ALLA FINESTRA…OGNI MATTINA
pubblicato da: Mirna - 3 Febbraio, 2014 @ 8:39 am“Sun rise, sun rise, looks the morning in your eyes…”
Ogni mattina mi affaccio alla finestra e ascolto un Cd di Norah Jones. La conoscete? Me la fece conoscere anni fa la mia cara amica americana Verlyn. Da allora le sue canzoni accompagnano me e Stefania quando siamo in cucina a preparare il caffè e nei viaggi in macchina.
Aspetto che il sole sorga ogni mattina, anche in queste lunghe giornate di pioggia invernale. “Surprise, surprise, couldn’t find in your eyes, but I’m sure it’s written all over my face …” Sorprese di ogni giorno soprattutto nei nostri volti, nei nostri occhi che guardano il mondo “Never something I could hide, when I see we made it through another day…” Non ci si può nascondere mentre scorre un altro giorno.
Parole semplici accompagnate da una musica dolce che ti prende e ti fa riflettere e guardare ciò che accade fuori e dentro di noi. E in  ogni mattina hai la consapevolezza che qualcosa è cambiato in meglio e in peggio.
E’ bello assaporare ogni giorno con musica e aroma del caffè che si unisce al borbottio della caffettiera, sapere che hai un buon libro iniziato che ti prende, sentirsi appagati dalla vita intensa e gratificante  di tua figlia. Allora ripercorri il giorno prima e il giorno che hai davanti a te: devo preparare una torta, rivedrò i cari amici nel salotto di Cristina.
Però so che anche il mio caro amico georgiano Shalva non sarà più con noi. Se n’è andato per sempre. Ed ieri a San Michele l’ho rivisto per l’ultima volta in un alone di serenità . Era una persona intelligente, colta, sensibile e la nostra conoscenza è stata sempre circondata da simpatia grande, da curiosità verso la sua Tblisi, da interessi reciproci. Sua moglie ci aveva preparato spesso la pizza georgiana e lui citava i suoi versi brindando in piedi all’amicizia. Ricordi molto belli che non si possono nascondere, ma che rivivranno sempre. Come la mattinata a casa mia quando Shalva e sua moglie Nino si erano messi al pianoforte , felici di ritrovare uno strumento che sapevano suonare , ma che nel loro esilio non potevano più toccare.
Ecco stamattina affacciandomi alla finestra aspettando il sole nascosto dalle nubi fosche ho pensato anche a lui.
QUANDO SOFFIA IL VENTO di Monica Dickens, ed.Astoria
pubblicato da: Mirna - 29 Gennaio, 2014 @ 4:10 pmChe delizia questi libri dalla copertina rossa editi da Astoria.
Ristampano vecchi romanzi inglesi che al loro  tempo hanno avuto molto successo.
E poi Monica Dickens, pronipote di Charles, che scrittrice deliziosa!
Ricordo che  appena giunta a Londra fui mandata dalla mia famiglia ospite in the Library per scegliere alcuni libri. Scelsi dietro consiglio di Mrs. Kendix “A pair of feet“, “A pair of hands” di Monica Dichens.
Un paio di piedi, Un paio di mani dove la scrittrice racconta in modo esilarante le sue peripezie come cameriera-cuoca  e come infermiera. Esperienze realmente vissute.
Scrisse poi tanti  altri romanzi che ebbero molto successo perchè non solo “fu uno degli osservatori più teneri e umoristici della scena inglese” , ma perchè “i suoi eroi e le sue eroine sono caratterizzati da un’innocenza coraggiosa e attraente, da un desiderio di essere utili che viene gradualmente fiaccato da circostanze interamente al di là delle loro capacità ” (A.S.Byatt)
E quest’ultimo giudizio si adatta perfettamente alla protagonista di “Quando soffia il vento“. Louise è rimasta da poco vedova di un marito non troppo compianto, ma subìto per lunghi anni di convivenza arida e tutto sommato solitaria perchè le figlie già grandi da tempo vivono da sole. Chi sposata, come Miriam e Anne, chi con un lavoro interessante come Eva che fa l’attrice.
E’ giunto finalmente il momento di avere una vita tutta sua e non succube di un marito prepotente e indifferente?
No.
Perchè il “caro” defunto ha lasciato soltanto debiti e Louise deve vendere la casa per saldarli rimanendo così senza un soldo.
Le figlie decidono che sarebbe socialmente riprovevole che la madre cercasse un lavoro, sebbene sia ancora relativamente giovane, ma decidono di prenderla a turno a casa propria. Louise si sente un pacco che può essere spostato a piacimento e soprattutto dipendente in tutto e per tutto dalle figlie, tranne nei mesi d’inverno durante i quali può permettersi di soggiornare in un albergo di un’amica d’infanzia sull’isola di Whight.
E’ una malinconica intrusa nella vita di Miriam, la primogenita sposata ad un avvocato importante, la quale tra un garden party e cene non ha certo il tempo e la voglia di capire come si può sentire la madre.
Ed Ann? Sposata ad un agricoltore è insofferente a tutto. Eva, poi è sempre alle prese con amori trasgressivi e con la precaria vita di attrice di teatro.
Louise ha solo un conforto: la nipotina Ellen, figlia di Miriam, amch’essa lasciata affettivamente  in disparte dalla famiglia.
E un incontro casuale fatto in una tea room di  Londra con un grasso venditore di letti, Mr. Gordon Disher. E’ uno scrittore di gialli trash, che per vivere fa il commesso in un negozio di letti. Mr.Disher è una persona gentilissima e dona a Louise simpatia, attenzione e affetto.
Dall’amara consapevolezza che non sempre i figli capiscono le necessità dei genitori rimasti soli a un inaspettato colpo di scena da parte di una persona mite e dipendente come Loiuse quando decide, pur di essere libera e autonoma, di andare a vivere in una roulotte…
Romanzo scorrevole, gustoso, da leggere.
HANNAH E LE ALTRE di Nadia Fusini, ed, Einaudi
pubblicato da: Mirna - 26 Gennaio, 2014 @ 6:43 pmVorrei ricordare  per il giorno della memoria Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt, tre donne ebree,  presentateci magistralmente da Nadia Fusini in questo saggio.
Tre donne, tre pensatrici cresciute in un periodo, quello tremendo dei totalitarismi, del Nazismo, delle barbarie,  della Shoah  e  “con la catastrofe, al centro del suo scatenamento“ il cui  sguardo sulla violenza, sul potere e sulla guerra ci rivelano una grande indipendenza di pensiero.
Ho letto con passione questo libro ritrovando linee parallele del vedere, del sentire, del pensare femminile: Â le donne… outsider come gli ebrei, i diseredati, come gli emarginati di sempre.
Simone Weil ha una grande sete di giustizia, una totale empatia con gli oppressi, i poveri, condivide con essi le privazioni tanto che morirà , non in un campo di concentramento , bensì di scarsa nutrizione, di debolezza. E’ una mistica, una filosofa, una santa? Per lei l’Amore dovrebbe reggere il mondo. Mentre – e i suoi tempi glielo confermano – tutto si concentra sulla guerra e sul potere. Legge in modo super maschilista L’Iliade confrontandola con il Nazismo. Solo guerra e sangue. La legge a modo suo, tralasciando i tanti squarci di umanità che attraversano il poema, come quello in cui Achille ha un moto di dolce pietà verso Priamo.
Anche Rachel Bespaloff, la più misteriosa e riservata delle tre, legge e commenta l’Iliade, questo poema che sembra incarnare gli attributi maschili di violenza e di potere tipici del Nazismo. Morirà negli USA,  suicida. Per lei è la Poesia che  ha la capacità “di mantenere viva nella parola l’avventura umana della conoscenza. Unica e sola redenzione possibile, al poeta è dato di immaginare nella lingua un luogo dell’interiorità , dove l’esistenza assume un volto etico.”
I tempi oscuri in cui vivono le tre donne farà dire ad Hanna Arendt, forse la più forte e la più “fortunata”, che il mondo si sta trasformando in un terribile ingranaggio. Come descrittoci da Kafka ne “Il castello”. Il mondo burocratico entra persino nella terribile “soluzione finale” dei Nazisti tanto che Eichmann nel processo tenuto a Gerusalemme continuerà a sostenere che lui non ha ucciso nessuno, firmava soltanto. E Hanna, scontrandosi con l‘intellighenzia del tempo, e dimostrando di mantenere una ferma indipendenza di pensiero,  riesce a scoprire in lui – un uomo nullità –  proprio “la banalità del male” . La colse nel linguaggio incolore, arido noioso, monotono che Eichmann usava. “Chi compie il male, lo fraziona in atti che mette in fila uno dietro l’altro senza connetterli. Atti che compiono uomini che per l’appunto non pensano.”
Hanna Arendt nasce nel 19o6 e muore negli USA nel 1975. Riesce a salvarsi da un campo di internamento, riesce ad avere il visto per gli Stati Uniti, legge e scrive moltissimo. “Perchè è la lettura che spinge a scrivere”.
Naturalmente Virginia Woolf ha già scritto della stanza tutta per sè, ma il 20 aprile 1935 sul suo diario, dopo aver appreso delle minacce di violenza viriloidi che vengono dalla Germania e dall’Italia si chiede “ma qual è l’angolo della donna? ” E a  Nadia Fusini che si sofferma su questa frase appaiono in modo automatico gli aggettivi equilatero, isoscele, scaleno. Conclude che scaleno sembra più adatto alla donna: è più irregolare…
Il pensiero femminile che mi incanta perchè mi sembra sì più “irregolare”, ma certamente vasto, completo, multiforme, è analizzato  nella figura femminile di un’ebrea vissuta nel XVIII sec.,  Rahel Levin della quale Hanna Arend scrive una biografia.
Un altro libro che cercherò.
Stanno proiettando il film di Margareth von Trotta proprio sulla relazione  di Hannah Arendt durante il processo Eichmann.
GRUPPO DI LETTURA AL “CONTROVENTO”
pubblicato da: Mirna - 23 Gennaio, 2014 @ 9:05 amFinalmente ci si ritrova nel pomeriggio invernale a parlare di libri. Emma non vedeva l’ora. Mi aveva scritto per sapere del prossimo appuntamento. “E’ così piacevole ritrovarsi con un caffè e con tanti libri da condividere” ci dice. Emma è appassionata di letteratura ebraica e ci parla immediatamente di Edith Bruck, la scrittrice scampata alla Shoa. E’ uscito “Chi ti ama così” dal quale è già stato tratto un film. In una intervista l’ottantenne scrittrice risponde all’ultima domanda:
Nel romanzo “Chi ti ama cosìâ€, lei scrive: “La vita è un intreccio di fili spinatiâ€. Ma la speranza riesce a passare tra questi fili?
Non sono una persona disperata, infelice. Vivo, come lei, come tutti. Cucino, faccio la spesa, rido, gioco al “Gratta e vinciâ€â€¦ Però il passato non deve essere dimenticato, perché non accadano più cose del genere. Occorre illuminare le coscienze!”
Un altro bellissimo romanzo è “Il piccolo burattinario di Varsavia” di Eva Weaver , storia di un  bambino che vive nel ghetto di
Varsavia, ma che grazie alla sua creatività nel fabbricare marionette e farle recitare, riesce ad uscire e ad entrare con facilità  dal ghetto e persino a scalfire il cuore di un nazista.
“Eva Weaver riesce nella più difficile delle imprese, raccontare nel contempo il cuore fragile della tragedia, la perdita dell’innocenza di un bambino e la sua inesauribile capacita` di sognare di nuovo. Ricordandoci che, se ragazzini come Mika, con la loro infinita immaginazione, non fossero esistiti, i nazisti avrebbero addormentato i cuori e avrebbero vinto.”
Ma i titoli si susseguono : Rina ci presenta  un altro delizioso romanzo di Elizabeth von Arnim “Vi presento Sally” dove il punto centrale è l’eccessiva bellezza che può creare problemi. Lettura divertente . Sally, la ragazza ammaliatrice, ma ingenua, viene tenuta “nascosta” dal padre …da leggere e sorridere. Bollati  Boringhieri “Un romanzo molto ironico e spassoso, che ha per protagonista una bellissima donna (semplice, poco colta e ingenua), ma non per questo meno ammirevole delle altre figure femminili che popolano i romanzi di Elizabeth von Arnim.”
E poi letture di viaggio “Tra boschi e l’acqua” di Patrick Leigh Fermor, ediz Adelphi: a piedi fino a Costantinopèoli, dal Medio Danubio alle Porte di ferro.
“Ebano” di Ryszard Kapuscinskuschi dove la luce, il caldo e la concezionde del tempo ci danno un’immagine avvincente dell'”Africa che cammina”.
L’autore si cala nel continente africano e se ne lascia sommergere. Abita nelle case dei sobborghi piu poveri, brulicanti di scarafaggi, si ammala di tubercolosi, rischia la morte per mano di un guerrigliero, ha paura, si dispera. Ma non rinuncia mai allo sguardo del reporter.
Daria mi presta “Hannah e le altre” di Nadia Fusini, ed. adelphi , dove il pensiero di Simone Weil, Rachel Bespaloff, Hanna Arendt di incontrano. Non vedo l’ora di leggerlo.
Raffaella che oggi ha portato con sè la sua splendida bambina Saraswati elogia ancora una volta “I livelli di vita” di Barthes consigliatoci da Camilla. Raffella legge spesso romanzi in lingua inglese su gli e-book. Ne parleremo la prossima volta. Intanto però ci presenta il libretto di una poetessa, Nadia Nicolodi “Sopra le nuvole”. Speriamo possa essere presente al prossimo incontro che sarà il 10 febbraio.
Io presto l’avvincente romanzo di Alvaro Torchio “Vivaldi e il segreto del nuovo mondo” a Emma e quanto prima inviteremo l’autore .
E mentre Maria Grazia continua parlandoci di Sandor Marai e del suo romanzo “La sorella”, io osservo con la coda dell’occhio Saraswati che in un tavolino accanto al nostro disegna e colora prestando sicuramente l’orecchio alle nostre voci e al nostro parlar di libri.
Arrivederci a lunedì 10 febbraio, ore 17.oo , al bar libreria CONTROVENTO
SANA’A E LA NOTTE di Elena Dak
pubblicato da: Mirna - 20 Gennaio, 2014 @ 7:50 amIeri seguendo la bella trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” ho rivisto Elena Dak che ho conosciutoi tempo fa. Venne infatti a parlare del suo libro al bar libreria di via Galilei. Ve lo ripropongo pensando che ogni viaggio è un’avventura del cuore e della mente.
Che misteriose coordinate ci fanno innamorare di una città  ? Accade forse che al primo incontro con un Luogo particolare per noi qualcosa vada a riempire una nostra antica necessità di completamento, appaghi una nostalgia che non sapevamo di provare?
Elena Dak, viaggiatrice e cittadina del mondo ce lo racconta nel suo libro edito da Alpine Studio.
Elena ha fatto parecchi viaggi in in Medio Oriente, Asia Centrale e Nord Africa, ha lavorato per diversi anni per un operatore turistico. Ha pubblicato un libro me l 2007 “La carovana del sale” dove racconta la sua esperienza di viaggio nel Sahara con una carovana di 30 Tuareg e 300 cammelli.
Ci aspetta nella saletta superiore del Libri & Caffè, è una bella giovane donna dal sorriso aperto al mondo – si capisce dallo sguardo osservatore e interessato -  dai modi  accattivanti e da un raccontare fascinoso e ammaliatore.
Ci porta a Sana’a.
La città  delle Mille e una notte. La città amatissima anche da Pasolini che ha capito che “ occorre percorrere tutte le strade prima di poter giungere a Sana’a”. Pasolini che ha sollecitato L’Unesco a far inserire la capitale dello Yemen nel patrimonio dell’umanità .
Elena si innamora di Sana’a di notte, appena arrivata. Nonostante la stanchezza del viaggio, la nostra viaggiatrice vuole vederla subito, dapprima dall’alto di una delle sue terrazze , poi entrando nel cuore dei suoi vicoli fra il blu e le luci schermate dei vetri multicolori per giungere alla sua essenza. E’ un colpo di fulmine. E si sa che nella notte noi siamo più vulnerabili, ricettivi, immaginifici, siamo aperti ad accettare in modo istintivo e naturale qualcosa che forse ci apparteneva già . E’ forse un desiderio viscerale di ri-tornare al giardino dell’Eden? al l Luogo ideale , a quell’Altrove a cui tutti aneliamo, il Luogo in cui sostare sospesa per assaporare appieno l’hic et nunc.
“Sento entrare in me una dimensione diversa o forse io metto piede in uno spazio anomalo, come se qualcosa mi riportasse in un’epoca che non ho conosciuto, lontano nella storia..(p. 14)
Non è un caso che Elena Dak ritrovi nel suo primo girovagare notturno un po’ della sua Venezia natia. Scriveva Pasolini ” Se l’idea di Venezia è nata in qualche punto dell’oriente, questo punto è lo Yemen. Sana’a è la città più bella dello Yemen, è una piccola, selvaggia Venezia posata sulla polvere del deserto, tra giardini di palme e orzo, anzichè sul mare.” Una bellezza eccessiva, irreale che rasenta la perfezione.” (p.15)
Questo libro è sì un diario di viaggio, ne ricaviamo informazioni precise dei luoghi, dettagli toponomastici, descrizioni delle sue torri, delle sue pietre , dei giardini, delle piante e dei fiori dai nomi che solo a sentirli ti fanno illanguidire come jacaranda lilla, bouganvillea viola, datteri, chicchi di pepe, mimose gialle…
…ci sono fotografie in bianco e nero e acquerelli colorati; vediamo la bellezza di Sana’a ed anche la sua fragilità fatta di fango e paglia, di piccole pietre sovrapposte a secco Si possono persino sentire i profumi del pane sfornato ad ogni momento del giorno, si sente il vocìo stentoreo degli uomini , apprendiamo della vita quotidiana e delle traversie politiche.
Ma Elena Dak ci svela soprattutto che si può viaggiare non solo attraverso i luoghi fisici ma soprattutto attraverso le emozioni e le percezioni sinestetiche della mente e del cuore in modo tale da farsi “assorbire l’anima”.
Evidentemente Sana’a non può che spingere a raccontare come fece Sherazade e come fa Elena con la sua scrittura avvincente, con l’incantamento delle parole che intrecciano torri, moschee, orti, suk , personaggi a quell’appagante nostalgia del mistero.
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Grandezza e limiti di Facebook
pubblicato da: Mirna - 15 Gennaio, 2014 @ 8:48 amParafrasando il saggio di Erich Fromm “Grandezza e limiti del pensiero di Freud” (sicuramente gli amanti della psicoanalisi l’avranno letto)  desidero fare alcune considerazioni su questo social network del quale anch’io faccio parte. Così, un po’ per caso, un po’ spinta da mia figlia , ma anche perchè fa parte ormai della nostra cultura. Almeno per curiosità .
Ebbene, pur condividendo le critiche sull’eccessivo e sconsiderato uso che moltissimi ne fanno, pur notando spesso la superficialità degli interventi, vi ho trovato spesso invece notizie interessanti, importanti. Non scordiamo il ruolo che Twitter e Facebook ebbero nella Primavera Araba e non solo.
Facebook è una finestra sul mondo al quale puoi affacciarti in tempo reale. Al mattino, dopo il caffè, vedo subito se Stefania ha scattato una foto dei suoi viaggi o  dei suoi concerti ancor prima di telefonarci, leggo che la mia ritrovata cuginetta di Verona ha cucinato gnocchi di zucca, posso ammirare i suoi nipotini che ancora non conosco,  apprendo da Silvia Neonato i programmi della Società delle Letterate, conosco futuri impegni socio politici culturali.
Ho notato che non molti miei coetanei ne sono partecipi, molti sono diffidenti, o proprio non usano Internet. Perchè tralasciare una possibilità di interessi e scoperte?
Per me, socievole e con una discreta memoria del mio passato, è una grande gioia ritrovare vecchie amicizie. Ho ritrovato così le mie amiche irlandesi e scozzesi, la mia collega giamaicana e alcuni altri, so almeno qualcosa della loro vita, ho visto le foto delle loro famiglie, apprendo di qualche loro viaggio, come sono diventati.
E l’altro giorno che emozione…ho ritrovato Vincenzo, l’amico dell’infanzia di Carpi.
Abitavamo entrambi in via Brennero, detta Cantarana, forse perchè a quel tempo c’erano vicini i campi di grano e si sentivano gracidare le rane?
Io al n.3, lui al n.5. Ricordo che nelle serate caldissime estive la nonna Bianca ci portava accanto ai campi a catturare le lucciole, ma ricordo anche che in quelle lunghe serate morbide si giocava a nascondino, proprio con Vincenzo, Brunella e Claudia.
Vincenzo mi ha risposto, ora abita a Milano, Â ha scritto libri sull’aeromodellismo, sua grande passione; visitate il suo sito, finalmente ci sarebbe un consiglio di lettura per uomini, dato che il mio blog predilige la letteratura femminile
Ritrovare un lontano amico su Facebook è stato un regalo. Vincenzo, gli altri amici di quel tempo, la stessa Cantarana e la mia casa del n.3, ormai fatiscente, rimangono in un mondo un po’ onirico. Ho lasciato quella parte della mia vita tantissimi anni fa, ma i dieci anni trascorsi in quella casa misteriosa dalla loggia piena di aspidistre, dal pozzo nel cortiletto, dal muretto che divideva proprio i nostri  cortili sono sempre riapparsi nei miei sogni per tanto tempo. Quel muretto attraverso il quale Vincenzo ed io ci scambiavamo le figurine degli animali. O parlavamo di Coppi e Bartali. E rivedere quel muro  in questa sua vecchia foto mi ha intrigato moltissimo.
Ritornai  a Carpi alcuni anni fa, con il desiderio di entrare nella mia vecchia casa, ma non ho avuto il coraggio di bussare, anche perchè forse volevo che tutto rimanesse come lo ricordo e come lo rivedo  nei sogni.
Grandezza di Facebook che mi ha regalato una coloritura in più al mio trascorso.
Gentilissimo ragazzo Vincenzo, mi ha aiutato una volta a pitturare la cartina della Francia e un’altra volta a casa sua , insieme al suo amico Gallesi, voleva insegnarmi a ballare il rock and roll.
E tu cosa ricordi, Vincenzo?
STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA di Elena Ferrante, ed.e/o
pubblicato da: Mirna - 12 Gennaio, 2014 @ 4:56 pmNon c’è niente da fare. Se inizi un romanzo della Ferrante vieni travolta e assorbita da una Napoli oscura che qui nella sua trilogia o quadrilogia  de L’amica geniale diventa il simbolo della misteriosa femminilità , di un oscuro abisso “uterino”che non lascia spazio all’illusione di donna- non più vittima. Sentimenti viscerali che mi fanno pensare a Shakespeare, a re Lear quando per vendicarsi delle due figlie traditrici inveisce contro l’utero definendolo contenitore di pericolosi miasmi. E queste sono le riflessioni che Lila , l’anima nera e splendida di questa storia, attribuisce agli uomini .
E ci sono sempre le due amiche-nemiche che vivono lontane e vicine perchè sempre l’una nel pensiero dell’altra come perenne confronto e desiderio di approvazione.
Ormai hanno più di trent’anni:
Lenù, Elena Greco, l’io narrante si è sposata con un accademico, è entrata a far parte di una nota famiglia di intellettuali, lei stessa dopo aver frequentato la Normale di Pisa ha pubblicato un romanzo. Contuinua a sentirsi fortunata, ad essere uscita da quel rione-ghetto della sua infanzia dove malavita, volgarità , povertà la facevano e continuano a farla da padroni.
Ma nel suo intimo si sente ancora parte di quel microcosmo al quale invece Lila, con coraggio, è voluta tornare. Ed ecco che in questa decisione della sua “amica geniale” le domande su se stessa: ma la vincitrice è Lila, non io? Lila che ha capito com’è la natura degli uomini e sa con arcaica preveggenza che niente può cambiare?
In realtà Elena si sente soffocare nella Firenze borghese dove si è trasferita con il marito e si sente “aggredita” da due maternità ravvicinate. Sente la sua individualità , i suoi propositi e sogni di libertà vacillare sotto il “destino eterno” della femmina.
Il ritmo è incalzante, teso che ci fa percepire insieme alle vicissitudini delle due “amiche” i terribili anni Settanta, gli anni di piombo.
Lila che lavora in una fabbrica di insaccati vive sulla sua pelle le difficoltà del proletariato e i primi conflitti sanguinosi fra “fascisti e comunisti”.
La vita di Lila  – pensa però Elena – è mossa, sembra sapere e conoscere come va il mondo. Elena si sente sempre subalterna all’intelligenza di Lila la quale  più tardi entrerà come programmatrice  IBM in una fabbrica degli odiati  Solara, i malavitosi del rione.
C’è un momento clou  che unisce quasi tutti i protagonisti di questa saga: la cena offerta da uno dei fratelli Solara diventato  compagno della sorella di Elena. Occasione per festeggiare la madre –  che tutti sanno è un’usuraia e forse l’assassina di don Achille di cui si parla nel primo libro. – Ed è in queste ore cariche di tensione che si svelano e sfaccettano i sentimenti di tutti.
Quindi anche Elena “cede” ai compromessi accettando questo invito, sente che Lila è sempre un passo avanti a lei, forse ha ragione in tutto?
Sente che il lungo filo di voce che era stato il contatto per anni non aveva loro giovato. Avevano mantenuto il legame tra le loro due storie, ma per sottrazione. Erano diventate l’una per l’altra entità astratte…” tanto da potersi inventare dell’una e dell’altra qualsiasi capacità di azione e di pensiero.
Ma il passato è dentro le due donne cresciute in quel sobborgo vivo e sanguigno e i personaggi ritornano, come Nino il primo grande amore di Elena che le era stato sottratto per un breve periodo  dalla magnetica Lila.
Storie forti queste di Elena Ferrante che ha il coraggio di non essere retorica sulla vita delle donne, della maternità , del matrimonio.
Ha scritto di lei  “The New Yorker”: “…Aggredisce le smancerie borghesi e il decoro domestico, strappa via la pelle della consuetudine…”
Ma la vita di Lenù e Lila non è finita, ci saranno ancora decenni da raccontare. Aspetteremo dunque con ansia il quarto volume.
Cercate sul blog il mio commento sui precedenti: L’amica geniale, Storia del novo cognome.
NIENTE SI OPPONE ALLA NOTTE di Delphine de Vigan, ed. Mondadori
pubblicato da: Mirna - 7 Gennaio, 2014 @ 10:50 amQuando la scrittura diventa salvifica o almeno chiarificatrice, confessione, parte di assoluzione.
E’ ciò che fa la scrittrice Delphine de Vigan in questo romanzo biografico-autobiografico per dirimere le angoscie, l’amore irrisolto, il mistero di sua madre. Una scrittura onesta nel senso che è scritta per se stessa - l’autrice, la figlia, –  e per noi che possiamo  condividere con obiettività la storia di una donna bellissima e tragicamente segnata dalla malattia mentale.
Sua madre Lucile – ne vediamo un’istantanea in copertina – nasce ina una famiglia numerosa e particolare, dove tutti i bambini sono belli e biondi tanto che per molti anni lavorano come modelli pubblicitari. Soprattutto Lucile, la più bella e affascinante , riservata ma con uno sguardo spietatamente acuto . Maturata troppo in fretta tra fratelli e sorelle lei è sempre stata la figlia osservata con un’attenzione troppo particolare dal padre.
Lui non poteva staccare lo sguardo da lei, incantato.
E lo stesso effetto Lucile lo provoca su tutti. Lo racconta lei stessa a sua figlia Delphine ! Le avrebbe raccontato di quell’attrazione che esercitava sulle persone, quel misto di bellezza e assenza, quel suo modo di sostenere lo sguardo, persa nei suoi pensieri.
E’ da questo mistero venato di nero che occorre iniziare per raccontare la madre.
Il suo suicidio è l’evento che spinge Delphine a riscoprirla, a conoscerla fino in fondo. Deve. E’ un imperativo categorico. Non può farsi distruggere da ricordi inquietanti e incomprensibili, deve approfondire il dolore di entrambe.
“Scrivo di Lucile con i miei occhi di bambina cresciuta troppo in fretta, scrivo il mistero che lei è sempre stata per me, così presente e, nello stesso tempo, così lontana, lei che non mi ha più abbracciato da quando ho compiuto dieci anni.”
Una storia che non ci lascia indifferenti, che ci lega perchè c’è sempre qualcosa di riconoscibile nelle tragedie altrui.
Scrive Delphine de Vigan. “la mia famiglia incarna quel che la gioia ha di più chiassoso, di più spettacolare, l’eco instancabile dei morti, e il risonare del disastro. Oggi so pure che illustra, come tante altre famiglie, il potere devastante della parole, e quello del silenzio.”
E’ molto difficile per Delphine manipolare o romanzare la vita di sua madre nella quale si trova invischiata e,soltanto con fatica e grande dolore, riesce a sbrogliarla rimanendo spietatamente nella realtà dei fatti e dei sentimenti. Deve partire dai frammenti che Lucile aveva confidato all’uno e all’altro dei fratelli e sorelle, a sua sorella Manon, a Delphine più raramente. Cerca di ricomporre il punto di vista della madre. “Ricompongo, certo, riempio i vuoti, sistemo a modo mio. Mi allontano di più da Lucile volendo avvicinarla”
Il male di vivere di Lucile è entrato a far parte anche delle figlie, ma tutta la grande famiglia dei nonni, degli zii rispecchiava in parte schegge del sentire degli altri. Una “bella”famiglia della quale esiste anche un reportage nella televisione francese. Genitori carismatici, tanti figli belli. Uno adottato. Tanti lutti . Un figlioletto precipitato nel pozzo, un altro forse suicidatosi, l’ultimo nato affetto dalla sindrome di Down. E fra questi Lucile che crolla psicologicamente dopo il suo  divorzio. Affetta da disturbo bipolare già in nuce fin da ragazzina, forse scatenato, come denuncia nei suoi diari, da un incesto?
Un lavoro epico per Delphine Vigan, scrittrice e vincitrice di premi prestigiosi, voler scavare per capire una volta per tutte quella sotterranea autodistruzione della madre che nel suo andare verso la fine ha ferito e senza volerlo quasi distrutto anche le figlie.
Da non perdere.
“Il titolo Rien ne s’oppose à la nuit è tratto dalla canzone Osez Joséphine scritta da Alan Bashung e Jean Fauque, la cui bellezza oscura e audace mi ha accompagnato per tutto il tempo della scrittura.”
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RIFLESSIONI DI UNA BOOK BLOGGER
pubblicato da: Mirna - 2 Gennaio, 2014 @ 9:03 amMa come, è già il 2 gennaio 2014?
Gli auguri per il nuovo anno ai miei lettori amici li faccio solo ora, una mattinata grigia grigia di vero inverno del nord. Ma il tempo scappa veloce veloce in un mio tempo personale in cui mi piace molto sostare, gustare, riflettere.
E’ chiaro che spero che i giorni a venire siano colmi di sorprese, curiosità , amicizia e che si riesca a trovare in noi la capacità di non arrabbiarsi troppo con ciò che di ingiusto accade intorno . Lasciamo in fondo in fondo ai nostri pensieri una tenue speranza che qualcosa di positivo accada. Perchè non dovrebbe?
Io ci spero, perciò affidiamoci al destino, al caso e a noi stessi!
Come accanita scrittrice di diari mi piace fare il bilancio di ogni fine anno rileggendo i miei accadimenti, i miei pensieri scritti e aprire un nuovo quaderno bianco pronto ad accogliere un altro pezzo di vita da vivere.
Da ragazzina – ho iniziato a scrivere a 14 anni – oltre a noiose descrizioni delle mie amicizie, dei miei innamoramenti, delle discussioni in famiglia, scrivevo già  le mie  prime riflessioni di ciò che avrei voluto diventare, o meglio , di ciò che avrei voluto “essere”.
Colta, sicura di me, in armonia con il mondo della natura e degli umani, con la serenità olimpica raggiunta da Goethe (questo ritorna spesso nei miei quaderni), ma naturalmente questa meta ideale non è stata mai raggiunta… (altra storia e altra vita le nostre!!!)
Ma importante è stato il percorso verso i miei ideali … con l’aiuto preponderante della LETTURA!
Che dire dunque del mio appena trascorso 2013? Che si può “crescere” sempre imparando a conoscersi meglio grazie anche a nuove amicizie, viaggi, confronti, libri letti.
Valentina ha scritto su FB che ha letto 28 libri in un anno. E’ una giovane mamma che lavora. Bravissima. E Grazia quanti ne avrà letti, lei che tiene il conto sul quadernone? Ce lo dici, Grazia?
Sono felice che i miei consigli di lettura e i vostri che si intersecano ai miei post siano di aiuto e sollecitazione a scoprire nuovi scrittori, nuove storie.
La letteratura racconta della vita, dei nostri sentimenti, delle nostre paure. Che c’è di meglio per immedesimarci, per esorcizzare, per meravigliarci, per consolarci?
I libri sono i nostri fidatissimi amici e mi sento fortunata ad esserne circondata, ma soprattutto fortunata perchè ne sono sempre golosa e innamorata.
Sui miei tavolini ho quasi dieci libri- presi in biblioteca in un impeto di bulimia libresca - che mi danno talvolta la frenesia di non sapere quale iniziare per primo. Allora ne “assaggio” qualcuno e se raramente incappo in un romanzo che non mi piace smetto immediatamente con un po’ di dolore. E non ne scrivo, perchè il mio blog non è una rubrica di recensioni, ma un diario di una lettrice che vuole condividere soltanto i libri che le piacciono e le emozioni che essi suscitano.
Aspetto da voi i titoli dei libri che vi “circondano”!
(Come ci hanno spesso  scritto Maria Rosa, Raffaella, Camilla, Miki e tutti gli altri.)
BUON ANNO DUNQUE E BUONA LETTURA.
La vostra book blogger
L’AMORE BUGIARDO di Gillian Flynn, ed. Rizzoli
pubblicato da: Mirna - 28 Dicembre, 2013 @ 4:18 pm“I matrimoni sono tutti uguali. Niente è come sembra”
Per chi ama le letture che avvincono  e garantiscono ore di evasione totale questo romanzo è per loro. Per me è stato un compagno eccezionale nei giorni del mal di schiena. Mi ha distratto, incuriosito, elettrizzato. Perchè non è solo l’analisi di un matrimonio, come mi era sembrato all’inizio quando l’ho scelto frettolosamente in biblioteca insieme ad altri cinque…ma è un thriller. D’altra parte, ho pensato leggendolo, il matrimonio è una detective story …non si sa mai che cosa pensa esattamente l’altro,  chi è il “colpevole” di certe situazioni  o come andrà a finire.
Ma qui sembra ci sia un omicidio. Tutto ci viene raccontato a due voci, con due punti di vista, anzi  ad un certo punto ne sorgerà un terzo. Sorprese su sorprese come nei migliori gialli.
Parla il marito, Nick Dunne, un bravo e bel ragazzo che è dovuto tornare da New York  nella nativa cittadina del Missouri, dopo la crisi economica del 2008. Ci torna con la moglie Amy, detta la Mitica Amy perchè ispiratrice di romanzi per ragazzi scritti a quattro mani dai suoi  genitori che hanno sempre preso come spunto il modo di vivere della figlia, anzi generalmente il contrario di quello che lei faceva forse  come stimolo per farla comportare meglio?
Anche Amy lavorava a New York come giornalista, ma ha perso il lavoro, è costretta dunque di malavoglia a seguire il marito nel Missouri e a prestargli gli ultimi soldi per fargli aprire un bar insieme alla sorella gemella Jo.
Amy è capricciosa, determinata, competitiva, innamorata però del suo bel marito. Quand’è che il loro matrimonio ha iniziato a vacillare?
Lentamente lo scopriremo anche da un diario dove Amy  racconta in flash back molti episodi della sua vita con Nick.
Il punto è che Amy è scomparsa proprio il giorno del loro quinto  anniversario e nella cucina della loro casa nel Missouri  vi sono tracce di collutazione e di sangue.
Lentamente verranno alla luce aspetti di Nick: marito devoto? cinico e opportunista?
Ed Amy: la ragazza che vuole essere perfetta come nei libri dei genitori? Moglie-stuoino? Donna piena di risorse? Vittima o carnefice?
Gillian Flynn, giovane statunitense, ha già venduto due milioni di copie di questo Gone Girl, suo primo romanzo dal quale sarà tratto presto anche un film.
Da leggere tutto d’un fiato nei lunghi e piovosi pomeriggi invernali.
Una particolarità : le due voci narranti s0no state tradotte da un uomo (Nick) e da una donna (Amy)