il mondo la circonda. Vive in un presente insistente, ma spesso i suoi pensieri tornano al passato. Quell’evanescente, pervasivo, scivoloso panorama interiore sconosciuto a chiunque altro, quel vasto accumulo di dati da cui dipendiamo, senza i quali non saremmo noi stessi. Impossibile condividerlo, e comunque nessun altro lo potrebbe vedere. Il passato è la nostra intimità somma; lo accumuliamo, un anno dopo l’altro, un decennio dopo l’altro. Si conserva, con il suo capriccioso sistema di recupero casuale. Lo ricordiamo a frammenti, il contenuto manchevole e sbrindellato della memoria. La vita è arrivata fin lì:settantasette logori anni”
Più o meno l’età della Lively quando scrisse questo racconto. A suo tempo vincitrice del Booker Prize.
Guanda editore
TRENTO DA…LEGGERE
pubblicato da: Mirna - 26 Settembre, 2012 @ 7:54 amAngolo-Papiro quasi blu nella luce del tardo pomeriggio piovoso, e, come dice Andrea, isola felice che dà “un senso al piacere della lettura”perchè se ne discute .
Una cioccolata calda e poi tuffarsi tra gli scaffali in cerca dei libri di cui parleremo. E quante riflessioni sia  sul modo di leggere e recepire, sia sui vari commenti agli ultimi libri recensiti.
“Il senso della fine” , l’avvincente romanzo di Barnes, ha tenuto spazio sia per quanto riguarda la tematica della MEMORIA autobiografica che spesso viene da noi stessi inconsciamente  modificata per renderci forse più sereni e meno colpevoli di fronte a situazioni lontane… sia per il concetto di CAPOLAVORO. Â
Che cos’è un Capolavoro? E’ quel libro che rimarrà per sempre come punto fermo nella storia della Letteratura? Un libro che si vorrà rileggere di tanto in tanto? Uno scritto che ci dirà sempre qualcosa di importante ed universale?
Per Riccardo capolavoro assoluto sono I Promessi Sposi, affresco completo di storia, descrizioni paesaggistiche poetiche, turbamenti dell’animo intensi. Daria concorda ed aggiunge Iliade, Odissea… ed allora la Divina Commedia e Shakespeare ecc.
Ma attualmente? Andrea trova che un capolavoro –  se così si può chiamare – è un libro che si aggancia alle nuove problematiche della società , che corrisponde  al mutamento del nostro vivere tanto da divenire testimonianza della nostra evoluzione ( o involuzione?) . Ci ricorda anche  che Camilleri, suo maestro di di scrittura creativa anni fa a Roma, soleva diffidare dello scrittore che “abusa del suo potere”. Giallista o non l’autore deve giocare a carte scoperte e l’enigma che, come diceva James occorre che  serpeggi nel racconto, deve essere accennato per dare al lettore il piacere della ricerca e della scoperta. I finali improvvisati ed inaspettati  per meravigliare il lettore danno l’idea che persino lo scrittore non sapeva come finire la storia.
Capolavoro giudicato da esperti, letterati, che hanno forse dei metri di valutazione sia stilistico che di contenuto che di contemporaneità ? Per noi lettori comuni , pur accaniti, che cos’è dunque il Capolavoro?
 Il romanzo che si legge con immenso piacere, che corrisponde ad una forma letteraria che ci aggrada?Â
Per me un romanzo-“capolavoro” è un romanzo “caldo”, cioè qualcosa che mi sconvolge, mi fa piangere, ridere, mi coinvolge emotivamente e mi fa sostare dalla lettura per trovare corrispondenze, ricordi, nuove riflessioni. Il romanzo “freddo” è per me un libro che può essere perfetto…ma che non mi tange, che osservo da vecchia insegnante per dire ” come scrive bene”, “che inventiva”, ma quando l0 ho finito riprendo le mie attività senza nessun cambiamento in me.
Ma tutto è soggettivo, naturalmente.
Per Maria Teresa un libro”caldo” è “La collina del vento” di Carmine Abate, vincitore del Campiello. Ci legge alcune righe che ci evocano profumi, colori intensi, atmosfere poetiche. Storia di una famiglia e del  rapporto con il padre, forse un po’ autobiografico.
Citiamo Elsa Morante di cui cade l’anniversario della nascita. Maria Teresa è una grande appassionata di questa scrittrice e ci parla de La Storia, forse il suo capolavoro?Â
A me è piaciuto follemente L’isola di Arturo che credo rileggerò presto.
Daria ha con sè “Dieci donne” di Marcela Serrano, dieci racc0nti di vite particolari, forti e avvincenti.
Ed ancora “ Il predominio dell’Occidente” di Headrick che sta leggendo Riccardo, e “Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas , una storia vera di un ragazzo autistico che farà un lungo viaggio verso il Sudamerica. Toccante, ma raccontata con il sorriso.
Ed ancora Enza vuole rileggere Daphne du Maurier…
LIBRI, LIBRI, LIBRI. Ieri ne ho trovati tre di mio gusto in Biblioteca…presto vi dirò quali sono…ed intanto attendo il nuovo libro di Elena Ferrante che piace  tanto anche a Miki
 E non dimentichiamo i consigli preziosi che Camilla ci dona … a proposito, mi intriga il libretto rosso- “tisana”  che ha in serbo per me!
Prossimo Angolo- Papiro lunedì 8 ottobre, ore 17.30.
Â
IL SENSO DI UNA FINE di Julian Barnes, edizione Einaudi
pubblicato da: Mirna - 22 Settembre, 2012 @ 4:57 pmVincitore del Man Booker Prize 2011
Ma chi decreta che  un romanzo è  migliore di tanti altri?
Il pubblico, i giurati del concorso ?
 Voi siete d’accordo sulla scelta dei romanzi vincitori dei vari premi letterari ?
Quali lo hanno meritato appieno e quali no?Â
 Sono rimasta un po’ perplessa che questo libro abbia vinto il  premio (evidentemente non ce ne erano migliori in giro per la Gran Bretagna) , ciononostante l’ ho letto con piacere, pur  senza sprofondare in emozioni o illuminazioni come leggendo Marylinne Robinson.
 Ma come  ripeto spesso, i gusti dei lettori sono personali, un libro può piacere a seconda del momento in cui te ne appropri, delle tue aspettative, del tuo percorso di Lettore.
Il senso di una fine mi ha interessato perchè si parla di TEMPO e di  MEMORIA, le nostre coordinate esistenziali e  perchè l’io narrante, Tony Webster – un uomo come tanti altri – ci fa intravvedere che il cerchio della sua vita si chiuderà risolvendo un enigma.
Si parte dalla sua giovinezza, da un ambiente di studenti intellettualoidi che cercano sì  di studiare, per poi trovare un lavoro e formare una propria famiglia, ma nel frattempo sono ossessionati dal sesso e dalle letture scolastiche. Si interrogano sulla filosofia, sul darwinismo sociale, sulla poesia di Ted Hughes e parlano, parlano, e  di Weltanshauung, di suicidio, di vita e di morte.
Ed escono conle  ragazze .
Presto all’iniziale gruppetto di tre amici si inserirà Adrian Finn, il più intelligente e maturo del gruppo. Ed intorno a lui e a Veronica, la ragazza di Tony, la storia si dilaterà , restringerà , fino a giungere ad una fine che forse un senso ce l’ha o forse no.
Non si può raccontare la trama, i fatti emergono un po’ alla volta come in un gioco di scatole cinesi. Certo dopo la metà del libro vuoi arrivare alla fine per conoscere la verità .
Nel frattempo ci si può soffermare a riflettere proprio sul Tempo e sulla Memoria perchè i nostri accadimenti, come ricorda il protagonista, riferendosi ad una lontana interrogazione di storia, si modificano negli anni. “Come la storia è fatta con le menzogne dei vincitori e con le illusioni dei vinti” anche il nostro passato viene modificato da noi, lentamente, irrevocabilmente. E in Tony Webster la memoria ha buttato polvere su importanti fatti di gioventù, proprio perchè se ne voleva dimenticare.
Ormai Tony ha più di sessant’anni e si rende conto che non avrebbe immaginato la sua vecchiaia così, cioè con se stesso che guarda indietro dal punto che ha  raggiunto nel futuro.
E’ divorziato, apparentemente tranquillo,  ma all’improvviso riappare dal passato l’enigmatica figura di Veronica, la sua ex ragazza e uno strano lascito di 500 sterline da parte della madre di lei. Perchè?
I nodi giungono al pettine: i ricordi imperfetti, i fatti volutamente dimenticati , le inquietudini del passato riemergono. E la sua  vita, come diceva Adrian,  appare soltanto come un “accumulo e non un ‘addizione e una crescita.”
Romanzo avvincente.
Di questo libro e di altri si potrà parlare lunedì 24 settembre, ore 17,30, all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè di via Galilei.
CASA di Marilynne Robinson, ed. Einaudi
pubblicato da: Mirna - 17 Settembre, 2012 @ 7:59 amMi chiedo sempre che cosa mi aspetto, che cosa voglio trovare in un libro. L’evasione, il divertimento , la conoscenza, l’emozione?
Avevo bisogno di un libro straordinario come questo per “ripulire” i pensieri, per ripescare antiche domande esistenziali, per sprofondare in una  forse trascurata spiritualità .
Home, la casa, il fulcro dell’esistenza, il luogo dove si può fare ritorno quando la vita ti ferisce.
E così capita a Glory, la trentottenne figlia del pastore presbiteriano che ormai solo e malato la accoglie con amore e con riconoscenza per l’aiuto che gli darà .
Glory è delusa da una storia d’amore finita male, ha lasciato l’insegnamento ed ora si vuole dedicare all’amato padre e alla vecchia casa avita piena del loro passato e della loro storia: una famiglia grande, piena d’amore, genitori e otto figli.
La mamma è morta da tempo, i fratelli sono sistemati altrove, soltanto Jack, il prediletto del padre è ancora lontano.
Ma ecco, dopo vent’anni, egli ritorna. Il vero figliol prodigo accolto con tenerezza, sollievo e tanto amore dal vecchio reverendo e dalla sorella che sempre lo aveva ammirato per la sua capacità di essere unico, di sfuggire alle regole, alle convenienze. Il mondo della famiglia è sempre ruotato intorno a Jack per via dei suoi silenzi, delle sue sparizioni improvvise, della sua solitudine che non si riusciva a spiegare, e del suo comportamento. Jack fa piccoli furti, mette incinta una ragazzina e se ne va.
Jack è dunque un peccatore per il reverendo e come tale deve essere riportato all’ovile della chiesa per sentirne il perdono.
Commoventi e grandissime le conversazioni tra padre e figlio sulla fede, sul delitto e castigo, sul perdono. Nonostante l’attento ed accorato amore per il padre che sta invecchiando Jack non riesce a perdonarsi, si sente un predestinato alla perdizione  e non alla salvezza.
Romanzo quasi teologico, quesiti importanti anche tra Jack e Glory. Bellissimo come il loro rapporto si apra in termini di speranza per Jack, quest’ultimo sembra chiedere a Glory di salvargli l’anima e lei fa tutto il possibile con amore, dedizione, lacrime.
Poche azioni, rimaniamo sempre in casa con rare uscite nell’immobile cittadina agraria di Gilead “fulgida stella del radicalismno”. Siamo nella metà degli anni Cinquanta, in una società razzista, perbenista, chiusa. Ciononostante è qui che c’è la loro  Home, una casa che accoglie, quasi una casa -tabernacolo dove ci si può finalmente “confessare” e dove si è perdonati.
 “E adesso eccolo qui, pensò Glory, macilento e provvisorio, con ben poche tracce della sua giovinezza tranne qull’elusività , quella reticenza divertita…Era appoggiato contro il piano di lavoro con le braccia conserte e osservava il padre che lo soppesava, sorridendo con quel suo sorriso duro e malinconico di ciò che vedeva attraverso gli occhi del vecchio, quasi a dire “In tutti questi anni ti ho risparmiatoi la consapevolezza che non ero degno del tuo dolore”.
Ma il vecchio disse: – “Vieni qui , figliolo,” – e prese le mani di Jack, le carezzò e se le portò alla guancia. Disse -“E’ una cosa straordinaria, la famiglia:”_
E Jack rise – “Sì, signore. Sì, lo è: Questo lo so bene.”
“Be’ “- disse – “se non altro sei a casa.”
Marlynne Robinson è docente all’Iowa Writer’s Workshop e  ha vinto moltissimi premi.
Bellissimo romanzo da leggere e assaporare lentamente.
TRENTO DA …LEGGERE
pubblicato da: Mirna - 12 Settembre, 2012 @ 4:30 pmE dove? Se non al nostro Angolo-Papiro del Libri & Caffè di via Galilei?
Riprendiamo con settembre, ogni due lunedì, l’ appuntamento per parlare di libri. Gruppo di lettura particolare, non quello che si dà i compiti per parlare di un solo libro, ma che racconta dei libri letti o  che sta leggendo, dei nuovi generi che vuole assaggiare. Tante idee dunque, tanti consigli, confronti e sollecitazioni.
Accolti da Betti ed Andrea ospitali e sempre sorridenti – ma come si fa a non sorridere circondati da libri , da caffè, acqua alla menta e aperitivi? – ci siamo ritrovati pochi giorni fa in una decina .
Dopo una lunga estate calda c’è da parlare molto di lettura.
Sul blog sono pubblicati  i miei post che descrivono  romanzi e saggi letti con fervore. Dai racconti di Alice Munro, a Libertà di Franzen allo stupendo libretto di Jean Jono “L’uomo che piantava gli alberi“.
Andrea Bianchi, l’editore del Blog, ci svela che questo è un libretto che rilegge spesso (v. archivio).  La storia di Elzeard Bouffier che fa nascere un querceto e un faggeto sulle alpi a ridosso della Provenza   è unica e strabiliante. Andrea lo  definisce una piccola perla e ce ne legge all’istante alcune righe significative.
Poi prende dallo scaffale “Intelligenza ecologica” di Daniel Goleman, ed.Bur, consigliandocene la lettura. Stiamo cambiando finalmente il nostro comportamento verso l’ambiente -dice –  la nostra intelligenza si sta stutturando su una ulteriore tipologia: emotiva, sociale, ecologica. Provando sensibilità verso l’ambiente, la nostra salute se ne avvantaggia, cresce così  anche un’ etica più  rispettosa della natura che può portare a cambiamenti di rapporti persino con l’economia.
Francesca Gregori,  si è interessata invece  alla “Psicosintesi transpersonale” di Assagioli, testo per gli amanti di psicoanalisi che io trovo molto interessante
“La disciplina è stata concepita dallo psichiatra veneziano Roberto Assagioli (1888–1974) e può essere quindi considerata, con l’analisi immaginativa di G. Balzarini e l’I.T.P. di L. Rigo, uno dei pochi paradigmi psicoterapeutici sviluppati autonomamente in Italia. Assagioli fu il primo medico psichiatra italiano che si interessò attivamente di psicoanalisi, e la sua tesi di laurea, preparata nel 1907 nell’ospedale psichiatrico Burghölzli a Zurigo (dove operava C.G. Jung, con il quale svilupperà un’amicizia personale) ebbe appunto il titolo La Psicoanalisi. Successivamente, diventerà l’unico italiano membro della Società Freud di Zurigo, ed in seguito sarà socio della Società Psicoanalitica Internazionale. Nel giro di qualche anno però Assagioli iniziò a discostarsi dal pensiero freudiano, ritenuto da lui troppo riduttivo e rigido rispetto all’ampiezza ed alla complessità della psiche umana.”(Wikipedia)
Francesca, che ha uno studio di art photography (www.francescagregori.it) ama questo genere sia per esigenze personali che professionali. Arte, bellezza, spiritualità , immaginazione e  meditazione su ciò che ci circonda.
Raffaella ci parla di Carmine Abate , suo ex collega, e del suo libro vincitore del Campiello. Ci ripromettiamo di leggerlo tutti per discuterne.
Maria Grazia ha riletto con immenso piacere “Il deserto dei tartari” di Buzzati e Riccardo ci ha tracciato a grandi linee la storia ponderosa che Francesco Prezzi ha scritto e presentato a Villa Bonporti una settimana fa    www.trentoblog.it/riccardolucatti (Trento nelle guerre d’Europa e d’Italia nella seconda metà del xv secolo. L’origine dei lanzichenecchi)
Tante idee, come dicevo, tanti consigli e commenti .
Tanti argomenti diversi e  interessanti.  Cristina, per esempio,  sta riprendendo la lettura dell’epistolario di Mozart.
Ce ne parla con l’entusiasmo della musicista e della lettrice.
A presto, dunque per saperne di più…a  lunedì 24 settembre…
CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO di E L James, ed. Mondadori
pubblicato da: Mirna - 8 Settembre, 2012 @ 5:48 pmLeggerlo o non leggerlo?
Scriverne o non scriverne?
L’ho letto sollecitata dal mio editore per affiancare la spiritosa recensione della nostra blogger Stefania d’Elia.(vedere il suo blog)
Scriverne è più difficile perchè mi manca l’entusiasmo per convincervi a leggerlo.
Il genere erotico non è tra i miei preferiti, seppur a suo tempo abbia  letto Lolita di Nabokov e il Delta dei Venere di Anais Nin e tutti i libretti di Colette su Claudine.
Eppure ieri gironzolando per le librerie di Trento ho visto  la trilogia di E L James dilagare su tavoli, vetrine e scaffali.
Faccio domande e sembra che tutte, perchè credo lo abbiano letto soprattutto le donne ( 31 milioni di copie vendute) , ne parlano.
Un grande romanzo rosa erotico, dove romanticismo ed eros si mescolano abilmente. Scene molto esplicite di giochi sessuali inventati ( ma già sperimentati da altri depravati)  dal giovane bellissimo e ricchissimo  protagonista accettati dalla ancor più giovane Anastasia che diventa così la Sottomessa del Dominatore.
Intere pagine di regole che spiegano dettagliatamente ciò che il Dominatore farà alla Sottomessa. Ricorda l’Histoire d’O, celebre film degli anni Settanta con Corinne Clery che indossava mascherine varie e non solo.
Pagine noiose e ripetitive per via di una prosa sciatta. Il libertino marchese de Sade ovviamente scriveva molto meglio.
Allora perchè un caso editoriale così grande?
Perchè ho sentito   mamme che  vogliono regalarlo alle figlie adolescenti o signore che auspicano lo leggano i mariti per sollecitare la loro fantasia?
Si dice che sul sesso e sul denaro non bisogna mai indagare. Le nostre fantasie sono solo nostre.
Evidentemente questa signora inglese, il vero nome è Erika Leonard, conosce bene le donne , se stessa e forse anche gli uomini.
Questo grande successo è dato dal coraggio di svelare pruderies femminili? O è soltano il passaparola, la moda a decretare questo grande richiamo?
Io non leggerò le altre due “sfumature” della trilogia, ma non posso fare a meno di pensare che forse  la James- Leonard ha dato voce a nascoste fantasie femminili.
In fondo il protagonista ricco, virile, severo ricorda i personaggi dei romanzi rosa di Harmony e non solo quelli attuali, anche quelli più lontani nel tempo. Certo il sesso non era descritto esplicitamente e dettatgliatament … ma cosa è se non un sottile erotismo la mascella contratta dell’uomo che controlla, protegge o punisce   la dolce fanciulla pura in attesa di essere sedotta?
Persino la Delly insegnava qualcosa . Quindi niente di nuovo…
Ricordo un romanzo che circolava a casa mia (letto anche dalla mia santa mamma) che si intitolava “Schiava o regina? ” dove appunto il maschio trattava la pura  giovinetta pallida, in modo abominevole pur amandola…
Tra una scena osée e l’altra il racconto procede piatto; come faranno a leggere gli altri due tomi gli appassionati delle “sfumature?” Curiosità di conoscere perchè il bel tenebroso è diventato così perverso? Freud direbbe sicuramente per via dei traumi subiti…
Ai lettori, o meglio alle lettrici, l’ardua sentenza…
Io  ho saltato pagine e forse avrò perso qualcosa di illuminante…non so…
Anzi ora che ci penso, dovrò chiedere in giro come finisce questa storia…
Ma lunedì prossimo  alle 17,30 potremmo parlarne al Libri & Caffè di via Galilei. L’Angolo-Papiro.
IL SOGNO DI MIA MADRE di Alice Munro
pubblicato da: Mirna - 5 Settembre, 2012 @ 12:18 pmUn altro libro di strepitosi racconti di Alice Munro, la più importante autrice canadese contemporanea. Otto storie di donne che, come scrive Antonia Byatt “contengono elementi del probabile e insieme fratture e disastri.”
Edizioni Einaudi
Certo è che immergersi nella sua scrittura è come essere avvolti da un incantamento, non si riesce a smettere di leggere. E meno male che sono racconti, così si può riemergere dopo un’ora o due, a seconda di ciò che le sue parole avvitano in noi lettori.
Sempre l’enigma, forte o leggero, nelle sue storie. Enigma che come diceva Henry James non deve mai mancare nel bravo narratore.
Posso nominare “Cortes Island” e il ricordo che una giovane sposa ha del suo primo appartamento presso una strana padrona di casa con il marito su una sedia a rotelle.
La Munro ci fa entrare nel piccolissimo locale, ce ne fa sentire i fruscii , gli odori, ci racconta i sogni , la vita che scorre veloce per la giovane coppia, ma si sofferma magistralmente su un segreto appena accennato dall’anziano sulla sedia a rotelle.
Oppure ci spiega come può una giovane madre lasciare due bambine per fuggire con un appassionato amante in “Le bambine restano”
E poi c’è “Giacarta” un racconto-romanzo dove c’è tutto o quasi tutto in 4o paginette.
Gli anni della contestazione, delle comuni, degli  americani di sinistra che si dissociano dal  capitalismo, dal consumismo, dal perbenismo borghese e vivono con quella sorta di utopico amore collettivo e libero  che in fondo non a tutti andava bene.
E’ il caso di Sonje sposata a Cottar. Lei non condivide lo scambio di coppie che invece il marito voleva vivere come atto naturale e liberatorio.
Ad un certo punto, in uno dei suoi viaggi pseudo umanitari, Cottar viene dato per morto a Giacarta.
All’inizio del racconto – uno splendido racconto di flash back e rientri –  – troviamo la giovane Sonje con l’amica Kath in spiaggia , accanto ad una baia. Kath, sposata con il conservatore Kent, ha appena avuto una bambina. Sono sulla spiaggia e parlano di libri…di “Alla baia” di Katherine Mansfield e de “Le volpi” di D.H. Lawrence e discutono e litigano circa il comportamento dei personaggi. Soprattutto parlano dei protagnoisti de “La volpe” Â
Qui ci sono due amanti, il soldato e una donna di nome March, che seduti su una scogliera inglese guardano verso l’Atlantico come via di fuga per una vita più felice. “Ma il soldato sa che non potrà esserlo se la donna non metterà la propria vita nelle sue mani…March lotta contro di lui, vuole conservare la priopria separatezza, vuole rimanere aggrappata alla propria anima e alla propria mente femminile…ma pensa che dovrà acconsentire alla sprofondamento della propria coscienza che andrà sommersa in quella di lui. Solo così lei sarà felice e lui forte e appagato. Solo così potranno dire di aver concluso un autentico matrimonio”
Sembra che Sonje sia quasi d’accordo, infatti dice “La mia felicità dipende da Cottar”, facendo infuriare l’amica Kath ( e noi, spero!)
Si parla dunque della condizione della donna e del suo sentire particolare. Kath è convinta che il destino di una donna è segnata da esami: quella del matrimonio, quella della maternità . Ma quando la meta? Al secondo, terzo figlio? E’ quello che la società aspetta da lei.
Ma poi il tempo passa…ed eccoci trent’anni dopo con la ricerca del tempo perduto da parte di Kent, divorziato da Kath e  risposatosi altre due volte, e  con l’inizio di una malattia degenerativa. Vuole incontrare Sonje e sapere della sua convinzione che il marito Cottar non sia veramente morto , ma si sia  fermato a Giacarta, così per essere libero.
Kent, ultimo personaggio descritto nel racconto, rimane deluso da tutti i vecchi amici cercati e ritrovati dopo tanti anni. Prova uno spiacevole trasalimento interiore, non ha avuto da nessuno ciò di cui aveva bisogno, nemmeno dai figli tutti giustamente presi dalla propria vita.
Sulla veranda della vecchi amica assorbita dalla sua ossessione
“Â Kent prova il desiderio di fermarsi ad ascoltare Sonje che parla di Giacarta e il vento che sposta le dune di sabbia.”
“Un’idea che ha a che fare con il dover proseguire, non dover tornare a casa.”
 Di questo libro e delle nostre letture estive potremo parlare Lunedì 10 settembre, alle ore 17.30, sempre nell’ospitale Angolo-papiro del Lbri & Caffè di via Galilei.
Vi aspetto.