IDENTIKIT di …un gruppo di lettura
pubblicato da: Mirna - 10 Maggio, 2013 @ 12:52 pmCi sono ormai tantissimi gruppi di lettura: provate a cercare su Internet, vi diranno il nome, la località , la modalità . Si analizzano i gruppi che si soffermano su un solo libro o sull’opera omnia di un autore. E poi ci sono quelli, come il nostro, dove ognuno parla del suo libro preferito, dell’ultimo o di quello che non riesce ad accantonare.
Si parla perciò di gruppi di condivisione. Da sempre trovo che sia la formula vincente. Di un romanzo unico analizzato insieme si possono arricchire suggestioni, porsi nuove domande, sviscerarlo a tutto tondo e certamente vederlo in modo diverso…ma un libro che noi proproniamo è “nostro” ed insieme ad esso c’è molta parte di noi. Da condividere sicuramente, ma da trattenere un po’ abbracciato misteriosamente alla nostra lettura privata.
Dipende sicuramente dai tipi di lettore: sapete che ce ne sono alcuni “gelosi”? Come se lo scrittore fosse entrato in sintonia con il lettore in un magico e intimo colloquio. Talvolta io lo provo. Con alcuni romanzi. Con alcuni autori.
Con altri mi piace invece sfogliare ogni pagina  come petali di fiore e farli volare intorno.  Capire, vedere, confrontare.
Identikit di un lettore potrebbe essere una possibile ricerca.
Ma torniamo al nostro gruppo di lettura Al Controvento che si unisce e si allarga, muta colori e poi li raggruppa come il famoso caleidoscopio che io adoro come  metafora dei nostri rapporti interpersonali.
E così mercoledì scorso ci viene incontro Matteo Menapace, l’autore de Il Camaleonte di cui ho parlato tempo fa. E’ giovanissimo, il viso chiaro con sorprendenti occhi limpidi con  un retrosguardo più profondo e sognante. O misterioso? E’ talmente giovane! che cosa può essere quel timoroso distacco che noto nella sua gentilezza a rispondere alle nostre domande sul suo libro? Ci spiega di come l’intriga la ricerca dell’identità – e non se un giovanissimo che cerca la sua strada può esserne coinvolto ? – e delle mille possibilità  che la vita può offrire a chi ha tanti sogni e golosità di vita. Sogna di diventare scrittore “E che altro? ” lo incalza Lalla, “Scrivere”.Ma da poco è tornato da un viaggio in Marocco che ci racconta con un piglio immaginifico, di pernottamenti in ostelli, di autostop, di sentieri percorsi con una ragazza messicana – oh, come ama lo spagnolo, dice,  e gli occhi gli brillano – e la scoperta di una cascata in una salita. Ci par di vederla.
Matteo rimane con noi mentre Raffaella ci racconta di Mc Ewan e Riccardo ci mostra due volumi che trattano di due  banchieri genovesi, Amedeo e Mario Giannini che aprirono  una banka in  Amerika per prestare a uomini coraggiosi ed onesti il necessario per costruire qualcosa per sè e per le proprie famiglia. “Biografia di una banca” di M.eB. James. Ci mostra anche  il volume commovente “Almeno i nomi” presentato tempo fa in città , Sono i civili trentini deportati nei campi di concentramento dal 1939-1945.
Le letture e i gusti . Si parlava di identikit di lettore/lettrice? – Come siamo?
Paola ama letture particolari “Amore liquido” di Bauman: “Le emozioni passano
i sentimenti vanno coltivati”
“Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Il grande sociologo spiega come i legami siano stati sostituiti dalle “connessioni”. E aggiunge: “Ogni relazione rimane unica: non si può imparare a voler bene”. Disconnettersi è solo un gioco. Farsi amici offline richiede impegno”
Insomma ci dice Bauman siamo sull’orlo di una crisi di fragilità interpersonale: da un lato il terrore della solitudine, dall’altro la paura di relazioni castranti o claustrofobiche. Il tutto in un involucro perlopiù telematico. Che fare? Paola cita la partita doppia nata nel medioevo: dare e avere? E ci intriga con una sua teoria del desiderio di liquido – quello materno, quello amniotico, quello marino ? da parte dei maschi.
Laura sta invece scoprendo Il giovane Holden, la sua dolcezza, la sua rabbia, la sua fragilità .’, il suo desiderio di superare quella linea d’ombra sospesa tra adolescenza e maturità . Capolavoro di Salinger morto alcuni anni il cui essere padre sui generis  ci è stato raccontato da sua figlia . v. archivio L’acchiappasogni di M.A. Salinger.
Lasciamo aperta una finestralle su che tipo di lettori siamo o se partecipiamo a gruppi di lettura, a che tipo di gruppo apparteniamo?
VERSO UN’ALTRA ESTATE di Janet Frame, Neri Pozza
pubblicato da: Mirna - 7 Maggio, 2013 @ 9:39 amSe Janet Frame fosse stata una persona “normale”, equilibrata, logica, insomma il tipo di persona in cui tutti noi vogliamo riconoscerci e appartenere per sentirci sicuri e ben afferrati alla realtà , non avremmo letto le sue poesie, i suoi racconti, i suoi bellissimi romanzi.
Ma Janet Frame aveva una così grande immaginazione che travalicava il presente e la quantità “normale” di fantasia che può essere  accettata in ognuno di noi, artista o no.  Senza la sua immaginazione la coscienza di Janet sarebbe rimasta imprigionata nel presente dei sensi o nel passato dei ricordi e si sarebbe negata la contemplazione di infinite alternative e possibilità .
Già da bambina la sua fantasia era galoppante e la faceva entrare ed uscire dal momento contingente. Ricorda, in questo romanzo autobiografico, che a tre anni aveva gia scoperto il “proprio posto“:
Vive ancora in Nuova Zelanda e da sola si incammina per una strada polverosa. E’ tarda estate, i fiori di ginestra si stavano raggrinzendo e cadendo, il cielo era grigio con qualche nuvola che il vento faceva correre. Non c’era nessuno. “Questo è il mio posto”, si disse, restando ferma in ascolto. “ Il vento gemeva tra i fili del telegrafo e la polvere bianca mulinava lungo la strada e io ero immobile nel mio posto e mi sentivo sempre più sola perchè la siepe di ginestra e i suoi fiori erano miei, la strada polverosa era mia e anche il vento con il suo gemito tra i fili del telegrafo. Non so descrivere il senso di solitudine che provai quando capii di essere nel mio posto: piansi e corsi a casa, ma il mio posto mi seguì sempre come un’ombra e mi è sempre vicino, persino qui a Winchley…”
Ed è proprio a Winchley che si dipana questo  bellissimo racconto autobiografico  in terza persona. Grace Cleave ha trent’anni e vive a Londra dopo aver lasciata la sua sfolgorante e Nuova Zelanda. I suoi capelli che erano rossi e fiammeggiantui nell’emisfero boreale  sembrano ora essersi già sbiaditi come polvere secca. Ma ha già apubblicato alcuni romanzi per cui è ammirata da molti suoi connazionali intellettuali  che vivono in Gran Bretagna. Uno di questi la invita per un week end a casa sua, a Winchley. E’ una prova ardua per Grace accettare alfine questo gentile invito e trascorrere due notti con la famigliola Thirkettle. Grace/ Janet è particolare: ha difficoltà a relazionarsi con gli altri, per lo meno nei modi usuali. Si sente un’outsider, non solo geograficamente perchè agli antipodi dal suo luogo natale, ma psicologicamente perche la sua immaginazione galoppante, sua eterna compagna di vita, la fa sentire un “uccello migratore” libera dentro, che può essere e non essere in quel luogo  a seconda delle suggestioni di ciò che la circonda, dei  suoi pensieri e dei suoi ricordi. Può uscire ed entrare dal momento contingente ad ogni istante , dopo una qualsiasi impressione . E’ talmente aperta all’avventura che ogni accadimento di questo normale week end inglese, con i suoi ritmi dei pasti, dei tè pomeridiani,  delle passeggiate, delle conversazioni la fanno volare indietro alla sua infanzia trascorsa  sotto la Croce del sud o in altri momenti della sua vita. E’ come se vivesse il momento all’ ennesima potenza non limitato all’istante bensì comprensivo di tutti i ricordi dei luoghi fisici  e della sua anima.  E’ una particella nel cosmo e come tale comprensiva del Tutto.
Una lettura per chi ama come me approfondire il mistero della nostra psiche, per chi ama ciò che va oltre i nostri sicuri confini quotidiani, per chi vuole volare e conoscere gli abissi e le altezze della fantasia e dell’estrema sensibilità .
Per chi vuole conoscere meglio questa autrice che ha molto sofferto sicuramente dovrà leggere Un angelo alla mia tavola dal quale Jane Campion nel 1990 ha tratto un bellissimo film .
Janet Frame è  stata candidata al Nobel per ben  due volte.
Da Wikipedia ricopio un breve sunto della sua vita:
Janet è figlia di una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda. Solitaria ed insicura, sa trovare rifugio nello studio e nella scrittura di poesie che porta alla pubblicazione già in giovane età .Già travagliata per le difficoltà economiche e la morte della sorella, la situazione emotiva della ragazza precipita dopo il fallimento nell’esame di ammissione per svolgere l’attività di maestra. Ciò la costringe a svolgere lavori umili per pagarsi gli studi universitari ma, a causa di un tentativo di suicidio andato a vuoto, finisce in ospedale e successivamente in manicomio. Dichiarata schizofrenica, subisce per i successivi otto anni duecento elettroshock, ma riesce a salvarsi dalla lobotomia, grazie al successo del suo libro.Comincia così una fase più serena della sua esistenza: dopo l’uscita del manicomio la donna riprende in mano la sua vita aiutata dall’affetto della famiglia e da giuste amicizie nel mondo letterario, fattori che le permettono di esprimere tutto il suo talento nella scrittura. Tuttavia antichi fantasmi sembrano riaffiorare nel momento in cui perde il bambino concepito in una relazione con uno scrittore americano e quando viene rifiutata come infermiera, a causa del suo passato in manicomio. Decide di farsi ricoverare volontariamente in ospedale, ed è in questa occasione che le viene rivelato che la diagnosi di schizofrenia fatta in passato era in realtà errata.Uscita dall’ospedale, oramai conosciuta in tutto il mondo, decide di tornare nella sua patria (in precedenza si era trasferita a Londra)
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Parleremo di lei, dei nostri luoghi speciali e di tutto ciò che la lettura ci suggerisce domani, mercoledì 8 maggio, al bar-libreria CONTROVENTO.  Sempre alle 17.30.
E ATTENZIONE: ci sarà anche Matteo Menapace autore del romanzo “Il Camaleonte” di cui ho parlato poco tempo fa.
REGALO DI NOZZE di Andrea Vitali, ediz. Garzanti
pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2013 @ 4:18 pmRomanzo leggero, confortante, divertente che può riempire due ore di noia, l’attesa in un ufficio o dal medico, un viaggio in treno. Forse non così avvincente come “Olive comprese” e altre storie di questo medico-scrittore che vive a Bellano sul lago di Como, ma  certamente un gradevole racconto dove la nostalgia per gli anni sessanta si srotolano  attorno ad una Seicento bianca intravista da Ercole, il  personaggio principale, mentre sta andando a cena dalla mamma.
E mentre assaggia compiacentemente resistente  i soliti tortellini della domenica sera nel solito brodo salatissimo Ercole ricorda lo zio Pinuccio, fratello di mamma.
Pinuccio era il suo eroe da sempre, da quando lo portò a vedere il mare per la prima volta. Anche se soltanto da lontano come sembra testimoniare una fotografia che però  non si trova.
E dopo la morte prematura del padre lo zio diventa a tutti gli effetti la persona che lo fa divertire e sorridere alla vita. Sua sorella lo chiama gagà perchè per Pinuccio l’eleganza è tutto, ma non solo, egli  ama offrire a destra e a manca e spesso ha bisogno di soldi. Ma li chiede in prestito con un tal  garbo che non si può fare a meno di prestarglieli. E poi ama le donne che contraccambiano con fervore la corte di questo addetto alla biglietteria dello scalo di Varenna da dove partono e arrivano i battelli di turisti.
Finalmente lo zio Pinuccio mette la testa a posto e la sorella se ne accorge immediatamente dalla riga nei capelli che è stata spostata sull’altro lato! Ha incontrato una brava ragazza sulla via dello zitellaggio e la sposa. E andranno in Liguria in viaggio di nozze con la Seicento bianca!
Che strano, pensa Ercole, mentre sorseggia recalcitrante il pessimo caffè della mammarivedere poco prima  una Seicento bianca proprio quella sera, l’ultima da trascorrere nella casa materna perchè l’indomani dovrà sposarsi!
La mamma è strana, gli fa vedere molte fotografie e gli fa un regalo : un modellino di Seicento e poi gli svela i retroscena di quella che per lui-bambino di dieci anni  era stata una meravigliosa avventura: vedere il mare per la prima volta.
Andrea Vitali è nato nel 1956 e ha pubblicato parecchi romanzi, molti  dei quali vincitori di premi letterari.
Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia.
E’ l’autore preferito  del mio angiologo che desidera rilassarsi con letture intelligenti e ironiche.
“Tutti gli autori italiani che traggono ispirazione dalla loro terra e dalle
storie che essa produce in sostanza seguono la traccia di Guareschi , diversificandosi tra
di loro per la cultura e i costumi dell’ambiente entro cui vivono e respirano.
Mi viene in mente tra loro Eraldo Baldini, che coniuga la sua ispirazione noir a una
radice profondamente radicata nel suo luogo d’origine. E Giuseppe
Pederiali, magistrale cantore di fole (Ndr favole). Nessuno,
comunque, si senta escluso.” Scrive Andrea Vitali che del Lago di Como ha fatto il suo più grande protagonista.
AL CONTROVENTO per parlare di libri e… altro
pubblicato da: Mirna - 28 Aprile, 2013 @ 12:44 pmUn libro tira l’altro, come le ciliegie. Il romanzo Passeggera del silenzio  presentatotoci la volta scorsa da Cristina ha sollecitato Maria Grazia a cercare Shodo “La via della Scrittura” di Norio Nagayama.
“La calligrafia cinese è un’arte antichissima, filosofica, e persino terapeutica: la sua pratica richiede serenità d’animo econcentrazione. Imparare a maneggiare il pennello è anche una forma di meditazione, un modo per entrare in contatto con la natura, per ammirarla.
Ma oggi arriva anche Ezio Casagranda , collega di Laura, che ci parla del dr.Hamer e della sua “Nuova medicina” e del senso biologico della malattia.
Lo ascoltiamo con interesse mentre con chiarezza ci spiega le cinque leggi biologiche collegate all’insorgere delle malattie. Nel nostro cervello agiscono ancora meccanismi ancestrali che fanno sorgere conflitti di perdita, di dolore, di ricerca di soluzione.
“Grazie ancora dottor Hamer” di Claudio Trupiano – Seconda Natura Editor-
“Un secondo libro sulle scoperte del dottor R. Geerd Hamer, un secondo grazie. Oltre che per l’ampliamento dei contenuti e la continua verifica, il libro s’impone come spunto per approfondire la pietra miliare di tutto il lavoro del medico tedesco: il senso biologico della malattia nel contesto più ampio dei processi dell’Universo.
La scoperta del senso biologico, quale principio informatore di tutti i sistemi, ci consente di comprendere anche i comportamenti ritenuti patologici, come nevrosi e psicosi. Schizofrenia, bulimia, anoressia, megalomania, costernazione perdono la loro mera etichetta di categorie patologiche per diventare espressioni di programmi utili alla sopravvivenza dell’individuo e del branco”
Sicuramente da leggere. Emma stessa, medico e psicoterapeuta, ne è interessata. Ezio è il presidente della Associazione – Cancro Alternative per vivere che credo valga la pena di “visitare” www.alternativepervivere.com .
Per aumentare la quota azzurra generalmente sostenuta soltanto  da Riccardo c’è anche Alfonso Masi, fine dicitore e amante di poesia e classicità . Le sue letture, a prescindere da quelle che prepara per i suoi eventi culturali e che spaziano dai classici  greci ai latini e a Dante, si concentrano ultimamente sulla figura di Cristo. Interessante per un non credente, no? Ora sta affrontando il tema della resurrezione con “Gesù risorto”  di Gerald  O’Collins, ed. Queriniana.
Caffè, succo di mela, cappuccino… per il  gruppo di lettura sempre più vivace.
…poi Laura sfogliando il libro di Goliarda Sapienza legge un appunto sul “sesso ” delle città . O meglio come si può percepire una città : maschile o femminile?
Per Goliarda Sapienza  Venezia è  donna come Roma, Pechino.
Ci attiviamo…Milano e Torino per molti sono città maschili. E Roma? Per Laura è maschile, per me con la sua visceralità , colori, storia è donna al massimo. Non riporto però quello che Nicoletta Savelli mi  ha detto telefonicamente di Roma proprio nell’istante in cui discutevamo. Lei vi abita ed è stanchissima di ciò che succede nei luoghi della politica.
E Trento? Per Ezio è maschile, per Cristina è donna, per me e Stefania una tata o un’istitutrice…E per voi? E Londra? E Berlino?
E Parigi?
Ah! Parigi per me è estremamente femminile, tanto che da ragazza mi ci ero identificata: leggera, frizzante, colorata, spensierata, sorridente.
“Paris est une blonde” canticchiavo trascinando le mie amiche dalla Tour Eiffel a  Montmatre. Sapevo tutto di Parigi, l’avevo conosciuta e amata attraverso la sua letteratura! Mangiavamo baguette e scatolette di sardine e i bistrot servivano soltanto  come sfondo per le nostre foto!
IL VIZIO DI PARLARE A ME STESSA di Goliarda Sapienza
pubblicato da: Mirna - 23 Aprile, 2013 @ 8:26 amSento parlare per la prima volta di Goliarda Sapienza nel gruppo di lettura.
Sono sempre stata attratta più dalla letteratura anglosassone per cui  certi autori italiani mi sono sfuggiti!
Ma molte amiche mi parlano con entusiasmo o almeno con grande interesse di un suo romanzo intenso e particolare “L’arte della gioia”
“L’arte della gioia è il libro scandalo di una scrittrice straordinaria. È un romanzo d’avventura. È un’autobiografia immaginaria. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e sentimentale. Insomma è un’opera indefinibile, piena di febbre e d’intelligenza, che conquista e sconvolge.”
Per il momento non mi sento di affrontarlo, mentre mi sono incuriosita molto circa la vita della scrittrice. Attrice recitò in teatro e  anche nel film di Luchino Visconti “Senso”, maestra di dizione per molte attrici come Maria Shell, Ornella Muti e altre, vittima di una grande depressione che la portò a subire l’ellettroshock, una breve reclusione a Rebibbia per furto in casa di amiche e dalla cui esperienza nacque il suo “L’università di rebibbia”…insomma una vita interessantissima, appassionata, dolente e intensa.
Quando incappo nei suoi taccuini o diari sono felicissima. Adoro la vita e i pensieri degli artisti, in particolar modo degli scrittori.
“Ricordare è tutto: l’etica fondamentale della vita” scrive Goliarda Sapienza e questi diari che vanno dal 1976 al 1989 sono per la scrittrice un esperimento giocoso, un’abitudine, un esercizio letterario e mnemonico di cui non se ne può fare a meno.
Ne so qualcosa anch’io che cominciai a scrivere il diario a 14 anni sull’onda emotiva del Diario di Anna Frank…e continuo tuttora…soprattutto per ricordare i miei piccoli e talvolta  ripetitivi accadimenti quotidiani…povera Stefania…Se li leggerà come erede…  si addormenterà con più facilità !
Ma scrivere e sgomitolare i propri sentimenti, i nodi, le emozioni è utilissimo per raggiungere maggior conoscenza  di se stessi.
Ne “Il vizio di parlare a me stessa” ediz. Einaudi, Goliarda Sapienza non solo ci parla di sè, delle sensazioni e stati d’animo forti, dolorosi , poetici ma ci porta nel contesto politico e sociale degli anni di piombo, della caduta del muro di Berlino. I suoi pensieri si intrecciano con i personaggi dei libri che sta scrivendo, primi fra tutti Modesta forse  la sua alter-ego del romanzo  L’arte della gioia.
Ci racconta del  suo desideratissimo viaggio in Transiberiana attraverso la Russia fino in Cina , viaggio che rimarrà sempre nel suo essere come un sogno malinconico per la consapevolezza di una rivoluzione rimasta soltanto al primo gradino. Delusione dei sogni infranti di una generazione che aveva creduto nel comunismo.
I suoi viaggi al nord, in Olanda, Germania, Austria le fanno capire quanto figlia del sud essa sia. Persino a  Trieste o a Guastalla si sente oppressa dal freddo e dal grigio, i suoi pensieri sono ovattati.
Non riesce a vivere sotto i cieli plumbei del nord – per non diventare cieca ha bisogno del sole –  il sole di Roma, di Gaeta  e della sua natia Sicilia.
” E’ chiaro il perchè di questi miei pensieri malinconici. Il nord ha una bellezza come tutto, ma per me non c’è vita qui. Non potrei più scrivere una riga senza il sole, e credo col tempo potrei diventare cieca. Non cieca metafisicamente, ma biologicamente”
Taccuini riempiti dall’anima di una persona preziosa, dallo sguardo acuto e sensibile, dalla vita complessa e  ricca di esperienze. La prefazione è scritta da suo marito Angelo Pellegrino che ha scelto le pagine da pubblicare tra le  circa 8000 manoscritte . Questi diari appartengono a un’età cruciale quelli dal 1976 al 1989;  Goliarda è nata nel 1924 e morirà nel 1996.
“Sono gli anni della fine dell’utopia nata dalla contestazione studentesca, un’età di svolta epocale del nostro paese nel segno di una grande involuzione. !!!”  E del suo gesto disperato, quel furto simbolico, che la porterà in carcere.
Un vasto mondo parallelo quello dei Taccuini, testimonianza del suo sentire più intimo e segreto, di quella sensazione di vivere in quel trentottesimo parallelo, denominato ingenuamente dagli uomini come il limite fra la vita e la morte, il caldo e il gelo : “il punto in cui l’aria e la non aria si fa così sottile – ragnatela di sole – che puoi toccare con mano la terra del non essere, restando vivo.”
http://www.youtube.com/watch?v=GtCNFMh1gzM&feature=player_detailpage#t=0s
Guardate il video recitato di Goliarda!!!
ATTENZIONE: domani, mercoledì 24  ore 17,30 solito gustoso incontro del gruppo di lettura al  bar-libreria Controvento !
SAN GIORGIO GUARDAVA ALTROVE di Jabbour Douaihy
pubblicato da: Mirna - 19 Aprile, 2013 @ 6:21 amSiamo in Libano, il paese profumato di gelsomini e martoriato da guerre esterne e interne. Nella Beirut in lotta tra cristiani e musulmani vive e cresce Nizam, biondo e dagli occhi azzurri .
Già dai suoi tratti somatici, lui che nasce in una famiglia di musulmani, si capisce che sarà una persona diversa, speciale, in bilico fra due culture. Molto presto infatti a Houra, località di villeggiatura, sarà “adottato” affettivamente da due coniugi cristiani maroniti che lo amano come il figlio che non sono mai riusciti ad avere e che gli insegneranno la dolcezza e  l’amore per la terra. E gli daranno tutto il denaro di cui ha bisogno per cercare la sua strada.
La sua vera famiglia è in difficoltà economica  per il padre che azzarda affari pericolosi e illegali per cui “cede” il ragazzo alla famiglia benestante cristiana.
Ventenne Nizam, nome che significa “ordine”, vuole “trovarsi”. Cerca la sua identità e a  Beirut frequenta la gioventù rivoluzionaria sessantottina, ma presto lo sorprende lo scoppio della guerra civile.
La sua doppia appartenenza di cui lui non si è mai crucciato, sentendosene quasi arricchito e libero, diventa una condanna all’invisibilità e all’inaccettabilità da parte dei due fronti cristiano e musulmano.
Nizam è una figura simbolica, quasi come il San Giorgio dell’icona della sua amica russa Olga, un San Giorgio che trafigge il drago con infantile innocenza. E’ come un angelo biondo dallo sguardo chiaro al di sopra dei conflitti e  che vuole capire gli avvenimenti  e soccorrere chi soffre.
E’ curioso, goloso di sensazioni, aperto a tutti e non comprende i limiti e i confini. Si aggira nella città e nella vita con una leggerezza bonaria e libera.
Sulla sua carta d’identità , per consiglio del “padre cristiano” non è stato scritta la sua religione, lui stesso non sa se è cristiano o musulmano. Ma presto questo documento sarà requisito e lui stesso si troverà  inviso a entrambe le fazioni. Il suo percorso esistenziale alla ricerca costruttiva del proprio sè incappa tragicamente nella follia identitaria di un paese dove non esiste libertà .
Jabbour Douaihy, classe 1949, insegna lettaratura francese all’università libanese di Tripoli. La sua scrittura è chiara, fluida, poetica. I suoi personaggi indimenticabili: da Olga che cura con ossessività l’icona di San Giorgio, il cui sguardo dovrebbe sempre proteggerla, alla giovane pittrice Janan che dipinge Beirut soltanto con i colori grigi e rosso sangue. La sorella maggiore  che lo ama e lo ha sempre protetto, i “genitori” cristiani per i quali Nizam è la ragione di vita…Pagine struggenti e a volte sarcastiche che ci descrivono un Medio Oriente ancora tutto da conoscere.
Un Libano che era e potrebbe essere un paradiso, ma che come tanti altri paesi non è un paese libero.
Quando lavoravo da Versace veniva spesso un cliente di Beirut, diverso dai soliti compratori . Un signore piccolino, dai baffetti , camicie sempre bianche, uno sguardo vivace ma malinconico. Era l’unico che ci portava sempre qualcosa: i pistacchi in tanti sacchetti per ognuna di noi . Chissà che fine avrà fatto Monsieur Tabet. Lo ricordo spesso con simpatia.
Chissà se era cristiano o musulmano.
IL CAMALEONTE di Matteo Menapace
pubblicato da: Mirna - 16 Aprile, 2013 @ 8:21 amNon è facile raccontare il romanzo del giovane Matteo Menapace perchè tutta la storia è una ricerca a spirale di sè e del senso della vita. Soprattutto è la ricerca sofferta della propria identità .
“Uno, nessuno, centomila” riflette in un accorato monologo interiore il Camaleonte, il personaggio misterioso e inquietante che deve cambiare “pelle” per non sentirsi oppresso dal suo “nulla”. Deve perciò entrare nella pelle di qualcun altro. Deve trasformarsi. E lo fa come gli antichi dei dei miti greci. Per ottenere l’appagamento sessuale, cioè l’amore, cioè un sollievo alla sua solitudine cosmica.
Ma come fa questo giovane uomo a diventare un altro? A diventare un doppio da sè, un doppelganger, il sosia di una persona vivente, e suo gemello maligno?
Con una particolare abilità nel truccarsi e con la caparbia ricerca di una “forma” distante dal suo  sè-nulla, con l’identificazione in uomini che sono amati.
Il Camaleonte ruba l’aspetto e l’identità di mariti di giovani donne per poter avere un amplesso. Per sentirsi amato.  E per un po’ ci riesce.
Sulle sue tracce ci sono poliziotti, criminologi, agenti speciali. E  fra questi il detective Martin Mohu a sua volta alla ricerca di un suo sè totalmente perso –  tranne gli ultimi cinque anni –  in una completa amnesia dopo essere stato ferito in testa.
Quante domande e riflessioni in queste pagine !
Tutti i sentimenti profondi dell’essere umano sono scandagliati: la solitudine, il desiderio d’amore, il dolore. “Parlano” anche alcune tra le donne vittime del Camaleonte: Bianca Bòis che vorrebbe rivedere ancora l’amato marito morto in un incidente, o Paula che non riesce a risollevarsi dalla disperazione.
Tutti i personaggi si sentono alla mercè del Fato e sembrano mille pezzetti di specchio che riflettono le parti frammentate di un Io che non vuole ricomporsi.
Ma è l’amore che può aiutare ? Il Camaleonte si innamora di Natalie e  si fa duttile come la creta per poterla amare.
Aspettiamo Matteo Menapace nel nostro gruppo-lettura affinchè ci spieghi come è nata questa sua storia, sebbene alcune risposte si possono evincere nei versi dolorosi  di pagina 12o e seg.
Cicatrici di un perimetro infinito
di pensieri intermittenti
persi nell’universo che ulula.
Matteo Menapace. Laureato in Scienze della Comunicazione alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara, ha recentemente pubblicato il suo primo libro, dal titolo “Il Camaleonte“, edito da Caravaggio Editore.
Su Trentoblog Matteo ci racconterà la sua esperienza da scrittore, affrontando, nello specifico, quelli che sono i temi principali del suo libro: l’identità delle persone, le relazioni interpersonali, i problemi della comunicazione, alla ricerca della relazione che esiste tra identità e comportamento.
“La scrittura è stata nella mia vita un modo di evasione, un meccanismo per raccontare me stesso facendo la cosa che più di tutte mi reca soddisfazione e verso la quale mi sento attratto.â€
Vai al blog di Matteo Menapace >
Nell’ultimo gruppo lettura al bar- libreria Controvento di via Galilei ho chiesto a Riccardo di spiegare qualcosa  a proposito delle Metamorfosi di Apuleio che lui, insieme ad Emma, sta analizzando in bliblioteca. Sarebbe interessante trovare spunti di riflessione sul desiderio sempre vivo negli uomini di trasformarsi e capirne le motivazioni… www.trentoblog.it/riccardolucatti
GRUPPO- LETTURA AL CONTROVENTO
pubblicato da: Mirna - 14 Aprile, 2013 @ 7:58 amE’ piacevole riunirsi per un’oretta e più per parlare delle nostre ultime letture. I libri sono il filo conduttore, la guida per  conoscerci meglio, a far emergere pensieri, considerazioni e soprattutto un dialogo “leggermente profondo” su ciò che siamo.
Ogni volta c’è una sorpresa, vuoi per nuove persone che si uniscono al gruppo come la simpaticissima Emma, vuoi per i libri e i generi che vengono presentati.
Oggi si inizia con la Poesia che intreccia giornalmente i pensieri e i sentimenti di  Maria Grazia. “La caccia spirituale ” di Massimo Morasso. Poesia, creatività come libertà e ricerca di armonia. Poesia che ci emoziona come i versi letti da Riccardo de “La notte sugli ormeggi“. Parla della Liguria, del mare “che mi esilia da me stesso“. Potenza di parole evocative che sembrano profumare di salsedine e di estate, che ci portano per carruggi e “creuze de mar” e in quei luoghi crocevia di partenze e ritorni.
“Al centro Genova, la città dei poeti rabdomanti, la capitale portuale che cela gli enigmi della navigazione e della terra, palpitante città -universo. Morasso è autore di un’opera saggistica e critica originale e profonda, la sua cultura e il suo background non sono limitati,nellospazio e nel tempo, ma straordinariamente contemporanei.” (R. M.)
sandinista, scritto in un crescendo di suspense dalla più nota scrittrice del
Nicaragua. È la storia di due donne, vissute in epoche diverse, la prima
un’india che combatte contro i conquistadores e la seconda una donna moderna,
che vive sotto una feroce dittatura centroamericana. Le loro vite s’incontrano
magicamente nell’amore e nella guerriglia. “La donna abitata” è stato tradotto e
pubblicato con successo in tutto il mondo.”
IN CERCA DI ALICE di Liane Moriarty, ediz. Feltrinelli
pubblicato da: Mirna - 9 Aprile, 2013 @ 6:35 pmCome reagiremmo  se dopo  una botta in testa scoprissimo di aver  dimenticato completamente  i nostri ultimi dieci anni?
E che nel cercare di ricordare l’ultimo tratto  della nostra vita notassimo degli indizi che ci  fanno sentire un’ estranea?
E’ quello che succede ad Alice,trentanovenne, che dopo esser caduta in palestra riemerge dallo svenimento convinta di avere ancora ventinove anni . E’ felice con suo marito Nick e sta aspettando la loro prima figlia. Si pensa come una persona tranquilla, un po’ insignificante, un po’ ingenua, spensierata…ma ciò che trova nello zaino la meraviglia. Nulla è in sintonia con il suo essere. Trucchi costosi, occhiali griffati..abitino rosso …. strani impegni sull’agenda…e lo specchio le rimanda l’immagine  di una donna dal volto tirato seppur  snella e tonica. Insomma non si riconosce.
Il passare del tempo ci cambia in meglio o in peggio? si chiede e ci chiediamo
Alice scopre con sgomento che ha tre figli e che sta divorziando da Nick. E che ha un corteggiatore interessante. E che non è così simpatica come prima.  Ma non ricorda nulla.
Ci pensa a informarla sua sorella Elisabeth con la quale Alice ora sembra avere un rapporto più freddo, ben diverso da quello dei tempi passati.
La storia procede a più voci: quella di Elisabeth che deve tenere un diario per il suo psicanalista sul quale, insieme al suo sempre inappagato desiderio di un figlio, si lamenta di Alice.
Ma c’è anche la bisnonna Frannie che tiene un simpaticissimo  blog… dalla casa di riposo…e che sembra unire le coordinate della vita delle nipoti.
E ci sono i pensieri di   Alice stessa che è stordita dai figli turbolenti che non “conosce”, da un ex-marito che sembra disprezzarla e da un uomo dolce che le manda fiori.
Romanzo divertente ed interessante che si legge con grande piacere e curiosità . Alice si chiede, quando infine la memoria riaffiora, se è  emerso il suo vero Io plasmato da quei dieci anni che ha , forse volutamente, dimenticato.
Talvolta servirebbe “una botta in testa” per riacquistare una direzione di vita più allineata al nostro sentire?
Liane Moriarty (1966) è nata e cresciuta a Sidney. Ha scritto quattro romanzi e libri per bambini.
In cerca di Alice è uscito per la prima volta in Australia nel 2009. Da allora è stato tradotto in dieci paesi riscuotendo un enorme successo grazie  soprattutto al passaparola fra lettrici, librerie e gruppi di lettura…
Gruppi di lettura come il nostro del Controvento che mercoledì 10 aprile si riunirà come sempre al bar-libreria di via Galilei alle 17,30 per parlare di questo e di altro…
ROMA….da vivere a piene mani
pubblicato da: Mirna - 7 Aprile, 2013 @ 1:42 pmRoma ti entra dentro l’anima, dentro la pelle e in ogni altro senso. Sazia ogni tua aspettativa di bellezza, emozione, gioia di vivere, coralità .
Roma è un “libro” che non si  finisce mai di leggere e che ad  0gni pagina ti regala la meraviglia.
Tre giorni di Roma, tre giorni di intensità . Ogni angolo, ogni statua, ogni chiesa, il cielo azzurro, i gabbiani catturano ogni tua particella di tempo e di  spazio interiore. Si sente il fluire rumoroso ed incessante della Vita.
Mi sento sospinta a vagolare da un luogo all’altro, affidandomi alla città stessa e alla simpatia delle persone. “Dove sono?” chiedo ad un signore in divisa. “Di qua c’è il Quirinale, a sinistra Fontana di Trevi, oltre Piazza Venezia. Stia attenta alle strisce pedonali …chè qui non servono!”
Alle Scuderie del Quirinale c’è una mostra su Tiziano. “Ma dov’è la fila? ” chiedo agli uscieri. “Se vuole gliela facciamo arrivare…” mi rispondono! Che fortuna.
Non c’è niente di meglio che ammirare quadri in pace…
Mi fermo nella Caffetteria per mangiarer un toast. E qui… incontro Maria Grazia e Ruggero Polito di Riva del Garda ! A Roma tutto è possibile.
Altra mostra… sul Cubismo al Complesso del Vittoriano. Bellissima.
Sono felice.
Intorno mi imbatto nei fori imperiali, nella colonna di Traiano, in basiliche azzurrine.
Raggiungo via Giulia, parallela al Tevere, dove è appena  arrivata Stefania con il fortepiano. L’Oratorio del Gonfalone, dove l’indomani suonerà Beethoven e Clementi, ha affreschi del Cinquecento.
Le ore sono intense, il crepuscolo di Roma ha colori viola e rosa.
Cerchiamo un ristorantino dove gustare puntarelle e tonnarelli al cacio e pepe.
E’ dolce vita per me e per Laura che siamo in vacanza.
Ci accordiamo per visitare nel nostro secondo giorno  la Galleria Borghese.
Canova, Bernini, Antonello da Messina, Caravaggio, Tiziano…i giardini…e noi estasiate da tanta bellezza poi  saltelliamo  come “allodole” da un praticello a una panchina cinguettando senza posa.
Dopo il concerto di Stefania e l’incontro dolce e  bellissimo con Miki, ci aspetta  un’altra mattinata intensa , l’ultima, quella di Trinità dei monti, di  un té presso la Babington’s English Tea Rooms, una capatina da Gucci e la visita alla Keats-Shelley House.
Leggiamo la poesia Bright Star di Keats nelle stanze dove il poeta visse gli ultimi tre mesi della sua vita.
Intanto Nicoletta Savelli ci dà appuntamento in via Margutta, ci porta a mangiare al Ristor Art “Il Margutta”, un locale dlizioso e trendy. Ci fa visitare gli antichi atelier degli artisti, salendo scale e scalette tra aspidistre e fiori.
Magia di Roma, dove le statue parlano e dove tutti si incontrano.
Caput mundi.