I VELENI DELLE DOLCE LINNEA di Arto Paasilinna , ed.Iperborea
pubblicato da: Mirna - 17 Gennaio, 2016 @ 8:09 amUn altro bel racconto del prolifico scrittore finlandese Arto Paasilinna, nato a Kittila nel 1942. Ex guardaboschi, ex giornalista, ex poeta è diventato un autore di culto in patria e all’estero per il suo travolgente sense of humour e la capacità straordinaria di raccontare ridendo anche le storie più drammatiche.
Anche in questo racconto ci troviamo in un ambiente ameno, la campagna finlandese, in compagnia di un’ottantenne dolce e forte, vedova di un colonnello che vede turbata la sua vita dal giovane  nipote acquisito Kauko e i suoi due degni compagni delinquenti. Ogni mese i tre furfanti dalla città vanno ad estorcerle la sua pensione facendo razzie nei dintorni, torturanto gatti e picchiando vecchietti. Sempre alticci non hanno nessun senso morale, ma solo il desiderio di bere birra, mangiare e appropriarsi infine di tutto ciò che Linnea possiede.
Dopo un’ennesima giornata di devastazione, estorsione con la forza  di un testamento a favore del nipote, Linnea – che ha assorbito dal marito colonnello strategie militari – decide di ribellarsi. Fugge ad Helsinki e chiede asilo al suo vecchio amico medico, un ex-amante.
La trama prosegue dunque con i due antagonismi: vecchiaia debole che sente di essere vista come ormai inutile e una generazione senza puntelli. Ci viene descritta con umorismo tragico una società spaventata e infelice dove ognuno deve far la sua parte per autodifendersi.
Ricordiamo “Arsenico e vecchi merletti” o “La signora Omicidi” in cui chi ha molto vissuto ha molto imparato per cui riesce ad avere la meglio nonostante la debolezza fisica.
Suo malgrado la dolce Linnea riuscirà a sbaragliare i tre delinquenti in una obbligata autodifesa ad oltranza. La preparazione di veleni per uso personale in caso di future torture sarà invece utile – in modo surreale e divertente –  per bloccare definitivamente la minaccia.
Sicuramente qui Paasilinna è dalla parte dei vecchi mentre ci descrive un mondo sempre più difficile sia per gli anziani che per i giovani che non sembrano aver acquisito il senso della vita.
Domani luned’ 18 gennaio, alle ore 17.00,  si potrà parlare delle nostre letture e altro  al Bar Galileo effervescente sempre di nuove proposte
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ROVERETO, città della musica e della magia. Concerto di Stefania Neonato
pubblicato da: Mirna - 14 Gennaio, 2016 @ 4:45 pmReportage di un prima e di un dopo concerto della stagione dell’Associazione Filarmonica di Rovereto.
Il pomeriggio prima del concerto ci ritroviamo al Bar del Teatro Zandonai  (luminosità , chiare pareti, specchi , tendaggi verdi, ritratto di un Asburgo dal mento lungo, eleganza ) per i “Momenti Musicali” Incontri con compositori e interpreti.
Conversazione interessante e simpatica  tra Francesca Aste e Stefania Neonato  per farci conoscere  qualcosa in più su Giacomo Gotifredo Ferrari a cui Stefania ha anche dedicato un intero CD di prossima distribuzione. E anche per preparare il pubblico al concerto dell’indomani.
Roveretano, nato nel 1763, Â Ferrari, si trasferisce a Parigi e in seguito alla Rivoluzione francese a Londra dove rimane per cinquant’anni fino alla morte. Il musicista ci ha lasciato una ricca produzione di musica vocale e strumentale da camera, alcune opere e singole arie scritte per opere altrui.
L‘Accademia di Musica Antica di Rovereto ha dato vita dal 2013 a un progetto di edizione critica e discografica per diffondere e valorizzare la sua figura e la sua produzione musicale. Di ciò ci racconta Stefania attingendo all’autobiografia dello stesso Ferrari, “Aneddoti piacevoli e interessanti...”, come la conversazione con Paisiello di cui viene descritto un estratto in dialetto napoletano. Molto simpatico.
(Goloso e particolare anche l’aperitivo offerto agli astanti)!
Naturalmente si parla del fortepiano come strumento dell’epoca di Ferrari che verrà poi sostituito dal moderno pianoforte verso il 1870.
Nel programma che Stefania ci propone ci sono sonate di Ferrari e di Beethoven per mettere in evidenza contrasti ed affinità e soprattutto per farci ascoltare la musica attraverso uno strumento dell’epoca in cui era stata composta.
Lo strumento appartiene a Stefania che spesso lo deve naturalmente spostare. Peccato che non si tratti di un ottavino. Ma ormai ha raggiunto un’esperienza di “imballaggio” e trasporto degni di nota.
Ma per tornare al concerto, di cui ci parlerà  Riccardo ( www.trentoblog.it/riccardolucatti ) posso dire che è stato emozionante ascoltare queste sonate, come anche il delizioso Caprice di Ferrari, con uno  strumento dell’epoca (copia di uno del 1805).
Interpretazione intensa, emozionante ( e non è solo il sangue materno a parlare!).
La pianista soddisfatta, ma esausta per aver trasmesso la carica emotiva, passionale, vitale, e così  particolare di questi pezzi e dopo aver ricevuto un mazzo di fiori da una bambina bellissima…non ha potuto tornarsene subito a casa a riposarsi sugli allori…
…ma ha dovuto impacchettare e trasportare il fortepiano nella sede che l’accoglie, cioè all’Accademia di Musica Antica.
Abbiamo dunque seguito in tre, lei, Luca e lo strumento per una Rovereto magica di luci rosate e gialle, silenziosa, in un percorso surreale e intrigante. Da fiaba.
Il prezioso e delicato ma  tutto sommato piccolo fortepiano, rotolava sui ciottoli e sui marciapiedi.
Intanto si incontravano lampioni soffusi di luce dorata, vicoli antichi, fontane settecentesche, chiese color  pastello, piccole piazze, atmosfera misteriosamente esoterica.
Aria fredda, uno spicchio di luna crescente, curiosità dei pochi passanti, leggero rumore di ruote – quasi musicale anch’esso? – quando finalmente lo strumento che ci ha regalato suggestioni coinvolgenti ritorna a riposare ben avvolto nella sua copertina in una sala del primo piano di quest’Accademia di colonne e balconi.
Magica Rovereto.
“IO APPARTENGO A ME MEDESIMA” Il salotto di Clara Maffei
pubblicato da: Mirna - 12 Gennaio, 2016 @ 8:15 amLavoro ideato dall’Aps “Giardino delle Arti” di Trento –  ed io ricordo ancora quando tempo fa Maria Letizia Grosselli fosse rimasta intrigata da questo personaggio importante e avesse deciso di portarlo in scena . Grazie alla regia di Rocco Sestito (  ricordate l’autore de Il tarlo di Ruth ospite del nostro gruppo di lettura?), all’ensemble femminile “Giardino delle Arti” e all’ottima interpretazione di  Barbara Deanesi nel ruolo di Clara Maffei, abbiamo assistito  ieri  al Casinò Municipale di Arco ad una bellissima, deliziosa rappresentazione. Una vera “chicca” che ci ha regalato in un’atmosfera ottocentesca austro-ungarica  emozioni, conoscenze , interesse per una persona speciale.
Clara nata Bergamo nel 1814 sposa giovanissima il nobile trentino  Andrea Maffei,  avvenente poeta libertino e gaudente. Lei ha sedici anni meno di lui e da subito comprende che il loro non sarà un matrimonio classico. Vivono a Milano.  Lui esce spesso la sera, talvolta si dimentica persino di riprendere la moglie in un dei vari salotti frequentati. Clara “era piccola, piacente più che bella”. Diceva il Maffei, non adatto al matrimonio,  dato che aveva dovuto sposarsi tanto meglio era stato  farlo  “poco” (intendendo con “poco”  la statura della moglie”). Tuttavia l’affetto c’è, Maffei capisce che piuttosto che portare in giro la moglie meglio è far venire il mondo a casa sua.
Nasce così un salotto milanese importantissimo per quasi tutta la metà dell’800. Sì, perchè Clara Maffei sembra nata per intrattenere con dolcezza le persone. Salotto che presto sarà frequentato da personaggi illustri: Hayez (che le farà il ritratto), Balzac che si prende una “cotta” per lei e la descrive così :”Nessuna ostentazione, nessuna posa, nessuno sforzo in lei , sembrava nata per ricevere, per guidare una conversazione…”  Tanti altri ospiti importanti  fra cui Manzoni, Prati, Liszt, il patriota  Carlo Tenca e Giuseppe Verdi che addirittura aiuterà Clara e Andrea a separarsi. Rimasta sola Clara va a vivere nell’attuale via Manzoni di Milano e data l’epoca , siamo nel 1848 ormai, il suo diventerà un vero e proprio salotto risorgimentale.
Noi spettatori ieri, dunque, siamo stati ospiti rapiti e affascinati da questo salotto pieno di dame in costume ottocentesco, abbiamo ascoltato riflessioni, ricordi  tratti dagli scritti di Clara stessa, abbiamo ascoltato brani musicali godibilissimi  come il Duetto buffo dei Gatti di Rossini, e un’intensa “Addio del passato ” di Verdi regalatoci con la sua eccezionale vocalità e bravura dalla nostra Maria Letizia che dirigeva anche il coro. E tanto altro.
Rocco Sestito ha curato la regia piena di luci ed ombre, e tremolii di mare, e di mascherine a seconda del periodo che si raccontava. Un lavoro fatto con estrema cura, aderente al personaggio, all’epoca, e ai sentimenti del tempo. Non poteva certo mancare un Va pensiero cantato dalle signore del salotto che reggevano una grande bandiera tricolore.
In tutto ciò s’erge il pensiero  femminista ante-litteram di Clara Maffei che pur nella sofferenza di lutti, separazioni , coinvolgimenti patriottici ha saputo raggiungere consapevolezza di sè e sopratutto libertà .
Barbara Deanesi ha dato voce al suo pensiero con la sua magnetica recitazione ” Io appartengo a me medesima, e solo voglio essere giudice del mio operare. E vinsi, almeno, la schiavitù delle cose convenzionali. E’ a duro prezzo che io acquistai più che libertà …”
2016…evviva un altro anno da vivere e da leggere
pubblicato da: Mirna - 5 Gennaio, 2016 @ 8:32 amLa mattina del primo gennaio 2016 mi aggiro allegra e frizzante come l’aria invernale  immersa in una leggerissima luminosa nebbiolina. Berretto e piumone e vado a piedi verso piazza Gae Aulenti non lontana da dove abita la mia amica ospite.
Città semi -deserta e così adatta al mio desiderio di guardare, assaporare e canticchiare.
Appagata dalla Milano festosa e ricca  di via Spiga, da via Montenapoleone piena di musica e vetrine glamour e soprattutto da tre mostre bellissime: Giotto, da Raffaello a Schiele a Palazzo Reale, i Macchiaioli al Poldi Pezzoli ora voglio finalmente entrare nella modernità  dedicata alla celebre architetta Aulenti. Grattacieli svettanti:  stupendo quello dell’Unicredit, il giardino verticale, materiali scintillanti, acqua, fontanelle, sculture.
Mi piace. Fotografo qua e là , scatto alcuni selfie condividendo con un signore elegante e di mezza età , che fa lo stesso, il desiderio di fermare immagini di noi in un luogo particolare e bello in un determinato momento della nostra vita: la mattinata del primo dell’anno.  C’è anche la pista di ghiaccio, ancora bancarelle e un’atmosfera sospesa come il ponte passeggiata che ci ha portato in un angolo della grande Milano che si abbellisce sempre di più senza per questo snaturarsi o smarrirsi.
Vorrei bere un caffè. Ecco davanti a me ciò che ci vuole:  Read  Eat  Dream.…entro e… meraviglia…un tempio di lettura e conforto e parole leggere. Una grande libreria (Feltrinelli) con tavolini disposti in disordine, il bancone del bar in fondo, libri di ogni genere ovunque. Questo è il luogo magico per iniziare bene l’anno.
Sono come frastornata dalla gioia: prima vado al bancone a prendere il caffè, poi prendo un libro da sfogliare e  cerco una tavolo dove sistemarmi.
Mi accomodo accanto a una  gentilissima coppia che sfoglia altri libri. Non si può dunque non  parlare di ciò che si ha accanto. Lui ha un libro su Jack London fotografo quindi entrambi ci meravigliamo perchè non sapevamo che il grande scrittore si dilettasse di fotografia. Lei ha un bel volume di ricette, io l’ultimo romanzo  dello psichiatra  Irvin D. Yalom  “Creature di un giorno .E altre storie di psicoanalisi.”
E’ lo stesso autore di Le lacrime di Nietzsche e Il problema Spinoza.Â
Dobbiamo fotografarci perchè il momento è ricco, intenso e unico. Ed occorre fermarlo perchè attingendo proprio a  Yalom “ogni istante può diventare pieno di significati”
A tutti i miei amici lettori dunque buon  2016
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AGATHA RAISIN E I GIORNI DEL DILUVIO, di M.C.Beaton, Astoria
pubblicato da: Mirna - 26 Dicembre, 2015 @ 5:18 pmLasciare il  Natale e  tutto ciò che di piacevole esso  comporta: frenesia, amicizia, sorrisi, doni, buon cibo, sensazione di un periodo speciale ed unico. Per sopportare la sensazione di nostalgia verso un altro Natale passato che cosa c’è di più confortante che ritrovare personaggi letterari amici?
Allora ci tuffiamo nelle avventure della simpatica Agatha Raisin che sembra divertirsi soprattutto quando si imbatte in un omicidio. Fatto che le fa persino dimenticare la mezza età , la cellulite, un pelo improvviso sul mento e il suo amore perduto causa un’improvvisa vocazione religiosa.
Per fortuna a Carsely è giunto un altro affascinante scrittore che abita proprio nel cottage di fronte al suo e presto  anche lui rimane intrigato  nella ricerca della soluzione del caso.
E’ stata uccisa, poi congelata e buttata nel fiume una giovane bella ragazza in abito da sposa… come non essere curiosi di scoprire l’assassino? Attiva e intraprendente come sempre Agatha compra una parrucca bionda per nascondere il suo caschetto di capelli scuri e si fa passare per una giornalista televisiva.
Nel procedere dell’indagine…e qui trovo il conforto simpatico di questi romanzi della Beaton…noi leggiamo anche come si comportano i suoi due gatti, ridiamo nel sapere che Agatha va da un ipnotista per cercare di smettere di fumare, che va spesso a trovare la signora Bloxby, deliziosa persona piena di premure il cui marito però, il Pastore del villaggio, non la  sopporta.
E sapere che dopo questo romanzo ne ho un altro pronto mi fa felice!
NOSTALGIA DI NATALE
pubblicato da: Mirna - 22 Dicembre, 2015 @ 6:07 pmSoffuse nostalgie,
“cianfrusaglie del passato “,
ritornano nei giorni sospesi
di ogni nostro Natale.
Ombre bianche e fugaci .
sospiri lontani e presenti
si rincorrono negli angoli di ogni casa
adorna di gemme, ramoscelli, rosso d’amore.
Mi è dolce unirmi al suono
argentino di campanelle dicembrine,
assaporare il pan di zenzero,
la neve che sa di abeti illuminati,
le parole di miele e cioccolata
di chi ci ascolta ed ama.
Le stelle dondolano
come barche in una darsena
e i giorni delle feste
saranno come passeri
che a sera si tuffano nel cuore del cipresso
in cerca del nido e dell’abbraccio.
Cammineremo accanto ai nostri sogni,
in questo tripudio di oro e di argento,
quasi sentendoli veri,
e se il buio ci sobbalzerà nel cuore
ci stringeremo forte e lo attraverseremo.
Per il Natale 2015
Mirna Moretti
UNA PERFETTA FELICITA’ di James Salter, ediz. Guanda
pubblicato da: Mirna - 19 Dicembre, 2015 @ 2:14 pmVolete un libro per voi o da regalare per un periodo intenso di lettura?
Trovo che questo romanzo di Salter sia perfetto. Ma si sa che è tutta questione di gusti. Chi me l’ha prestato ha trovato un certo distacco del narratore ed all’inizio ero d’accordo, ma poi mi sono lasciata andare ed ho oltrepassato  e apprezzato quello stile veloce e moderno  per addentrami nella vita di una coppia all’apparenza perfetta.
Descrizioni estetiche e poetiche di una casa vittoriana all’interno della quale Nedra e Viri vivono momenti di piacere con gli amici. Sembra di essere in un quadro: pennellate veloci ed evocative di vita quotidiana di benessere colto. “tovaglia azzurra a quadretti…mele gialle“. Picnic sull’erba come nel celeberrimo Déjeneur  sur l’erbe.
La protagonista principale è Nedra, una bellissima e interessante quasi quarantenne che cerca la felicità perfetta come perfetto sembra essere tutto ciò che la circonda.  Sembra che la sua vita e quella del marito Viri sia un’illustrazione progettata per la vita delle loro figlie.
Tutti  i loro avvenimenti sono scanditi e circondati dall’alternarsi delle stagioni iconograficamente perfette: a Natale c’è sempre la neve, il camino acceso, l’autunno è di una poesia struggente  di colori dorati e foglie caduche, l’estate – forse la stagione-vita vera –  è soffusa di una intensa  felicità pagana.
Ma Viri ha un’altra passione e la narrazione del suo incontro erotico con il nuovo amore è un piccolo capolavoro narrativo.
Ci sono romanzi che ti tengono ancorati alla vita normal-quotidiana e sono belli perchè ci si identifica, e non sono faticosi perchè i concetti scorrono facilmente. E poi ci sono libri vasti, come questo, che allargano e approfondiscono i risvolti della vita.
Nedra spaventa con il suo egocentrismo – ma in realtà non lo siamo un po’ tutti ? – e con la sua presunta perfezione. Ma poi ci spiazza  porchè essa scopre che la felicità è la conquista di sè. Non sarebbe prevista perchè noi siamo “animali sociali”, metà di una coppia. E la sua ricerca non è una condizione “naturale”.
La libertà è prevista soltanto per chi è disposto a rischiare tutto per averla, ” per chi è cosciente che senza di essa la vita si riduce a una serie di appetiti finchè un giorno non si hanno più denti.”
La libertà è per i combattenti e Nedra lo è.
Magnifico romanzo.
La depressione in letteratura a cura di Santo Cerfeda
pubblicato da: Mirna - 17 Dicembre, 2015 @ 3:11 pmChi meglio di Santo Cerfeda, psichiatra, poteva introdurci un argomento così interessante?  Cosa è ancora possibile dire di un’esperienza umana e psicologica come la malinconia (la depressione) analizzata e setacciata da infiniti punti di vista?
Argomento infinito ma che tocca le nostre più recondite corde di sensibilità .
La depressione è dunque una malattia che si può in parte spiegare e in parte curare. E’ la seconda causa di disabilità  nel mondo, ne soffrono 121 milioni di individui.
E’ una patologia mentale che porta disturbi dell’umore, bipolarismo, pensieri ossessivi.
Le cause? Ereditarie in parte, ci sono certe costellazioni familiari che lasciano i segni in quasi tutti i componenti, famoso il caso della famiglia Schumann.  Scarsa affettività dell’ambiente, vediamo Kafka e il suo alter ego Gregor Samsa della Metamorfosi.
Spesso stress violenti destabilizzano portando a quella sensazione di perdita e  di isolamento.
Nei casi più gravi un senso di colpa radicato porta a deliri di persecuzione e a desiderio di morte. Questi pensieri ossessivi sono  dunque incentrati sulla propria persona ed è per questo che Santo Cerfeda  sottolinea come importante sarebbe riuscire a portare all’esterno questo “male di vivere” per dirlo alla Pavese. E come? Scrivendo.  Si può così manipolare e gestire la sofferenza. Non è un caso che grandi poeti e scrittori abbiano sofferto e soffrono di depressione.
Da queste premesse scientifiche  lo psichiatra Cerfeda passa ad illustrarci alcuni brani di importanti artisti. E non poteva partire che  da Dante Alighieri che si ritrovò nel mezzo del cammin della sua vita in “una selva oscura” metafora che tanti depressi usano per spiegare lo stato di sconforto, sofferenza e paura. E la solitudine di Petrarca che “solo e pensoso ” se ne va per li deserti campi?
Certamente questa profondo scavo degli umani sentimenti personali paradigmatici anche dell’intera umanità ci ha regalato opere grandi.
Baudelaire ha chiamato la sua malinconia nera, la sua depressione, la mancanza di voglia di vivere “spleen” ma è riuscito a comunuicarci la grandezza disperata della sua vita ne Les fleurs du mal.
Virginia Woolf, Montale e tantissimi altri.
Conferenza molto interessante presentata con  chiarezza, eleganza e grande esperienza da Santo Cerfeda che noi conosciamo ed apprezziamo come amico e come scrittore  Un  grazie ad Anna Maria Ercilli,  presidente della Dante Alighieri, che ha organizzato questo stimolante incontro.
Da book -blogger non posso fare a meno di consigliare un libro di Kay Redfield Jamison “Toccato dal fuoco” Temperamento artistico e depressione
LA SPOSA DELLA NEVE di Maria Annita Baffa
pubblicato da: Mirna - 16 Dicembre, 2015 @ 7:56 amOspite graditissima del nostro LibrIncontri di mercoledì scorso al Bar Galileo l’interessante scrittrice Maria Annita Baffa, già vincitrice a Stresa e meritevole di targhe e di critiche più che lusinghiere
MARIA GRAZIA BERTAGNOLLI ci ha illustrato a grandi linee e con acuta sensibilità  il contenuto del romanzo
 La sposa della neve, Edizioni alpha beta Verlag, Merano,2015  (Targa della Giuria Premio Stresa, 25 ottobre 2015 )
“Il vero lutto cominciava adesso. Vemi, andiamo.“ Con queste parole si conclude un romanzo di natura introspettiva, di terra e di fuoco che tratteggia ritratti di donne in una cornice ricca di volti, situazioni e luoghi.
Il dolore non è mai un evento solitario che riguarda solo chi ne è afflitto ma investe anche chi è accanto a chi soffre e vede la sua vita rattrappirsi e raccogliersi in quegli sguardi che impietosamente non mentono su un futuro che non c’e’ più e nel ricordo di un passato ricco di memorie e nostalgie.
E proprio in occasione dell’addio alla amata sorella Cenza il viaggio acquisisce il valore di una ricerca di profondità nei meandri del proprio essere e di scoperta della propria identità di donna che si riflette nelle tre figure femminili che cesellano il romanzo: la sorella Cenza, “la sposa delle neve†ossia la madre, personaggio centrale nella paradossale assenza nel tessuto narrativo e Sofia, controfigura dell’autrice che intraprende il viaggio al paese natale di S.Sofia d’Epiro in una terra un tempo bizantina, ripopolata alla fine del Medioevo da coloni albanesi, cristiano-ortodossi
Il viaggio in questa terra di antiche radici e tradizioni intinte di spirito greco, balcanico e latino è un incedere meditato tra i sapori, i testi delle canzoni e le lingue della cultura arbëreshë legata alle minoranze etno-linguistiche albanesi storicamente insediate nell’Italia meridionale dall’Abruzzo alla Sicilia.
Ogni annotazione del viaggio tra ricordi, memorie e riflessioni è serbata da Sofia con cura nello scrigno sfaccettato di una vita di fatica prima di lasciare il suo paese natale e trasferirsi a Trento e di mancanza di prospettive dopo nonostante la sua vita di sacrifici e di duro lavoro.
Ma il viaggio sempre ricomincia al pari della esistenza e ogni passo rappresenta un prologo per sopportare le incognite del mondo “moderno†e presentare con fragranza di idee accanto al “bilancio†di una vita i valori incarnati dalla sorella, capace di sacrificarsi per la famiglia e nel contempo inneggiare a tutte le donne perché trovino la forza di ribellarsi.”
Eventi di dicembre… fra un libro e l’altro
pubblicato da: Mirna - 12 Dicembre, 2015 @ 1:28 pmSi accumulano i libri sui miei tavolini , ma la vita di corsa dicembrina mi prende per mano e mi trascina a incontri, shopping, feste.
Così la lettura è relegata nel momento dell’arrivo del buio incipiente quando accendo l’alberello di Natale e una candelina profumata, la mia gatta si calma ed io posso entrare per alcune ore in una  vita altra , un bellissimo romanzo di Salter. Ve ne parlerò.
I LibrIncontri meritano un post speciale: un pomeriggio delizioso e interessante, quasi un happening anni settanta.
Ora  solo alcune righe per non dimenticare queste mattinate frenetiche di sole asciutto quando  di corsa attraverso la città piena di bancarelle e allegria.
Incontro Luigi, il mio caro alunno, ormai giornalista free-lance e assunto per alcune ore alla nuova biblioteca appena inaugurata. E’ un bel ragazzo, intelligente e  gentile e  il suo speciale sense of humour  lo fa seguire con disponibilità sorridente  la sua “vecchia” proff” in cerca di un salone da parrucchiere, Salone Pedron , via  dietro le Mura B…ma dove sono ? per leggere  le poesie su Natale  che  Riccardo Lucatti ha composto.
Riusciamo a trovare il luogo, ammiriamo  i versi evocativi del nostro amico, gli telefoniamo per distrarlo dal momento triste  che lui e Maria Teresa stanno attraversando e poi ci rituffiamo nel cerchio festoso.
Ma io devo ancora preparare la torta per le Penelopi: cioccolata e noci. Serata colorata, bella come sempre. Mi manca la mia amica  gemella per il momento altrove.
Ma Cristina suona benissimo brani  belli, ci fa cantare, leggiamo alcune nostre poesie, e poi mangiamo tutte le leccornie e parliamo, ridiamo, suoniamo i campanelli di Gingle Bells e ci sentiamo rassicurate dall’abbraccio sicuro e affidabile di questo salotto e del Natale che c’è e ci sarà , si spera, per sempre.
Ci aggiriamo per i salotti decorati di oro e argento, conversando di cose allegre o alte, portando  sulla  testa  con principesca nonchalance coroncine, babbi Natale, corna di renne e affini  e  trasportando piatti colmi di dolci e  bicchieri di spumante.
Il convivio è prezioso come prezioso  è ogni incontro con amici: lo stare insieme è condividere, camminare, sostenerci, , scambiarci pillole di affetto e saggezza. Oltre che di fette al cioccolato e noci, treccia mochena, salatini, spumini, datteri avvolti in cioccolato…
Anna la novantatreenne mamma di Cristina indossa un twin set argentato e scintillante, un diadema, ma soprattutto occhi vivaci, curiosi e golosi. Assaggia tutto, dice che sta bene, oh… forse un dolorino al ginocchio, aggiunge.
Poi riflette che è saggio godere ogni istante della vita, perchè il segreto è proprio questo: la vita è la felicità .