Il libro delle verita’ nascoste di Amy Gail Hansen ed. Garzanti
pubblicato da: Mirna - 4 Gennaio, 2015 @ 9:57 am Grande successo grazie al passaparola.
Per me non eccezionale, ma certamente una compagnia avvincente per i giorni di malattia… seppur con un finale un po’ sopra le righe!!!
Un piccolo gesto crudele di Elizabeth George  Ed. Longanesi.Per me, comunque, di ben altro spessore nonostante il genere leggero.Trovo Elizabeth George una bravissima scrittrice che riesce a tenere solida  e avvincente la struttura di una detective story senza bisogno di omicidi truculenti, ma basandosi sui noti personaggi e su dialoghi  con un sottile sense of humour tipicamente britannico. Specialmente nella descrizione del sergente Barbara Havers, braccio destro dell’aristocratico ispettore Thomas Lynley.Ed è proprio Barbara, il sergente maschiaccio che si veste malissimo e mangia come un camionista, ad essere la principale protagonista di questa ultima avventura.Sappiamo dai precedenti racconti che Barbara è attratta dal suo vicino di casa il  pachistano Azhar, un professore di microbiologia e dalla sua deliziosa figlioletta  di nove anni. E quando quest’ultima sparisce rapita dalla madre che l’ha portato chissà dove, Barbara si attiva in maniera esagerata per ritrovarla mettendosi nei guai con un altro ispettore che la sorveglia e la vorrebbe far licenziare. Pur bravissima e geniale in molti indagini, Barbara non riesce a seguire le regole e la disciplina, perciò tutto si intreccia e si riporta al suo comportamento ribelle.
L’ispettore Linley che sta disperatamente elaborando il lutto per la perdita dell’amata moglie cercando un nuovo affetto in una simpatica veterinaria conosciuta da poco, tiene d’occhio la sua sottoposta cercando di difenderla da tutta la confusione che  essa sta combinando.
Ma Barbara è veramente come un bulldozer e riesce sempre a scoprire strade all’apparenza improbabili per trovare la verità .
Alla fine si ritroveranno a Lucca dove la bambina rapita dalla madre è stata ora veramente rapita da qualcuno che non si conosce.  L’ispettore Lo Bianco, positivo personaggio che ama bere il caffè corretto sulla terrazza dela sua casa torre ammirando la sua splendida città toscana riuscirà ad aitutare sia Linley arrivata per primo e poi la vulcanica Barbara che non si dà per vinta e che va in Italia nonostante il veto dei superiori.
Ci sarà poi  una misteriosa morte che dà l’avvio a mille supposizioni, ricerche, sospetti.  Barbara è convinta in cuor suo delle sue ragioni e soprattutto dell’importanza dell’amicizia vera. Da leggere!
Il libro delle verità nascoste – Hansen Amy Gail – Garzanti Libri
>Amy Gail Hansen ha trascorso la sua infanzia nei pressi di New Orleans. Dopo essersi laureata in inglese ha lavorato come insegnante, giornalista e scrittrice a Chicago, dove vive con il marito e i tre figli. Il libro delle verità nascoste è il suo romanzo d’esordio.
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LO SPIRITO DEL NATALE ricollegandoci a Charles Dickens
pubblicato da: Mirna - 27 Dicembre, 2014 @ 9:26 amChristmas is over now, come dicono gli anglosassoni: Natale è finito ormai.
Ci rimangono sensazioni di calore, canti, campane, luci colorate, sfavillìo di palline d’argento, presepi, scartoccìo di carte da regalo, gridolini di gioia, sapori squisitamente invernali come torrone, frutta secca, panettone. E soprattuto rimane dentro di noi quella tenerezza di dare e  di ricevere, siano doni o sorrisi, siano baci o attenzione. Insomma si annida ancora una volta nel nostro cuore e nei nostri pensieri lo spirito del Natale che fiduciosamente aspetta il prossimo anno.
Certamente  molti diranno con sospiri di sollievo “finalmente è andata”  e ripeteranno ciò che il vecchio Scrooge pensava a proposito del Natale: sciocco sprecare tempo e denaro per festeggiare.
Da rileggere “Canto di Natale” di Charles Dickens (1843) dove in una buia Londra ottocentesca alle prese con la rivoluzione industriale  e  con tanta povertà  si accendono le speranze, le piccole luci, il calore da diffondere per riscaldare non sole le casupole, ma i cuori di chi ci sta intorno. L’avaro e vecchio Scrooge non vuole farsi coinvolgere e decide che passerà la sua vigilia di Natale da solo, nella sua casa confortevole, rifiutando l’invito del nipote. Ma gli Spiriti del Natale (passato, presente e futuro)  gli appaiono e gli fanno capire che tutto sommato ciò che noi uomini abbiamo cercato di festeggiare ha un senso. Non solo  per ricordare e onorare  la nascita di Cristo, ma  per regalarci una pausa nel buio dell’inverno,  per guardare gli altri e sentirci solidali l’un con l’altro.
Alla fine Scrooge spaventato da ciò che gli potrebbe riservare un futuro di egoismo e solitudine  esclama:” Onorerò il Natale nel mio cuore e proverò a conservarne lo spirito per tutto l’anno”
A me piace sempre il periodo di Natale : è una spinta verso la luce, uno sfarfallio  di emozioni, luci, incontri. E’ il tempo in cui fare qualcosa di diverso, è il momento durante il quale  si può provare a essere più tolleranti, più generosi e rendersi conto che la Vita è bella,  e se si riesce a condividere questa sensazione  con gli altri ci si ritrova arricchiti. Ma è anche il tempo per divertirsi, giocare con la fantasia, ridere possibilmente.
Decidiamo per la vigilia di ordinarci due piatti di sushi e mangiarlo con le bacchette e poi con calma scambiarci i doni. Per l’indomani abbiamo già prenotato il ristorante dove andremo con le amiche. Mimilla guarda il trolley rosso che appare da un involucro innocente, la caffettiera, i vasetti di leccornie, libri, un appendi-collane a forma di voliera...ma dov’e’ Titti? sembra pensare.
Il Tempo è colorato, ricco, profumato. Siamo in poche…tre donne…io, Stefy, Mimilla, ma sentiamo attraverso i doni, le telefonate, i messaggi un grandissimo affetto. Un mare di sentimento che ci arriva insieme ai ricordi dei Natali passati, quando c’eravamo tutti.
Pericolosa la retorica….!!! Ciò che abbiamo vissuto, i Natali a Carpi, poi qui in via Vannetti dove il fulcro si era spostato rimangono sempre memorabili e belli, come “un conto in banca che dà i suoi frutti”.
E ce ne saranno ancora, uguali o diversi, chissà .
Si inventeranno, ma dovremo far rimanere sempre in noi lo “spirito del Natale” come diceva Scrooge che altro non è che donare qualcosa di particolare,  di affettuoso e  forse un po’ magico a chi ci sta intorno.
Perciò non posso fare a meno di pensare a Laura che ha voluto regalare alla sua mamma stanca  e  un po’ assorta  in se stessa lo sfavillìo di un Natale lussuoso. E la sua mamma, la  bella signora Gina, seduta sulla carrozzella nell’elegante  salotto-bar del Grand Hotel ci sorrideva felice.
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BUON NATALE A TUTTI VOI, CARI AMICI
pubblicato da: Mirna - 25 Dicembre, 2014 @ 3:50 pm
In questo nostr’ondeggiare tra l’ordine
e il fascino del caos che è la nostra vita
ci sorprende all’improvviso il buio
di dicembre. La sua ombra calda
scivola improvvisa sui nostri pensieri
ribollendo di ricordi, ricordi, ricordi.
E per non sentirci orfani d’abbracci
vorremmo come bambini scavalcar le stelle,
correre e prendere per mano mamma e papÃ
…e il nostro amore.
Profumo di rose antiche, di cannella e
di bacche di ginepro; un tintinnare
allegro di bicchieri e campanelli.
Cavalluccio di legno, abeti scintillanti,
nastri rossi, mani di bambina felice,
cucine calde di aromi nostri e consueti.
E’ Natale, un fluire di ore ambrate,
finalmente una pausa d’ Armonia
nel nostro vivere ogni giorno
…come una vita intera..
Gioie, dolori, partenze, sorprese,
lacrime e sorrisi.
Antichi inverni di scialli colorati ,
melograni, vino caldo e
di noi com’eravamo allora
E’ Natale una festa d’amore, di luce,
di amicizie care, di un ritrovarsi
in cornici sicure, generose, ridenti.
E se un sussulto di malinconia
può graffiare all’improvviso il cuore ,
basta ricordare che Natale tornerà ,
tornerà sempre come fa la luna.
   con il suo carico di doni e Amore.
Mirna
UN ANIMO D’INVERNO di Laura Kasischke, ed.Neri Pozza
pubblicato da: Mirna - 22 Dicembre, 2014 @ 10:25 amLaura Kasischke è autrice di tre raccolte di poesia e di due altri romanzi, Suspicious River e White Bird in a Blizzard, che, negli Stati Uniti e nei numerosi paesi in cui sono apparsi, sono stati accolti con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il premio della Poetry Society of America e il Bobst Award for Emerging Writers. Vive a Chelsea, nel Michigan.
Questo  suo ultimo romanzo “Mind of winter” ha vinto il gran premio delle lettrici di Elle.
Ed io lo trovo avvincente e ipnotico. Si inizia  a leggere e non si vorrebbe più lasciarlo.
E’ il giorno di Natale e Holly si alza in ritardo con una strana sensazione di malessere. Si è alzata troppo tardi tanto che Eric, suo marito, deve uscire in gran fretta per andare a prendere i genitori in aeroporto. E la figlia Tatiana deve ancora alzarsi e, pensa Holly, sarà delusissima che i soliti riti della mattina di Natale: colazione insieme con calma, apertura dei regali, non si siano  potuti eseguire.
Holly ha fatto uno strano sogno che vorrebbe immediatamente trascrivere su un foglio. E’ tanto che non resce a scrivere, eppure vent’anni prima aveva pubblicato una raccolta di poesie, ma ora  vagola dalla cucina al soggiorno alla porta della camera di Tatiana per svegliarla. Ma si sente stanca e strana, forse la sera prima ha bevuto troppo Deve assolutamente pensare all’arrosto per gli ospiti che arriveranno per il pranzo: i cognati e due coppie di amici.
Ripensa all’orfanotrofio siberiano dove 13 anni prima ha prelevato la sua Tatiana, bellissima dai lunghi capelli neri, dagli occhi sgranati. Aveva due anni e seppure sembrava un po’ diversa dalla prima impressione ricevuta tre mesi prima quando avevano iniziato le pratiche, da subito la sente sua.
E’ diversa dalla loro famiglia,  tutti dai capelli chiari e  lentiggini, lei  è così bella, esotica,  talvolta la pelle sembra avere riflessi blu. Holly è felice che non abbia il suo stesso destino genetico, cioè quello di morire prematuramente come  la madre e  le sorelle per la predisposizione ai tumori del seno e dell’utero. E’ per questo che Holly  è ancora viva  perchè ha tolto tutto ciò che sicuramente l’avrebbe fatta morire prestissimo. Talvolta si sente una donna robot, ma ciò le ha permesso di crescere una bellissima figlia russa o forse mongola? In quell’orribile orfanotrofio pieno di stanze segrete con bambini malati e deformi non  viene raccontato nulla. Ma finalmente dopo tre mesi di attesa Eric e Holly erano ripartiti  dal Michigan per la Russia e avevano potuto  abbracciare la loro bambina che è già più grande, con i capelli più lunghi e gli occhi stellati.
Finalmente Tatiana si alza mentre fuori imperversa già una terribile tormenta di neve tanto che l’angelo di pietra della fontana si mescola al candore e le sembianze sembrano sfumate. Anche Tatiana sembra diversa, è un po’ nervosa, ha gli occhi accusatori mentre si rivolge alla madre, si mette dapprima un abito rosso, poi lo cambia con uno nero. Si infila certe scarpette logore che ricodano quelle che portavano le inservienti dell’orfanotrofio.
Nella mente di Holly serpeggia sempre quella frase  nata tra sogno e realtà  : qualcosa li aveva seguiti dalla Russia.
Non sa più ciò che deve fare.
Chiede aiuto a Tatiana per apparecchiare, ma la ragazzina si comporta in modo assente e quasi nemico. Appare poi scompare nella sua camera. Sembra che si addormenti, poi ritorna in cucina e rompe un bicchiere senza volere. Ed Holly si ferisce per raccogliere i pezzetti microscopici e non sa più che cosa fare con l’arrosto semicrudo che perde gocce di sangue. Ormai nessuno verrà al pranzo di Natale, Eric bloccato al pronto soccorso con i vecchi genitori, gli amici non possono mettersi in viaggio.
Soltanto Holly e Tatiana in casa: una di fronte all’altra.
Holly non regge più,  si inginocchia e vuole cancellare una macchia sulle piastrelle rosse. Ma improvvisamente Tatiana le appare alle spalle e le dice “Ma lo vedi che stai cancellando la tua ombra?”
Una storia inquietante, un’atmosfera onirica e turbata da ricordi, segreti repressi, un gioco di specchi e riflessi. Con un linguaggio a modo suo altamente poetico la Kasischhke ci “catapulta su un altro piano dell’esistenza” : quello che poteva essere e non è stato, quello che è stato ma  con altre dolorose coordinate.
Romanzo invernale come molti animi talvolta sono.  Romanzo del periodo di Natale quando si vuole pareggiare i conti con noi stessi e con gli avvenimenti più crudeli dell’esistenza.
Bellissimo!
STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA di Elena Ferrante, ed.e/o
pubblicato da: Mirna - 17 Dicembre, 2014 @ 6:05 pmEd eccoci all’ultimo libro della quadrilogia di Elena Ferrante che racconta la vita di due amiche vicine e lontane, ma indissolubilmente legate. Una storia che comincia dalla loro infanzia e che procede intrecciandosi alle vicende del nostro paese fino ai giorni nostri, quando troviamo le protagoniste ormai settantenni. Ma per essere precisi  soltanto Elena Greco, Lenù –  l’io  narrante –  è presente, la sua amica-antagonista Lila Cerullo è sparita.
Si ripercorrono in questo ultimo romanzo gli anni intensi della carriera, i matrimoni, gli Amori, i figli delle due donne napoletane.  La vita di Lenù è pienissima:  soddisfazioni letterarie, successi editoriali, viaggi;  finalmente Nino, il grande amore della sua vita, ricompare e vivrà con lei dandole un’altra figlia. Il precedente matrimonio è fallito e lei si barcamena con l’educazione delle altre due figliolette.
Siamo negli anni Settanta, quando le protagoniste sono sulla trentina e gli anni di piombo fanno da sfondo alla loro vita.
Lina non si muove da Napoli invece, dal suo rione, quasi essa stessa fosse il rione e il suo deus ex machina . Ha lasciato il primo marito e si è risposata con Enzo, un semplice e bravo operaio. Insieme hanno fondato una delle prime fabbriche di computer. Sappiamo della genialità di Lila, del suo “vedere” tutto e tutti. Lila è diventata il modello del rione e molti sembrano identificarsi in lei, come Alfonso che nell’accettare le sue tendenze sessuali diventa l’ombra dell’ombra di Lila, pettinandosi come lei, muovendosi come lei.
Lila è sì geniale, ma ha la testa “sgovernata”, sempre con il terrore di sentirsi “smarginare”,cioè cancellarsi, sparire, dissolversi. D’altro canto ha una capacità forte di cavarti il disordine dalla testa e dal petto e di restituirtelo ben organizzato. E’ per questo che Elena se ne sente respinta e attratta.
Lila è stata, è, e sarà sempre il suo doppio. Non le si può sfuggire, neppure se si vive lontano.  Le due donne sono da sempre opposte e concordi.
Ed è per questo che facendosi forza Elena ritorna a vivere al rione conle due figliolette grandicelle  e con l’ultima nata,Imma. Anche la  figlia che Lila ha avuto da Enzo , Tina,  ha la stessa età di Imma.
Sembra ripetersi nell’amicizia fra le due bambine il rapporto lontano delle madri. Come Lina, sua figlia Tina è precoce, sveglia, mentre Imma è più lenta, più tranquilla.
Elena si accorge che Lina ha dato a sua figlia il nome della sua bambola che la stessa amica le aveva gettato nello scantinato da piccole.
Insomma gli incastri di situazioni, sentimenti, analisi profonde sono magistrali: Il doppio, lo specchio, il ripetere, l’intrecciarsi…
La Ferrante sviscera sempre il rapporto con la Madre, sembra scrivere con il sangue le dinamiche oscure  di questo rapporto ancestrale che prima o poi si deve risolvere.
Ma è Napoli in fondo  la vera  protagonista che accerchia i personaggi, Napoli  metafora del nostro inconscio, Napoli come il ventre di Italia:  la parte più bassa, intima, viscerale, sanguigna.
Un libro che ti entra come una flebo in circolo. E che  non vorresti lasciare mai.
Le vetrine dei librai americani sono piene dei suoi libri, mi è stato riferito dalla sorella di Miki che vive a Boston.
Da leggere assolutamente!
IO, TINTA DI ARIA di Nadia Ioriatti
pubblicato da: Mirna - 11 Dicembre, 2014 @ 3:44 pmIl titolo della raccolta di questi  trenta brevi racconti di Nadia Ioriatti è l’anagramma del suo nome. Ma certamente non solo.
Perchè l‘aria è ciò che respiriamo, è ciò che ci fa esistere.
E le parole incidono. Anche il nome Nadia in russo significa Speranza. Ciò che questa signora dal viso bellissimo ci regala con i suoi scritti sono i suoi ricordi dall’infanzia ad oggi. Ritratti intensi del padre, importantissimo per la sua vita, figure familiari, un contesto corale del quartiere trentino dei suoi primi anni.
E le vicissitudini della vita: il matrimonio, i figli,  la malattia, il lavoro per Questo Trentino e finalmente il suggerimento di un amico  di raccogliere i suoi scritti in questo volumetto.
Maria Teresa ne è rimasta entusiasta e ce lo ha presentato lunedì scorso:il contenuto è veramemente bello e il registro linguistico è chiaro e scorrevole, ci spiega. Ci legge alcuni brani in cui emergono personaggi particolari come il famiglio Carletto che veniva coccolato, da anziano e malato, dagli uccellini liberati dalla voliera.
Presto lo leggerò anch’io. Ma lo consiglio subito a tutti voi. “Io, tinta di aria” ed. Curcu & Genovese
Per ora ho soltanto conosciuto l’autrice di questi frammenti di storia preziosa.
Ho trascorso con gli amici del gruppo lettura  un bellissimo pomeriggio al Cafè de la Paix , raccolti intorno a Nadia dagli orecchini di perla.
Trovo sia un momento magico quando le persone cominciano ad aprirsi come un fiore, quando lentamente gli sguardi dapprima fuggitivi si illuminano di intesa. Quando si cerca di entrare o di far entrare l’altrui anima. Quando si intuiscono consonanze e ricchezza di sentimenti.
Per questo ci ritroveremo ancora con Nadia Ioriatti per parlare più a fondo di queste sue memorie, delle sue riflessioni, dei suoi pensieri. Lo faremo lunedì 19 gennaio 2015 sempre al Cafè de la Paix.
Ma ve lo ricorderò a suo tempo..
PENSIERI DI INIZIO INVERNO
pubblicato da: Mirna - 7 Dicembre, 2014 @ 1:38 pmDicembre. Mattina. Mi affaccio alla finestra… sul mondo:  un rettangolo di cielo, un condominio grigio-azzurro. Ogni giorno, lo dico sempre, è una piccola vita.
E i pensieri iniziano a volteggiare. Il coinquilino solitario  sistema la coperta della notte fuori dalla finestra: ricordi di quando sua moglie si prendeva cura di lui? E’ troppo solo? Ormai ha voltato le foto della sua compagna verso l’interno. Ma la sua solitudine è triste o accettabile? Lo osservo, mi sembra che la mia attenzione sia un abbraccio, non un attacco.
In realtà siamo tutti soli, ma come l’albero che cresce nel bosco: accanto ci sono i nostri simili.
E siamo già a Dicembre, il mese del Natale che qui a Trento è vissuto in modo colorato, gioiosamente assordante.
Bancarelle ovunque, giostre, canzoni, profumi di vin brulè e caldarroste, presepi intagliati in legno tenero.
Bene.
Siamo noi a decidere ciò che ci piace e che ci riporta ad antichi inverni o forse a un’illusione immaginifica di Natali patinati, letterari, sognati.
Il bello del “crescere”, come diceva la Yourcenar nelle sue memorie, è capire quanto soffrimmo invano perchè ora, a una certa età – di saggezza forse? – si riesce a collocare nel giusto posto ogni pensiero, ogni moto dell’anima, ogni accadimento. Un certo tipo di sofferenza è stata quasi inutile. Ma saperlo!!!
Un’importante tappa del percorso è quella di capire che siamo dove siamo e che la Natura, la Vita ci offrono sempre momenti belli. La sfida è riconoscerli, ampliarli, incorniciarli, assorbirli dentro la nostra pelle e i nostri pensieri.
Mentre passeggio lungo l’Adige e vedo le giostre brillare e sento da lontano musichette un po’ kitsch penso che la vita continua a girare come una giostra appunto, si può salire talvolta per un giro vorticoso o si può osservare da lontano apprezzandone la luce, la musica, i colori.
Ma ciò che mi rende felice –  sì felice –  è un odore di foglie umide, un rumore di passi tranquilli, il colore del fiume che riflette monti e  alberi  e la consapevolezza della vita che può essere placida come lo scorrere dell’acqua  e che siamo noi a decidere se vogliamo esser lieti o meno.
La fantasia, l'”essere dentro il momento” ci aiutano: ho la mia piccola macchina fotografica che mi fa catturare attimi intensi - forse li creo io – o forse esistono intorno e tocca a noi scoprirli?
Mi sento illanguidire dalla gioia  alla vista del tappeto di foglie che mi ricordano i quadri di Gainsborough e Constable, prendo i miei guantini rossi e mi fotografo.
Devo essere dentro il momento!!!
Felicità di  una piccola passeggiata di inizio inverno.
LibrIncontri al Cafè de la Paix
pubblicato da: Mirna - 3 Dicembre, 2014 @ 6:20 pmChi pensa che i gruppi di lettura siano frequentati soprattutto da donne si sbaglia. Devo dire che le quote azzurre nei nostri incontri nel caldo Cafè de la Paix sono rilevanti, come potete notare nella foto. Di conseguenza anche il contenuto dei libri vira spesso verso la politica e l’attualità . Prendendo spunto  dalle recenti  elezioni in Moldavia, Ferruccio e Riccardo ci parlano dei conflitti passati e attuali, ricordando la Bessarabia che Goma ci racconta nel suo splendido romanzo “Nel sonno non siamo profughi”. Ce ne aveva già parlato Riccardo nel mio blog. Cercate nel mio archivio tutta la sua recensione. Qui trascrivo solo una parte:
“Paul è profugo in Romania per sfuggire ai sovietici. Universitario, entra in conflitto con le autorità comuniste rumene e viene incarcerato. Deluso da Ceausescu che non si sgancia dal Cremlino, promuove il movimento Charta 77. Viene arrestato e poi esiliato a Parigi. Autore autobiografico e “carcerarioâ€.
Alfonso Masi ci legge alcune sentenze militari  emesse durante gli anni della prima guerra mondiale da “Plotone d’esecuzione di Forcella e Monticone. ed. Laterza“Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò», «Non voglio morire per la patria», «Caro padre la guerra è ingiusta», «Molla, molla…»: la rivolta dei soldati della Grande Guerra documentata per la prima volta attraverso le sentenze delle condanne a morte.Non si può capire la tragica realtà dell’Italia del ’15-’18 ignorando le manifestazioni di disfattismo in trincea e l’attività repressiva dei tribunali militari.
Si rimane ai  tempi della guerra, ma della seconda con lo splendido romanzo Storia di una ladra di libri di Markus Zusak, ed.Feltrinelli, consigliatoci da Santo. Il narratore è la morte, ma una morte che vigila e indirizza la vita di tutti  verso  l’amore per gli altri e per i libri.
Anna Maria ha terminato di leggere di Andrea Nicolussi “Diritto di memoria“
“Diritto di memoria – Canto per mio padre e mia madre emigrantiâ€, ultimo sforzo letterario di Andrea Nicolussi Golo, conosciuto nel panorama delle minoranze linguistiche storiche del Trentino come prezioso e instancabile collaboratore dell’Istituto Culturale Cimbro di Luserna/Lusérn.
Pausa caffè e cioccolata e incrociarsi di titoli e impressioni: “Col vento nei capelli” di Salwa Salem:  la vita di una donna palestinese.  “La cerimonia del massaggio“di Alan Bennet.
Consigli su consigli e – perchè no – per gli amanti dei thriller  anche l’ultimo romanzo di Patricia Cornwell “Polvere” dove si incontrano la celebre anatomopatologa Kay Scarpetta e suo marito Benton, profiler criminale. L’atmosfera è cupa, invernale e si è alle prese con il solito serial killer, ma la Cornwell è abilissima nel mantenere la suspence e regalarci riflessioni personali che, per chi vive a stretto contatto con la morte e il crimine, sono evocatrici di demoni. Naturalmente l’enigma si risolve e la storia si conclude con il ritorno alla famiglia-rifugio e a un’ottima cena cucinata dalla stessa dottoressa di origini italiana.
Il prossimo incontro è fissato per martedì 9 dicembre alle ore 17.00.
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IL SOGNO RAPITO di Edith Bruck, ed. Garzanti
pubblicato da: Mirna - 1 Dicembre, 2014 @ 2:55 pmSara nel dormiveglia di un mattino sente il marito sussurrare “Diventerò padre”. La sua è una coppia che , deciso dal marito, doveva bastare a se stessa e soprattutto compiacere con amore e disponibilità l’egocentrismo di lui.
Non hanno avuto figli ed ora a cinquant’anni Sara si sente persa. Tradita e umiliata. La sua cronica sensazione di perseguitata riaffora. Dentro di sè la grande memoria della madre scampata ai campi di concentramento, una massa oscura che la rende da sempre fragile, mite e malinconica.
Lavora con lo zio in una galleria d’arte, visita quotidianamente la madre alla quale è legata da un sentimento forte di complicità e desiderio di metacognizione della storia. E’ infatti la madre che le insegna, nonostante tutto, l’amore e la solidarietà . “E’ con lei che ho imparato il meglio dal peggio”.
Perchè ora ne ha veramente necessità . Sara scopre che la giovane amante del marito è palestinese. E’ forse una beffa del destino questa rivalità mentre ancora ebrei e palestinesi si contendono i territori in Israele? Non sente più la rivale in amore, ma la nemica sionista. Essere la doppia nemica della giovane Layla rende più forte la sua identità , costringendola al ruolo di rappresentante del suo popolo.
Sara vuole conoscerla e ci riuscirà . E nel suo intimo la volontà di riappacificare  questo conflitto individuale diventa quasi un simbolo augurale  per una pace fra i due popoli.
Un altro piccolo gioiello di questa scrittrice.
Nel 1959 esce il suo primo libro Chi ti ama così, un’autobiografia che ha per tappe l’infanzia in riva al Tibisco e la Germania dei Lager. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in città , da cui il marito Nelo Risi trae l’omonimo film.
È autrice di poesia e di romanzi come Le sacre nozze (1969), Nuda proprietà (1993), Lettera da Francoforte (2004) e ancora Privato (2010), La donna dal cappotto verde (2012) e Il sogno rapito (2014). Nelle sue opere il più delle volte ha reso testimonianza dell’evento nero del XX secolo. Nella lunga carriera ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra gli altri, è traduttrice di Attila József e Miklós Radnóti.
Vagolando in novembre in Veneto
pubblicato da: Mirna - 26 Novembre, 2014 @ 12:07 pmQuasi un’assonanza. Ma certamente una consonanza con il mio sentire: desiderio di zigzagare per un’azzurrina Padova di viali, piazze, portici e portichetti. E dentro un’impalpabile nebbiolina presto dissoltasi sotto il sole novembrino.
Tra un libro e l’altro e  dopo un po’ di giornate piacevolmente abitudinarie sento il bisogno della “piccola avventura”, del “viaggio” inteso come vedere, assaporare, fare cose diverse, a me congeniali. E con le care amiche si decide all’improvviso che Padova è ciò  che ci vuole per distrarci, incuriosirci ed appagarci.
Desidero ammirare la mostra di Vittorio CORCOS (1859-1933) a Palazzo Zabarella. Mi piace estasiarmi nelle figure femminili di fine Ottocento, secolo che per la nostra generazione ha ancora qualcosa di familiare – la nostra  nonna ci  avrà  sicuramente mostrato  un guanto lungo, uno scialletto di trine o una lampada ad olio  - e che invece per le nuovissime generazioni ha il sapore di un tempo lontanissimo ed estraneo.
I sogni della Belle époque: ritratti su commmissione eseguiti con somma tecnica e con un brivido introspettivo negli sguardi. Famosa la ragazza seduta spavaldamente a gambe accavallate sulla panchina e con il pugno sotto il mento. E’ questa donna che mi ha attirato, con la sua spavalderia, modernità ,forza e nello stesso tempo eleganza.
Ma non solo: ritratti di Lina Cavalieri, Maria José, Carducci, Mascagni all’apice della sua gloria, e tanti altri. Certo pittore d’élite, Vittorio Corcos,  ma attento all’impressionismo, ai preraffaelliti le cui caratteristiche peculiarti  ammiriamo in  deliziose marine e paesaggi.
Una città deve essere percorsa, gustata, strade e angoli, piazze, statue e ponti. Camminiamo per Prato della Valle, entriamo nella superba Basilica di Sant’Antonio, sul sagrato c’è il Gattamelata di Donatello. Intorno i piccioni aspettano briciole e volano in un ritmico  batter d’ali.
Un panino fragrante gustato  in un locale  lindo e trendy:  io e Daria lo accompagnano con un bicchiere di Cabernet dei colli Euganei.
Ma ci aspetta il Caffè Pedrocchi con il suo simpatico cameriere Max  (avvocato disilluso) che ci tratta con particolare cortesia. Caffè alla menta per me e Sandra. Un caffè verde, insomma. Già le decorazioni natalizie, atmosfera soft, e la consapevolezza del tempo e dei personaggi che vi hanno sostato, da Stendhal (addirittura lo scrittore lo cita ne La Certosa di Parma, a Ippolito Nievo, George Sand, De Musset e i primi Carbonari. Inaugurato nel 1831 rimase aperto giorno e notte fino al 1916. Un famoso detto recita “Padova, città dei tre senza: del santo senza nome, del prato senza erba e del caffè senza porte.”
Ma certamente non manca la cordialità e quel certo non so che di veneziano, di azzurino, di acquatico, insomma qualcosa di morbido e piacevole che ti spinge ad affidarti, persino a un suo leone di pietra.