L’ESTATE IN CUI TUTTO CAMBIO’ di Penelope Lively
pubblicato da: Mirna - 15 Giugno, 2013 @ 7:52 amLibro rinfrescante e nello stesso tempo intenso. Si può dire di una lettura come se fosse qualcosa da bere o da mangiare? Per me sì. Mi ha fatto compagnia in un giorno di malessere da raffreddamento e mi ha fatto anche da medicina perchè dopo stavo meglio.  Libro bello, delizioso, che ti porta nel solito Tempo nostro e del cosmo.
Qui si racconta l’estate degli undici anni di Maria una riflessiva e solitaria bambina che con i suoi genitori tranquilli e  riservati va a trascorrere un mese nel Dorset, accanto al mare, in una villa vittoriana. Maria è figlia unica ed è sensibilissima, riesce a “parlare” con cose ed animali , lo fa con gli alberi, con una pompa di benzina e parlerà soprattutto con il gatto che trova nella casa in affitto, gatto che rappresenta il suo inconscio perchè questi la incita, la sgrida, la fa diventare consapevole dei suoi timori e delle sue speranze.
La sua immaginazione e fantasia sono  forse quelle che tutti noi avevamo quando eravamo nel tempo un po’ magico del’infanzia e che ormai abbiamo scordato. Ma sono certa che tutti i bambini , pur protetti da genitori amorevoli, si sentono in un loro mondo particolare e segreto in cui grandi intuizioni, importanti domande filosofiche si mescolano con la curiosità pratica  delle scoperte dell’ambiente e che poi , le prime, poi si dissolveranno  come nebbia lasciando forse quel certo no so che di irrisolto e irraggiungibile..
Quante scoperte su quella spiaggia del Dorset insieme al nuovo amico Martin più riflressivo, meno sognatore, ma attendibile. Li accomuna la passione per le rocce e per le ammoniti incastrate dentro.
Ed allora, pensa Maria, anche tutto ciò che è stato vissuto nella casa vittoriana un po’ misteriosa rimane come le ammoniti. Lei sa che un tempo nel giardino doveva esserci stata un’altalena, ne sente spesso il cigolio, ed infatti con Martin la trova arrugginita e semisepolta. Le ridaranno nuova vita e lei vi potrà salire e “volare” come faceva sicuramente Harriet una sua coetanea che nel 1865 aveva ricamato un imparaticcio con la casa e l’altalena e le ammoniti. Stesse predilezioni.
Dalla padrona di casa si farà mostrare una foto di Harriet e Maria spesso si sente immedesimare in lei, talvolta con gioia altre volte  con timori. Era forse morta troppo presto? Potrebbe essere lei Harriet, stessi luoghi, stessi tramonti, stesso leccio,  perchè il Tempo ha un suo Tempo mentre noi umani ne abbiamo un altro. E come gli orologi nella casa della padrona di casa battono le ore in modo discorde così il Tempo nostro si unisce e si dissocia a sensazioni lontane , già vissute o da vivere.
La storia è tutta qua: un’estate di una bambina troppo sola che si trasforma, cresce, matura e l’apice di questo momento è quando giocherà a casa sua – in via eccezionale – con Martin, le sue sorelle e i suoi cugini a nascondino. E sotto la poltrona della soffitta dove si era nascosta e dove ancora lei  si percepisce  Harriet, Maria si sente lei stessa,  la sua identità  consolidata e ne esce trionfante e urlante tanto che il sobrio padre alla vista di quella Maria trasformata assume un’aria attonita…”ma poi il gioco ebbe il sopravvento e insieme agli altri corse nell’atrio gridando”
Da leggere. Da leggere. Ediz. Guanda
Penelope Lively, classe 1933, vive in Inghilterra. Tanti bei romanzi vincitori di premi come questo che ha vinto il Whitbread Award.
E chissà qual è la nostra estate che ci ha cambiato che ci ha fatto sentire più grandi?
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HOTEL DU LAC di Anita Brookner, ediz. Neri Pozza
pubblicato da: Mirna - 10 Giugno, 2013 @ 7:35 amIl primo sole caldo, i pensieri che iniziano a desiderare leggerezza, bellezza, piacere. Sempre sulle rive dei laghi la stagione estiva viene vissuta con più intensità proprio perchè il clima particolare, dolce e non troppo eccitante, la vegetazione folta di verde e fiori, il desiderio di lentezza ed osservazione di chi ci sta intorno,  e la tentazione di fermarsi “ dentro di noi”,  ci dona quella sorte di languore che sembra andar di pari passo con lo sbocciare dei gelsomini, delle rose e del rumore placido dell’acqua. Quanti romanzi ottocenteschi si svolgono sulle rive di un lago e quanti scrittori famosi si rilassavano intorno a qualche laghetto austriaco o svizzero o italiano. Nel bellissimo romanzo di Anita Brookner “Hotel du Lac”, vincitore del Booker Prize nel 1984, siamo sulle sponde del lago di Ginevra.
Atmosfera rarefatta, sobrio lusso, occasione per la protagonista di ritrovare se stessa e un vecchio amore, di osservare con attenzione  un’umanità piena di debolezze e gentilezze, soprattutto di sviscerare e combattere la propria solitudine. Da leggere sicuramente durante l’estate.( Nel mio blog della stessa autrice ho parlato di “Guardatemi” (v.archivio).
Ma…ben altra storia  la giornata trascorsa da noi quattro amiche, soprannominate “allodole” all”Hotel du lac”, e si indovina di quale lago parliamo,  dove Laura è di casa. E dove noi donne ci sentiamo avvolte da elementi a noi congeniali, verde e acqua.
Desiderio di libertà , del primo sole che ci accarezza, di riassaporare il gusto estivo della vita, lo scintillare dell’acqua, la morbidezza dei petalli, i  cinguettii …sperimentare nuovamente il piacere della bellezza e della natura.
E dell’amicizia che si consolida nelle piccole e grandi avventure, seppur giornaliere,  quando si è propensi al sorriso e al gioco.
Sappiamo che essere circondati dalla bellezza – e questo hotel ne è circondato a profusione: fiori pofumati, rose inglesi dai mille colori, salici che accarezzano il ruscello che va verso il lago, cigni, paperette, palme, pini , sentieri e sentierini – ci fa sentire più belli sia dentro che fuori… Un microcosmo da scoprire con curiosità e quel leggero brivido di  consapevolezza che non si sarà delusi. Le piscine perfette e silenziose sono turchesi e fresche, l’erba è morbida per i nostri piedi nudi, le parole “tra noi leggere”rimbalzano tra un tuffo o una foto a noi che vogliamo fermare l’attimo .
Il caffè e il pranzetto all’aperto, nell’atmosfera protetta e ovattata ci tengono lontano i crucci che seppur tentano di aprire un varco nella nostra fortezza vengono ricacciati lontano, fuori dalle “mura” vegetali di questa piccola reggia.
Così nel tardo pomeriggio sul balcone di fronte al lago brindiamo con spumante e un certo non so chè di appagamento perchè sentiamo ancora il sole sulla pelle e spontaneamente ci unisce la condivisione di una giornata perfetta.
In un bellissimo hotel sul lago. Noi quattro.
* * *
N.B.
Mercoledì 13 giugno, ore 17,30 ultimo incontro della stagione al bistrot- libreria Controvento.
Per parlare delle letture per l’estate
COME UN FUCILE CARICO di Lyndall Gordon
pubblicato da: Mirna - 7 Giugno, 2013 @ 8:01 amSono una lettrice recidiva, non solo perchè leggo pomeriggi interi dimentica di altri impegni  ma anche perchè se un argomento mi piace vorrei sapere tutto tutto. Così sto facendo con la vita e l’opera di Emily Dikinson. Mi sembra ormai una parente tanto conosco ogni minimo dettaglio della sua vita. Almeno quelli che si possono evincere dalle sue 1789 poesie, dalle sue lettere, diari, testimonianze di chi ha vissuto accanto a lei.
Già nel blog avevo parlato di “Cercando Emily” di Alessandra Cenni, molto bello che poneva l’accento sul rapporto Emily- madre.
Ma in questo voluminoso “Come un fucile carico” di Lyndall Gordon con prefazione di Nadia Fusini credo che si siano analizzate ogni ipotesi più o meno attendibili della vita di questa misterrriosa donna, poetessa grande, per me grandissima.
Beh, la poesia di Emily ormai riconosciuta da tutti come qualcosa che non accompagna le sensazioni sentimentali personali o le speculazioni universali legate al pensiero dei grandi poeti…è qualcosa che dovrebbe essere chiamata forse in un altro modo…il navigare consapevole nell’eternità ? Ogni parola un prisma dalle mille sfaccettature sfolgoranti. Le sue poesie occupano uno spazio intermedio tra esperienza e immaginazione, ma che immaginazione preziosa! La vera sfida in noi che le leggiamo non è trovare la poetessa Emily nei suoi versi, ma trovare noi stessi. Perchè siamo stimolati a completarla con i nostri pensieri e le nostre emozioni. I suoi trattini non sono casuali; sono un invito che porta il lettore a margine delle parole…In quanto donna “non modificata dalla presenza di un compagno” (non è interessante questa considerazione?) estranea anche al suo tempo e alla società – si è rinchiusa in una stanza per decenni – parla per coloro che non fanno parte del gruppo dominante…i trattini di Emily aprono un altro spazio…uno spazio senza linguaggio.
In questa accuratissima biografia ripercorriamo tutta la sua vita, dalla sua giovinezza alle sue passioni violente per le amiche, per la cognata Sue, per alcuni uomini, del suo sentirsi sempre vicina ad esplodere in sentimenti diversi da ciò che ci si aspettava nell’Ottocento puritano del New England dalle donne, sebbene già “Jane Eyre”, le sorelle Bronte, Elizabeth Barrett Browing, George Eliot avessero scavato il loro sentiero al di fuori della società .
Il mistero più grande è sempre la ricerca del motivo della sua autoreclusione nella casa paterna e del suo vestirsi di bianco. Lei stessa dice che chiudendosi nella sua camera si sentiva libera, ma Lyndall Gordon dopo ricerche accuratissime è convintissima che Emily soffrisse di epilessia come altri due membri della famiglia Dikinson.
Ciò spiegherebbe molte cose, non solo la sua potenza poetica, lei toccata dal grand mal, il male della caduta ma anche il perchè della reclusione. Come Dostoevskji e il suo principe Myskin, Emily viveva i momenti di spasmo “di schegge che sbandano scavando vie maestre da sole“. Ma quando arriva lo spasmo la coscienza non si estingue del tutto…il corpo perde la carne e diventa un’anima immortale. Un segno del favore divino, ecco perchè lei non lo cambierebbe per ciò che chiamiamo normalità . “In questo stato l’anima sembra abbandonare il corpo a una morte-in vita che chiama “languore” o “l’ora del piombo”; languore e visioni, spasmi e arte coesistono in forme che il cervello non può capire. Le parole di Emily Dickinson possono essere messe in relazione con lo straordinario documento sull’epilessia contenuto nell’Idiota di Dostoevkji. Entrambi la definiscono uno strappo all’interno di ciò che Emily chiama Esistenza e Dostoevskji “un’esistenza più alta”, visione e razionalità supreme. “Il momento precedente l’attacco si sente il cervello andare in fiamme e con un balzo tutte le forze vitali entrano in tensione. La sensazione di vita e di consapevolezza si decuplica. Il principe Myskin si dice “Cosa importa se è una malattia se il risultato è una completezza mai sperimentata prima, una sensazione di equilibrio, di riconciliazione, di estasi” La sua “stupefazione” è ciò che Emily chiama “languore”
Ecco dunqua la trascendenza della mia poetessa.
Ecco spiegato perchè non poteva allontarsi da casa per timori degli attacchi della malattia (che non si nominava a quei tempi) e del perchè si vestiva di bianco, l’igiene era importantissima.
Pur soffrendo, sia Myskin che Emily, potevano dire a se stessi “Sì, per un momento come questo, quello prima dell’attacco, potrei dare la vita intera”
Che libro questo della Gordon!
Per le amanti della Dickinson e dei misteriosi meandri della psiche , da non perdere.
Edizioni Fazi
TENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI di Beatrice Masini
pubblicato da: Mirna - 1 Giugno, 2013 @ 4:41 pmUn bel libro dall’accattivante copertina bianca a rametti fioriti che ci consiglia Camilla a sua volta consigliata nientemeno che da Mariapia Veladiano.
E che io ho letto in due giorni perchè quando si inizia ad entrare nella fluida e chiara scrittura di Beatrice Masini – e soprattutto nel suo parco di Brusuglio fra piante, fiori e misteri – non puoi uscirne che alla fine.
Un libro che puoi però centellinare nelle giornate di piacevole ozio perchè ogni riga non deve essere persa, ma seguita con attenzione come fa Bianca con le piante e i fiori che deve dipingere.
Bianca è il nome – sul quale sembra si possa colorare tutto - della protagonista, una sorta di Jane Eyre che si ritrova nella campagna lombarda invece che in quella inglese.  E’ alle dipendenze di un eccentrico poeta che di diletta pure di agricoltura sperimentale. Intorno a lui una corte di familiari, discepoli, amici e servette speciali.
Bianca è indipendente economicamente, ma soprattutto lo è  di pensiero. Accetta il lavoro per sentirsi più libera e perchè ama dipingere  E’ un’abile acquarelllista. Adora osservare i fiori e le piante di questo lembo di terra, Brusuglio, di manzoniana memoria, folta di verde e colori e laghetti.
I suoi dipinti minuziosi, sembrano non solo aderire alla realtà ma arricchirsi di  qualcosa che non tutti riescono a percepire, quel fremito sottile  di élan vitale. Lei stessa scoprendo e aprendo nuovi spiragli della natura si apre e non si sentirà più come una “polena incompleta ancora prigioniera del legno”.
Siamo nella prima metà dell’800. E ci immergiamo nell’atmosfera di Milano, delle sue dame, dei primi sussulti rivoluzionari. Della Scala, degli abiti dell’epoca e del nascosto, del peccato, dietro il décor dell’alta borghesia.
I personaggi sono tanti: da donna Clara, mamma del poeta, salottiera, ex-bella donna ora corazzata nel suo “carapace” di taffetà nero sempre pronta a dominare nuora e nipotini. L’istitutore inglese Innes, affidabile, e Tommaso ammiratore del poeta, e la servetta Pia che all’occhio acuto dell’acqurellista Bianca,che osserva anche e soprattutto le persone intorno a lei, non possono sfuggire certe somiglianze con qualcuno. Addirittura con una dama velata di nero che si aggira nei pressi del parco.
Un po’ feuilleton, un po’ storico, un po’ romanzo di formazione,  certamente un romanzo interessante e godibilissimo.
Beatrice Masini ha fatto un’accurata ricerca all’archivio storico del brefotrofio di Milano dove i bambini venivano abbandonati con soltanto un piccolissimo oggetto personale di riconoscimento, un agnus, nel caso che la sorte regalasse un po’ di benessere a chi li aveva abbandonati permettendo così di poterseli  riprendere. Purtroppo sono rimasti tante piccole cose, cuscinetti, nastrini, in mezzo ai documenti ingialliti e polverosi. Per molti bambini abbandonati davanti alla ruota non c’è stato riscatto affettivo purtroppo e dei loro destini se ne sono perse le tracce.
Beatrice Masini è nata a Milano, dove vive e lavora. È traduttrice e si occupa di libri per bambini.
Ediz.Bompiani
CINQUANTA SFUMATURE… DI LETTORI
pubblicato da: Mirna - 29 Maggio, 2013 @ 8:08 am…ed anche più. Ci incontriamo al Controvento e cominciamo a parlare, parlare dei nostri libri e del perchè abbiamo scelto proprio quelli.
“Middlesex”esordisce Ferruccio che per la prima volta si unisce a noi mercoledì scorso
“Mi sono stufato di saggi , ho voglia di narrativa. Lo avete letto? Che vi viene in mente? ” A me viene in mente la contea dove abitavo quando ero alla pari in Inghilterra…invece no…si tratta proprio di sex…
Romanzo vincitore del Pulitzer per la narrativa nel 2003 è stato scritto da Jeffrey Eugeneides.
“Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960, in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan.”
“E’ stata una lettura molto interessante “Â sottolinea Ferruccio.
Danilo invece continua tenace con la saggistica, anzi ci parla de “Il matematico impertinente” : è un saggio divulgativo scritto dal matematico Piergiorgio Odifreddi. Nel libro vengono toccate importanti tematiche di attualità come l’accettazione dell’evoluzionismo, l’11 settembre, la Chiesa cattolica. Il libro si occupa anche di divulgazione scientifica.
Quasi sempre notiamo che gli uomini amano più la saggistica, la politica, l’economia . Danilo vorrebbe chiedere molte cose a Riccardo che proprio stamani (leggete sul suo blog www.trentoblog.it/riccardolucatti ) è intervenuto alla trasmissione Prima Pagina di  Rai Tre a proposito di una sua idea-proposta che sarà portata  in  discussione al Festival dell’Economia.
Dal mio caro amico di Rovereto, Gianfranco, mi giungono altri consigli di lettura sulla politica, sulla Costituzione in generale. Â (vedi il commento a lato.)
Devo dire che lo scorso incontro al Controvento è stato più maschile che femminile. Vi ha partecipato anche Andrea Bianchi che ci ha parlato degli e-book e della loro presa sia sui giovani lettori che in generale. Che ne pensate voi?.
C’era anche Maria Letizia Grosselli la bravissima cantante trentina che sta rileggendo Le affinità elettive, e  I dolori del giovane Werther. D’altra parte un soprano impegnato in vari ruoli romantici non può esimersi da tali letture. Ci ha illustrato anche il prossimo progetto autunnale : la fondazione di Un giardino delle arti che darà spazio ad eventi, incontri , progetti che spazieranno dalla musicva al bel canto, dalla pittura alla letteratura, dal teatro alla poesia… se ne riparlerà presto.
Musica, brani operistici, canzoni hanno fatto spesso “colonna sonora” della nostra vita”, ma noi lettori dalle mille sfumature non possiamo che  riconoscerci e immedersimarci nei “nostri”  libri. I classici, quelli appena editi, quelli che ci prendono perchè siamo in un luogo che ci risvegliano una impellente curiosità e piacere di scoprire. Enza ad Asolo ha comperato, e ce lo mostra con passione, una biografia sulla viaggiatrice inglese Freya Stark che ha trascorso buona parte  della sua vita nel dolce paesaggio veneto.
“Freya Madeleine Stark (Parigi, 31 gennaio 1893 – Asolo, 9 maggio 1993) è stata un’esploratrice e saggista britannica.
È famosa per le sue esplorazioni in Medio Oriente, le sue opere letterarie e il suo lavoro di cartografia. Non solo fu una delle prime donne occidentali a viaggiare nel Deserto Arabico, ma esplorò anche aree in cui pochi europei, e soprattutto donne sole, erano stati. Fu nominata Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico .”
Si sfogliano libri, si comprano come Cabaret mistico di Alejandro Jodorosky, oppure , come ha fatto Danilo un libro per far capire a sua figlia ventiseienne che le regole dei genitori sono importanti!!!
Danilo…non ricordo il titolo! E tua figlia lo leggerà poi?
Visto l’avvicinarsi del periodo estivo e si spera dell’incontro caldo tra libri e fiori  nel giardino della fioreria Detassis civedremo  anche domani mercoledì 29 maggio  dalle  17.00, 17.30 sempre al bar-libreria  al  CONTROVENTO.
Prendete nota e lasciatevi sommergere dalla dolcezza di un tuffo nella lettura come fa Maria Grazia che sembra quasi dimentica di noi.
Prendete e bevetene tutti di Giovanni Negri
pubblicato da: Mirna - 28 Maggio, 2013 @ 8:43 amDirei di far partecipare al nostro gruppo-lettura anche Gianfranco, seppur virtualmente, per cui accogliamo il suo consiglio.
 Ho letto questo libro e l’ho trovato
estremamente interessate.Non so se vuoi proporlo con un tuo
post. E’ un’indagine di un commissario di polizia.
prese con un caso che sembra un labirinto. Risolto un mistero, se ne apre subito
un altro, all’infinito, fra il passato piú buio e il futuro piú inquietante.
Fino a che una verità splendente e imprevista non lascia a bocca aperta il piú
smaliziato dei lettori.
Negri.
bene la narrativa con la cultura. Una storia della vite e del vino,
dell’idolatrismo e della religione che inizia da Noè fino ai giorni nostri.
Declama le nove regole Benedettine della “misura del vinoâ€. Del vino commerciale
e di quello da messa.
Durante la
cristinizzazione dell’Europa fra il 371 e il 1386 d.C. la Chiesa e in particolare i conventi
prima di essere un tempio del Signore erano refettori per sfamare la gente con
il pane e il vino. Così si celebrava l’Eucarestia e si evangelizzava la
gente. Cita le più belle abbazie dei
Cistercensi d’Europa a partire da Rodengo Saino nella Franciacorta, a Eberbach passando per Novacella di
Bressanone. Da non trascurare la descrizione delle terre della Franciacorta
patria del brut e quelle dello Champagne francese. Di quando la Scozia durante
il caldo Medievale era coperta da vigneti scomparsi con l’avvento della piccola
era glaciale. La possibilità che con il riscaldamento globale terrestre si torni
a coltivare la vite nel Kent inglese.
Non sapevo che l’ultima
stella del carro dell’Orsa Maggiore si chiamasse Alkaid.
grazie e un cordiale
saluto da me e da Rosetta
Gianfranco Peterlini
e prima che si faccia notte…farete in tempo per un aperitivo
pubblicato da: Mirna - 27 Maggio, 2013 @ 5:26 pm…in questa Trento di sorrisi, canti e musica ad  andare al Cafè de la Paix e lì accant0 ammirare  gli oggetti deliziosi che Francesca e gli amici del progetto Yaku hanno messo in vendita per aiutare i paese dell’America Latina.
(Cercate nel mio  archvio –  blog il libro presentato al gruppo di lettura “La visione dell’acqua”.)
DARIA ALBERTINI intanto ci racconta la nostra domenica
“Serata particolare con Mirna domenica
scorsa. Ci incontriamo al Cafè del la Paix per il concerto
organizzato da doco temporary store, ma è ancora presto e allora
facciamo due passi accompagnate dalle note dei pianoforti collocati
nelle vie del centro città per chi vuole allietarsi e allietare
cimentandosi come sa o come può. Caffè nell’animata piazza del
Duomo, poi ci si avvia verso il Cafè de Paix nel Passaggio Teatro
Osele. Prima facciamo una visita al temporary store e guardiamo gli
innumerevoli oggetti graziosamente esposti nel locale vicino: tante
cose belle e originali, raccolte per la vendita, dal prezioso
servizio di bicchieri Baccarat, ai vestiti particolari, agli oggetti
dei nonni, che suscitano immagini e ricordi, ai peluche e giochi per
bimbi. Un insieme di second hand shop e modernariato. Francesca,
l’organizzatrice dell’evento, spiega l’iniziativa del doco
(dono compro vendo): si vendono oggetti nuovi e usati per finanziare
progetti di cooperazione allo sviluppo e condividere le risorse nel
rispetto dell’ambiente. Il temporary store di Trento raccoglie
fondi per il progetto FIINCAA, un progetto di fitodepurazione
dell’acqua realizzato in Bolivia dall’associazione Yaku, di cui
Francesca è presidente. Yaku svolge attività di cooperazione
internazionale in America Latina (Bolivia, Equador, Columbia, Perù,
Argentina) e collabora con le organizzazioni internazionali della Red
Vida, Rete di Vigilanza interamericana per la difesa dell’acqua, e
fa parte del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua per la
ripubblicazione della gestione dell’acqua in Italia e in Europa. Il
progetto FIINCAA (Impianto Integrato di Fitodepurazione nella Cultura
Andina dell’Acqua) recupera ed utilizza il trattamento
eco-sostenibile e autonomo delle acque reflue nella comunità di
Chilimarca, una comunità periurbana di Chochabamba in Bolivia.
Motivate da questa bella iniziativa ci
aggiriamo tra gli oggetti e acquistiamo alcune cose…Ma ormai ci
raggiungono le note del flauto traverso che Mattia Cappelletti sta
suonando nel Cafè de la Paix. Entriamo in questo locale
dall’atmosfera retrò, ci gustiamo un buon bicchiere di Rosso di
Montalcino offerto da Mirna. “Mi sembra di essere a New Yorkâ€,
dice Mirna , sempre memore delle sue esperienze cosmopolite. La
musica è giovane e grintosa (un po’ troppo forte per noi) e il
locale si riempie di ragazzi che creano un’atmosfera allegra e
piacevole.
Ma ormai sono quasi le otto di sera,
Mirna deve andare dalla sua Mimilla convalescente ed io torno al
temporary store a chiacchierare con gli amici di passaggio e a dare
una mano a Francesca.
Il temporary store continuerà fino a
martedì sera e speriamo che molti frequentino questa interessante
iniziativa.
Daria”
 Anche di questo parleremo domani nel  gruppo-lettura al Controvento
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SPECCHIO INFRANTO di Mercè Rodoreda
pubblicato da: Mirna - 23 Maggio, 2013 @ 8:21 amRomanzo da leggere “classicamente” nel senso che sarai preso, affascinato, incuriosito. La Rodoreda è considerata la più significativa e importante  scrittrice della letteratura catalana. Nata nel 19o8 e scomparsa  nel 1983 ha scritto bellissimi romanzi come Giardino sul mare, Via della Camelie, La piazza del Diamante di cui abbiamo parlato spesso  in questo blog.
Di questo romanzo un po’ feuilletton mi ha intrigato particolarmente la prefazione in cui la stessa autrice parla della sua arte, del suo bisogno fisiologico di scrivere, della nascita dei  personaggi di molti suoi racconti. Rodoreda è scrittura pura, perchè la parole scritte le escono con naturalezza come respiri e la sua fantasia è strettamente abbracciata alle sue sensazioni; le  impressioni e la  lettura della vita sono a  “modo suo”: soggettive e non oggettive  scientificamente parlando.
Sebbene lei dica a pag. 11 che “l’autore non è Dio” e che non può sapere che cosa succede dentro le sue creature, in questo romanzo sembra invece che lei – deux ex machina fermissimo- le possegga e controlli in modo ferreo.
Teresa Godoy è  la capostipite di questa famiglia le cui vicissitudini si dipanano nell’arco di quasi un secolo, una donna che dà l’impronta e la Weltanshauung alla storia. Teresa che  da pescivendola diventa ricca per matrimonio . In lei tutto rideva “la bocca, gli occhi, il sangue che le sale alle guance“. Golosa.  Diventa proprietaria di un casa-castello che  forse è  la  vera protagonista del romanzo perchè tutti gli accadimenti lieti e tragici avvengono nelle sue stanze o nel suo parco di glicini e stagni misteriosi. E di una spilla di diamanti a forma di mazzolino di fiori. Oggetti preziosi, possesso di cose e di persone il leit motif che a frammenti, come pezzi di vita riflessi in uno specchio infranto, si ricongiungono o disgiungono nel tempo.
L’abibilità di Mercè Rodoreda è di raccontarci a frammenti la storia dei vari personaggi in un modo che non ti distoglie, ma ti incanta e ti incatena. Il primo figlio illegittimo di Teresa tornerà , Silvia  la figlia legittima fredda e indifferente, i mariti, gli amanti, i nipoti – Ramon, Maria , bambini ambigui e crudeli alla James – insomma, dicono i critici, nè buoni nè cattivi - a me sembrano quasi tutti amorali, tranne forse  Armanda la serva custode della villa alla quale si rompe ad un certo punto uno specchio, ma anche lei…soccombe al fascino perverso del possedere…che sia un domino , un paio di orecchini ricevuti in  dono dal marito della giovane signora Silvia , o l’ebbrezza di sentirsi “padrona” della villa.
E tra questi quadri che come sciarade ci raccontano della vita che passa, della morte del piccolo Jaume, forse unico innocente in un mondo di ambiguità e di  cinismo, la Rodoreda ci regala descrizioni sublimi di notti di lune magiche e misteriose, di acque di stagni colme di fiori e foglie come il   quadro di Ofelia di Millais; ci delizia con parole poetiche e immaginifiche da farci rimanere estasiati.
Romanzo che si completa in se stesso, tutto viene detto e riflesso in esso.
Pura e straordinaria narrativa. Ediz. La Nuova frontiera
Diciamo che il bellissimo dipinto in copertina “Joven decadente (después del baile)” di Ramòn Casas,1889, sembra anche riprodurre il dolce sfinimento languido che si può provare  dopo questa lettura!
Noi…funamboli più o meno in equilibrio
pubblicato da: Mirna - 20 Maggio, 2013 @ 12:15 pm Anche Andrea Bianchi, editore di Trento Blog, partecipa al mio sentirmi destabilizzata per la malattia di Mimilla e mi suggerisce un libro che sicuramente vorrò e spero vorrete leggere anche voi:
“Prefazione di Paul Auster.
Philippe Petit è un funambolo di fama mondiale, che ha attraversato su un filo la distanza tra le guglie di Notre-Dame, tra le Torri gemelle del World Trade Center, tra altissimi picchi alpini e tra sponde di pericolose cascate. In questo libro Petit ha raccolto l’essenza del funambolismo, un’arte sottile, effimera e ineffabile come l’arte di vivere: l’uomo che sa camminare sulla corda, cammina anche sulla corda metaforica tesa sulle difficoltà quotidiane della vita. Per questo il Trattato di funambolismo è risultato fatalmente un libro sulla vita, poetico e filosofico, ed è subito diventato un caso letterario che ha affascinato artisti e intellettuali di tutto il mondo.”
Certamente siamo funamboli ogni giorno e la difficoltà di rimanere in equilibrio è relativo al nostro sentire. Mi sono chiesta. “Perchè una gattina nera è così importante per il procedere sulla corda tesa della mia vita così  com’è ora?” Forse perchè lei è me stessa, nella simbiosi particolare che si è creata fra di noi e  il suo malessere rispecchia il mio perchè mi rendo conto di invecchiare e diventare fragile? Forse perchè ci sono sempre altri cambiamenti in vista che mi sembrano ardui da superare? O è soltano un momento di impasse che succede nella vita di ognuno. Se avessi scritto qualche notte fa quando Mimilla stava malissimo ed io correvo di qua e di là per aiutarla, pulire, cercare soluzioni e non sapevo come appigliarmi al mio filo teso per restare in equilibrio  …pensavo… se sapessi suonare mi metterei al pianoforte con un Rachmaninov, ma so soltanto scrivere…però mi sono bloccata…avrei scritto frasi melodrammatiche alla Garcia Lorca. In fondo si trattava di un infezione di un gatto, i più razionali direbbero. Mio marito in primis.
Ma il dolore come la gioia di ogni essere vivente e .. perchè no, di un tripudio di un cespuglio di glicine o una manciata di foglie morte spazzate via dalla bufera,  è come se si staccassero dal materiale…e felicità , dolore, armonia si visualizzassero in dischi dorati o umbratili. (Ah, queste sensazioni   l’ho ritrovato  nell’ultimo romanzo della Rodoreda)
Ma da Mimmi, che sembra abbia superato dopo forti antibiotici, flebo ecc. questo batterio funesto, imparo. Si è raccolta in se stessa, resta accanto a me silenziosa, con lo sguardo perdutamente vigile, con una serena accettazione del corso degli eventi perchè tutto ciò è  VITA.
Forse lei sta già guarendo, lei che padroneggia un’arcana  saggezza orientale o  panica e, come dice, Enza lei sa “che nulla finisce per sempre“, ma che un panta rei fluisce lento e immutabile da sempre e per sempre.
Ma io sono un’occidentale aristotelica. La mia gattina sta male ed io sto male. Se non guarisce morirà . Ed io soffrirò per la sua perdita. Noi non vogliamo perdere nulla. Vogliamo possedere ed in questo desiderio caparbio che crediamo amore e che sicuramente in un certo senso lo è per NOI , traballiamo sul filo fragile ma ben teso della vita. Ci sentiamo soli – ma lo siamo sempre- e non vogliamo ascoltare il “canto” di ciò che ci sostiene.
E’ una sfida rimanere in alto? Forse sì, e ci riusciremo se lo faremo con dolcezza e attenzione per noi e  per gli altri.
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Ma parliamo di libri in vista anche del prossimo appuntamento gruppo-lettura.
Il nostro veterinario ha letto Dan Brown in e-book, l’ha finito in pochi giorni. Vuole andare a Firenze a scoprire il Vasari, vuole rileggere terzine della Divina Commedia. L’avete letto?
“Nei suoi bestseller (Il Codice da Vinci, Angeli e demoni e Il simbolo perduto), Dan Brown ha mescolato in modo magistrale storia, arte, codici e simboli. In questo nuovo e avvincente thriller, ritorna ai temi che gli sono più congeniali per dare vita al suo romanzo più esaltante. Robert Langdon, il professore di simbologia di Harvard, è il protagonista di un’avventura che si svolge in Italia, incentrata su uno dei capolavori più complessi e abissali della letteratura di ogni tempo: l'”Inferno” di Dante. Langdon combatte contro un terribile avversario e affronta un misterioso enigma che lo proietta in uno scenario fatto di arte classica, passaggi segreti e scienze futuristiche. Addentrandosi nelle oscure pieghe del poema dantesco, Langdon si lancia alla ricerca di risposte e deve decidere di chi fidarsi… prima che il mondo cambi irrimediabilmente.”
Vi aspetto  mercoledì 22 maggio al Controvento per parlare del nostro equilibrio interiore, ma anche degli ultimi libri letti. E disquisire se è meglio insistere con i libri cartacei o dedicarci agli ebook anche noi?
 Ore 17.30, Bar Controvento, via Galilei
IL FILO DELL’EQUILIBRIO
pubblicato da: Mirna - 16 Maggio, 2013 @ 1:53 pm Ebbene, sì, il filo del mio equilibrio, o - senza esagerare – gran parte di esso è dovuto a Mimilla. Gattina arrivata dopo quattro anni che arrancavo per salvarmi dalla mancanza di mio marito… aiutata nel frattempo in modo amorevolissimo  e attento da Stefania, dal mio lavoro, dai LIBRI.
Mimilla che mi ha dato cinque anni di “felicità “, riempiendo la mia casa spesso vuota – a parte le visite di  care amiche, di Stefania di ritorno dagli USA , e dai carissimi LIBRI –  aspettandomi al rientro con effusioni gioiose e facendomi compagnia durante i pasti e le notti  e condividendo le ultime estati a Borzonasca in un modo naturale e speciale “traghettandomi” dall’acerba nostalgia delle nostre estati familiari felici  in una sorta di panteismo leggero e colorato di scoperte infinitesimali come farfalline violette, lucciole fioche , fili d’erba che sembrano insignificanti ma cariche di luci e odori misteriosi.
Sono una lettrice e una blogger.
Quindi scrivere è per me anche “ leggere”. Leggere dentro di me. Ma non lo è per tutti? Corrispondenza classica o e-mail, sms, commenti, diari, poesie, sentimenti da voler condividere e “regalare”; siamo tutti un po’ scrittori.
Devo scrivere dunque della mia lettura intima  perchè la lettura di libri altri  è ora al secondo posto dopo Mimilla.
Vorrei provare a non essere prolissa e a sintetizzare cosa sono stati questi ultimni 13 giorni con Mimilla ammalata. Batterio nefasto, broncopolmonite, inapettenza, febbre…vado  dal veterinario Mauro Bonatti dagli occhi grandi e azzurri quasi ogni giorno. Salveremo questa gattina? continuo a chiedergli. Lui mi rassicura e corre in farmacia a prendermi ogni farmaco che può alleviarle il vomito, la febbre, la gastrite, l’inappetenza, la stipsi. Le fa flebo, antibiotici e altro.
Stefania è lontana, a Stoccarda nel suo studio della Hoche Schule ad organizzare il suo lavoro, ma qui ci sono Maria Teresa e Riccardo che ci amano. Ci portano anche due volte al giorno dal dottor Bonatti. Persino stamane sotto la pioggia battente Maria Teresa è arrivata puntuale perchè sapevamo che era la mattinata della “peretta”. Eravamo attrezzate per l’evenienza. Ci siamo dette  “Potremo ridere di questa avventura grastroenterica un giorno? ” Mimilla educatissima ha aspettato di arrivare a casa per correre nella sua cassetta …meno male, sarebbe stata troppo umiliante per lei…
Ora lei sta cercando gli angoli più scuri e remoti per riprendersi, io non so se supererà questa malattia, domani dovremo ritornare dal veterinario …sempre accompagnate dai carissimi amici Lucatti che non mi lasciano e non mi fanno sentire mai sola.
Ho sul tavolino tanti libri sui gatti regali natalizi di un’altra adoratrice di questi felini speciali. Fra tutti “Impronte di gatto” di Detlef Bluhm , Corbaccio. Nell’arte, nella letteratura,nella vita dell’uomo. Pensate che il primo libro dedicato esclusivamente ai gatti uscì in Francia nel 1727. Da allora ne sono stati scritti migliaia.
Ho chiesto a dottor Bonatti la differenza tra gatti e cani. I cani imparano tutto dall’uomo e danno l’impressione di essere sicuramente più ricettivi e forse più intelligenti. I gatti decidono loro cosa vogliono fare.
Mia madre tanti anni fa mi disse – ero ancora molto giovane - “Per tuo fratello mi preoccuperò sempre un po’ di più, per te no, perchè in fondo sei forte e sai cosa fare“. Mi sono sentita   un po’ “abbandonata” a me stessa, (spesso mi sento ancora un’Alice vulnerabile ed ingenua ed in questi giorni mi sento banderuola sul filo precario dell’equilibrista), ma in sostanza so di essere  gatto, tanto “libera dentro”…. come poche sere fa il caro amico Ruggero ha detto di intravvedere  in me e come evidentemente aveva intuito mia madre.
Mio fratello  forse si è perso dietro ad altri miraggi e suggestioni, troppo influenzabile dal benessere effimero della Carpi degli anni del boom economico. Entrambi però  amavamo i Beatles, le nostre camere erano tappezzate delle loro foto, lui le “baciava” prima di addormentarsi”! Entrambi siamo stati a  Londra per molti molti mesi, lui suonava la chitarra , io volevo assomigliare a Joan Baez e provavamo a  cantare in inglese.
Entrambi adoravamo  tutti i nostri gatti da Pucci, a Romolo e Camillo. Peccato però  che lui non sia stato  un po’ più gatto .