TRENTO DA LEGGERE … a casa o al Libri & Caffè
pubblicato da: Mirna - 14 Dicembre, 2012 @ 12:27 pmOggi c’è Chiara Turozzi arrivata in anticipo e che parla con mia figlia Stefania. Tazzè di caffè e cioccolata fra loro, ma soprattutto parole, affinità , condivisione del piacere della lettura e della musica.
E’ freddo, freddissimo, ma potenza dei libri, di chi li legge e di chi li scrive e pubblica come Chiara…ci riscaldiamo all’istante. Siamo in tante, anzi in tanti perchè con noi c’è sempre Riccardo Lucatti,  il nostro impareggiabile scrittore di un blog ormai famoso e trascinante.
Ho già presentato Femminile esorbitante di Chiara, (consiglio di leggerlo)  ma noi le chiediamo ugualmente i motivi della sua scelta, perchè ha voluto scrivere di mille anni del pensiero femminile. Secondo lei nell’editoria mancava qualcosa e lei desiderava e  desidera vedere pubblicati i libri da lei sempre amati. Da ciò è nato il progetto della casa editrice L’Iguana ideato con l’amica Stephania Petriella.
Sfogliamo il suo libro e l’altro fresco di stampa de L’Iguana “Salnitro” di Gloria Zanardo. Io ho già letto le sue pagine intense e leggere, esilaranti e commoventi, racconti di momenti topici di una vita o ricordi incapsulati in una sfera di sogno irrisolto.
Il tempo trascorre in questi brevi spaccati di vite che ci danno talvolta sensazioni di straniamento o epifaniche rilvelazioni di aver vissuto una vita che forse non era la nostra. (“Vivre sa vie”)
Salnitro che lascia il segno sui vecchi muri, come il tempo lascia il segno sulle cose, un segno che però si riannoda al passato e al presente in una rete di reale vissuto e desiderio di Altro. Indimenticabile il ricordo degli zii Valentini (“L’universo sostenibile di zia Valentina”)  impigliati nella loro avarizia particolare o l’allestimento di un presepe da parte di madre e figlia (“Un presepio come per incanto”)  che in quell’occasione si immergono  in profondità psicologiche e esistenziali.
Libro che si legge con grande piacere questo di Gloria Zanardo i cui brevi racconti e riflessioni vanno ben oltre le tre o quattro pagine di ogni racconto  perchè si impigliano nel nostro pensiero, nel nostro vissuto e ci rallegrano, ci commuovono , ci confortano , ci fanno sostare un po’ in questa frenetica corsa – …verso dove?… – forse  in noi stessi?
Oggi il gruppo lettura si è arricchito di una nuova accanite Lettrice, Anna Maria, che ci parla della sua  “relazione” con i libri. Quelli di piccole dimensioni da avere sempre in borsetta per leggere nelle sale d’attesa, in treno ecc. , quelli di scienze naturali, botanica, geologia, i racconti biografici delle donne viaggiatrici come Annemarie Schwarzenbach, donna dalla vita tormentata, legata a  Erika Mann(v. nel mio archivio “Lei così amata” di Melania G.Mazzucco)
Sta leggendo Il colosso di Marussi di Henry Miller e Memorie di una maitresse americana di Nell Kimball ” di cui mi invia un piccolo brano:
“Se guardo indietro alla mia vita (ed è l’unico modo in cui posso guardarla,
oramai), non ci trovo niente di tanto diverso da come la maggior parte della
gente vorrebbe la sua. Cominciai a quindici anni, in una buona casa di Saint
Louis, senza nessun’idea; come tutte le puttane molto giovani, il mio solo scopo
era sfamarmi e avere qualche bel vestito da mettermi, e son finita tenutaria di
bordelli e donna d’affari, ho assunto e comandato ragazze, ho diretto case di
lusso. E mi sono sempre domandata come mai le cose mi siano andate così.
Comunque, posso dire questo: come non ho mai provato nessun rimorso, così non ho
avuto mai nessun rimpiantoâ€.
Anna Maria scrive anche:
“Mi ha fatto molto piacere conoscervi, complimenti per il tuo gruppo e la sintonia che hai saputo creare.
Ho dato un’occhiata al blog, poi ripasso.
Che bella sorpresa trovare la
giovane musicista. 🙂
Per Stefania – “Lo specchio vuoto” di Janwillem Van De
Wetering
Mariarosa è entusiasta del nuovo romanzo di David Grossman “Caduto fuori dal tempo” dove si parla della morte di un figlio e de “Il problema Spinoza” di Irvin D. Yalom. Da leggere assolutamente, ci dice.
Rina è rimasta affascinata dalla vita della ballerina senza braccia che recentemente ha danzato qui a Trento. “Che cosa ti manca per essere felice” di Simona Aztori è sicuramente una spinta a superare le difficoltà della vita.
Si parla di Terzani “Un altro giro di giostra” amato da Riccardo, di “Ho paura torero“ di Pedro Lemebel che si trova sul comodino di Chiara Turozzi. Romanzo magnifico, assicura.
Cristina sull’onda di un emozione provata la sera prima ascoltando il concerto dei diversamente abili ci porta un suo vecchio libro di poesie d’amore. L’emozione chiama emozioni. Ci legge alcuni bellissimi versi. Me lo presta ed io a casa lo sfoglio con cura e gioia:  dai lirici greci, ai menestrelli medievali, dal Petrarca al Leopardi, fino a una mia poesia preferita di Quasimodo
“Antico inverno”
“Desiderio delle tue mani chiare/ nella penombra della fiamma:/ sapevano di rovere e di rose/ di morte. Antico inverno.
 Cercavano il miglio gli uccelli/ ed erano subito di neve;/così le parole:/ un po’ di sole, una raggera d’angelo, /e poi la nebbia; e gli alberi,/
e noi fatti d’aria al mattino.”
FEMMINILE ESORBITANTE di Chiara Turozzi
pubblicato da: Mirna - 13 Dicembre, 2012 @ 1:56 pmLunedì scorso all’Angolo-Papiro  ( di cui scriverò domani con altri consigli di lettura)  ha partecipato Chiara Turozzi giovane scrittrice, giornalista e editrice de L’Iguana. Progetto che ha avviato con Stephania Petriella e  che  vuole contemplare la voce letteraria femminile.
Il nome L’ Iguana è preso dal racconto di Annamaria Ortese (racconto da leggere assolutamente) perchè ci farà anche “ripassare”  la condizione femminile da sempre relegata in ruoli secondari –  che si vede e non si vede –  figura  metaformica che ascolta tutto e tutti, che guarda e capisce anche il non detto.
Per me amante  di tanta letteratura femminile percorrere il libro di Chiara Turozzi  è
un piacere puro. Non è propriamente un saggio come ci dice l’autrice, ma un prendere atto della nostra storia di donne che vogliono essere presenti e libere e vogliono dirlo.
Quando la donna ha provato a scrivere le sue Parole per sentirsi legittimata nel suo modo di essere e  per farsi finalmente ascoltare?
Forse da sempre, sin dall’inizio della Storia. Sono certa infatti che la donna sia stata l’Ambasciatrice dell’Umanità , spesso silenziosa, ma sempre attentissima.
Chiara parte dall’anno Mille :
dalla giovane Trotula “medichessa”salernitana che scrive in latino medievale consigli sul parto, sull’igiene femminile, sui cosmetici, passando per le Mistiche e le Preziose e giungendo alle femministe come Mary Wollstonecraft di Vindication e Betty Friedan di La mistica della femminilità  che lei stessa  ha recentemente tradotto per la nuova edizione.
Dice Chiara Turozzi “che la scrittura femminile è pensiero
e pratica insieme”, è una voce che troppo spesso
inascoltata emerge in una “dismisura esorbitante che nasce
tra l’esperienza individuale e una verità che non ha alcuna
pretesa di universalità .”
Mi piace la sollecitazione a scrivere, molte di noi lo hanno sempre
fatto sui diari personali, nelle lettere, in versi. Chi era l’eroina
letteraria della nostra adolescenza? Jo March. Forte,
anticonformista, ma soprattutto scrittrice.
Scrivere per dilatare la nostra vita, renderla più consapevole e degna
di scoperte. Perchè le parole scritte riempiono buchi del
linguaggio, incorniciano pensieri inespressi o idee ancora in stato di nebulosa, la parola scritta è il nostro specchio e il nostro veicolo per esserci.
La scrittura anche per sgomitolare i nostri sentimenti, come consigliava Gramsci ai suoi bambini, la scrittura per salvarsi da momenti di infelicità . Ricordo Quaderno proibito di Alba de Cespedes nelle cui pagine lentamente si scioglieva la delusione di un matrimonio arido e triste.
Siamo tutte autorizzate alla scrittura, dunque. Ne abbiamo di cose da dire, raccontare, denunciare,condividere.
Scrivere di sé, di politica, delle ingiustizie verso le donne o… scrivere romanzi? L’importante è trovare parole nuove, le nostre parole.
Chiara pensa che questo sia un libro dedicate amche  alle giovani che si affacciano sul mondo meraviglioso della Lettura. Sono d’accordo con lei. Dalle donne che si confrontano  con Dio, a quelle che si ripiegano verso la propria coscienza, alle ribelli, alle anticonformiste ( ma di quale conformismo? E poi chi l’ha inventato il conformismo? ) , dalle eroine infelici e scontente come Sylvia Plath a una nuova comprensione fantastica come suggerisce Doris Lessing. Insomma un tuffo necessario e godibilissimo nella nostra Voce e nella nostra dismisura.. .
Cominciamo però a capirci noi…!
gli altri,… il “secondo sesso” , – capovolgendo la Simone de Beauvoir –  forse ,… finalmente, si avvicineranno al nostro sentire  in modo più attento!!!
In “Femminile esorbitante” appaiono le nostre più amate scrittrici con i loro pensieri e i loro atteggiamenti quotidiani. E la propensione alla scrittura.
Sappiamo tutti dove scriveva Jane Austen: spesso ad un angolo del tavolo del soggiorno o della cucina, Virginia Woolf nella sua stanza tutta per sé, molte donne scrivono di notte, nei momenti di pausa
quando diventa urgente e pressante far uscire dalla mente e dal cuore pensieri, emozioni …parole.
E voi dove scrivete? Io so che il mio taccuino verde , non d’oro come quello della Lessing, mi segue da una stanza all’altra. Anche se ora il Blog un po’ lo sostituisce…
Scrivere come imperativo categorico per arginare e incanalare la ricchezza
dei nostri pensieri.
Ma prima e sempre …leggere!
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TRA UN LIBRO E L’ALTRO alla ricerca di piaceri artistici
pubblicato da: Mirna - 8 Dicembre, 2012 @ 1:22 pmDa ragazza pensavo che se non avessi raggiunto i miei sogni sarei stata sempre consolata dall’Arte:  dalla Letteratura, Poesia,  Pittura, Musica e Bellezza della natura.
Lettura e scrittura sono i miei amici giornalieri, gli altri da cercare e centellinare con gusto.
Un inizio inverno denso di emozioni estetiche. Una giornata  nella serena e tranquilla   Vicenza,  per visitare la mostra “Da Raffaello a Picasso”, Palazzo Thiene e il Teatro Olimpico che mi ha lasciato preda della sindrome di Stendhal.
E poi tre giorni a Milano.
Sono partita per il capoluogo lombardo lunedì scorso. Freddo intenso, ma luminosità straordinaria. Mi godo la passeggiata con la cara amica nel centro della città dove il bianco del duomo si stordisce nell’azzurro. Sono felice. E che cosa leggo il giorno dopo sul Corriere della sera?
“Il cielo sopra Milano nella Giornata Perfetta” di Gian Arturo Ferrari
“Il sole di dicembre, basso su un orizzonte di lunghi raggi, non è neppure parente di quello estivo, non schiaccia a terra le cose sotto il peso del suo splendore. Al contrario le alza, le fa lievitare, le fa tendere alla chiarità . Obliquo com’è, non asserisce evidenze, preferisce i lati nascosti, illumina da prospettive inaspettate. Quando, dopo una notte di vento, sorge in un cielo tersissimo lo rende radioso, una mescolanza di chiari pastelli che emanano luce, come una tela di Turner…Anche a Milano, anche nell’altrimenti cisposo orizzonte milanese, all’alba si disegnano, sereni, i profili delle montagne. ….Una giornata perfetta, come è stata quella di ieri a Milano, è un dono senza uguali e senza prezzo, l’irruzione improvvisa, nella trama a testa china della vita quotidiana, del cielo manzoniano, quel cielo di Lombardia così bello quando è bello, così splendido, così in pace. …
Al termine della giornata di Austerlitz, ferito e sdraiato quasi esanime sull’altura di Pratzen, il principe Andrej riapre gli occhi e vede sopra di sé, come fosse la prima volta, il cielo. La grandezza di Guerra e pace è tutta qui, nel momento in cui il principe Andrej guarda a quel cielo così alto e grigio, attraversato da nuvole in corsa e si rende conto che non esistono solo i Russi e i Francesi, lo zar e Napoleone il fumo dei cannoni e le cariche di cavalleria, ma che c’è una realtà più alta e più lontana!”
E poi a Palazzo Reale ripercorro la vita e le passioni di Pablo Picasso, ammiro dipinti dei suoi vari periodi, fotografie, sculture. E un’altra gioia estetica mi viene regalata a Palazzo Marino:  Amore e Psiche stanti di Canova e Psiché et Amour di Francois Gérard.Un’esposizione straordinaria dal museo del Louvre. Bellezza che mi emoziona. Mi fa felice.
E le mie letture proseguono con “Femminile esorbitante” di Chiara Turozzi che ci racconta le vicende delle donne esemplari che “hanno inventato un ordine nuovo per formulare l’esperienza di una, di molte, di tutte.” Giovane, acuta, simpaticissima giovane donna che ha fondato anche una casa editrice e che parteciperà al nostro Angolo-Paprio lunedì 10 dicembre al Libri & Caffè.
In questa scorpacciata di piaceri non poteva mancare la Musica. Oggi pomeriggio, all’Università della Terza età ,  ho seguito una interessantissima  conferenza sull’arte visiva che incontra la musica e viceversa. Giovanna Nicoletti, Antonio Carlini , Eleonora Wegher al pianoforte. Dalle nuvole di Constable alla luce di Turner per immergerci in Schumann, Debussy, e l’espressionismo di Munch e Ligeti…
E a proposito di musica, vi segnalo anche un nuovo CD di mia figlia Stefania Neonato con il flautista genovese Fabio De Rosa e musiche del Biedermeier e primo romanticismo. I due artisti hanno scelto le “Variazioni sul Lied Trockne Blumen” di Franz Schubert come “pezzo forte” di questa incisione, non solo per la profondità e per il virtuosismo della scrittura musicale ma anche per la prima registrazione mondiale di una delle Variazioni, rimasta inedita per l’eccessiva difficoltà della parte flautistica. Attorno all’abisso esistenziale schubertiano – che ci sorprende sempre per l’accostamento fra malinconia e sorriso, fra violenza emotiva e struggente pastello – ruotano brani di Beethoven, Hummel e Weber, un piacevole “alleggerimento” verso un’atmosfera più salottiera e rilassata.
Questo CD, intitolato Sonatas and Variations for flute and piano e edito dalla casa discografica genovese Dynamic riproduce in copertina un meraviglioso dipinto proprio di William Turner, “Interior at Petworth” (1830 ca.), raffigurante due figure accostate, una bianca e una nera, di fronte ad una finestra. L’iconografia romantica dell’anelito all’OLTRE, della contemplazione intuitiva della realtà e dello sdoppiamento dell’IO, si rivela potentemente in questo quadro che viene riprodotto con “variazioni” cromatiche per questa copertina proprio per analogia al contenuto musicale. Altra particolarità , l’uso di un pianoforte Erard originale del 1853, in un accoppiamento inusuale ma sonoramente efficace con il flauto moderno di Fabio de Rosa. Il CD è descritto sul sito di Dynamic http://www.dynamic.it/e_scheda.php?pid=889 con un piccolo esempio musicale ed è disponibile all’acquisto sullo stesso sito, sui principali online stores (Amazon ecc.) e fisicamente dal negozio di musica di Trento Del Marco. Chissà , magari ci si potrebbe regalare un po’ di arte anche per questo Natale 2012!
SOPHY LA GRANDE di Georgette Heyer
pubblicato da: Mirna - 6 Dicembre, 2012 @ 9:07 amDelizioso romanzo ambientato nell’Inghilterra di inzio Ottocento, in pieno periodo Regency. Per chi ama entrare nel mondo salottiero londinese  è un particolare piacere leggere di aristocratici turbati da problemi mille miglia lontani dalla quotidianità del popolo. Ma che lettura di evasione! Per le amanti di Jane Austen è un gradevole rituffarsi in una visione del mondo basata sul buon senso, sull’arguzia, sull’ottimismo.
Sophy , una ventenne ricca e colta, viene affidata alla zia paterna, a Ombersley Park . Subito il suo carattere forte e deciso darà una svolta importante alla vita dei parenti. Come ad  Emma della Austen a Sophy piace modificare in meglio le vite degli altri.
La giovane cugina Cecilia promessa sposa a Lord Charlboury, uomo di solido buon senso - uno che può essere capace di trovare una portantina in casa di pioggia anche se non sa scrivere poesie – si invaghisce di un poeta bello e sognante che pensa e soltanto a giambi e a metrica  e declama in continuazione versi su versi. Come interviene Sophy? Da psicologa esperta consiglia di lasciare Cecilia vivere e stancarsi della sua passioncella per  poi farla rinsavire mostrandole la affidabilità e il vero amore del nostro Lord Charlbury. Devo ammettere che ho riso molto sia con il poeta vagante di qua e di là , sia con gli altri personaggi delineati con mano felice da Georgette Heyer.
E il co-protagonista Charles? Simile in molte sfumature al signor Darcy di Orgoglio e pregiudizio sembra all’inizio il principio antitetico della gaiezza, sagacia  e  sensibilità di Sophy. Ma è nello scontro fra questi due personaggi che la storia si dipanerà in maniera mirabile per giungere asd una conclusione divertente nella quale tutti i personaggi avranno trovato un migliore accomodamento esistenziale.
Sophy non solo “grande ” di statura, è alta 1,75, ma ègrande di animo, antesignana della libertà femminile, anticonformista, diretta, certamente non leziosa. Sophy che non ama chi non è predisposto alla speranza è una donna che piacerà a tutte le lettrici.
Devo ringraziare Camilla che mi suggerisce e mi presta sempre questi stupendi libretti rossi editi da Astoria
L’autrice:
Georgette Heyer (1902-1974) cominciò
giovanissima a raccontare storie ispirate alla Primula rossa della baronessa
Orczy per intrattenere il fratello malato. Spinta dal padre, Georgette mise
questi racconti in forma scritta e nel 1921, a soli diciannove anni, pubblicò il
suo primo romanzo, La falena nera. A partire da lì e fino al 1973 Georgette
Heyer scrisse senza interruzione un best-seller dopo l’altro. Il suo costante
successo nell’arco di cinquant’anni la conferma come un fenomeno letterario
unico nella letteratura inglese del XX secolo, più volte assimilata a Jane
Austen o a Charles Dickens per la precisione maniacale nella ricostruzione di
ambienti, atmosfere e gergo del XIX secolo inglese, e ammirata da scrittori del
calibro di A.S. Byatt e Margaret Drabble, Anthony Burgess e India Knight.
Relegata a lungo con un condiscendente disprezzo nel settore rosa, Georgette
Heyer si rivela ad anni di distanza un’autrice intelligente, capace di costruire
trame suggestive, personaggi credibili e incantevoli, e di assicurare ai propri
lettori quella “letteratura d’evasione che offre la possibilità di fuggire dalle
tensioni della propria vita soddisfacendo un desiderio universale, che risale
all’infanzia, di essere qualcun
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ANGOLO-PAPIRO per parlare di libri
pubblicato da: Mirna - 2 Dicembre, 2012 @ 3:45 pmLa luce colorata di un angolo nel caffè libreria di via Galilei è un rifugio caldo in questi primi pomeriggi freddi e scuri. Lunedì scorso noi lettori  ci siamo ritrovati come sempre  per raccontarci ciò che abbiamo letto recentemente, i nostri pensieri a riguardo, ma anche per scambiarci parte della nostra vita.
L’esperienza di lettori è senz’altro unificante, il piacere che si prova a tuffarsi in pagine scritte corrisponde  ai nostri bisogni esistenziali. C’è in atto la ricerca per avere risposte ai nostri interrogativi più nascosti, c’è il desiderio di essere confortati o per evadere o per sentirsi sollecitati a modificare punti di vista stagnanti.
Lettura come scoperta, come spinta vitale a interagire, Lettura come avventura infinita.
Mi ha colpito la scelta di Silvia di rileggere un Jack London poco conosciuto, quello di “Il vagabondo delle stelle” , titolo originale “The Jacket”. Un professore universitario, un sovversivo, autore di un omicidio è relegato a San quintino in celle simili a luoghi di torture, dove è costretto a indossare una terribile giacca di cuoio che limita i movimenti e la respirazione. Ciò riesce a provocargli visioni e a trasformarlo in una sorta di sciamano libero che riesce ad andare oltre la sua fisicità . Scritto nel 1913 il romanzo è una denucia sia  delle disumane condizioni carcerarie della California sia dell’assurdità della pena di morte. Nell’assoluta serenità che il protagonista riesce a raggiungere prima di essere giustiziato e nella curiosità di vivere la sua vita ultraterrena  si percepiscono le  influenze della volontà di potenza di Nietzche.
Ricordo Martin Eden, il libro preferito da mio padre ( grande lettore )  che mi raccontava spesso dell’attimo in cui il protagonista affondava nel mare. – In quel momento egli riuscì finalmente a capire “tutto”. –
Interessanti le letture di Riccardo che riprende in mano ogni sera i pensieri di don Marcello Farina, “A rinascere si impara” , (v. mio post a lato)  una guida filosofica e spirituale. Riccardo ci parla anche di Don Gallo ” Di sana e robusta costituzione” e del romanzo di Tabucchi La testa perduta di Damasceno Monteiro.
Ognuno di noi racconta delle proprie letture; Stefania nota il calore e l’amicizia sempre più intima del gruppo che varia , come un caleidoscopio colorato, a seconda delle presenze. Ci si ripromette di leggere “Il tempo è un dio breve” di Marapia Veladiano. A questo proposito  Betti ci annuncia che la scrittrice presenterà questo suo nuovo romanzo giovedì 6 dicembre , ore 20,30, a Maso Martis, via dell’Albera 52, Martignano.
Betti e Andrea sono un punto di riferimento nella nostra città per sfogliare e discutere di  libri, leggere giornal e gustare insieme caffè o aperitivi.
Ieri mattina Camilla ed io davanti a cappuccino e brioche parlavamo di libri, naturalmente!
Accanto a noi c’è  un giovane immerso nella lettura di un voluminoso romanzo. Sembra non distrarsi dalle nostre chiacchiere…. Allora lo intervistiamo…è più forte di noi.. vogliamo sapere che libro legge… E’ Il libro del potere di S.J.Parris, gli chiediamo anche come si chiama:Mattia, quanti anni ha: 25, e di che cosa parla il libro. Piacevolissimi scambi di gusti letterari. Mattia ama l’avventura, la storia, un po’ la suspence. Gli consigliamo di leggere – non l’ha ancora fatto- Il nome della rosa di Eco, e i classici di Dumas .
Questo ed altro ai tavolini del Libri & Caffè.
La settimana scorsa ho conosciuto Chiara Turozzi, giovane e simpaticissima scrittrice, traduttrice della nuova edizione de La  mistica della Femminilità di Betty Friedan e fondatrice dlla casa editrice L’Iguana. Mi ha portato il suo “Femminile esorbitante” e “Salnitro”di Gloria Zanardo e… ma questo ce lo racconterà personalmente giovedì 10 dicembre al solito Angolo-Papiro!
Vi aspettiamo.
Chiara Turozzi
all’Università di Verona con una tesi che riconduce la posizione del
cyberfemminismo alla metafisica platonica e all’economia binaria. Vincitrice del
premio Maria Grazia Zerman per gli studi sulle donne, ha scritto di filosofia e
critica letteraria per DWF, Leggere Donna e Leggendaria.
occupa di cronaca della provincia per il quotidiano L’Arena e di attualità per
il mensile Marie Claire. Collabora con la comunità di Diotima e con la redazione
del periodico on-line del gruppo.
LEGGENDO TURGENEV di William Trevor
pubblicato da: Mirna - 28 Novembre, 2012 @ 10:38 amPotenza della lettura! Che fa evadere in una realtà parallela e sfuggire allo squallore di una vita infelice. E’ quello che accade a Mary Louise, giovane donna ingenua e sognatrice che crede che sposando il poco attraente Elmer Quarry, proprietario di un ben avviato negozio di stoffe, sarà felice. Il desiderio di lasciare la fattoria dove è nata, la speranza di benessere e affrancamento sociale non le fanno valutare la mancanza d’amore da ambo le parti. Ma se ne accorgerà ben presto. Dopo una triste e arida luna di miele si ritroverà nella casa del marito a convivere anche con le sorelle di lui, due acide e gelose zitelle che vogliono continuare a condurre la loro vita quotidiana tra fratelli dove Mary Louise è l’intrusa, la nemica.
Siamo nell’Irlanda degli anni Cinquanta, ma la storia si sposta avanti di 37 anni in una casa di cura psichiatrica dove Mary Louise si trova da alcuni decenni. Ormai queste istituzioni vengono  chiuse e la donna può tornare a casa dal marito.
La bellezza di questa storia sta nell’intreccio di immaginazione, lettura e personaggi letterari.
E nella storia romantica che la protagonista intreccerà con un ritrovato cugino invalido di cui era già innamorata ai tempi della scuola. Le domeniche in cui poteva essere libera dalla tirannia delle cognate sono dedicate a lui che vive con la madre in campagna. Lei lo raggiunge in bicicletta per poi insieme fare passeggiate nell’antico cimitero, parlare dei romanzi di Turgenev e scambiarsi teneri baci. Mary Louise vive dunque la sua vera vita con Robert trovando in lui il perfetto compagno d’amore.
E quando lui morirà , subito dopo averle dichiarato il suo amore, Mary Louise non lo farà “andar via”, ma lo tratterrà appropriandosi dei mobili della sua camera da letto, di molti suoi oggetti e soprattutto dei tre romanzi di Turgenev, fedeli accompagnatori del loro amore. Tutto questo viene fatto portare nella soffitta  dove si rifugia per ore a leggere,  ricordare, sorridere , a vivere per lui e per ciò che il loro sentimento le aveva finalmente regalato.
La lettura è la vera evasione dal carcere psicologico del suo matrimonio e piano piano fantasia e realtà si fondono. Nella soffitta chiusa a chiave Mary Louise si delizia delle intimità che la morte non può toccare, non più di quanto potesse toccare la storia d’amore tra Elena e Insarov. E l’immaginazione ad occhi aperti le fanno vivere viaggi in Italia o in Francia  con Robert che, vestito di chiaro, si sporge sul tavolino di un bar in riva al mare, per baciarla come la prima volta al cimitero antico. “Lievi come farfalle, i baci danzavano su e giù per il suo braccio, dalle punte delle dita alle spalle. L’orchestrina del caffè cominciava a suonare. Bevevano vino bianco.”
Ma ciò che per lei è salvezza e gioia, per gli altri è pazzia. Meglio dunque relegarla in manicomio, decidono i familiari sobillati dalle tremende cognate.
Marie Louise è però già libera dentro di sè e la costrizione nella casa di cura non le toglie  nulla. Ormai ultracinquantenne e di nuovo a casa racconta al Pastore di aver letto e riletto i romanzi di Turgenev e che ha sempre buttato le medicine prescritte perchè non le servivano. Gli confida che “suo cugino le aveva fatto la corte invitandola nel mondo di un romanziere, il massimo che poteva permettersi, il massimo che lei si era sentita di accettare. Tuttavia la passione era arrivata, come una consumazione finale. Per trentun anni era rimasta aggrappata a un rifugio nel quale la sua storia d’amore potesse crescere, una casa sicura che le offrisse protezione. Per trentun anni era passata per pazza ed era stata tranquilla.”
Dentro di noi c’è sempre una soffitta in cui rifugiarsi o ritrovarsi. La lettura è il suo  muro portante. Chi di noi da ragazzo –  o forse anche ora –  non si è tuffato nel mondo letterario per sfuggire a un periodo difficile o soltanto per vivere di più? Quante ragazze sono state Jo March o Jane Eyre o Elizabeth Bennet ?  E quanti ragazzi sono stati compagni di Sandokan o di capitan Nemo?
Sì, sicuramente, i libri sono i migliori compagni di vita …
Edizioni Guanda, 2012
PASSIONI di Anna Verna, edito da Luciana Tufani
pubblicato da: Mirna - 24 Novembre, 2012 @ 8:30 amEd è  ancora a proposito di Virginia Woolf e di altre grandi scrittrici che vi propongo un saggio molto intenso ed interessante.
Ne ho sentito parlare una settimana fa in Biblioteca dove Anna Verna con  la presidente dell’Associazione Donne, con  la giornalista Rivera e l’editrice Tufani ci ha fatto immergere nel mondo della Woolf, di Vita Sackville- West e di Marguerite Yourcenar.
C’è tantissima letteratura sulle loro vite e sulle loro opere, ma ascoltare la passione con cui la Verna ha voluto scrivere e parlarci  del suo “pellegrinaggio” nelle opere e negli ambienti in cui le scrittrici hanno vissuto è veramente avvincente. La sua è stata una ricerca seria e raffinata determinata a sottolineare la loro indipendenza e la loro appassionata esistenza. Perchè di passione si tratta per tutte queste donne, passione che si evince dai loro scritti e dalle loro esistenze.
Anna Verna è andata ovviamente a Londra sulle tracce di Virginia, prima nella casa paterna , poi in Gordon Square a Bloomsbury, nella casa di campagna dove era stata fondata la Hogarth Press, nella casa di Vanessa Bell,  fino al villaggio di  St Yves in Cornovaglia, teatro di “Gita al faro“ e de “Le onde”. Dal diario di Virginia Woolf, Momenti of being,  leggiamo che il primo ricordo è legato al suo soggiorno a St.Yves quando stesa nella sua cameretta ascolta nel dormiveglia lo sciabordio delle onde. Momenti molto sensuali in cui i cinque sensi sono coinvolti in un’ebbrezza piena di simboli: dal ronzio delle api, al profumo di mare, al volare leggero delle tende .
In Inghilterra non poteva certo mancare la visita al castello abitato da Vita Sackville- West, amica di Virginia e ispiratrice del suo Orlando, definito da qualcuno la più affascinante lettera d’amore mai scritta.
Tra le due esiste un epistolario che va dal 1882 al 1941 e  che testimonia un rapporto intenso e duraturo tra due donne molto diverse ma legate da una grande passione: la scrittura. Le loro lettere rivelano l’indole più segreta di entrambe e  ci regalano uno sguardo sull’ambiente letterario che frequentavano. ( v. mostra Un altro tempo al Mart)
E di Marguerite Yourcenar, così audace, assoluta, coraggiosa e dalla forte fisicità che trapela nei suoi grandi romanzi, dalla Verna viene descritta anche la sua ultima dimora bianca sull’isoletta del Maine.
Abbiamo anche ascoltato dalla voce di Maria Rosa Degasperi brani delle tre autrici.
Anna Maria Verna, già docente di Storia delle donne presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, è autrice di numerose opere nel campo degli Women’Studies .Nell’ambito di questo tipo di studi ha pubblicato: Donne e cultura, con un intervista a Simon de Beauvoir (1977), Autonomie politique du feminism italien in “Le Temps Modernes (1978)Patriarcato e potere nel pensiero politico di Thomas Hobbes e John Locke (1982), Jean –JacquesRousseau e la nascita del maternage (1988), Alterità .Le metamorfosi del femminile da Platone a Levinas (1990) Donne del Grande Siecle (1994) Simone Weil.
E ancora, La provocazione dell’intelligenza (1999), Sara Kofman: le seduzioni del doppio (2003), è autrice della voce “Patriarcato†in Glossario. Lessico della differenza (2007). Con le edizioni Tufani ha già pubblicato Utopia e femminismo (2009). Vive tra Torino e Parigi.
Tra un libro e l’altro…ritorno a Bloomsbury
pubblicato da: Mirna - 20 Novembre, 2012 @ 8:32 amMi piace talvolta  “tornare” a Bloomsbury e tra tutto ciò che quel gruppo londinese colto e anticonformista ci suggeriva. Che cosa meglio dunque di una mostra al  MART di Rovereto ? Dove quel periodo, quel “salotto” sono  stati  ricostruiti da Lea Vergine nei colori e nell’atmosfera di Gordon Square?
UN ALTRO TEMPO. TRA DECADENTISMO E MODERN STYLE. Fino al 13 gennaio 2013.Â
 “Attraverso un centinaio di opere bizzarre ed audaci, l’esposizione mette in luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento”.
Una mostra particolare, raffinata , suggestiva. Nello spazio ad essa dedicata si entra come se si visitasse  una casa londinese di Bloomsbury. Uno stretto corridoio conduce ad una serie di stanze ovattate dove pareti e mobili sono verniciati con colori caldi e “molto polverosi”. Troviamo sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso, libri, fotografie e arredi. Oggetti esposti qui in Italia per la prima volta.
Per me, ammiratrice di Virginia Woolf e di tutto il suo entourage culturale dei primi decenni del Novecento, è un piacere grandissimo ritrovare il famoso  dipinto dello scrittore e critico letterario  Litton Strachey dipinto dalla sua amica amante Dora Carrington. E tanti alttri quadri di Duncan Grant, di Vanessa Bell –  sorella di Virginia - dei Vorticisti, una corrente che vuole dare una risposta ai Futuristi italiani, rimanendo però soltanto un gruppo di interessanti Autori. Fra questi Dorothy Skakespear che sposò Ezra Pound e progettò le copertine di molti suoi libri. E di Ezra Pound vediamo tantissime foto ed addirittura ammiriamo due sedie a sdraio progettate da lui stesso per la sua casa di Rapallo.
Il periodo considerato dalla mostra – gli anni Dieci, Venti, Trenta – è quello “dei decenni assatanati del Nuovo e del Moderno”. Parigi, Londra e l’Italia son i luoghi privilegiati delle invenzioni di linguaggio di tutte le arti.
Si incrociano dunque iniziative ad opera di poeti, scrittori e pittori, ma anche di “divini mondani“, di cosmopoliti eccentrici, di artisti mecenati dei loro stessi colleghi. Vediamo fra tutti i fratelli  Sitwell, immortalati da fotografi famosi come Cecil Beaton e Man Ray.
 Ammiriamo tantissime foto di Lady Edith Sitwell, ricca, colta, sregolata, un’esteta che sembra fare della sua vita un’opera d’arte. Vediamo i suoi gioielli, la sua casa, le sue lettere. Personaggio interessantissimo che vive a Bayswater, ma che frequenta i vari “gruppi”, quello di Bloomsbury, l’Omega Workshop, il Rebel Art Center. “Laboratori di arti applicate” , uno fondato da Roger Fry amico intimo di Virginia Woolf e Vanessa Bell.
E di Vanessa Bell soprattutto troviamo i suoi manufatti: tappeti e paraventi ricamati , ciotole decorate, ritratti del suo amante Duncan Grant e di Virginia, i disegni per le copertine dei libri della sorella.
Ci tuffiamo veramente in “un altro tempo” e nei luoghi bizzarri di un Novecento ancora sconosciuto“. Possiamo immaginare e ricostruire quel tessuto di relazioni sociali dove  Virginia  Woolf ha potuto  sentirsi libera di coltivare e manifestare la sua eccezionale vena di scrittrice.
Una mostra piccola, curatissima, una mostra-gioiello per chi, come me, vorrebbe  entrare in punta di piedi in quel salotto cultural -mondano fatto sì di sregolatezze sentimentali, ma pieno di fermenti artistici nuovi e affascinanti.
Mi accontentai anni fa a Londra  di farmi fotografare davanti al portoncino di Gordon Square per poi abbandonarmi, emozionata e felice, sul praticello del piccolo parco antistante. Meno male che Stefania mi “sorreggeva”!
GUIDA RAPIDA AGLI ADDII di Anne Tyler
pubblicato da: Mirna - 15 Novembre, 2012 @ 3:19 pmLeggere Anne Tyler è abbandonarsi a un clima di serenità nonostante vengano spesso affrontati temi dolorosi come l’elaborazione del lutto. Trovo che ogni suo romanzo sia una “guida” pratica per non lasciarsi sommergere dagli ostacoli dell’esistenza e per trovare sempre il gusto di vivere.Â
Ad Aaron, rimasto vedovo da poco, “appare” saltuariamente la moglie Dorothy che sembra volerlo consolare o indicargli qualcosa di importante.Â
 Ma in realtà queste apparizioni conducono  Aaron ad una rilettura del suo matrimonio e ad una riflessione profonda e più sincera.    Capirà  come spesso le cose siano  diverse da ciò che sembrano.
 Riemergono così  ricordi della loro vita di coppia: il primo incontro, lo sposalizio,  i battibecchi, gli anniversari, insomma la loro vita di tutti i giorni e lentamente Aaron scopre che forse lui e Dorothy non si erano mai  detti le cose importanti.
Le scrittura di Anne Tyler è chiara, volutamente semplice e si adatta perfettamente al racconto della quotidianità e ai personaggi che sembrano comuni, ma che in realtà non lo sono.
Aaron ha un handicap fisico e lavora nella sua casa editoriale interessandosi soprattutto di Guide pratiche per principianti  ,  Dorothy, medico messicano, non attraente, era una donna pragmatica, molto diretta, che non trattava il marito con pietismo o troppe attenzioni. Che cosa li aveva fatti innamorare? E che cosa non aveva funzionato?
Lungo questo percorso di coscienza Aaron deve fronteggiare le molte persone che desiderano consolarlo: sua sorella Nadina, i colleghi d’ufficio, il costruttore che deve riparare la casa dopo che l’albero si è schiantato sulla veranda uccidendo Dorothy.
Tutti vorrebbero trovargli una nuova compagna, ma Aaron ha bisogno di solitudine, di riflettere, ha la  necessità di capire perchè durante il suo matrimonio  provava “una sensazione di stanchezza, di disperazione, la sensazione di essere prigionieri in una specie di gabbia per roditori, a combattere ostinatamente senza che nessuno dei due vincesse mai.”
E poi finalmente un giorno qualcosa cambia, l’agguerrita difesa dagli altri sembra sciogliersi insieme ai biscotti fatti da Peggy, la segretaria che si veste con golfini morbidi dai tanti  volant e  colletti di pizzo.
 “Presi il biscotto…era d’avena con gocce di cioccolato …mentre masticavo chiusi gli occhi per assaporare le diverse consistenze e le oasi di cioccolato che mi si scioglievano sulla lingua…La scatola dei biscotti era sulla mia scrivania, un’altra cosa da assaporare, appagante per lo sguardo…”
Anne Tyler è nata nel 1941. Vive a Baltimora. Credo di aver letto tutti i suoi romanzi. Sul blog ho parlato di Turista per caso, Una vita allo sbando, L’albero dlle lattine (v.archivio)
INCONTRO CON L’AUTRICE al Libri & Caffè
pubblicato da: Mirna - 10 Novembre, 2012 @ 1:41 pmPerchè – come già successo con Giuliana Savelli –  appena incontro Maria Cannata mi sembra di conoscerla?
 Con il  suo sorriso dolce, lo sguardo acuto e accogliente la sento vicina al mio sentire. Come se un filo anteriore alla nostra conoscenza ci legasse già all’oggi grazie ai libri, alle nostre letture condivise e soprattutto alla “lettura” profonda di noi stesse.
Il pomeriggio si tinge di violetto mentre nel mio salotto beviamo una tisana alla malva e mangiamo i dolcetti dei morti portatemi dalle amiche. E da subito il sapore delle mandorle e  dello zucchero si intreccia  con le nostre parole che fluiscono con facilità e ripercorrono antiche tradizioni di cui poi Maria  parlerà in Libreria.
Ci accordiamo velocemente, facciamo una scaletta di come sarà la presentazione del suo libro La luna e la figlia cambiata” (v.archivio blog).
In realtà giunte al Libri & Caffè ed accolte simpaticamente da Andrea e Betty ci sentiamo talmente a “casa” che la scaletta ondeggia un po’ fra me che inizio leggendo le prime pagine, un po’ fra Giuliana che introduce  altre interessanti tematiche  e fra  le spiegazioni di Maria.
Intanto Stefania e Riccardo ci fotografano:  tante amiche e conoscenti!  (e …quattro uomini (!!!) .
La saletta incorniciata dai libri è piena. Fuori il novembre trentino si oscura languidamente e  noi ci troviamo in un’atmosfera informale e calorosa. Il piacere dell’amicizia, della condivisione, dell’interesse verso una scrittrice che ci ha offerto con la sua storia emozioni, suggestioni e  poesia si può toccare con mano.
La lettura del suo libro, spiego, è stata un’immersione a spirale in un Mare di mistero, Mare dove ci si tuffa per poi uscirne, Mare simbolo del primigenio abbbraccio al Bambino e all’Umanità . Spirale perchè il nostro inconscio collettivo e i nostri miti salgono e scendono intersecandosi come in un vortice con la storia di noi Bambini, ed in particolare  di noi Bambine.
Si racconta dunque del Viaggio drammatico, onirico, ma pieno di colori e sapori di Sicilia della Bambina che vuole ritrovare la Madre Buona. Mentre attraversa il suo “inferno e purgatorio” pieni di paure, inquietudini e  misteri viene  aiutata e guidata dai racconti e dalle leggende della nonna Jana (nome che in arabo significa Paradiso). Narrazioni  che smussano e tentano di far comprendere i drammi della vita; parole che fanno da ponte verso la consapevolezza e l’accettazione.
Dentro al racconto di Maria ci sono tantissimi rimandi a un vissuto personale e generale; ci si immerge  nell’intenso e viscerale rapporto  tra Madre e Figlia, agganciandosi  a miti ed antiche leggende regionali (come Le donne de fora),  a simboli e metafore affascinanti, tutti uniti e cangianti come le tesserine di un caleidoscopio.
Che emozione leggere “La vera storia di Lunedda: perchè la luna ha il viso bruciato” e assaporare sulla lingua le parole arcaiche del dialetto sicilano che Maria ha ricercato, studiato e regalato a noi lettori come …”secunnina”, “riticeddea dilli mè vuredda“.
Giuliana ci parla dell’importanza del pane, cibo mistico; ci spiega con calore la scena in cui la Madre, ormai svuotata dello “spiritaccio cattivo” incide sulla fronte della Figlia il segno della croce come sempre si usava fare sul pane.
Ed allora nello sguardo di Maria vibrano ricordi che vuole  condividere, emozioni forti, orgoglio della sua terra : ci mostra un pane dolce a forma di cavallo e poi foto di altri pani, panetti, dolci e dolcetti.
Enza si commuove. Tutti noi siamo attenti, pervasi da calore, simpatia, gioia.
Grazie Maria.
 Grazie Giuliana.
E grazie a tutti i partecipanti.