DA BORZONASCA …al Caucaso passando per Turghenev
pubblicato da: Mirna - 14 Luglio, 2015 @ 3:54 pm
CRONACHE DI BORZONASCA Â 2015
Il caldo perdura, ci sfibra, ci fa sobbollire pensieri, sensazioni, nuovi accadimenti  che saranno poi da riordinare  nell’album dei ricordi di una nuova estate.
Borzonasca è la parentesi  che mi fa staccare dalla routine trentina e  si riallaccia  alla storia delle mie estati precedenti,  per la maggior parte ormai legate a questo paesino dai due fiumi e a questa mia particolare casa piena di scale e scalette.
Se il casotto della prima fascia è terminato rimarrebbero ancora tanti lavoretti da fare. Bruciare l’erba, togliere le erbacce, potare le rose, ma io mi limito ad innaffiare le surfinie, la lavanda che sta crescendo bene e a godere il fresco rosato della sera mentre Mimilla gironzola un po’ sul tetto del vicino. (Ho il sospetto che vada a spiarlo dal lucernario!)
Cerchiamo di passeggiare Grazia ed io, domenica siamo andate a Borzone, una salita di tre chilometri just in time  per le campane che suonavano per la messa. Al ritorno sotto il sole del cocente mezzogiorno eravamo un po’ provate, ma almeno sono riuscita a prendere tre ortensie da quegli enormi cespugli abbandonati.
Ma la gita per me eccezionale è stata quella al CAUCASO!
 Sì, proprio questo nome per un monte di 1200 mt dalla cui cima si ammirano il Monviso e altri monti e la baia di Portofino. Bellissima escursione tra boschi magici di luci ed ombre e sentierini assolati di margherite e fiori azzurri. Tre ragazze con lo zaino (Grazia, Maria Rosa ed io) felici della camminata e delle risate che giunte al rifugio mangiano polenta e tagliere di salumi. E’ il colmo!
 Una trentina che scala un monte e va al rifugio in Liguria!
E così lentamente il caldissimo luglio è giunto alla metà : la mia terrazza è sempre una “terrazza Martiniâ€, viene Grazia, sale Alketa, si parla da lì con il vicino. Con Francesco, durante i lavori, nella pausa dell’aperitivo si parlava di libri.
 Io lo chiamavo “L’ussaro sul tetto†e da questo nacque l’indagine sulle sue letture. Il mio ancor giovane muratore, gran lavoratore, legge i russi!  Sta leggendo “Il maestro e Margherita†che gli piace tantissimo, ha letto quasi tutto Dostojevsky,  da†I fratelli Karamazov†a “Delitto e castigo”, adora Turghienev soprattutto “Memorie di un cacciatoreâ€. Insomma è un lettore con L maiuscola. Decido di regalargli l’enciclopedia dei personaggi famosi del Novecento che lui apprezzerà sicuramente.
Facciamo una foto con il primo volume che mi è capitato tra le mani: Trostky! Ca va sans dire.
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LA DONNA DI GILLES
pubblicato da: Mirna - 10 Luglio, 2015 @ 11:10 amLA DONNA DI GILLES di Madaleine Bourdouxe, ed. Adelphi
Ho letto d’un fiato questo racconto apparso nel 1937 dibattendomi tra rabbia e ammirazione per Elisa , la moglie di Gilles che vive esclusivamente dell’amore che prova per il suo uomo. Anzi la sua ragion d’essere è lui e il suo amore. Lei esiste per lui, persino i suoi tre figli sono più che altro la prosecuzione vivente del suo amore. Per lei non esiste amor proprio,  tutta la sua vita dipende da lui.
Eppure a lui, quando lei scoprirà il suo tradimento, dirà tutt’altra cosa che i suoi veri sentimenti. E’ come se la sua vita esteriore fosse dissociata da quella interiore. Vuol provare , pur soffrendo , a riportare in seno alla sua famiglia o meglio alla sua vita di coppia il marito fedifrago il quale invece (non capendo nulla)  le racconta tutta la sua passione proprio per la sorella Victorine.
Masochista Elisa?
Certamente per raggiungere il suo scopo si finge un’altra, ma non la si può definire calcolatrice perché tutto il suo essere è istinto femminile ancestrale. Mi sembra un’icona della donna che da sola non riesce a vivere. Deve farlo avvinghiata  come l’edera al suo uomo.
La sua immagine finale con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e sul seno gonfio dell’ultima maternità ne fanno quasi un’eroina medioevale, una donna da raffigurare in un arazzo ferma nel tempo e fermamente intrecciata ai tanti modi di immolarsi per un uomo. E generalmente gli arazzi sono proprio tessuti da donne!
E’ una sua scelta dunque immolarsi perchè per lei non esiste altra strada per vivere. Lei è esclusivamente la donna di Gilles.
Nella postfazione di Faith Evans questo racconto scarno di personaggi ( – Gilles, bello, alto e biondo, Elisa pesante di amore e sua sorella Victorine, dai riccioli seducenti  e  labbra rosse ) viene paragonato a una tragedia di Racine, un po’ atemporale, sebbene siamo  nell’industriale Belgio, esattamente nella Liegi dalle ciminiere degli altiforni.
Simone de Beauvoir lodò questo racconto, lei stessa aveva scritto di un ménage a trois (pensando al suo Sartre e a  una giovanissima allieva) e si incontrò spesso con Madeleine Bourdouxhe che nonostante il successo di questo libro scritto appena trentenne non divenne famosa. Ora però si ristamperanno altri suoi scritti.
Perché leggere questo  libro?
Perché è scritto benissimo e il personaggio non ha sbavature- Elisa è così dall’inizio alla fine – non sarebbe potuta essere diversa…  e perché se ne può discutere  come stiamo facendo Grazia ed io davanti alle nostre tisane.
Amore assoluto, dice lei
Masochista e quasi idolatra (certo avere una o uno  così accanto  sarebbe molto impegnativo!)
Dissentiamo anche leggermente sul finale…ma ne parleremo…
FILOSOFEGGIARE A…BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 7 Luglio, 2015 @ 3:00 pm
E il momento più adatto ed epifanico per filosofeggiare” è durante…â€la gloria del disteso mezzogiornoâ€.
Le campane suonano le dodici, la famigliola urlante del piano di sotto s’acquieta, i vicini sono con “le gambe sotto a toa (tavola)†ed io rimango sola a tu per tu con un sole allo zenith, il profumo intenso dei gelsomini che mi circondano, uno sguardo complice a  una surfinia bianca di fronte a me e una  vitale sensazione di benessere.
(I vicini sono tanti, a volte mi sembra di essere in  una versione rurale del film di Hitchcok “La finestra sul cortile”)
La mia terrazza è appena fuori dalla cucina, alle spalle c’è un muro montaliano di pietre antiche, sopra i due giardinetti con la lavanda piantata dal mio vicino Giancarlo  accanto allo steccato azzurro, il casotto aggiustato da Francesco sotto il caco,ancora più in alto gli amareni, il nespolo, la palma ecc.
Mi sorprende possedere alberi, mi piace. Mi dà una sensazione di immanentismo.
Obnubilata dal sole cocente seppur sotto l’ombrellone a righe bianche e gialle penso a questi momenti di felicità  preziosi che si immagazzinano in me come un conto nella banca dell’esistenza,  e mi dico  che sono fortunata non tanto nel possedere questa mia unica casa o il cespuglio di rosmarino, ma per essere in grado di abbandonarmi e “naufragare†in questo“mare†di sensazioni  .
Certamente l’estate vera aiuta il mio bien etre fisico e psichico , poi pensavo che questa casa semplice, (certamente non quattro stelle!)  ma particolare – (terzo piano, quarto mansardato) terrazza, terrazzino,giardinetti pensili ha la sua ragion d’essere – per me – proprio in questa stagione.
Mentre fuori il solleone brucia l’ibisco e la scaletta di pietra, io salgo e scendo tra cucina,camere e salottini  consapevole  che fuori c’è ancora spazio verde per  una lucciola serotina, alcuni  aironi nel cielo alto e certi uccelletti dorati che fanno clic clac.
Ricordo che mentre  mio marito si era buttato nell’ impresa di ristrutturazione di questa  sua vecchia casa del carrugio, io un po’ in ansia circa l’esito , facevo ricorrenti  sogni di  stanze e stanzette che salivano verso l’alto e che finivano sempre all’aperto in una sorta di fuga e contatto con il cielo.
L’estate calda mi regala questi ricordi, questa voglia di vivere appieno le giornate lunghe. di osservare e di dilatare il tempo a mio piacimento. Sensazione di libertà , di ricca solitudine o meglio di interazione con se stessi.
VITA DOPO VITA di Kate Atkinson
pubblicato da: Mirna - 4 Luglio, 2015 @ 11:10 amChi di noi vorrebbe rivivere la propria vita finchè non venga come si deve? In questo intenso romanzo possiamo immaginare come potrebbe essere la vita di ognuno di noi se…l’ostetrica riesce a salvarci al  momento della nascita,che uomo sposiamo o se non ci sposiamo, se qualcuno ci salva dall’annegamento…se…se…Il tempo, ci racconta la talentuosa Kate Atkinson vincitrice di premi su premi, non è circolare, ma è un palinsesto dove talvolta sono già iscritti i ricordi del futuro. La protagonista principale è Ursula che sarebbe potuta morire alla nascita ed altre volte, soprattutto durante i bombardamenti di Londra, e qui ci sono pagine magnifiche sulla Battaglia d’Inghilterra che noi tendiamo a scordare perchè Hitler non riuscì a sbarcare sull’isola, ma i bombardamenti furono terrificanti.
Ursula è quella “fuori posto” secondo sua madre Sylvie che trova nella maternità l’unico destino per la donna.  Infatti pensa “E che altro potrebbe essere?“
Non per Ursula che percepisce e  prevede la complessità del destino per ognuno di noi, la possibilità  di scivolare da una vita all’altra anche se solo immaginata. Una persona immersa in un mondo di ombre e di sogni, ma anche di luce e di mille possibilità , testimone consapevole dell’immanenza prerogativa di tutti noi, se volessimo.
Leggiamo del destino della sua famiglia che si articola soprattutto nel Fox Corner la gradevole casa di campagna inglese e non possiamo far altro che confrontare anche la nostra vita come è stata, come è  e come poteva essere.
Certo anch’io mi son salvata alla nascita perchè mio padre è corso in bicicletta a chiamare il medico, oppure quando mi son tuffata in piscina pensando di risalire a galla…invece non lo stavo facendo…e Alfredo  mi ha salvata! Oppure se non fossi naufragata.. (.e potevo anche morire) …non sarei tornata sulla nave di mio marito…se…se…
Lettura fantastica che accompagnerà la vostra lunga estate calda.
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GENOVA PER NOI… con un po’ di Espressionismo
pubblicato da: Mirna - 2 Luglio, 2015 @ 3:06 pm
Per me e per Grazia.
Scendiamo a Brignole e ci tuffiamo in suoni e colori caldi, meno acidi di quelli che vedremo poi alla Mostra. Colori pastello del palazzo  San Giorgio, chiaro-scuro delle pietre di San Lorenzo e dei Portici, il verde mare della fontana di piazza de Ferrari. Un’atmosfera che sa di Oriente, come punto di partenza per un lontano altrove un po’ onirico.  Caldo venticello che ci porta l’odore e i fremiti marini. A Genova si sale o si scende sempre, talvolta anche impercettibilmente. E ciò dà una sensazione di delizioso ondeggiamento.
Compriamo un anello di vetro blu, mangiamo sushi a volontà in un vivace ristorante cinese-giapponese vicino al porto che si scorge dal nostro tavolo-accanto alla finestra. (Siamo così felici: pregustiamo il piacere intellettuale che avremo tra gli Espressionisti , intravvediamo porto e mare  e gustiamo con somma delizia spaghetti di soia, ravioli al vapore, sushi  di salmone e tanto tanto altro!!!).
Beviamo un caffè a un tavolino lungo una stradina del centro piena di negozi e negozietti e  sulla quale campeggia in bianco  il volto  di Fabrizio de Andrè.
E poi naturalmente la nostra mostra a Palazzo Ducale.
ESPRESSIONISMO TEDESCO- 1905-1913
Da Kirchner a Nolde passando per Heckel, Schmidt-Rottluff, Pechstein…
Colori forti e acidi: giallo, rosso, verde accecanti. Linee taglienti e spigolose per esprimere tutto ciò che questi giovani artisti tedeschi provavano nel primo decennio del Novecento. La loro filosofia è di gettare un ponte tra l’accademismo perbenista e un nuovo modo di intendere la pittura. Fondano infatti Die Brucke e si ispirano a Van Gogh, Munch guardando anche a Cranach. Lavorano quasi in parallelo con i Futuristi e i Fauves,  ma  soprattutto vogliono esprimere il disagio esistenziale dell’epoca a ridosso della prima guerra mondiale.
Un’espressione interna  di emozioni soggettive, un’accesa sensualità , un desiderio di gridare e portare in superficie “l’urlo di coloreâ€.
Scriveva un critico dell’epoca “L’espressionismo riapre all’uomo la bocca, dopo che gli impressionisti ne avevano riempito gli occhiâ€
Quadri intensi dall’impatto visivo cromatico  fisico. Ne rimaniamo abbacinati, quasi scoprendo in essi in nuce una loro fatale autocombustione.
Kirchner è il fondatore del gruppo: ci regala personaggi indimenticabili come la giovanissima modella Marcella dall’abitino a righe o come la donna nuda davanti ad uno specchio.
Il Nazismo parlerà di loro come gli artefici di una pittura degenerata e farà bruciare molti loro lavori.
Grazia ed io siamo “golose†di mostre di pittura (…e non solo visto la notevole quantità di sushi consumato!) perciò torniamo appagate sul nostro treno per Chiavari ammirando  in un  netto contrasto il celeste cinerino del mare del Golfo del Tigullio.
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LA VIA PER LE AMARENE e molto altro
pubblicato da: Mirna - 26 Giugno, 2015 @ 10:23 amLE CRONACHE DI BORZONASCA 2015
E’ sempre  interessante scoprire che tratti del nostro tempo sono caratterizzati da qualcosa o da qualcuno che si impone giornalmente nei nostri pensieri. Queste prime settimane per me sono catalizzate dalla mia marmellata di amarene, dal desiderio di riordino “giapponese†e da Francesco che aggiusta la tettoia del casotto . Diciamo che le coordinate principali sono queste.
Lentamente  sta consumandosi il pensiero delle amarene perché non solo le ho raccolte tutte e ho mangiato già due loro vasetti di marmellata, ma soprattutto perché il clou è stato raggiunto con la preparazione del  rotolo alle amarene.
Ricetta di Giuliana leggermente modificata su consiglio di Grazia che poi ne ha gradito quel po’ che ne era  avanzato.
100 gr. di zucchero (forse bastano anche 90gr) da sbattere vigorosamente con tre tuorli.
Aggiungere due cucchiai colmi di farina, incorporare infine i tre albumi montati a neve.
Stendere su teglia rettangolare e su carta forno il tutto , cuocere per 15mm circa a 180°
Appena possibile avvolgere carta e pasta in un rotolo e lasciare raffreddare. Con delicatezza staccarlo poi dalla carta e stendervi sopra un po’ di marsala ,qualche amaretto sbriciolato e marmellata buonissima di amarene.
Operazione quasi conclusa quindi quella delle amarene, ora mi aspetteranno le prugne.
Quella del riordino va a rilento, seguo i consigli di Maria Kondo traducendoli però all’italiana, e cioè procedendo a macchia di leopardo,  non riesco ancora a piegare le maglie a rettangolini e farle stare in verticale, ma …sto guardando con occhi diversi oggetti, libri, abiti. Una zuccheriera a righe che non serve da anni è stata eliminata, insieme ad un costume da bagno che giaceva amorfo nel cassetto…e poi tre capi di abbigliamento prenderanno il largo molto presto. Mi sembra che ogni  piccolo spazio vuoto conquistato sia una boccata di energia in più.
Aspetto con ansia il venerdì sera per portare i sacchetti del Residuo nel loro posto. Ne ho già riempiti due e credo che questo impegno continuerà per tutto il mio soggiorno estivo.  E’ chiaro che mi trovo ancora al primo gradino del Grande Riordine magico, quello del Buttare via perchè il disordine regna ancora sovrano attorno a me…
Ed eccomi alla terza coordinata di questo periodo: il tetto del casotto del giardino: la cura che Francesco gli dedica è pari a quella di uno scalpellino impegnato nella decorazione   della Sainte Chappelle di Parigi. Mi aspetto che sulle ardesie compaiano decorazioni e bassorilievi!!!
Credo che abbia iniziato da più di  una settimana, ma non si sa quanto dureranno i lavori…E Mimilla non sa più dove nascondersi.
Francesco arriva all’ora che vuole, se ne va quando è stanco, ogni tanto sparisce e poi riappare portando con grande scompiglio alle abitudini di Mimilla,  qualche volta si siede con me in terrazza a fare due chiacchiere –  assai piacevoli in verità –  (molte vertono sui pasti, sulla crisi edilizia e su ciò che vediamo volare in quel momento) ), beviamo sempre il bianco frizzantino relazionandoci  anche con il vicino.., volano le rondini , gli aironi, qualche ape tardiva, non si sa comunque quando la sua giornata si concluderà nè quando  il lavoro sarà finito…
e questo è un altro mistero del tempo  borzonaschino!
IL MAGICO POTERE DEL RIORDINO di Maria Kondo
pubblicato da: Mirna - 22 Giugno, 2015 @ 4:51 pmIL MAGICO POTERE DEL RIORDINO di Marie Kondo, Vallardi.ed
Lettura che consiglio a tutti. Chi non vorrebbe vivere felice in stanze armonicamente ordinate con soltanto un mazzo di fiori, un libro e una tazza di tè? Al limite qualche bel quadro o un gatto nero – pulito e satollo – sui cuscini ben sprimacciati ?
Marie Kondo diverte  con i suoi consigli di come sistemare la nostra casa e racconta di sé che ,ancora bambina della scuola materna,  leggeva avidamente le riviste femminili. Sicuramente è stata l’incubo dei suoi familiari perché appena tornava da scuola  si metteva a riordinare le stanze e i cassetti di tutti. Persino a scuola interveniva sugli armadietti dei compagni
Poi con il passare del tempo ha trasformato la sua  mania ossessiva- compulsiva in un più equilibrato approccio alle cose tanto da farlo diventare la sua professione. In Giappone esiste persino una specializzazione universitaria del riordino
Naturalmente occorre cambiare mentalità e soprattutto raggiungere la consapevolezza di quali oggetti vogliamo circondarci.
Riordinare è dunque un atto mentale. Se lo faremo potremmo raggiungere anche l’illuminazione!
Scrive Maria Kondo “ Nello spazio sgombro della mia camera silenziosa, dove l’aria fluisce pura e cristallina, ho il tempo di godermi dei momenti di beatitudine…â€
Quali i passi per giungere a ciò?
Innanzitutto e inderogabilmente BUTTARE VIA !!!
 Osservare le cose sopite, “svegliarle†per capire se ci emozionano. Insomma dobbiamo scambiare il nostro pensiero:  non che cosa devo buttare, ma ciò che voglio conservare.
I consigli precisi sono tanti.
Per esempio RIORDINARE PER CATEGORIA: solo vestiti e scegliere…poi solo libri e scegliere…
Insomma il RIORDINO che può durare settimane ( ma è così che   diventerà definitivo ) deve essere un EVENTO!
Nella filosofia Zen il riordino fisico è un rito che regala vantaggi spirituali: libera la mente, aumenta la fiducia in noi stessi e soprattutto valorizza ciò che conta veramente.
Sto  già seguendo i suoi consigli. La casa di  Borzonasca  è diventata  luogo-ricettacolo di oggetti di tutto il parentado che piuttosto che buttare via qualcosa la depositano qui da me che c’è spazio. …
Ma ora  libro della Kondo alla mano anch’io resetterò questo luogo e forse anche me stessa.
Ma ve lo racconterò nella prossima puntata…ora sono indaffarata a guardare certi oggetti e capire se sono sopiti o se mi emozionano.!
 Nel primo caso finiranno nel sacchetto per il venerdì sera!
CRONACHE DI BORZONASCA 2015
pubblicato da: Mirna - 19 Giugno, 2015 @ 11:55 amEstate
Immersione in un’altra dimensione. Sì, perché arrivare in questo paesello di mille anime dove la vita scorre lenta e sempre uguale è staccarsi completamente da ciò che si faceva o si “era†una settimana prima.. Mi ritrovo un’altra Mirna con tutt’altri impegni e modi di comunicare. Abitudini diversissime che si riflettono persino sull’abbigliamento ,sulla pettinatura e speriamo anche sulla linea !
Intanto c’è il giardinetto a due fasce che richiede la nostra attenzione : se l’erba è stata tagliata prima del nostro arrivo occorre però eliminarla. E qui comincia un dibattito: bruciarla o buttarla nei cassonetti? Meglio bruciarla perché ormai anche a Borzonasca è arrivata la raccolta differenziata e in paese ci si confronta do ve e quando eliminare certi rifiuti.
Mi diverte immaginare che ogni venerdì dopo le 19.00 gli abitanti vagoleranno con il loro bravo sacchetto di Residuo da depositare negli appositi spazi. Cosa che anch’io farò, anzi oggi ho deciso sull’onda della lettura del delizioso “Il magico potere del riordino†di buttare e sistemare oggetti accumulati in tutte queste nostre estati borzonaschine. Riuscirò?
Ma il giardinetto è una creatura viva e palpitante . Appena arrivate abbiamo visto le amarene occhieggiare sui quattro alberelli.
Immediatamente raccolte e trasformate in marmellata. Sei vasetti. Uno già consumato. E’ buonissima,
E poi occorre mettere i fiori: le surfinie bianche e ciclamino sulla terrazza e perché no? un ibisco rosso e la lavanda.
Questo povero giardinetto antico che durante le altre stagioni nutre solitario le rose del nonno,le camelie ,il nespolo l’arancio selvatico, gli spadoni, il lillà e il glicine i ha bisogno ora di resettarsi. Il rosmarino è piegato, il gelsomino è ago nizzante, qualche pianticella aromatica è scomparsa., il caco invece è sempre verde e florido.
Le sue fronde fanno ombra a Francesco che aggiusta il tetto del casotto degli attrezzi…ed ecco a proposito dei cambiamenti della mia vita sociale: a fine giornata ci beviamo insieme sulla terrazza un bicchiere di vino bianco frizzante conversando con il vicino che ci parla del suo basilico greco odorosissimo – anzi ce lo fa accarezzare affinchè il suo profumo rimanga sulle nostre mani -delle acciughe fritte (con espressione estasiata) del minestrone e del tempo ovviamente. Il tutto scandito dalle campane che alle 20.00 preciso suonano l’inno a Maria.
E poi c’è Grazia e il nostro appuntamento da Macera: caffè, giornale e scambio di titoli di libri.
Trento sembra lontana, le sue simpatiche abitudini far parte di un’altra parte di me.
O forse mi sono soltanto abbandonata’ incoscientemente spensierata in uno spazio sospeso che mi risistemerà i pensieri e le sensazioni?
E’ estate, il momento del mezzogiorno montaliano il cui silenzio è profumato di timo e di sole, il suo verde attraversato da farfalle.
ASPETTANDO BUONE NOTIZIE di Kate Atkinson, ed. Marsilio
pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2015 @ 7:22 amCome è potuta sfuggirmi un’autrice di gialli così straordinaria? Mi sembra di ricordare che tempo fa Gary, l’amico canadese,  me ne avesse consigliata la lettura.
Sono rimasta coinvolta, entusiasta e appagata da questo thriller che regala ai lettori quel brivido di suspence e mistero  intriso a profondi  ritratti di esistenze.
Kate Atkinson scrive benissimo, ha vinto tanti premi, riesce a colmare la distanza tra l’intrattenimento e la letteratura.
L’inizio di Aspettando buone notizie  è drammatico, un uomo uccide inspiegabilmente una giovane mamma e i suoi due figlioletti mentre la terza, Joanna di appena 6 anni, riesce a nascondersi  nel boschetto perchè la mamma le urla “Corri Joanna, corri“.
Chi la troverà e come sarà la sua vita lo sapremo dopo perchè abilmente  la scrittrice incastra periodi e personaggi in un arazzo colorato e interessante.
Incontriamo il suo detective Jakson Brodie, la poliziotta Louise e soprattutto la giovanissima Reggie, quasi un paziente personaggio alla Dickens, che resiste ai colpi inferti dalla vita aspettando buone notizie prima o poi  .
“When will there be good news?” è  infatti il titolo originale.  Lei è la baby-sitter della dolcissima  e aggraziata dottoressa Hunter che ha un bambino piccolissimo. Reggie non ha nessuno, a parte un disastrato fratello che le porta solo guai, e si affeziona alla sua datrice di lavoro tanto da reputarla la sua famiglia.
E questi incontri, queste coincidenze riusciranno a districare nodi lontani e irrisolti. Coincidenze che lo stesso Brodie  chiama “spiegazioni in potenza”. Infatti anch’egli conoscerà Reggie in un modo sorprendente…e Joanna..
Posso soltanto anticipare che la dottoressa Hunter altri non è che Joanna, ma i thriller non si possono svelare troppo. Ciò che si può raccontare sono le storie dei personaggi che sostengono questa magistrale struttura narrativa. Dallo stesso Jackson Brodie che  incontrerà nuovamente Louise dalla quale è attratto. Entrambi infelici nell’attuale matrimonio. Ma sicuramente il perno portante è la sedicenne  Reggie che incarna la speranza e la fiducia nella potenza dell’amore.
Da leggere con gusto.
LONGBOURN HOUSE di Jo Baker, ed. Einaudi
pubblicato da: Mirna - 10 Giugno, 2015 @ 6:53 amChi ha amato le sorelle Bennet di Orgoglio e Pregiudizio che ci hanno deliziato non solo per le loro storie d’amore ma  anche per la descrizione dei loro vestiti, acconciature, tè e pranzi non può fare a meno di leggere la storia di chi le serviva.
Sì, perchè così  l’ambiente diventa a tutto tondo, quasi un completamento del noto romanzo.
Conosciamo meglio la governante-cuoca, Mrs Hill, le due giovani cameriere Sarah e Polly, il maggiordomo e il valletto James.
Jane Austen ci ha raccontato  i pensieri, le vicissitudini dei componenti della  famiglia Bennet;  il capofamiglia  è un piccolo proprietario terriero  dell’Hertfordshire con il cruccio di non avere un figlio maschio a cui lasciare in eredità i suoi beni che alla sua morte  andranno ad un suo lontano cugino Mr.Collins. Il problema maggiore di Mrs. Bennet è quello invece di maritare le sue cinque figlie femmine. Ma la storia la sappiamo.
Jo Baker fa diventare il noto romanzo quasi  il sub plot perchè i veri protagonisti qui sono i servitori, coloro che permettono ai loro padroni una vita comoda, privilegiata a costo di ore e ore di duro lavoro. Le pulizie erano vere corvées, il bucato poi fatto con lisciva, cenere e acqua bollente rovinava le mani della giovane Sarah, la cameriera attorno alla quale si dipanano gli avvenimenti fra cui il desiderio di innamorarsi. C’è anche un segreto fra Mrs. Hill e Mr. Bennet perchè qualche volta, nonostante le distanze sociali, si chiudono a parlottare in biblioteca.
Un romanzo gradevolissimo e avvincente.
Questo è stato il mio consiglio di lettura al  nostro ultimo incontro che si è svolto nella speciale sala da tè di via Madruzzo. Il teatro del tè NOH (vedere anche il post di Riccardo, www.trentoblog.it/riccardolucatti)
La compagnia  è stata effervescente, ciarliera: consigli di lettura – per esempio “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo (ve ne parlerò),  racconti di visite all’Expo, progetti per l’estate, la certezza che stiamo bene insieme , tutti.
Nadia che si sente blu ( sì, perchè ci siamo chiesti di che colore “eravamo” in quel momento) deve alzarsi un po’ in piedi per il  gran caldo. Assaggiamo anche i dolcetti di riso regalatici da Carla-“Turchese”, e beviamo il tè speciale freddo offertoci da Eleonora che insieme al marito sa creare  un’atmosfera piacevolmente Zen in questo loro teatro del Tè.
Sarà questo il nostro prossimo luogo d’incontri in autunno?
Fra poco la vostra bookblogger partirà per Borzonasca da dove continuerà però  a scrivere di libri, del paesello, dei moti colorati dell’anima e altro…
Aspetto anche i vostri appunti…