STORIA DI UNA VEDOVA di Joyce Carol Oates

pubblicato da: Mirna - 9 Marzo, 2014 @ 10:23 am

Sapevo che una delle mie scrittrici preferite era rimasta vedova da alcuni anni e che naturalmente da scrittrice proilifica avrebbe scritto del suo lutto. Per salvarsi. Per confortarsi. Per capire.

Come potevo non leggere questo suo memoir, io che sono vedova da quasi dieci anni,  – esattamente dal 12 aprile 2004 -e che sento e sentirò  sempre  il vuoto lasciato dal mio amato compagno?

Quasi 600 pagine di elaborazione del lutto, ma la Oates fa del suo dolore  un racconto epico.

Non mi  sono spaventata  immaginando ciò che la vedova  avrebbe scritto. Tutte coloro che hanno perso il marito hanno percorso i taglienti sentieri dell’incredulità, del senso di colpa, dell’ineluttabilità della vita, dell’accettazione.

Il marito di Joyce, Raymond Smith, noto scrittore ed editore di una rivista letteraria, ha già 78 anni, ma questo non ha importanza. Lui è il suo amato marito, compagno, sponda a cui affidarsi. E’ persino in buona forma. Ma una complicazione dopo una polmonite lo farà morire improvvisamente.

Raymond e Joyce, intellettuali, si sono conosciuti all’Università. Lei ha appena ventun’anni, lui una decina di più. Si sposano, non hanno figli, la loro vita è serena, complice, ricca, gratificante, sicura, benchè ognuno mantenga un certo riserbo sul proprio passato.

Joyce è un donnino minuto, è una persona sensibilissima e intelligente,  adora scrivere e trova in Raymond la spalla, la completezza della sua vita.

Alla sua morte  sembra disintegrarsi.

La corsa all’ospedale ancor piena di speranza per poi trovare invece la tragedia della sua vita.

Ricordi personali simili dello strazio ospedaliero.

Condivisione con la scrittrice della necessità a  rintanarsi in un angolo per soffrire,  l’implacabile décor delle visite molto spesso inopportune. Ricordo una conoscente che arrivò appena seppe della morte di mio marito con un uovo di Pasqua (certamente per mandare il messaggio cristiano della rinascita  –  era il lunedì di Pasqua –  ) ma che mi destabilizzò  profondamente- io, distrutta mi ero ripiegata nel mio letto con dei sonniferi ).

I riti celebrativi del lutto della nostra civiltà mi trova concorde con la Oates. Perchè non lasciare per un momento il dolore puro avvincerci? Il dolore è ancora parte della persona scomparsa.  Non bisognerebbe contaminarlo.

I primi tre mesi  –  oh il tempo come è necessario – come il primo anno , cioè lo svolgersi delle quattro stagioni – sono un percorso irto di se… se… se…se avessi capito prima di che cosa soffriva, se non lo avessimo portato al pronto soccorso, se avessimo parlato di più di questa ospedalizzazione.

E poi lui c’è ancora… dopo una notte abbracciato con me… e poi non è più.

C’è il dolore egoistico di chi rimane sola, di chi resta;  lui, il tuo uomo, il tuo compagno, colui che ti lascia (e lo incolpi di questo) non prova ciò che provi tu.  Lui non sapeva ciò che sarebbe accaduto. “Non ha sperimentato quella perdita di significato che tu – sopravvissuta – avverti: si sentiva investito, pervaso del significato che tu gli hai sempre dato, e non ha mai smesso di amarti, neppure per un solo momento dell’esistenza trascorsa al tuo fianco:  Per tu0 martito, la morte non ha rappresentato una tragedia, bensì un completamento”

Ray continua a chiamare Joyce “tesoro”, come sempre. Piero era orgoglioso che facessi cose estremamente intime sul suo corpo di malato, diceva “se mia sorella ti vedesse“, e mi diceva inspiegabilmente che sembravo “Ginevra”.

Joyce torna nella sua casa vuota, non ha la consolazione e il conforto di una figlia, ma quello di due gatti che però amavano soprattutto Ray.  “Un respiro alla volta” le scrive una cara amica. “un giorno alla volta”. E’ così che la vedova  di un marito amato cerca di non soccombere.

I capitoletti in cui questo “pellegrinaggio” nel dolore è diviso,  ricordano le poesie che io durante i primi mesi della sua assenza scrivevo seduta sul pavimento. “Dead woman walking” ricorda la mia “donna automa”, perchè è così che ci si sente nei primi mesi.

E così Joyce fa ricorso a pillole, a sforzi inauditi per vedere amici, a riprendere il lavoro. Lavoro che salva. L’insegnamento soprattutto. Perchè insegnare è spostare l’attenzione su altri, è solidarietà. Insegnare è un atto di comunicazione, di comprensione, è un modo per far sì che il prossimo entri nella solitudine della tua anima.

E se per Joyce il suo corso di scrittura creativa la aiuta, per me la classe della terza D ( con Luigi) mi ha aiutato moltissimo.

Una mia collega mi disse: Aspetta il cambio delle stagioni e crea nuovi ricordi. E così con fatica feci. Un viaggio in Irlanda, in modo che la successiva estate ricordassi  cielo e mare di Dublino e non solo ciò che facevo con mio marito.

E così fa Joyce. Perchè il senso della vita che crede di aver perso è proprio nella vita.

Dedicato a tutte le mie care amiche vedove e alle lettrici attente.

 

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Per l’ Otto Marzo: musica, versi, pensieri di donne per le donne

pubblicato da: Mirna - 7 Marzo, 2014 @ 8:50 am

Foto

Ma anche gli uomini sono i benvenuti.

SABATO 8 MARZO

A tutte le donne lettrici, mie amiche di percorso e di pensiero, dedico l’immagine di una mimosa fotografata da Grazia, sul Golfo Paradiso.

Nominare tutte le donne famose e non che hanno continuato una battaglia  -che  non sarebbe  dovuta esistere - per ottenere diritti e rispetto sarebbe un’impresa infinita.

Noi conosciamo chi ammiriamo e  il cui  pensiero  condividiamo. L’importante è appunto continuare a pensare, a leggere , a comunicare, a crescere.

Senza accontentarci di essere un grazioso mazzolino di fiori, ma un albero con radici più solide persino della mimosa, nostro simbolo .

Con l’augurio di diventare sempre più forti e consapevoli.

Mirna

 

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AL CONTROVENTO…con passione

pubblicato da: Mirna - 3 Marzo, 2014 @ 7:18 pm

Gli incontri con Giovanni Straffelini sono sempre appassionanti e ferventi di domande esistenziali. “Perchè ci siamo?” “Dove andiamo?”, ma ancor prima “Chi siamo?”.

In questo suo secondo libro ” Manifesto per scettici (ma non troppo) in cerca di Dio, Lindau edizioni, Giovanni cerca di dare delle risposte ad alcuni quesiti che si affacciano prepotentemente in ognuno di noi.

Lui confessa,  dopo una certa età.

Straffelini è uno scienziato, è un ingegnere, un professore di metallurgia che insegna all’Università di Trento, ma è soprattutto un uomo che vuole capire questo “nostro transito terrestre” come canta Battiato.

In questo suo nuovo libro che consiglio di leggere e che troverete anche al bar libreria Controvento il nostro simpatico ingegnere parte dai tre Bing bang:

-la nascita dell’universo, circa 13,8 miliardi di anni fa

– la nascita della materia animata dove viene analizzata una suggestione chiamata “la magia dei grandi numeri” (le possibilità?)

– la comparsa dell’uomo.

E subito dopo il mistero della coscienza, che mi intriga fortemente.

E una mente superiore dove la si può scoprire, intravvedere? Nel nostro percorso? in un “assenso emotivo” come suggerisce Giovanni.

Dibattito vivace:altridue scienziati come Santo, neuropsichiatra e Soncini, fisico, rimangono scettici, ma interessati.  E Masi che vorrebbe credere per fede come San Tommaso, borbotta “a che serve sapere se esiste un “costruttore divino”?

Il senso dell’infinito, aggiunge Riccardo, per noi va oltre il conoscibile e l’immaginabile.

Ciò che vi riporto è parziale, tanto più che forse non ho capito tutto…so soltanto che tra noi c’erano persone che credono per fede, tante altre che desiderano capire il senso della vita per tirare fuori la luce.

Scoprire qualcosa e spiegare” conclude Giovanni “dà “luce” allo scienziato.

 

 

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A MASETTI per la presentazione del libro di Luigi Oss Papot

pubblicato da: Mirna - 1 Marzo, 2014 @ 10:13 am

MASETTI

storia, chiesa, comunità

a cura di Luigi Oss Papot

Publistampa edizioni – Parrocchia S.Antonio Abate

Incollo con orgoglio l’invito che il mio bravissimo ex allievo Luigi mi ha spedito.

(Sono influenzata, ma  domani pomeriggio alle 16.oo ti penserò!)

Salve prof,
ho il piacere di invitarla alla presentazione del libro
Masetti: storia, chiesa, comunità che ho scritto in occasione del
100° anniversario della benedizione della prima pietra della chiesa.
Il libro
sarà in vendita da quel giorno a €20,00, ed il ricavato servirà a finanziare i
lavori di restauro al campanile della chiesa.
Sarei contento di vederla in
quel giorno di festa!
A presto, un caro saluto!

Luigi

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LA MIA PARTE DI GIOIA di Goliarda Sapienza, ed.Einaudi

pubblicato da: Mirna - 26 Febbraio, 2014 @ 8:13 am

«Il marito di Goliarda ci mostrò quella cassapanca — rievoca Dalia Oggero, editor di Einaudi — che traboccava di taccuini. Ottantamila pagine di quella sua scrittura cardiaca, come un elettrocardiogramma. C’era di tutto, riflessioni sui tempi, sull’amicizia, il suo modo di stare dietro alla vita. Quanto all’Arte della gioia, lo pubblicammo integralmente. E così fu accolto anche in Italia, dove pochi l’avevano appoggiata; tranne il critico Garboli, che la sostenne tutta la vita».

“La mia parte di gioia” è la seconda parte dei taccuini che Goliarda scrisse intensamente dal 1989 al 1993, un modo per sentirsi scrittrice quindi se stessa. Lei che doveva ancora lavorare a quasi settant’anni perchè gli editori non avevano capito il suo talento. (La prima parte “Il vizio di parlare a me stessa” è nel mio archivio)

Questo diario preciso dove la giornata viene ampliata da piccoli fatti quotidiani, dalle descrizioni attentissime e poetiche delle persone, dalle riflessioni sulla vita e sulla morte, è per Goliarda  sia  necessità della sua essenza di scrittrice  di scrivere, sia un desiderio di assaporare attimo per attimo la vita che  lentamente sta finendo. Accantona per mancanza di tempo e per stanchezza (deve alzarsi presto la mattina per andare ad insegnare dizione lontano da casa) il romanzo biografico su sua madre, Maria Giudice, socialista e femminista.

Scrivere un diario è un esercizio salutare (che io conosco benissimo) : è un dilatare la propria giornata, è un vortice di pensieri che si accavallano e si espandono, c’è il desiderio di dire tutto. Ma per Goliarda, ad un certo punto, c’è la difficoltà di seguire il giorni dell’agenda. Il suo fiume in piena di pensieri, accadimenti letteraturizzati, sernsazioni, emozioni corrono avanti le date.

Il calendario non mi segue” scrive. “Ad appuntare i fatti nudi e crudi non ci riesco, in questo sono proprio una romanziera…Temo sempre di essere prolissa, ma c’è l’emozione…già l’emozione o meglio la paura di non aver detto tutto o quasi scrivendo di più! La vita – per l’arte – è cortissima..”

Pagine bellissime dove si alternano  momenti di sconforto che lei chiama “umori siculneri” a attimi felici, di pienezza dove prova la sola “gioia pura di esserci”. Generalmente questo le accade quando si trova vicino al mare o nelle giornate di silenzio che si impone nel piccolo appartamento che lei e suo marito Angelo hanno a Gaeta.

Dice “Ho fatto bene a rubare, sempre, la mia parte di gioia a tutto e a tutti”

 

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INTENSAMENTE …PIANO con Stefania Neonato

pubblicato da: Mirna - 25 Febbraio, 2014 @ 1:26 pm

Stasera alle ore 20,30 per la stagione musicale de I martedì del Rosmini, Stefania Neonato interpreterà brani di  Chopin, Beethoven, Mendelssohn.

Vi aspettiamo .

Aula Magna Liceo Rosmini, Trento, Via Malfatti, 2

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INCONTRO CON GIOVANNI STRAFFELINI al CONTROVENTO

pubblicato da: Mirna - 21 Febbraio, 2014 @ 8:25 am

Lunedì 24 febbraio alle ore 17,30 il nostro consolidato Guppo Lettura si unirà agli amici di Betty e Max al bar libreria Controvento di via Galilei per la presentazione del secondo libro di Giovanni Straffelini, professore di metallurgia presso la facoltà dell’università di Trento, autore del blog sui temi della scienza, della tecnica e dell’etica (www.giovannistraffelini.wordpress.com  ) ed editorialista dell’edizione trentina del “Corriere della sera”.

Riccardo lo ha intervistato tempo  fa ( www.trentoblog.it/riccardolucatti )  quindi già sappiamo che l’argomento trattato nel suo libro sarà interessantissimo. Per tutti e soprattutto per gli scettici sulle orme di Dio.

Manifesto per scettici (ma non troppo) in cerca di Dio” ediz.Lindau.

Le più recenti scoperte della scienza intorno ai
tre Big Bang che hanno portato il mondo a essere
come è (la nascita dell’universo, la comparsa
della vita sulla terra, la comparsa dell’uomo)
sono come delle luci che illuminano razionalmente
la strada verso Dio. Parafrasando Francesco
Bacone, si potrebbe dire che mentre «un po’ di
scienza porta la mente degli uomini all’ateismo»
(e, oggi, ce n’è in giro veramente poca di
scienza autentica), molta scienza – vale a dire
un approfondimento meditato delle nostre
conoscenze più affidabili – «riporta la mente
degli uomini verso la fede». Per Straffelini le
dimensione spirituale della nostra esistenza non
è infatti qualcosa di separato dalla razionalità
e dai suoi dubbi intrinseci, ma anzi si nutre di
essi, della loro energia vivificante, e approda a
una complessità e ricchezza che sono sinonimi di
una comprensione superiore e più intensa.
Il libro di Straffelini è un’avvincente
riflessione intorno ai misteri dell’universo e
della vita, alla ricerca delle «luci che
illuminano la strada verso il
divino». I suoi contenuti però non hanno nulla a che fare con la
spiritualità in voga oggi, consolatoria e
minimale, ma costituiscono anzi un vero
«manifesto» in dieci punti, pensato per chiunque sia in
cammino verso la fede ma non rinuncia alla
compagnia della ragione. In poche parole, i tanti
«scettici» che non smettono di interrogarsi sul senso
della vita.”

Giovanni era già stato nostro ospite tempo fa per il suo altro lavoro “L’anima e i confini dell’umano” Tra scienza, fede e bioetica (v. mio archivio)

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VI PRESENTO SALLY di Elizabeth von Arnim

pubblicato da: Mirna - 19 Febbraio, 2014 @ 7:50 am

I romanzi di Elizabeth von Arnim sarebbero da leggere tutti. Da “Un incantevole aprile” “La storia di Christine” “Una baita tutta per me” che ho già letto (v. archivio mio blog) a tanti altri.

Elizabeth venne giudicata dal suo amante H.G.Wells “la donna più intelligente della sua epoca“. Nacque a Sidney nel 1866, ma crebbe in Inghilterra. Cugina di Katherine Mansfield, amica di Forster sposò il conte von Arnim figlio adottivo di Cosima Wagner. Morì negli USA nel 1911.

Scrittrice prolifica e versatile spazia nei suoi romanzi da storie leggere e profonde ad altre spregiudicate ( com’era lei)  e spassose. Come questo delizioso “Vi presento Sally”  (ed.Bollati Boringhieri)  che ho letto con il sorriso stampato e risate repentine.

Sally, diciasettenne bellissima, ma di una bellezza che incanta, come quella di un quadro, come una fata, è però una ragazzina semplice, naif, inconsapevole di quello che sucita negli uomini, ma anche nelle donne. Insomma, non si può fare a meno di essere attratti dalla Bellezza e dalla Grazia del suo viso e del suo corpo.  E’ luminosa. Crea guai a non finire ai genitori, bottegai onesti e osservanti, tanto che per stare tranquilli la tengono sempre nel retrobottega. Dove fra l’altro lei sta benissimo a pensare, a cucire, a leggere la Bibbia.

Ma quando Jocelyn uno studente di Cambridge la vede rimane sedotto, affascinato e la vuole a tutti i costi. La vuole sposare nonostante abbia intuito che Sally appena apre bocca è completamente diversa dalla Grazia e dalla Bellezza perchè parla in modo  sgrammaticato e le parole sue rivelano pensieri sempliciotti seppur di buon senso. Che fare? La passione è troppo grande, la deve sposare.

E così Sally si ritrova un marito dalla “doppia personalità“. Di notte suo servo dalle orecchie paonazze che le dice parole cavalleresche e appassionate e di giorno un cupo ragazzo che vuole insegnarle a pronunciare le h aspirate, la sintassi, ecc. Lei pensa che probabilmente “il signor marito” soffre di “scrampi” allo stomaco come suo padre e gli consiglia rimedi efficaci.

Jocelyn che rapito dalla passione aveva deciso di lasciare studi e tutto il resto, capisce che gli conviene riprendere l’università perciò chiede aiuto alla madre, vedova, placidamente felice ed orgogliosa del figlio.  Quando questa  apprende con sgomento  del matrimonio del figlio, unico suo scopo nella vita, cede alle lusinghe del vicino ricco signorotto Mr. Thorpe, anch’egli non un intellettuale, spiccio, ma tanto tanto ricco.

Sally incanta anche la suocera, ma suscita in quest’ultima un alto impegno : il cambiamento della ragazza in una vera Lady. Lezioni su lezioni vengono impartite a Sally che da ragazza felice e paga di esistere si ritrova minacciata dalla Lady ,  madre del “signor marito” che addirittura vorrebbe vivere con lei e istruirla e rimandare il figliolo a Cambridge.

Sally, il cui desiderio è soltanto quello di vivere con il marito – e senza suocera come indica anche la Bibbia – pulire, cucinare non ce la fa più ad imparare verbi, parole per lei astruse. Fugge con l’aiuto del sig. Thorpe.

Ma appena esce tra la gente continua ad incantare e affascinare. Altre persone, altre esperienze, mentre marito e suocera spaventatissimi capiscono la violenza che esercitavano sulla docile e buona fanciulla.

Da leggere assolutamente per ridere e sorridere e riflettere su ciò che siamo veramente, sull’accetazione di noi e degli altri.

 

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LA RAGAZZA DALLO SCIALLE ROSSO di Linn Ullmann, ed.Guanda

pubblicato da: Mirna - 15 Febbraio, 2014 @ 7:58 am

I libri editi da Guanda generalmente incontrano i miei gusti. Ed anche questo romanzo norvegese mi è piaciuto moltissimo. E’ un thriller psicologico che si dipana attorno vari personaggi dei quali conosciamo i diversi punti di vista.

Il principale è ovviamente Mille la quale, durante  una festa in giardino, quando indossa uno scialle rosso, sparisce nel nulla.

Mille è una giovane studentessa che durante l’estate ha accettato l’offerta della famiglia di Siri e Jon di fare da baby sitter alle loro due bambine. Ed è Mille che diventa il centro catalizzatore dei malesseri di ognuno. Dei loro silenzi, delle loro bugie.

Abitano tutti nella vecchia casa di famiglia di Jenny Brodal, madre di Siri, che quella sera deve partecipare alla sua festa di compleanno. Jenny, ex alcolista, decide di riprendere a bere proprio quella sera perchè detesta che sua figlia Siri le abbia organizzato una festa. Preferirà infatti sgattaiolare fuori con la nipote maggiore, ribelle e violenta, per fare un giro in macchina. E mentre vagolano intavvedono nella serata piena di nebbia estiva Mille seduta sul ciglio della strada  avvolta nel suo scialle rosso e con il fiore bianco tra i capelli.

Siri è scontenta, stressata, deve mandare avanti due ristoranti, gestire le due figlie e sopportare il marito Jon, romanziere in crisi di ispirazione che non aiuta, non guadagna e secondo lei, la tradisce. Ed è gelosa di Mille, questa ragazzina florida, luminosa, dalla bellezza misteriosa di “luna piena.”

E se la serata del garden party con la nebbia che si mescolava ai profumi dei piatti cucinati da Siri, serpeggiava tra i tavoli appparecchiati di bianco sotto gli alberi di mele, si infilava sotto la soglia della vecchia casa, diventa il momento temporale in cui ogni personaggio si spezza e si ricompone, la casa , con le sue scale infinite di cui non si sa  mai con certezza di quanti gradini è composta, è lo spazio centrale della propria vita  soprattutto per Siri.

Stanca, frustrata, delusa, sospettosa, si siede nell’ingresso e guarda la scala che va su e giù e pensa . E il suo monologo interiore è angoscioso e pieno di domande.

L’abilità di Linn Ullmann (figlia di Ingmar Bergman e Liv Ullmann) è straordinaria, proprio nel farci entrare in tutti i personaggi: Jon in crisi che ammira la bellezza di Mille e ne è intrigato, Mille che ama fotografare le persone a sua insaputa e raccoglie immagini, fiori, pensieri, desideri nel suo diario, Jenny che compie settantacinque anni, ma che desiderebbe rimanere sola e riprende a bere. E persino i pensieri di Simen il ragazzino che, insieme a due suoi compagni, due anni dopo, ritrova i resti di Mille.

Un bel romanzo, avvincente, da leggere, in cui il paesaggio norvegese sembra permeare di mistero sospeso tutta la vicenda.
Linn Ullmann, laureata in letteratura inglese alla New York University ha al suo attivo quattro romanzi pluripremiati. Vive a Oslo con la famiglia.

 

COMUNICAZIONE da mia figlia STEFANIA NEONATO:

Cari amici di Trento e dintorni! Non capita spesso di suonare nella propria citta’ due volte nello stesso mese ma ecco qui, il primo dei due miei concerti,

domenica 16 febbraio 2014 alle 10.30 nella Sala Filarmonica. Saro’ affiancata da quattro bravissimi musicisti per l’esecuzione dei Quintetti di Mozart e Beethoven per fiati e pianoforte e un piccolo mio cameo solista, tutto su strumenti storici! Spero di vedervi numerosi!

http://www.filarmonica-trento.it/files/domenica_2014_7l40fb92.pdf

 

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Un pomeriggio al Controvento tra poeti e libri

pubblicato da: Mirna - 12 Febbraio, 2014 @ 5:38 pm

Fuori comincia nevicare. Ci prendiamo una cioccolata calda e come d’accordo andiamo “Sopra le nuvole” con Nadia Nicolodi, la poetessa trentina che ci parla  della sua necessità di scrivere Poesia.

Un’esigenza che ha percorso la sua vita fin da adolescente quando lo stupore di affacciarsi alla vita si mescola “nella notte buia” con “l’angoscia che mi copre la faccia e mi tiene la mano”. Ma l’ansia della prima giovinezza in attesa dopo aver acceso “una candela blu alla finestra” matura e si stempera  in versi di contemplazione della natura e dell’animo umano.

Nadia Nicolodi è laureata in filosofia e ci parla di come le sue poesie nascano all’improvviso, spontaneamente senza forzature,  talvolta negli attimi fra sogno e realtà.

Franco Varano nelle prefazioni al volumetto edito da  Ibiskos Ulivieri scrive che “il suo linguaggio a volte ellittico, autonomo e essenziale si pone la responsabilità di comunicare esperienze indicibili, perchè di esse si parla per cenni, al di là di ogni retorica e a voce bassa”

Sappiamo tutti che le poesie andrebbero lette in solitudine per capirle, carpirle, gustarle…ma accanto a me c’è Alfonso Masi, il nostro “fine dicitore”. Lo preghiamo di leggerne alcune con la sua voce suadente…ma è senza occhiali. Accetta però quelli di Enza, colorati di azzurro e ci incanta  con

Stupore/ nella notte buia / due occhi neri/ buoni/ e scanzonati/ mi seguono. / La notte /nera e sola/ è la sola / amica nostra/”.

Quando con nostra grande gioia arriva anche Giovanni Soncini lo mettiamo a capo”tavolino” e gli diciamo  che stiamo parlando di poesia. Lui è un fisico, legge soprattutto saggi e storia, ma prende in mano “Sopra le nuvole” e comincia a leggere una poesia dietro l’altra (come le ciliegie!)  assai  incuriosito e interessato.

Allora a questo punto sorge la solita discussione sul tipo di letture femminili e maschili. Sembra proprio che gli uomini non leggano letteratura femminile, tranne Santo che sta provando a farsi piacere  l’ Alice Munro di   “Troppa felicità“, ma non ci riesce , però non smette  -come consiglierebbe Pennac –  per lui è una sfida finirlo.  Mentre è entusiasta dell’ultimo libro di Umbero EcoStoria delle terre e dei luoghi leggendari” “ è un saggio in cui Umberto Eco esplora e racconta i mondi fantastici nati dalla fantasia di scrittori ed artisti. Sono centinaia i mondi che, nel corso dei secoli, sono stati inventati dall’uomo. Partendo dai poemi di Omero e arrivando alla fantascienza dei nostri giorni, Umberto Eco racconta questi favolosi mondi, ricchi di mistero e magia, sui quali sono stati proiettati tutti i desideri e i sogni, ma anche gli incubi e le paure, che non riuscivano a trovare un loro spazio nel mondo del reale. In questo volume Umberto Eco sfoglia le pagine dei grandi classici della letteratura, alla ricerca dei significati nascosti in quei mondi immaginari. ..”

Altre letture ci vengono consigliate “Felici i felici” di Yasmine Reza, ed. Adelphi, “

“Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici»: le due ultime «beatitudini» di Borges, che Yasmina Reza inscrive sulla soglia di questo romanzo, ci indicano la via per penetrare nel fitto intreccio delle vite che lo popolano. Perché la felicità – nell’a­more o nell’assenza di a­more, all’inter­no di una coppia o al di fuori di ogni legame – è un talento: e di tutti i personaggi che a turno consegnano al lettore confessioni a volte patetiche, a volte grottesche,atrocemente comiche…”

“Via XX Settembre” di Simonetta Agnello Hornby, autobiografico, “La traduttrice ” di Alameddine, una sorta di Mille e una notte ambientato in Libano, che Enza legge con entusiasmo e piacere.

Sangue della Terra” di un ragazzo senegalese che Daria ha comprato per strada.

Raffaella ci consiglia  Lionel Asbo di Martin Amis, una satira brutale e divertente e - purtroppo –all’altezza dei tempi che viviamo.

Come sempre il pomeriggio è ricco, stuimolante, delizioso. Rimaniamo incantati sempre da Emma quando ci racconta dei suoi incontri con personaggi celebri legati alla letteratura.

A Trieste , più di una ventina d’anni fa, ha cercato e trovato la figlia di Italo Svevo!

Letizia Svevo Fonda Savio, quasi centenaria, l’accoglie con un abito lungo, una spontanea gentilezza e il dialetto triestino: Le parla del padre, delle sue disgrazie  – ha perso tre figli in guerra - ma anche  del suo attaccamento alla vita, ai ricordi, ai libri.

Felicità di Emma, ma anche timore di perdere il treno …

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