IL BUON INFORMATORE di John Banville, Guanda

pubblicato da: Mirna - 6 Ottobre, 2013 @ 5:21 pm

Voglia di “gialli”.

Quando ci si  vuol rilassare e non pensare troppo.

Ma i gialli di John Banville, piccoli gioielli di narrativa,  ti fanno riflettere sempre sul nostro presente, sulla caducità della vita, su quella malinconia nostalgica della nostra “terra perduta”, il nostro paese dell’innocenza.

L’omicidio che avviene in questa storia sembra quasi irrilevante perchè la protagonista è New York, ma non la New York dove vorrei andare io ogni autunno , quella del Greenwich Village, dei film di Nora Ephram o Woody Allen, dei colori del Central Park dove passeggiare lievemente,  questa è una città claustrofobica proprio  per la sua sua cruda  e asettica bellezza degli ambienti “cool”,  di brokers ed ex-agenti della Cia, dove i pranzi possono essere liquidi – due Martini-…dove i grattacieli sono prigioni sigillate nel vetro e nell’acciaio e dove il nostro protagonista si sente schiacciato.

New York dunque, in questo bel racconto giallo, come la metafora del fallimento e della perdita degli ideali. John Glass ex-giornalista di tutto rispetto, dal passato glorioso e che ha lavorato in prima linea durante i conflitti cinesi, irlandesi, israeliani sembra aver ceduto ogni suo  ideale per una vita che non è più la sua.

Lui è dublinese, un irlandese fino al midollo, fumatore, spontaneo e con una grande nostalgia per la sua isola di smeraldo che incarna una visione della vita meno artefatta e più spontanea.

Come mai John Glass è finito a New York? Per amore di una donna , amore ormai raggelato o forse per mancanza di coraggio ad andare avanti. Il ricco e potente suocero gli commissiona una sua biografia…pericolosa perchè egli è un ex- agente della Cia… John lo deve fare…si rivolge quindi  a un informatore… e qui comincia il giallo vero e proprio, ma John Banville va oltre questo genere perchè sa “leggere spietatamente l’anima degli uomini”. Il suo è un breve e bellissimo racconto.

Di tutt’altro tenore  il giallo “L’Uccello del malaugurio” di Camilla Lackberg di cui ho già scritto riguardo al suo romanzo “La principessaa di ghiaccio

Qui si nota la scrittura femminile: oltre la trama che porta lentamente e con una equilibrata suspence alla risoluzione di delitti collegati fra loro, c’è la storia del detective Patrick, della sua compagna Erica e di tutti i personaggi che vivono nel piccolo villaggio svedese. Si legge volentieri proprio perchè si riconoscono i protagonisti principali e molto spazio viene dato ai piccoli accadimenti quotidiani tipico della letteratura femminile.

Perchè molti delitti sono mascherati da incidenti automobilistici? Perchè le vittime risultano con un tasso alcoolico alto quando in realtà erano astemie? Patrick e la sua squadra devono lavorare con estrema attenzione cercando di mettere insieme mille pezzetti di un puzzle indecifrabile. E che cosa c’entra il Reality show che si svolge proprio nella loro piccola Fjallbacka?

 

Ma presto, e per la prima volta, leggerò un giallo di un autore israeliano, Dror A.MishaniUn caso di scomparsa”, (Guanda)  dove il detective è paragonato al nostro Montalbano. Sono certa che mi piacerà perchè si svolgerà a Tel Aviv perciò  il background sarà diverso dal solito.

Qualcuno l’ha già letto per caso?

 

 

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CHI TI CREDI DI ESSERE? di Alice Munro, ed. Einaudi

pubblicato da: Mirna - 30 Settembre, 2013 @ 3:32 pm

La vita come un cerchio, come una ricerca, la vita che ti forma e ti indica chi sei, che cosa vuoi, dove vuoi andare.

Alice Munro ci racconta la vita di Rose un’antieroina come tante di noi che tenace, però, vuole vivere e sperimentare la propria vita nonostante il forte ascendente della matrigna Flo che cerca di plasmarla e trattenerla nella vita semplice e definita del piccolo e gretto villaggio canadese.

In dieci capitoli seguiamo il percorso di Rose: dall’infanzia con la stravagante matrigna, la scoperta della sensualità con l’amica del cuore, fino a Toronto, agli studi e a tante esperienze sentimentali e di lavoro.

Ecco un bellissimo romanzo di formazione in cui la più cruda e a tratti “sporca” realtà diventa poesia, perchè tutto ciò che Munro ci racconta è vita, è verità.

E le sue sublimi similitudini e metafore sanno perforare esattamente i sentimenti che ci vuole suscitare. L’amore disperatamente dolce e folle per Cora…Rose percepisce un “ punto buio e luminoso, un cuore fondente, un profumo e un aroma di cioccolato bruciato che non riusciva mai ad assaporare”

Insofferenze , tradimenti. Un’antieroina, una donna qualunque, che in mano alla Munro diventa un personaggio vivo, inquieto, goloso, che riesce comunque a scoprirsi e a trovarsi. E’ una donna avida di vita, tanto che quando tradisce il marito Patrick non si sente in colpa. Perchè intanto si è quello che si è.

E la domanda supponente della sua maestra e di Flo “Chi ti credi di essere?” che tanto l’ha fatta traballare nella ricerca di sè può essere finalmente accantonata perchè è attraverso la sincerità spietata su di noi che possiamo rispondere, sì, sono così.

Devo ringraziare Gary, canadese di Toronto, che mi ha fatto conoscere questa scrittrice che finalmente anche in Italia viene apprezzata.

La lettura ci sollecita le nostre solite domande , chi siamo, che vogliamo, siamo contente, come affronteremo il tempo che passa,  ecc.
Ogni tanto occorre fermarsi ,cercare dei capirci, controllare se sappiamo chi siamo. I momenti migliori per farlo… con un libro aperto in grembo, o tra i fiori, o passeggiando nella natura, e perchè no davanti a una tazza di tè nel nostro salotto o  in cucina…

Grazie Raffaella che me lo hai prestato, sappi che anche Grazia lo ha letto.

Credo che siamo tutte d’accordo nell’afffermare che sia un bellissimo romanzo.

La mia foto a Trauttmansdorf forse c’entra poco con il post, ma è una testimoninanza dei miei tanti momenti in cui ho necessità di fermarmi e meditare su chi credo di essere …

 

 

 

 

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Inseguendo l’estate… con fiori e libri

pubblicato da: Mirna - 28 Settembre, 2013 @ 12:29 pm

Anche voi provate il languore che accompagna il cambio di stagione ?  L’estate sembra ancora qui, la si può afferrare nel sole del mezzogiorno , nei fiori autunnali che sprigionano tutta l’essenza dei mesi più caldi. Eppure una dolce malinconia sembra frenare con la luce che diminuisce, la mia energia. Per me l’inizio di un anno nuovo, o meglio di un nuovo tratto della mia vita è collegato con l’autunno, sia per l’inizio delle scuole che ha contrassegnato la mia vita lavorativa, sia perchè in questo passaggio sento il desiderio di fermarmi e riflettere. E di leggere con calma.

E di tuffarmi tra i fiori.

Cercatemi, ci sono. Tra le ortensie.

Uno dei miei fiori preferiti.

Siamo nei giardini Trauttmansdorf di Merano.

E’ quello che occorre nei momenti di transizione, di rimescolamento di sentimenti, desideri, timori: fiori, tanti fiori, libri, tanti libri.

Persino Sissi è rappresentata mentre legge.

Aspetto con ansia il momento dell’incontro tra fiori e libri alla fioreria  Detassis: Ci riusciremo? Dovrebbe essere dopo il 12 di ottobre, mi prendo ancora un periodo di allontanamento di Trento.

Ma ci riusciremo? Leggeremo in compagnia brani che parlano di fiori e giardini: Che ne dite? Ma sappiatemelo dire così ci organizzeremo. Scrivetemi sul blog.

Come ho scritto a Grazia ho finito la Munro e presto ne scriverò le mie impressioni – sempre più che positive, of course – ed ora per frenare l’ansia della partenza per l’isola greca mi sto tuffando in due “gialli”. Vi saprò dire.

Non trovate che anche la scelta di un certo tipo di  lettura ci aiuti in certi momenti?

Sono così contenta di conoscere le vostre letture!

Grazie Gianfranco dei consigli! Non pensate che sia una “missione” sollecitare a leggere sempre di più?

L’altro giorno al Controvento, dove ci aspettano per i nostri Gruppi-lettura ho incontrato una mia ex-alunna, Veronica G., compagna di classe di Luigi. Che piacere ascoltare una giovane piena di idee. Sta seguendo un corso di grafica in Toscana, mi ha mostrato i libri di fumetti che Betty e Massimiliano hanno ben in vista nei loro scaffali. Come mi piacerebbe che un pomeriggio venisse a spiegarci questo genere di letteratura!

Ci sono tanti progetti. Fra l’altro farei parte del direttivo del nuovissimo Giardino della Arti che il 4 ottobre alle ore 18.00 nello spazio archeologico di piazzza Lodron spiegherà perchè coltivare ed espandere l’amore per la cultura e l’arte. Ci saranno canto e musica e poesie e tutto ciò che “fa dell’arte il luogo dell’inatteso e della sorpresa.”

Io sarò sull’isola greca…ma Stefania suonerà con Francesca e Maria Letizia con la sua splendida voce canterà.

 

 

Ed ora i consigli di lettura di Cinzia, mia carissima amica ed ex-collega:

 

“Naturalmente, appena finita la scuola mi sono “tuffata” in qualche libro,
l’unica cosa che mi permette di riposare veramente. Ho letto un altro dei
bellissimi gialli della Vargas, (il terzo) che ho conosciuto grazie al tuo blog
e che leggo sempre con grandissimo piacere – un buon giallo per me è l’ideale
per sgombrare la mente dalla fatica .Poi ho letto,finalmente, Eva dorme, che mi
è paciuto molto non solo per l’intreccio ma proprio per la Storia di questi
luoghi….ricordo bene, anche se ero molto giovane, i fatti di cui si
parla…..l’omicidio Moro, gli attentati….lo rileggerò proprio per prestare
attenzione ai fatti storici.
Ho appena finito “E l’eco rispose”  di Hosseini.
Tu lo hai letto?
Ho amato molto “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi
soli”…..come non comperare il giorno stesso dell’uscita il suo terzo romanzo?
(Alessandro era molto perplesso della mia “fame” incontenibile nei confronti di
questo libro)  Molto bello, un po’ diverso, a mio parere, dagli altri. Le
recensioni su Internet, le poche che ho trovato, sono positive.
La mia impressione è che l’eco che risponde (il perché del titolo lo si
capisce solo alla fine del romanzo) sia il ritrovamento dei propri affetti,
delle proprie radici senza le quali l’esistenza sembra incompleta, vissuta
costantemente con una sensazione di “mancanza”, di una corrispondenza che non
c’è – come succede a Pari, la protagonista. Ho avuto l’impressione chea Pari
(“fata”) mancasse un pezzo di anima, un mattone che non le ha permesso di essere
se stessa, finché…..
Come sempre comunque,Hosseini ci parla di affetti in senso assoluto, delle
difficoltà di amare, degli ostacoli, delle dure scelte che talvolta si devono
fare nonostante l’affetto che prova e delle dure  conseguenze che anche le
scelte d’amore possono avere. Sempre sullo sfondo del suo amato
Afghanistan.
Ma Hosseini crede nella positività della vita, crede che la sofferenza non
è fine a se stessa e che non si può vivere di mancanza. Alla fine, grazie al
perdurare di un istinto positivo nell’animo umano che spinge a ricercare il
bene, il desiderio di ritrovare una corrispondenza che appaghi, di capire i
perché insoluti che accompagnano la nostra vita, la ragione delle cose, insomma,
l’eco della felicità che l’uomo irresistibilmente cerca, arriva.”

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I RAGAZZI BURGESS di Elizabeth Strout, Fazi editore

pubblicato da: Mirna - 21 Settembre, 2013 @ 2:16 pm

 

Torno con passione alla mia amata letteratura anglosassone e a questa scrittrice che mi piace molto e che ogni volta riesce a catturarmi in modo completo.

Elizabet Strout  di cui ho parlato spesso, vinse il Pulitzer con Olive Kitteridge, ci ha incantato e sconvolto con il rapporto madre e figlia in Amy e Isabelle, con la ricerca di Dio in Resta con me.

Ed anche in questo romanzo I grandi temi della vita ritornano sempre con veemenza come e’ tipico di certa narrativa americana, dove tutto sembra “troppo”, too much, dipendera’ dalla vastita’ dell’ambiente geografico, dal crogiolo di razze e culture, dall’abitudine allo scavo psicoanalitico vivisezionatore.

Storia di tre fratelli, Bob e Susan gemelli, Jim il maggiore e quello ritenuto il “vincente” secondo i canoni e I valori dell’America Wasp. Provengono dal Maine , da una piccola e fredda cittadina, Shirley Falls, ora “invasa” da parecchi somali che sono fuggiti dal loro paese in guerra.

Jim e Bob vivono a New York. Bob e’ divorziato, solitario, riservato, un po’ sovrappeso; Jim e’ famoso, bello, ricco con moglie e figli all’apparenza perfetti.

Susan vive ancora a Shirley Falls con il figlio Zac e conduce una vita al limite della disperazione piu’ cupa. E’ stata lasciata dal marito e percepisce con angoscia  il male di vivere del figlio.

La Strout ci racconta stralci della vita bella ed elegante che Jim e sua moglie Helen conducono il cui solo rammarico e’ la sindrome del nido vuoto.  Helen si sente felice con un marito che la ama e di poter godere del benessere della loro ricchezza.

Bob si lascia strapazzare da Jim, si lascia trattare da “stupido”, sebbene sia una persona dolce e sensibile. Ma l’ombra di una tragedia del passato di cui si sente colpevole incombe su di lui e tutto gli par di poter sopportare pur di espiare la sua colpa. A quattro anni lasciato solo in macchina con I fratellini ha toccato il cambio dell’auto che e’ partita e ha investito, uccidendolo, il loro padre.

Questo evento ha inciso moltissimo sulla vita dei tre fratelli , specialmete dei gemeli,  il ricordo della madre, ormai morta, che proteggeva spesso Bob e strapazzava Susan perche’ la trovava antipatica ha naturalmente  influenzato  il loro rapporto. Susan stravede solo per Jim, l’avvocato prepotente, deciso, che vince tutte le cause.

Che cosa succede in questa storia avvincente?

Zac, sciocco, sventato, debole, getta in una moschea una testa di maiale insanguinata.

Denunce, richiesta disperata di Susan ai fratelli che tornano nel Maine, e per noi lettori un’interessante  gioco al massacro familiare. Il non detto, l’irrisolto, le colpe , I rancori I vincitori e  vinti: tutto sara’ messo allo scoperto per capire meglio certe verita’ nascoste. E tutto sembra essere diverso da come sembrava.

Chi e’ il vero vincitore? E poi perche’ ce ne deve essere uno? Le cose cambieranno, un po’ di speranza ci viene regalata proprio quando tutti I nodi saranno risolti.

E soprattutto dal vecchio somalo Abdikarim che pur era rimasto orripilato nel vedere sul tappeto della moschea durante il Ramadan la testa del maiale… perche’ lui vede anche lo sgomento e la paura negli occhi del giovane Zac alla sbarra, Zac che ha la stessa eta’ di un suo figlio ucciso nei combattimenti in Somalia. Abdikarim ci regala la tolleranza, la profonda comprensione dell’altro, un gesto arduo persino tra  gli stessi  ragazzi Burgess. Un gesto d’umanita’ che cerca di restringere lo smarrimento dell’America, di noi tutti.

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IL MIO PREMIO CAMPIELLO

pubblicato da: Mirna - 13 Settembre, 2013 @ 12:32 pm

 

Ed eccoci cari amici lettori, alla meta’ di settembre, tempo di rentre’ come amano scrivere ogni anno le riviste femminili frencesi. Per me un rientro un po’ ritardato per vari motivi, ma ora mi ritrovo affannata e nervosa per I preparativi del ritorno in citta’ fra due giorni. Mi vedo come le surfinie che sono ancora abbastanza in fiore, ma stanno “spampanandosi” – come I miei capelli. Le mattine ormai anche qui nel paesello sono troppo fredde – persino Mimilla che vuole uscire subito per odorare gli effluvi della notte ritorna umidiccia e intirizzita sul mio letto, dove sto bevendomi il primo caffe’ leggendo, con desiderio di coccole calde – (gatta d’appartamento e’). Ma questo post e’ per parlarvi del mio Premio Campiello. Spero di poterlo fare perche’ all’inizio c’era la proibizione di dire di far parte della Giuria.

Non ho mai letto tanti autori italiani cosi’ di seguito. Se avete visto I miei post su di essi avrete capito che li ritengo tutti belli. Due in particolare I miei preferiti…e guarda caso gli ultimi due classificati.! Il piu’ originale , il terzo per me, “L’ultimo ballo di Charlot”, l’ho definito una chicca.

Quello che mi ha stravolto, acceso, illuminato perche’ sorgente direttamente dai sensi e dal cuore “Geologia di un padre”. Magrelli e’ un poeta, e la poesia riesce a dire tutto l’assoluto e l’infinitesimale! Vero, crudo, sincero, sanguigno, bellissimo.

Ma …quello che rileggero’ ancora con assoluto piacere e abbandono in questo mio mondo consolatorio della lettura e’”Tentativi di botanica degli affetti” “”di Beatrice Masini. Sicuramente un romanzo perlpiu’ per donne…ma io sono una donna ed amo leggere storie di donne forti, che combattono, che pensano, che vorrebbero affrancarsi dal loro ruolo imposto dagli uomini anche se non sempre ci riescono. E poi come ho gia’ scrittto, secondo me, e’ un romanzo con una solida struttura e uno stile ineccepibile. Forse nella giuria c’erano piu’ uomini? O forse il fatto che fosse ambientato nell’Ottocento lo poteva far sentire obsoleto e farlo arrivare quarto? Ma noi lettori siamo attivi e scegliamo cio’ che piu’ ci assomiglia. Ogni romanzo dialoga con noi. Come poteva non imprimersi nel mio giudizio Bianca, una sorta di Jane Eyre? O il problema dei bambini che venivano abbandonati? Come mi piacerebbe che leggeste questi cinque libri e diceste la vostra.

Che ne pensi Raffa de La caduta di Giovanni Cocco?

La protagonista del mio libro scelto come probabile vincitore e’ una femminista ante litteram. Una donna libera, pensante, giudicante, indipendente. Ma si sa che la liberta’ costa ed occorre molto coraggio per esserlo, soprattutto nell’Ottocento quando non c’era il controllo delle nascite. E quando il giudizio su uomini e donne era abissalmente diverso. A scapito delle donne, naturalmente. Ed ora? Ne parlavamo l ‘altro giorno Stefania ed io, nel bellissimo soggiorno che si affaccia sul Golfo di Ruta di Camogli con Silvia Neonato, una nostra seconda o terza cugina, giornalista e Presidente di varia associazioni di Letterate femministe. “Abbiamo ancora tanta strada da percorrere! Dobbiamo sempre lavorare il doppio o il triplo per giungere ai risultati di un uomo mediocre.” ci ammoniva con la sua dirompente simpatia. Ci ha lasciato il n. 100 della rivista Leggendaria, Libri, Letture e Linguaggi: articoli interessantissini su ogni problema di attualita’, e soprattutto sulla nostra condizione femminile e su quello che vogliamo fare ed…ancora non facciamo. Cercatela! Oltre a Silvia Neonato, vi scrivono Luisa Veroli,( la tua Luisa, Giuliana cara!) Laura Fortini, Judith Butler…ecc.

Forza ragazze…ecco perche’ ho amato e votato Tentativi di botanica degli affetti

 

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L’ETA’ DEL DESIDERIO di Jennie Fields, Neri Pozza Ed.

pubblicato da: Mirna - 4 Settembre, 2013 @ 5:07 pm

 

Grazie, care amiche di aver scritto un po’ di voi, cosi’ si puo’ parlare anche della nostra vita.

“I write about where I am in life” diceva Alice Munro, certo parlando dei suoi romanzi, ma sottintendendo che si racconta sempre un po’ di se’.E anche il nostro piccolo universo puo’ espandersi. Conoscere che la bambina di Raffaella e’ felice nella sua nuova famiglia o dei bei progetti di viaggio di Enza, delle gite di Maria Teresa, e naturalmente dei libri che stiamo leggendo arricchisce I nostri momenti. O almeno per me e’ cosi’. Per questo mi piace condividere libri e pensieri.

Eh si’, Camilla, finalmente sono riuscita a leggere lo straordinario romanzo “L’ETA’ DEL DESIDERIO’’, l’ho preso in mano soltanto pochi giorni fa,  primo perche’ ero occupata a leggere anche I cinque libri del Premio Campiello (ho fatto parte della Giuria) e secondo perche’ me lo tenevo come un ricco bon bon da gustare alla fine della villeggiatura quando settembre arriva con la sua luce limpida e il suo caldo discreto.   Ed io sapevo che avrei avuto per alcuni giorni un intenso piacere. E cosi’ e’ stato.

Conoscete tutti Edith Wharton la scrittrice Americana amica di Henry James e autrice fra l’altro dello spendido L’eta’ dell’innocenza?

Cresciuta nell’alta societa newyorkese che lascio’ poi per quell’Europa che aveva imparato a conoscere e ad amare, in particolare la Francia, dove frequneto’ artisti e intellettuali, ci ha lasciato figure femminili affascinanti e particolari e  soprattuto una denuncia degli aridi e restrittivi valori tipici di quella societa’ americana che  disprezza e rifugge, ma che sa cosi’ lucidamente dscrivere.

Leggete “La casa della gioia”, “I Bucanieri”, “L’usanza del paese,”ecc.

E Jennie Fields basandosi su parte della corrispondenza Wharton/Bahlmann ci ha rivelato un lato segreto della vita della grande scrittrice, quella della scoperta della sua sensualita’.

Si racconta dunque sia una storia d’amore  particolare in una Parigi d’inizio Novecento, sia di una grande amicizia tra la scrittrice e la sua segretaria  Anne.

Edith e’ infelice con il sempliciotto marito Teddy con il quale non condivide neppure il letto. Non conosce  la gioia dell’amore completo, il piacere di una naturale sensualita’ (come tantissime donne educate al ruolo futuro di mogli e madri dedite esclusivamente alla famiglia). Ma verso   I 45 anni, nel pieno della sua maturita’ conosce a Parigi Morton Fullerton un  Americano che scrive per il Times.  E’ anch’egli un amico di Henry James che sembra incoraggiare l’amicizia  tra I due.

Fullerton e’ bello, frivolo, inaffidabile, ma ha scoperto in Edith una turbolenta sensualita’ sepolta  che vuole  ( e ci riuscira’)  fare esplodere.

Sara’ un periodo di gioie, disperazione, estasi, ma sara’ finalmente la liberazione di uno  dei piu’ grandi tabu’ che ha tenuto prigioniere le donne specialmente in certi ambienti.

Jennie Fields e’ abilissima nel raccontarci questi anni parigini di Edith che se pur in parte romanzati sono basati sulle lettere che Edith scambiava con Anne Bahlmann sua preziosa segretaria, e sua istitutrice fin dai dieci anni, una figura che ha sostituito  l’arida madre Lucretia

Anne e’ un bellissimo personaggio, spesso un alter ego della scrittrice , non solo nei consigli sul lavoro, ma sopratutto durante la crisi matrimoniale e nei momenti difficili della sua scelta di voler vivere finalmente la passione.

Apprezzo molto Jennie Fields per averci raccontato oltre la relazione amorosa di Edith e Morton, dell’amicizia

femminle fra lei ed Anne, un potere che ha superato  ogni difficolta’, incomprensioni passeggere, differenze.

Un bellissimo libro del quale discutere a lungo nei nostri gruppi di lettura.

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CRONACHE DI FINE AGOSTO DI UNA BLOGGER

pubblicato da: Mirna - 25 Agosto, 2013 @ 3:15 pm

 

CRONACHE DI FINE AGOSTO DI UNA BLOGGER

 

Il BLOG e’ un diario in cui lo scrivente scrive di se’, dei suoi pensieri con Il desiderio di condividerli, di discuterne,   di regalare qualcosa del suo animo e  possibilmente di ricevere  in cambio consigli, impressioni, parole, in questo caso scritte.

Essendo LA LETTURA l’argomento del mio blog, so che viene apprezzato per I consigli letterari, chissa’ se lo e’ pure per le riflessioni che ogni libro  sollecita? O semplicemente per I piccoli accadimenti quotidiani personali raccontati?

Anche la  nostra vita e’ LETTURA  e conoscenza. In questi tempi frettolosi, dove le comunicazioni sono brevissime, sintetiche, spesso superficiali credo che un po’ di pazienza nell’ascoltare e raccontare piu’ ampiamente di se’ sarebbe un arricchimento.

Su Facebook vedo immagini di amici in posti bellissimi o brevi frasi di cio’ che hanno vissuto…ed io vorrei saperne di piu’…per fermare gli attimi anche delle vite che mi passano accanto, per non avere soltanto un’impressione di qualcosa che corre come visto dal treno.

Per una blogger , lettrice accanita poi, le sfumature e  le pieghe dei sentimenti altrui sono preziosi e nutrienti.

In questi ultimi gorni di agosto qui nel mio paese di villeggiante d’altri tempi comincio a sentire il desiderio di citta’, di musei, di cinema e tutto il mio Paradiso mediterraneo alla Rousseau inizia a incrinarsi in frammenti misti di felicita’ e di malinconia.

Parliamo dunque di attimi perfetti e non. Ieri sera mentre ormai il sole era sceso dietro il monte alle 19 e nuvoloni neri stavano arrivando sul campanile e su di me seduta in terrazza  orfana delle rondini ormai a…nanna mi ha preso una malinconia funesta. Ho pensato ai consigli Zen che Stefania mi elargisce e mi sono imposta di ridiventare se non prprio allegra, almeno non da “suicidio” pensando che ero viva, le surfinie  stupende, Mimilla mi aspettava in mansarda…

{Di momenti perfetti ne ho parlato anche troppo…mi manca quest’ultimo vissuto quache giorno fa a Chiavari in un bar ventilato sotto gli antichi portici “Moda’ Café”…un cappuccino in deliziosa tazza alta e una “striscia” di focaccia morbida, unta al punto giusto…un sapore da piacere sensuale.}

Mi sono persa, volevo trascrivere la frase di Montesquieu “In tutta la mia vita “ disse una volta “non ho mai avuto un dispiacere che un’ora di lettura non abbia dissipato”.

 

Per tornare dunque ad ieri sera, cupa serata di fine agosto, mi sono tuffata  nel romanzo di Jennie Fields “L’eta’ del desiderio”, Neri Pozza, l’educazione sentimentale della grande scrittrice Edith Wharton che riuscira’ finalmente a sciogliere la sua sensualita’…non certo con cappuccino e focaccia ligure.

Anche questa, come molte altre, sono le letture che piu’ mi avvolgono e rilassano :le descrizioni della buona societa’ anglosassone e non, I riti mondani, le conversazioni culturali nei salotti di Parigi o Londra,  il pensiero delle donne finalmente che si sentono protagoniste…chissa’ se con l’eta’ si ritornera’ ai gusti “primordiali di lettura”, come ad una Itaca  letteraria. Anche “Tentativi botanici degli affetti” rientra nelle mie piu’ gustose letture, una di quelle che fanno superare dispiaceri o attimi grigi.

 

Ah,ma sapete dove si trova la lettrice Grazia in questo momento ?: in Val d’Aosta, “in un vallone tra larici e massi, sotto un ghiacciaio, in compagnia di Elizabeth von Arnim” e del suo “Uno chalet tutto per me”

Leggetelo!

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TENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI, di Beatrice Masini

pubblicato da: Mirna - 17 Agosto, 2013 @ 11:52 am

TENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI di Beatrice Masini

 

Ho gia’ scritto di questo belissmo romanzo che sto rileggendo in questi giorni di piena estate. Vi consiglio di leggerlo e di gustarlo.

Edizioni Bompiani. Anch’esso finalista del Premio Campiello.

Non voglio ripetere cio’ che ho gia’ scritto circa le emozioni e le suggestioni suscitate ( cercate nell’archivio blog digitando il titolo), ma voglio aggiungere altre sensazioni.

Tipo “la giornata perfetta”. Io trovo e riconosco – per me – alcune giornate perfette durante l’anno, sia a Trento che altrove. Che cosa le rendono perfette per me? Certamente la giusta temperatura, le ombre dolci, il sole morbido, la predisposizione della mente e del cuore ad essere tutt’uno con la Natura, con il Creato , forse profumi di fiori o voli lenti di farfalle , o semplicemente uno sguardo piu’saggio che ti fa sentire felice di essere vivo.

Ed ecco che la lettura (– ma di che cosa parlano coloro che non leggono libri ,maestri e compagni di vita? – ci chiedevamo Grazia ed io l’altro giorno –) ti ripresenta I tuoi pensieri o te li dirime.

Beatrice Masini , o meglio la sua Bianca, protagonista del romanzo  scrive di “giorni perfetti, cioe’ di quelli che” sembrano che non si bastano, tanta vita sembrano condensare dall’inizio alla fne: sono I giorni perfetti, col clima miracoloso che alterna fresco e tiepido secondo tu vada…sono I giorni in cui ogni cosa della natura sembra appena nata e insieme centenaria e ti guarda con questa sfida, tu, briciola d’esistenza…dicendoti che il resto c’e’ stato e ci sara’ e continuera’ a esserci  anche quando tu dovessi sparire…e invece di esserne frustrato provi un’intima gioia perche’ e’ cosi’ che e’ giusto…e’ il corso delle cose non umane che chiedono solo di essere contemplate e non capite…”

Cosi’pensavo poc’anzi sotto il sole del disteso mezzogiorno, un sole forte ( mi si e’ rotto l’ombrellone ieri l‘altro pr un folata di vento!!!) , un sole cocente, vivo che mi sembrava potesse sciogliermi le ossa e certi grumi di pensiero fossilizzati. Pensavo a questo romanzo che sembra cosi’ delicato nel titolo “botanico” ma che e’ permeato di una fisicita’ ancestrale e realistica pur  nella sua impalcatura ottocentesca.

E poi immersa nel sole pensavo alle mie due ultime giornate trascorse e mi son detta quasi ad alta voce: “ Ho avuto un bel ferragosto, anzi due giorni di festa”

E mi sembrava di risentire la voce di Msr. Dalloway che alla fine della sua serata si compiace e  finalmente si rilassa rassicurandosi “E’ stata una bella festa”.

Che distanza di tempo, spazio e ambiente. La’ la Londra post vittoriana dell’alta borghesia, qui una lettrice in pensione   in villeggiatura a Borzonasca che pero’- proprio grazie alla lettura e’ diventata un poco Mrs. Dalloway e tenta anche di essere Bianca ed “acquarellare!”

Si’, belli questi giorni di mezza estate. Piccoli progetti tutti riusciti. La passeggiata a Borzone con Grazia  e’ finita benissimo, nonostante la mia stanchezza e il male all’anca dell’inizio, poi il caffe’ nell’unico bar, la visione dell’Abbazia immersa nel verde d’oro di ulivi, clivi e fiori, le ortensie raccolte mi hanno galvanizzata  tanto che sembravo un’allodola  cinguettante.

Il pranzo quasi pronto per I nipoti, le pesche cotte  al forno all’amaretto e cacao buonissime.

Si’,  altrettanto bello il giorno dopo. Sempre con Grazia ,vero il Golfo Paradiso – ma come si fa a catturare tanta Bellezza? Non basta la macchina fotografica, forse un tela e  pennelli, o un quaderno per scrivere una poesia? O soltanto l’abbandonarsi grati all’azzurro celeste fermo come un campo eliso di mare, sussultare alla prepotenza delle bouganvilla, dei gelsomini, delle agavi carnose, del fruscio degli ulivi e delle palme …insomma quasi tristezza nel  non potersi tenere tanta bellezza.

E l’abbandono nell’angolo di paradiso di Renata, a Recco, dove dopo aver gustato trenette al pesto, tortino di zucchine e uno spettacolare  Clafoutis alle pesche – direi che anche un uno squisito dolce puo’ essere poesia –ci faceva sentire le protagoniste del romanzo della von Arnim “Uno splendido aprile” e il brusio che ci arrivava dalla spiaggia ci faceva declamare Montale “ Esterina, I tuoi vent’anni…”

Si’, due bellissime giornate che voglio concludere con il saluto del mattino a Miki, Emiliano e Valeria, davanti al porticciolo d iCamogli, tra “questo grappolo di case colorate “come ha scritto Miki ci siamo lasciati tra le bolle di sapone che riflettvano tutti I colori  e gli affetti dell’estate e di tutti  questi giorni  sospesi anch’essi in una bolla di “perfezione”.

 

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LA CADUTA di Giovanni Cocco, ed.Nutrimenti

pubblicato da: Mirna - 12 Agosto, 2013 @ 3:10 pm

 

 

Eccomi alle prese con un altro romanzo scritto da un uomo ed anche questo finalista del Premio Campiello.

Un racconto duro, scomodo, scritto con uno sguardo implacabile su di Noi.

Cocco ci parla della nostra Caduta come civilta’ occidentale, in uno stile, a detta di molti critici da romanzo biblico. Si parla di piccole e grandi catastrofi, degli attentati su un autobus Londra, di Parigi in fiamme ,di stupri, di razzismo, dell’aridita’ ed avidita’ individualistiche,  della primavera araba e tutto sembra partire da quel fatidico 11 novembre 2001.

Tutti gli sconvolgimenti che hanno segnato a sangue il primo decennio del nuovo secolo dunque, e narrato ispirandosi alla Torah e al libro dell’Apocalisse e “modellato su cicli pittorici rinascimentali”.

Eppure ci si affeziona ai personaggi, al nonno inglese che vuole andare a trovare il nipotino appena nato e che prende per una volta l’autobus sbagliato o alla donna mussulmana che riesce a partorire per miracolo nonostante il marito non voglia che venga toccata da medici maschi…

“Un romanzo implacabile e trascinante, in cui il flusso della storia permea il destino degli individui, e ciascun personaggio condanna gli altri a pagare il prezzo delle proprie scelte, a espiare il castigo o a trovare la redenzione” recita la prefazione in sovracoperta.

Giovanni Cocco e’ giovane e forse per questo ancor piu’ severo.

Lo consiglio ai miei amici lettori, mentre io mi voglio rinfrescare e allietare con altri libri squisitamente femminili che continuano ad arrivare in questa mio angolo Borzonaschino.

 

Presto riprendero’ in mano nel mio “angolo Rousseau” – e che cosa meglio di verde, fiori, farfalle e frutti che un verde mediterraneo per rileggere “Tentativi di  botanica degli affetti”? E chissa’, provare persino ad “acquarellare”?

E poi mi aspetta “Il fiore azzurro” di Penelope Fitzgerald, scritto ad ottant’anni e considerato il suo capolavoro.

E direttamente da Gary dagli USA “Che fine ha fatto Mr.Y.” di Scarlett Thomas.  “Imperdibile” dice Loredana Lipperini. Strani eventi accadono intorno ad Ariel , studentessa della British University…libri rarissimi, professori che scompaiono…thriller, fantascienza, cocktail di filosofia,fisica, scienza e letteratura (Tascabili Newton).

A proposito di “gialli” da Renata mi e’ giunto “Un caso di scomparsa”, di uno srittore israeliano, Dror.A. Mishani. Cosi’ anche Israele ha il suo Montalbano. Ediz. Guanda

E poi? E poi?

Dalle mani di …Miki  direttamente al mio cuore di lettrice ed amante di Virginia Woolf una nuova ristampa del suo “Diario di una scrittrice” E che scrive la Woolf in un suo lontano agosto 1931?

“Affacciata alla finestra mi dicevo: osserva questo momento perche’ da ventun anni non fa cosi’ caldo. Dallo studio alla casa editrice c’era un vento caldo come ad attraversare una cucina. Fuori ragazze e giovanotti in bianco sdraiati sull’erba della piazza…un’ottima estate questa…meravigliosamente calma, ariosa, forte. Credo che vorrei, per l’avvenire, quest’esistenza piu’ umana: dissiparmi prodigalmente tra gli amici, sentire la vastita e il gusto del vivere umano…”

Che gioia aver avuto nel paesello forse un po’ troppo letteraturizzato nel mio blog (?) , qui nella nostra casa di scale e terrazzini, Miki, Emiliano e la lucente piccola , deliziosa Valeria.

Dovrei scrivere un altro post per raccontare del loro brevissimo soggiorno , forse Miki ed io lo faremo…per ora ricordo con gioia sorridente il riflesso dei fiori e della luce che circonda questa famigliola.

E sentire, come scrive la Woolf, la vastita’ e il gusto del vivere umano e a far si’ che  anche questa estate sia una buona estate.

So che per la piccola Sara di Raffaella e Andrea lo sara’ e per molti molti di voi …che potrebbero aggiungere quache granello di gioia.

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L’ULTIMO BALLO DI CHARLOT di Fabio Stassi

pubblicato da: Mirna - 7 Agosto, 2013 @ 8:26 pm

Non vorrei scrivere troppo di questo racconto che definirei una “chicca”, ma vi consiglio caldamente di leggerlo perché è speciale, diverso da tanti altri romanzi,  anche un po’ indefinibile come genere.

Sembrerebbe una sintetica biografia di Charlie Chaplin,  ma secondo me è invece la storia della nostra immaginazione, delle nostre idee, delle nostre invenzioni.

E siccome ogni pensiero o idea è realtà, stiamo  parlando di noi , della nostra vita e dei simboli che noi amiamo e introiettiamo per assimilare e fermare le innumerevoli e quasi insopportabili scoperte ed emozioni che la Vita ci presenta.

E chi “prende” Fabio Stassi, scrittore- bibliotecario  (io adoro i bibliotecari perché odorano di libri!) per suggerirci le altre dimensioni della vita, le mille sfaccettature dell’umanita’? Il “vagabondo” del nostro ormai immaginario collettivo nato con l’invenzione che era già in nuce nel nostro essere umani, quella del cinema…che riesce a fermare finalmente in immagini mobili“ l’equilibrio della nostra perfetta imperfezione.”

Charlot è diventato il nostro alter ego “fatto a rovescio” come lui stesso si definiva. Il comico più triste e divertente del secolo appena passato, nato e creato dal cinema nella medesima dimensione temporale. O e’ creatore del cinema egli stesso?

Perché lui sa come è nato il cinematografo, lui venuto al mondo in un carrozzone di zingari in Inghilterra e cresciuto per alcuni anni in un circo . Qui ha conosciuto il nero Arlequin che innamoratosi della favolosa cavallerizza acrobata Ester -che sembrava volare sui cavalli- aveva inventato una scatola per poter fermare le  immagini  della sua bella  prima che lei  partisse per l’America e poi laggiù rovinarsi una gamba. Così Arlequin è riuscito a tenersi per sempre  la perfezione di Ester.

Tutto ciò Charlie Chaplin lo racconta a Christopher, l’ultimo figlio avuto da O’ona O’Neil in una lunga lettera dove accanto ai tanti episodi del suo arrivo in America, ai racconti delle sue fatiche, delusioni, nostalgia e accanto a strepitose descrizioni di ciò che era l’America del nostro sogno di riscatto dell’inizio Novecento ci sono, quasi a parte, annuali incontri con la Morte, puntualmente alla  vigilia di Natale. La Morte è gentile e  se Charlot ormai ultraottantenne riuscirà a farla ridere, lei gli regalerà un altro anno di vita.

Charlot rappresenta il wanderer, il vagabondo che cerca luoghi e persone per sentirsi se stesso, per ritrovarsi, per capirsi, per sentirsi amato…non siamo così anche noi?

C’è una sua sostanziosa  autobiografia che io chissà perché a suo tempo non lessi. Conoscevo molti episodi della sua vita, forse non ero così interessata.,  Devo dire che per il mio modo di sapere le cose ciò che mi racconta Fabio Stassi, pur se non  filologicamente esatto,  mi è più congeniale.

Immagini e personaggi indimenticabili: l’arrivo forzato a New York e il suo voltarle la schiena, il duende – quel malessere che incendia il sangue – del barbiere Andaluso, i compagni di tutti i lavori che intraprende Charlie Chaplin, da boxeur, a tipografo, aiuto regista fino a ciò che si sovrappone a lui stesso: l’attore che recita se stesso, un clown triste che deve compiere una missione per equilibrare tutte le cose storte che ci sono nel mondo.

Il 24 dicembre del 1977 la Morte non riesce più a ridere con le vecchie gags di Charlot, allora entrambi  decidono che e’ ora di prendersi a braccetto e uscire di scena. La Morte sembra proprio Arlequin, il vero inventore del cinema, colui che voleva sapere che cosa si prova a rivedere per sempre  una persona cara. O semplicemente a rivedere noi stessi?

 

“L’ultimo ballo di Charlot” è finalista del Premio Campiello.

Ediz. Sellerio

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